Epidemie
Coronavirus e complotti: sauditi, israeliani, grillini
È partita la caccia al complottista. Renovatio 21 ha già avuto chi punta il dito contro, perché ha pubblicato articoli che davano spazio a chi crede che il Coronavirus abbia un’origine artificiale: cioè a chi ha elaborato riguardo al fatto che esso possa essere parte di un programma militare, essere un’arma biologica forse sfuggita al suo creatore – l’Esercito di Liberazione del Popolo, con probabilità.
Tuttavia in giro per il mondo ci sono testate che non lesinano teorie controverse sull’origine del virus.
È partita la caccia al complottista, tuttavia in giro per il mondo ci sono molte testate che non lesinano la pubblicazione di teorie del complotto
Prendiamo l’Arabia Saudita, alleato dell’Italia e dell’Occidente, Regno teocratico di cui Matteo Renzi ha decantato più volte le virtù: «superpotenza non solo nell’economia ma anche nella cultura e nell’innovazione» (e sorvoliamo sulle 184 esecuzioni con pena di morte nel solo 2019 e lo squartamento dei dissidenti).
Il 2 febbraio il quotidiano saudita Al-Watan afferma che il Coronavirus è un complotto delle compagnie farmaceutiche americane e israeliane volto ad aumentare i loro profitti.
«Un virus “meraviglia” è stato scoperto ieri in Cina; domani verrà scoperto in Egitto, ma non sarà scoperto né oggi, domani né dopodomani negli Stati Uniti o in Israele, né in paesi poveri come Burundi o Isole Comore».
«Un virus “meraviglia” è stato scoperto ieri in Cina; domani verrà scoperto in Egitto, ma non sarà scoperto né oggi, domani né dopodomani negli Stati Uniti o in Israele» scrive un quotidiano saudita
Al Watan, che in arabo significa «la patria», è considerato un giornale riformista. Lo dirige il principe Bandar bin Khalid, un membro della famiglia Saud. Non si tratta di un giornalino: oltre al quartier generale di Jeddah, ha strutture editoriali a Londra, New York, Amman e Il Cairo.
Insomma un giornale emanato direttamente dalla casa regnante dei Saud, che ha un certo peso informativo in un Paese di grande peso geopolitico.
Dunque, ci mettiamo in ascolto di quanto ha da dire il quotidiano: «Il coronavirus è un virus noto e sappiamo che è stato scoperto nel 1960 e che provoca malattie respiratorie ordinarie. I suoi sintomi sono come quelli di qualsiasi altro virus: tosse, congestione e forse anche diarrea e febbre. È strano sapere che l’Organizzazione mondiale della sanità sta dicendo che “questo è un virus scoperto per la prima volta nel 2012 in Arabia Saudita, in un cammello».
Non siamo in grado di capire se il giornalista abbia fatto confusione con la MERS (Middle East Respiratory Syndrome), un’epidemia da coronavirus sviluppatasi in Medio Oriente qualche anno fa, e quindi gli scatti il patriottismo microbiologico a difesa del sacro regno saudita che gli paga lo stipendio.
Tuttavia l’articolista ha moltissimo da offrire:
«Ed ecco qualcos’altro di strano: non appena l’Egitto ha annunciato, qualche anno fa, che si sarebbe affidato all’industria del pollame, e che lo avrebbe persino esportato all’estero – cioè che non aveva più bisogno di pollame dagli Stati Uniti, dalla Francia e così via – apparve, da sotto terra, il virus dell’influenza aviaria … con l’obiettivo di sgretolare lo sviluppo. Inerme, il mondo ha cercato un siero [vale a dire vaccino, NdR] per questo hanno fatto circolare il virus aviario».
«All’improvviso, come un miracolo, Merck Sharp apparve come un agnello innocente, con la medicina desiderata in mano, come se non sapesse nulla e come se uno dei suoi manager, Donald Rumsfeld, non sapesse nulla e pensasse che anche il mondo non sapesse nulla, e forse non sapeva davvero che questo Donald Rumsfeld era stato Segretario alla Difesa USA per cinque anni, nel 2006».
«Questo membro segreto dell’esercito portò il siero “nascosto” sotto forma di Tamiflu, e così lui e la sua compagnia hanno raccolto decine di miliardi di dollari da questa misera influenza suina. La domanda è: qual è il legame del Dipartimento della Difesa USA con le cure mediche ?!».
«La domanda è: qual è il legame del Dipartimento della Difesa USA con le cure mediche ?!»
Senza più freni, il saudita si appella al lettore, che deve capire che dietro alla diffusione del Coronavirus c’è un programma prestabiliti.
«Caro lettore, quando leggi questi scenari, sarai sicuramente d’accordo sul fatto che dietro lo scoppio della Coronavirus c’è un piano di inganno volto a realizzare un profitto, e niente di più».
Pandemie artificiali per vendere vaccini: l’Antivaccinismo non è concesso ai giornalisti italiani (e nemmeno ai cittadini), ma ai grandi giornali sauditi sì, pure nella sua forma più cospirativa. Saud No-Vax: si può, e con tanto di vertiginosa teoria del complotto farmaceutico
«L’intera cosa è un’industria di virus, un mondo di minuscole creature – virus e ingegneria genetica – che culminano nella produzione di un virus che viene trasferito in paesi ricchi che possono acquistare il siero [vaccino], che viene trasferito attraverso cibo, bevande, animali, aria o forse tramite cosmetici e altri mezzi che non vengono in mente».
«Allo stesso tempo, si sta preparando il siero [vaccino] appropriato per questo virus, che viene mantenuto fino a quando le persone non ne hanno bisogno a causa della gravità della malattia di questo virus, che è geneticamente modificato, quindi il paziente asi aggrappa a qualsiasi cosa e offre tutti i suoi soldi per acquistare questo trattamento artificiale che è stato creato contemporaneamente al virus».
Pandemie artificiali per vendere vaccini: l’Antivaccinismo non è concesso ai giornalisti italiani (e nemmeno ai cittadini), ma ai grandi giornali sauditi sì, pure nella sua forma più cospirativa. Saud No-Vax: si può, e con tanto di vertiginosa teoria del complotto farmaceutico.
«E forse, caro lettore, guarderai le statistiche sul tasso di contagio con il coronavirus in tutto il mondo e imparerai che gli stati del Golfo occupano i primi posti, seguiti dai paesi europei, e non troverai mai gli Stati Uniti o Israele. Questo è un punto interrogativo che lascio alle tue ipotesi. Inoltre non troverai il virus in un paese povero. Risolverò l’indovinello, ma non dirlo ad anima viva – è perché un paese povero non può pagare il prezzo del siero.
«Il paziente si aggrappa a qualsiasi cosa e offre tutti i suoi soldi per acquistare questo trattamento artificiale che è stato creato contemporaneamente al virus»
Eccoci quindi all’appello finale al caro lettore, con augurio nazionalista incorporato:
«Sii certo che il tuo Paese pagherà un prezzo elevato. Siate certi che questa è una malattia “ordinaria” e non altamente contagiosa – solo quando le persone si radunano in grandi folle. Lunga vita all’Arabia Saudita, e rimani forte e sano».
Difficile trovare il filo di questo discorso se si pensa che i primi alleati dei Saud, e garanti planetari della loro permanenza sul trono, sono gli americani. Anche gli israeliani negli ultimi tempi, con il governo de facto del principe Mohammed bin Salman, sono diventati partner, in ispecie nello scontro strisciante contro l’Iran degli Ayatollah.
Un attacco del genere non riusciamo bene a spiegarcelo, quindi. Un complottone che fonde elementi estremi di no-vaxismo, antiamericanismo, e perfino – cosa innominabile! – antisionismo.
L’articolo saudita è infatti tradotto e portato alla nostra attenzione dal MEMRI, un’organizzazione no-profit che si occupa delle pubblicazioni e traduzioni dal Vicino e Medio Oriente (da arabo e farsi), cofondata secondo alcuni da un ex colonnello del servizio segreto israeliano, il Mossad.
Una fonte un po’ di parte: lo pensa pure il fondatore del primo partito italiano, Beppe Grillo. In un’intervista concessa nel 2012 al quotidiano Yedioth Ahronoth, Grillo entrò in tema: «quando uscivano i discorsi di Bin Laden, mio suocero iraniano m’ha spiegato che le traduzioni non erano esatte…».
«Tutto quel che in Europa sappiamo su Israele e Palestina, è filtrato da un’agenzia internazionale che si chiama MEMRI. E dietro MEMRI c’è un ex agente del Mossad. Ho le prove: Ken Livingstone, l’ex sindaco di Londra, ha usato testi arabi con traduzioni indipendenti. Scoprendo una realtà mistificata, completamente diversa».
Grillo in questo momento, vogliamo ricordare, è il principale azionista del governo in Italia. Questa è quindi la posizione dell’Italia in questo momento?
I cinesi sembrano ora molto propensi a dire che il virus è italiano: sostengono di aver importato almeno 20 casi di persone che erano state in Italia. Ma quale Wuhan: il Corona è codognese DOC.
Grillo e i suoi, come noto, sono diventati nel frattempo amici della Cina, la quale ora sostiene che l’origine del COVID-19 presso il mercato del pesce di Wuhan (che ora comunque, per non sapere né leggere né scrivere, hanno abolito) sia una balla – e nemmeno prendono in considerazione la storia dell’origine del virus presso l’unico laboratorio BL4 (significa che può trattare virus senza cure e vaccini come Ebola, per esempio) in Cina, laboratorio che sta casualmente a meno di 300 metri dal mercato.
I cinesi sembrano invece ora molto propensi a dire che il virus è italiano: sostengono di aver importato almeno 20 casi di persone che erano state in Italia. Ma quale Wuhan: il Corona è codognese DOC.
A questo punto ci grattiamo il capo. L’onesto cittadino democratico, a chi deve credere? Ai sauditi? Agli israeliani? Ai cinesi? A Beppe Grillo?
A questo punto ci grattiamo il capo. L’onesto cittadino democratico, a chi deve credere? Ai sauditi? Agli israeliani? Ai cinesi? A Beppe Grillo?
Il fatto che Israele abbia dichiarato di aver pronto il vaccino non aiuta. Il fatto che Israele abbia appena rieletto per l’ennesima volta (da un quarto di secolo!) un premier che aderisce pubblicamente al complotto per cui «Hitler non voleva sterminare gli ebrei, fu il Gran Muftì dargli l’idea» nemmeno.
Il fatto che il comico Grillo fino a qualche anno fa sostenesse che «non c’è relazione fra HIV e AIDS» («prima scoprirono il virus, e poi ci voleva l’epidemia») nemmeno.
Non cercate alcuna coerenza in tutto questo quadro: ora pensate solamente a proteggervi. Dal Coronavirus e dalle stronzate
Nel frattempo, Israele ha chiuso i voli con l’Italia, mentre per l’Arabia Saudita vale un altro discorso: se volete mettere piede laggiù senza essere musulmani non potete in alcun modo, a meno che non sia per lavoro. Timide aperture al turismo sono state provate per la prima volta da qualche mese.
Consigliamo comunque a tutti di non andare né in Arabia Saudita, né in Israele, né al bar sotto casa: le chiacchiere a base di complottissimi girano comunque alla grande, su quotidiani internazionali e in bocca a leader politici.
Non cercate alcuna coerenza in tutto questo quadro: ora pensate solamente a proteggervi. Dal Coronavirus, e dalle stronzate che, tra un bavaglio e l’altro, ci propinano in quantità.
Epidemie
La Russia sottoporrà a test per l’epatite tutti i lavoratori immigrati. E l’Italia?
A partire da marzo 2026, la Russia imporrà ai lavoratori migranti di sottoporsi a test per l’epatite B e C, ampliando le attuali disposizioni di screening medico. Le nuove regole si applicheranno ai cittadini stranieri e agli apolidi che entrano in Russia per lavoro, oltre a coloro che richiedono lo status di rifugiato o asilo temporaneo.
Le visite mediche sono obbligatorie per i migranti: senza di esse, non è possibile ottenere permessi di lavoro, residenza temporanea o permanente. I lavoratori migranti devono completare gli esami entro 30 giorni dall’arrivo, mentre chi non intende lavorare ha 90 giorni di tempo. Attualmente, gli screening includono test per droghe e malattie gravi come HIV, tubercolosi, sifilide e lebbra.
Le modifiche al processo di controllo sanitario per gli stranieri in visita sono state proposte all’inizio dell’anno da un gruppo di lavoro sulle politiche migratorie, guidato dalla vicepresidente della Duma di Stato, Irina Yarovaya. La vicepresidente ha chiarito che l’obiettivo è rafforzare il monitoraggio sanitario degli stranieri in arrivo e prevenire la diffusione di malattie pericolose.
I lavoratori migranti sono fondamentali per l’economia russa, occupando ruoli chiave in settori come edilizia, agricoltura e servizi. Milioni di migranti, soprattutto dall’Asia centrale, sono attratti da salari più alti rispetto ai loro paesi d’origine. Tuttavia, questo afflusso ha sollevato dibattiti su salute pubblica e stabilità sociale. Per questo, le autorità russe hanno introdotto rigidi controlli sanitari e requisiti per i migranti, cercando di bilanciare i benefici economici con la sicurezza sanitaria.
Nell’ultimo anno, la Russia ha anche intensificato la lotta contro l’immigrazione illegale. Il presidente Vladimir Putin ha firmato un decreto che istituisce una nuova agenzia statale all’interno del Ministero dell’Interno, incaricata di migliorare la gestione dei flussi migratori.
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Il Cremlino ha dichiarato che l’iniziativa punta a razionalizzare il processo migratorio, promuovere il rispetto delle leggi russe tra i migranti e ridurre le attività illegali.
In Italia la situazione epidemiologica dell’immigrazione è un grande tabù del discorso pubblico.
«In base ai dati epidemiologici in nostro possesso, risulta che in Italia il 34,3% delle persone diagnosticate come HIV positive è di nazionalità straniera» diceva in un’intervista a Renovatio 21 il dottor Paolo Gulisano sette anni fa. «Considerato che gli stranieri rappresentano circa il 10% della popolazione italiana, questo dato vuole dire che la diffusione dell’HIV tra gli stranieri è oltre il triplo che negli italiani».
«Un dato che fa pensare. Molti immigrati provengono da Paesi dove la diffusione dell’HIV, così come quella della TBC, è molto più alta che in Europa. Basta far parlare i dati. Il numero dei decessi correlati all’AIDS nel 2016 per grandi aree è il seguente: Africa Sud-Orientale: 420 mila; Africa Centro-Orientale: 310 mila; Nord Africa e Medio Oriente: 11 mila; America Latina: 36 mila, più il dato dei soli Caraibi che è di 9400. Europa dell’Est e Asia centrale: 40 mila; Europa Occidentale e Nord America: 18 mila; Asia e Pacifico: 170 mila. Ora, la lettura di questi numeri ci fornisce delle evidenze molto chiare».
«È quindi chiaro quali siano i rischi di una immigrazione di massa, incontrollata anche dal punto di vista sanitario, e i rischi legati al fatto che un numero impressionante di immigrate africane viene gettato nel calderone infernale della prostituzione, che diventa veicolo di diffusione di malattie veneree».
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Epidemie
Paura e profitto, dall’AIDS al COVID
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Le opinioni dissenzienti sull’AIDS «abilmente represse per decenni»
Shenton era una reporter della BBC, l’emittente pubblica nazionale del Regno Unito, quando sviluppò il lupus indotto da farmaci, dopo essere stata sottoposta a un’eccessiva terapia farmacologica in Spagna negli anni ’70. «Mi hanno dato tutto quello che c’era scritto nel libro», ha detto Shenton. «Certo, sono imploso e mi sono sentito gravemente male. Sono stato al Westminster Hospital per due mesi. Sono quasi morto». L’esperienza ha suscitato in lei l’interesse per le indagini sulle lesioni causate dai trattamenti medici. In seguito è entrata a far parte dell’emittente nazionale britannica Channel 4, producendo una serie di documentari, Kill or Cure. La serie si concentrava sulla riluttanza delle grandi aziende farmaceutiche a ritirare trattamenti pericolosi o inefficaci. «Quello mi ha davvero dato la carica», ha detto Shenton. Nei primi anni ’80, Shenton e il suo produttore vennero a conoscenza della ricerca del dottor Peter Duesberg, un biologo molecolare tedesco che sosteneva che l’HIV non causava l’AIDS. Iniziò a mettere in discussione le narrazioni dominanti. «Abbiamo continuato a realizzare 13 documentari sull’AIDS», ha detto Shenton. Il documentario Positively False si concentra sulla «manipolazione delle aziende farmaceutiche e delle organizzazioni [mediche] interessate in tutto il mondo, che manipolano il terrore della peste», ha affermato Shenton. Il film rivela «la scienza imperfetta che circonda l’AIDS e le conseguenze di seguire ipotesi sbagliate», ha affermato Shenton nell’introduzione. Tra queste, la convinzione che l’AIDS sia infettivo, che sia causato dall’HIV e che l’HIV sia contagioso. «Molti scienziati e ricercatori non sono d’accordo. Queste opinioni sono state abilmente represse per decenni dall’ortodossia scientifica prevalente e dai media mainstream», ha affermato Shenton nel documentario. I ricercatori che mettevano in discussione la narrazione dominante sull’HIV/AIDS sono stati repressi e messi a tacere, così come gli scienziati che mettevano in discussione la narrazione prevalente sul COVID-19, ha affermato Shenton.Sostieni Renovatio 21
Test PCR «completamente inutili» per AIDS e COVID
In entrambi i focolai, sono stati utilizzati test PCR per determinare l’infezione, ha affermato. «Il test [PCR] è completamente e totalmente inutile», ha detto Shenton. I test non possono «distinguere tra particelle infettive e non infettive». Shenton ha affermato che i diversi Paesi utilizzano standard diversi per determinare una diagnosi positiva di HIV. «Si potrebbe fare il test per l’HIV, per esempio in Sudafrica, e risultare positivi, e volare in Australia e risultare negativi», ha detto Shenton. All’inizio dell’epidemia di AIDS, molti scienziati ritenevano che fattori legati allo stile di vita, tra cui la dipendenza da droghe ricreative e l’uso di nitriti come i «poppers», fossero la causa dell’AIDS a causa dei danni che provocavano al sistema immunitario. Allo stesso tempo, i funzionari sanitari e i media hanno erroneamente attribuito la diffusione della malattia in Africa all’AIDS, quando in realtà era la mancanza di accesso all’acqua potabile a far ammalare le persone, ha detto Shenton. Queste narrazioni sono cambiate quando le agenzie sanitarie governative hanno iniziato a interessarsi alla ricerca sull’AIDS, ha affermato Shenton. «Quando il CDC [Centers for Disease Control and Prevention] è intervenuto e ha riunito tutti i suoi rappresentanti per esaminare questo gruppo di giovani uomini che erano molto, molto malati… l’intera teoria secondo cui l’AIDS era causato dallo stile di vita o dalla tossicità è scomparsa», ha detto Shenton.Iscriviti al canale Telegram ![]()
Fauci ha promosso trattamenti mortali per AIDS e COVID
Shenton ha affermato che i trattamenti medici dannosi sono stati al centro sia dell’epidemia di AIDS che di quella di COVID-19. Nel 1987, la Food and Drug Administration statunitense approvò l’AZT (azidotimidina) per le persone sieropositive. L’AZT si rivelò pericoloso per molti pazienti affetti da AIDS. Durante la pandemia di COVID-19, i vaccini e il remdesivir hanno danneggiato le persone. E in entrambi i casi – l’epidemia di AIDS e la pandemia di COVID-19 – Fauci ha svolto un ruolo chiave. «Eravamo profondamente, profondamente critici nei confronti di Fauci, per il modo in cui ha gestito gli studi multicentrici di fase due sull’AZT. Voglio dire, erano corrotti, e tutta la prima fase è stata finanziata dall’azienda farmaceutica [Burroughs Wellcome, ora GSK ], e avevano dei rappresentanti, e questo è noto attraverso i documenti sulla libertà di informazione, che sono andati lì e hanno portato a casa i risultati del gruppo trattato con il farmaco e del gruppo placebo, eliminando gli effetti collaterali nel gruppo trattato con il farmaco» ha detto la Shenton. Nel film Positively False, diversi scienziati e ricercatori hanno spiegato come l’AZT impedisca la sintesi del DNA, impedisca la replicazione delle cellule e contribuisca alla generazione di cellule cancerose. Tuttavia, secondo il documentario, i pazienti che mettevano in dubbio la sicurezza e l’efficacia dell’AZT venivano stigmatizzati e la loro sanità mentale veniva messa in discussione. Holland ha fatto riferimento al libro del 2021 del Segretario alla Salute degli Stati Uniti Robert F. Kennedy Jr., The Real Anthony Fauci : Bill Gates, Big Pharma, and the Global War on Democracy and Public Health che contiene una sezione sul lavoro di Fauci durante l’epidemia di AIDS. «Solleva tutti questi interrogativi il fatto che in realtà sembra la stessa truffa e gli stessi giocatori… non è cambiato molto», ha detto Holland.Aiuta Renovatio 21
Il «terrore della peste» esisteva molto prima dell’AIDS o del COVID
Secondo Shenton, le epidemie di AIDS e COVID-19 sono esempi di «terrore della peste», che è esistito nel corso della storia. All’inizio del XX secolo, negli Appalachi, fu diagnosticata un’epidemia di pellagra. La malattia, che causava una mortalità diffusa e si diceva fosse infettiva, si rivelò essere una carenza nutrizionale. «Negli Appalachi, la popolazione molto povera viveva con una dieta completamente priva di nutrienti», ha detto Sheton. «Si trattava di una varietà di mais, ma lo cucinavano eliminandone tutti i nutrienti e dipendevano solo da quello». La gente aveva così tanta paura di contrarre la pellagra che coloro che si pensava fossero infetti venivano ricoverati in istituti o «gettati fuori dalle navi», ha affermato. Un infettivologo di New York, il dottor Joseph Goldberger, stabilì che la pellagra non era contagiosa, ma era causata da malnutrizione e carenza di niacina (vitamina B), ha detto Shenton. Fu emarginato per le sue scoperte. «È stato ridotto allo stato laicale, privato dei fondi, ridicolizzato. È morto. E cinque anni dopo la sua morte, hanno detto che aveva assolutamente ragione: non era contagioso, era tossico», ha detto. Secondo Shenton, in Giappone dagli anni ’50 agli anni ’70 la mielo-ottico-neuropatia subacuta (SMON) era comune. «Centinaia di migliaia di giapponesi sono rimasti paralizzati dalla vita in giù e ciechi, e nessuno riusciva a capire il perché. E ovviamente pensavano: “Oh, è un virus”», ha detto. Un neurologo giapponese, il dottor Tadao Tsubaki, ha studiato i pazienti affetti da SMON e ha stabilito che la condizione non era infettiva, ma era causata da un farmaco antidiarroico ampiamente somministrato, il cliochinolo. «Ci sono voluti 30 anni e squadre di avvocati per respingere in tribunale l’idea che la causa della SMON fosse un virus», ha affermato Shenton. Michael Nevradakis Ph.D. © 7 ottobre 2025, Children’s Health Defense, Inc. Questo articolo è riprodotto e distribuito con il permesso di Children’s Health Defense, Inc. Vuoi saperne di più dalla Difesa della salute dei bambini? Iscriviti per ricevere gratuitamente notizie e aggiornamenti da Robert F. Kennedy, Jr. e la Difesa della salute dei bambini. La tua donazione ci aiuterà a supportare gli sforzi di CHD. Renovatio 21 offre questa traduzione per dare una informazione a 360º. Ricordiamo che non tutto ciò che viene pubblicato sul sito di Renovatio 21 corrisponde alle nostre posizioni.Iscriviti alla Newslettera di Renovatio 21
Epidemie
Le restrizioni COVID in Spagna dichiarate incostituzionali, annullate oltre 90.000 multe
Oltre 90.000 multe per violazioni delle norme anti-COVID sono state annullate dopo che la Corte costituzionale spagnola ha dichiarato incostituzionali le severe misure adottate nel 2020.
Secondo il quotidiano spagnuolo The Objective, al 3 settembre 2025 sono state revocate 92.278 sanzioni, in seguito alla sentenza che ha giudicato incostituzionali alcune disposizioni del decreto sullo stato di emergenza del 2020, in vigore durante il primo lockdown per il COVID-19.
Queste sanzioni rappresentano solo la prima tranche di multe destinate all’annullamento, con altre che probabilmente seguiranno. Durante il rigido lockdown del 2020, imposto con lo stato di allarme, sono state emesse oltre 1 milione di sanzioni a livello nazionale, con circa 1,3 milioni di persone multate per aver violato le restrizioni.
La Corte Costituzionale ha stabilito che alcune parti dell’articolo 7 del Regio Decreto 463/2020, relative al divieto generale di circolazione, comportavano una sospensione ingiustificata del diritto fondamentale alla libertà di movimento, andando oltre una semplice limitazione. Tale misura superava i limiti dello stato di allarme, secondo la Corte, che ha precisato che una restrizione così drastica sarebbe stata giustificabile solo con uno stato di emergenza più severo, soggetto a un iter parlamentare più rigoroso.
La sentenza si applica retroattivamente a tutte le multe emesse durante il lockdown del 2020, creando un notevole onere per l’amministrazione statale. The Objective riferisce che «l’applicazione è stata lenta e disuniforme a seconda delle regioni», suggerendo che i rimborsi potrebbero richiedere mesi o anni.
Il quotidiano sottolinea che i 92.278 casi annullati finora rappresentano «solo la punta dell’iceberg di una crisi normativa» derivante dalle severe politiche di lockdown imposte dal governo spagnolo nel 2020.
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Immagine di Javier Perez Montes via Wikimedia pubblicata su licenza Creative Commons Attribution-Share Alike 4.0 International
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