Droni
Ecco i droni con taser incorporato
La Axon, il principale produttore in USA di stun gun (pistole stordenti, a carica elettrica) sta esplorando la possibilità di rifornire le scuole statunitensi di droni dotati di taser.
La prospettiva commerciale è emersa con il tremendo caso della scuola di Uvalde, in Texas, attaccata la scorsa settimana da uno squilibrato, tuttavia pare che l’idea circolasse da anni.
La scorsa settimana, il CEO di Axon Rick Smith ha affermato che la sparatoria a Uvalde lo ha portato ad annunciare che la società stava esplorando un programma pilota di droni Taser per le scuole contro il volere del comitato etico dell’azienda, che lo aveva già avvertito di non rendere pubblico il piano fino a quando Axon affrontato le sue numerose preoccupazioni con il concetto.
«Ora è il momento di trasformare questa tecnologia in realtà», ha scritto Smith nella sua dichiarazione iniziale, «e di avviare una solida discussione pubblica su come introdurre eticamente droni non letali nelle scuole».
L’outing dello Smith ha quindi generato le dimissione di 9 su 12 membri del comitato etico.
Il Comitato l’ha buttata subito sul tema inevitabile per l’americano colto e sincero democratico dell’A.D. 2022: il razzismo.
Il consiglio ha accusato Axon di non aver ascoltato i suoi consigli sull’uso della sorveglianza dell’Intelligenza Artificiale, che secondo i membri del consiglio dimissionario «danneggerà senza dubbio le comunità di colore e altre persone che sono eccessivamente sorvegliate, e probabilmente ben oltre».
Il CEO dell’azienda è quindi tornato sui suoi passi, annunziando che Axon ora «sospende il lavoro su questo progetto e si sta rifocalizzando per impegnarsi ulteriormente con i collegi elettorali chiave per esplorare completamente il miglior percorso da seguire» sulla scia delle dimissioni del comitato, al quale ha espresso la propria delusione.
Come ripetuto da Renovatio 21, droni e robot (i robocani ad esempio: ora anche in pattuglia nelle campagne umbre) saranno strumenti inevitabili della società della sorveglianza in caricamento.
Dai droni che a Shanghai osservano i cittadini in lockdown ripetendo «controlla il bisogno di libertà della tua anima» ai droni assassini slaughterbots dei quali questo sito ha molto parlato, il passo vedremo che sarà brevissimo.
Come riportato da Renovatio 21, i cartelli dei narcotrafficanti messicani già usano i droni per compiere attacchi e assassinii, e lo stesso lo si è visto anche in Medio Oriente, con il presidente iracheno attaccato da droni killer.
Il futuro è qui. Ed è già bello che spaventoso.
Droni
India, attacco con droni riaccende le violenze nel Manipur
Renovatio 21 pubblica questo articolo su gentile concessione di AsiaNews. Le opinioni degli articoli pubblicati non coincidono necessariamente con quelle di Renovatio 21.
Sono almeno due i morti e 10 i feriti nell’ultima aggressione. Il conflitto tra le comunità Kuki e Meitei è scoppiato oltre un anno fa e continua a non trovare soluzione. Le tensioni stavano montando da settimane e secondo gli esperti la presenza di combattenti dal vicino Myanmar rischia di complicare ulteriormente la situazione.
È di almeno due morti e 10 feriti il bilancio delle vittime dopo un attacco armato avvenuto ieri nello Stato indiano del Manipur, da oltre un anno scosso da violenze interetniche. È la prima volta, però, che i ribelli, per lanciare esplosivi contro le forze di sicurezza, utilizzano droni: «un attacco senza precedenti» e una «significativa escalation» di violenza, ha commentato la polizia locale.
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Gli scontri tra i gruppi etnici Kuki – detti anche Zo, in prevalenza cristiani che abitano nelle aree collinari – e Meitei – a maggioranza indù, concentrati negli apparati di governo e di polizia – sono scoppiati a maggio dell’anno scorso a causa di tensioni legate alla distribuzione di terreni e all’accesso ai lavori pubblici, che l’India in parte riserva alle popolazioni indigene.
Secondo quanto dichiarato il mese scorso dal chief minister N. Biren Singh (appartenente al Bharatiya Janata Party, lo stesso partito al potere a livello nazionale) all’Assemblea statale, dall’inizio del conflitto sono morte almeno 226 persone e quasi 60mila sono sfollate.
L’attacco con droni si è verificato domenica primo settembre verso le due di pomeriggio al confine tra il villaggio di Koutruk, a maggioranza Meitei, nel distretto di Imphal West, e quello di Kangkopki, abitato perlopiù da Kuki. Delle due persone uccise è stata identificata solo una donna di 31 anni, Ngangbam Surbala Devi, la cui figlia, invece, è rimasta ferita.
La polizia del Manipur presume che l’attacco sia stato condotto da combattenti di etnia Kuki e non esclude il coinvolgimento di «professionisti altamente qualificati, probabilmente con competenze tecniche e supporto». Il direttore generale della polizia, Rajiv Singh, ha imposto la «massima allerta», soprattutto nelle «aree periferiche», mentre il dipartimento dell’Interno dello Stato nordorientale ha definito l’attacco un «atto di terrore nei confronti degli abitanti disarmati del villaggio» e «un tentativo di ostacolare gli sforzi intrapresi dal governo statale per stabilire la pace».
Alcune organizzazioni Meitei hanno parlato di un «grave crimine di guerra» e chiesto un’azione immediata da parte del governo statale.
L’aumento delle tensioni è iniziato il 7 agosto, quando la Kuki Students’ Organisation ha diffuso stralci di un audio in possesso della Commissione di inchiesta nazionale sulle violenze nel Manipur istituita dal ministero dell’Interno indiano, come ricostruito dal sito The Wire. Nel file si sente una voce – presumibilmente appartenente al chief minister Singh – ammettere di aver alimentato le violenze, anziché sedarle. Il governo del Manipur (secondo cui la registrazione è stata «manipolata») avrebbe permesso l’utilizzo di bombe contro villaggi tribali e chiuso un occhio sui furti di armi dalle stazioni di polizia locali.
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Il 31 agosto, un giorno prima dell’attacco con droni, alcuni rappresentanti della comunità Kuki hanno organizzato manifestazioni in tutto il Manipur per chiedere un proprio Stato. Una richiesta inaccettabile per i Meitei, ma un obiettivo che alcuni gruppi ribelli hanno fatto proprio, anche a costo di raggiungerlo con la violenza.
Il governo indiano, guidato dal primo ministro Narendra Modi è stato accusato da più parti di aver ignorato il conflitto e di non aver fatto abbastanza per fermare la spirale di violenza. I colloqui tra le parti non hanno portato da nessuna parte e diversi abitanti, sia Meitei che Kuki, hanno raccontato di essersi sentiti costretti a imbracciare le armi nell’ultimo anno per difendersi.
Secondo l’analista Praveen Donthi dell’International Crisis Group, in Manipur sono rientrati dal vicino Myanmar (dove da oltre tre anni è in corso un conflitto civile) gruppi di combattenti di etnia Meitei che erano stati messi fuorilegge e che oggi sono accusati dalla popolazione locale di estorcere denaro.
«I gruppi di ribelli Meitei con sede in Myanmar, che erano al loro punto più debole prima del maggio dello scorso anno, hanno visto una rinascita, probabilmente al di là delle loro più rosee aspettative, a causa dell’attuale conflitto in Manipur», ha commentato l’esperta. «I gruppi di insorti e le tendenze separatiste sono ogni giorno sempre più forti», rischiando di trasformare i contrasti in un conflitto regionale.
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Immagine da AsiaNews
Animali
Lupi divoratori di bambini cacciati con i droni
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Bahraich, UP: An expert team successfully captured a wolf in a sugarcane field by the riverbank. The wolf, which had been preying on humans, was trapped in the Mahsi area. This capture has brought significant relief to the forest department and other local authorities pic.twitter.com/Lp8MAUofQj
— IANS (@ians_india) August 29, 2024
#WATCH | Bahraich, Uttar Pradesh: Late-night infrared drone shots captured by forest team show the presence of two wolves.
Source: State Forest Department https://t.co/22mwZJs9f6 pic.twitter.com/31qgI5Uzac — ANI (@ANI) August 28, 2024
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Droni
Soldato russo fracassa drone ucraino con il calcio del fucile
Nuovi video di interazione uomo-drone emergono dal teatro di guerra ucraino.
Secondo un breve filmato pubblicato dal canale Telegram SHOT, un soldato russo avrebbe fermato un attacco di droni ucraini colpendo un piccolo velivolo senza pilota in arrivo con il calcio del suo fucile.
Il filmato condiviso dal canale venerdì mostrava un piccolo drone che correva verso un militare che stava camminando lungo un sentiero sterrato. Si può vedere l’uomo accorgersi subito del pericolo in arrivo e colpire il drone con il suo fucile d’assalto. Il drone esplode quindi a mezz’aria, producendo una grande colonna di fumo.
È possibile vedere il soldato sopravvivere allo scontro, mentre emerge dalla nuvola di fumo prima di cadere a terra. Poi si rialza e scappa, mentre i colpi raggiungono il terreno intorno a lui. Il canale russo Telegram ha affermato che il soldato non ha riportato ferite durante lo scontro ed è «vivo e vegeto».
A Russian soldier bravely escaped death after smacking a NATO provided drone out of the sky with the butt of his rifle, causing it to blow up. pic.twitter.com/QiDorOUTZC
— Russian Market (@runews) August 16, 2024
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Secondo SHOT, l’incidente è avvenuto nei pressi della città di Chasov Yar nella Repubblica Popolare di Donetsk. L’esercito russo non ha commentato ufficialmente l’incontro né fornito informazioni sul soldato o sul luogo in cui è avvenuto.
Alcuni organi di informazione russi hanno riferito che l’uomo nel video presterebbe servizio nell’unità delle forze speciali Akhmat della Repubblica cecena russa.
Chasov Yar è da tempo un importante hub logistico per l’esercito ucraino. L’area attorno alla città chiave del Donbass che era stata trasformata in una fortezza dalle truppe di Kiev è diventata un’arena di feroci battaglie tra le forze ucraine e russe negli ultimi mesi.
Le truppe russe sono riuscite a prendere parzialmente il controllo della parte orientale della città a giugno, ma l’ambiente di combattimento nella zona si era rivelato estremamente difficile, scrive RT. La città è divisa in due metà irregolari da un grande canale, che viene utilizzato come linea fortificata dalle forze di Kiev.
Il video è apparso un giorno dopo un’altra clip che mostrava un altro combattente russo che dava una testata a un drone kamikaze ucraino in arrivo. Il militare, che indossava un casco, sarebbe sopravvissuto anche lui alla prova.
Come riportato da Renovatio 21, vi è anche il caso del soldato russo che due settimane fa ha abbattuto un drone sparandogli da un camion in movimento. Tuttavia, il caso più emblematico resta quello del drone ucraino sconfitto da un militare russo armato di sacco di patate.
I droni economici con visuale in prima persona (FPV) che trasportano piccole cariche esplosive sono ampiamente utilizzati da entrambe le parti nel conflitto ucraino, spesso per ostacolare i tentativi di avanzata del nemico o per colpire le truppe al riparo all’interno di edifici e trincee.
Di fatto, l’uso dei droni visibili sul teatro ucraino sta rimodellando i concetti tattici e strategici della guerra del XXI secolo.
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Immagine screenshot da Twitter
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