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Contraccezione

Bergoglio parlerà alla conferenza della Fondazione abortista dei Clinton

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Papa Francesco parlerà alla conferenza della Clinton Global Initiative tramite collegamento video la prossima settimana in una «conversazione speciale» con il presidente Bill Clinton, in una discussione che includerà «il cambiamento climatico, la crisi dei rifugiati, il benessere dei bambini».

 

Il coinvolgimento del romano pontefice nell’iniziativa dei Clinton del prossimo 18 settembre è stata dichiarata solo ieri 14 settembre dal Vaticano. Papa Francesco darà il via alla conferenza di due giorni della Clinton Global Initiative (CGI) del 2023 il prossimo lunedì, tenendo quella che è stata descritta come una «conversazione speciale» con il molto controverso ex presidente Clinton.

 

«Lunedì 18 settembre papa Francesco interverrà in collegamento da remoto all’incontro organizzato a New York dalla Clinton Global Initiative, alle 9.15 (le 15.15 italiane)» riporta Vatican News. «Il papa parlerà delle sfide globali più urgenti del nostro tempo, come il cambiamento climatico, la crisi dei rifugiati, il benessere dei bambini e la missione e i progetti dell’Ospedale Pediatrico Bambino Gesù della Santa Sede».

 

«All’incontro, organizzato dalla Fondazione Clinton, saranno presenti il presidente della Fondazione stessa, Bill Clinton, la Segretaria della Fondazione, Hillary Rodham Clinton, e la Vicepresidente, Chelsea Clinton. All’evento, che proseguirà anche il 19 settembre, prenderanno parte, tra gli altri, Irfaan Ali, presidente della Guyana e l’ex premier britannico Tony Blair, che oggi guida il Tony Blair Institute for Global Change».

 

Bill Clinton è noto per la quantità di relazioni adultere che hanno dato scandalo durante la sua presidenza. Più rilevante ancora, il suo nome è associato indelebilmente al miliardario pedofilo Jeffrey Epstein, nel cui aereo privato avrebbe viaggiato almeno 26 volte, con diecine e diecine di visite del pedo-finanziere alla Casa Bianca quando Bill era presidente. Quello che sembrava essere un uomo di collegamento tra i Clinton e Epstein, Mark Middleton, è stato trovato impiccato con una fucilata al petto fuori da un ranch in Arkansas un anno fa.

 

Con Hillary, Bill ha creato la Fondazione internazionale che ha in Haiti uno dei suoi obiettivi principali. Gli aiuti della Fondazione Clinton dopo il sisma del 2010, furono oggetto delle critiche dell’allora capo della Protezione Civile italiana Guido Bertolaso. I Clinton, che andarono in luna di miele ad Haiti e assisterono ad una cerimonia di possessione officiata dal «papa» del Vudù caraibico Max Beauvoir, hanno ancora una fissa per Haiti, che nel frattempo sta sprofondando alla violenza indiscriminata.

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Da considerare come anche Chelsea Clinton, citata nel bollettino vaticano, abbia sollevato grandi controversie negli USA per la sua promozione di libri di contenuto pornografico nelle scuole americane. La figlia di Bill e Hillary è molto attiva anche sul fronte dei programmi di vaccinazione di OMS e organismi come Fondazione Gates.

 

L’altro personaggio citato, Tony Blair, è noto per guidare ora sforzi mondialisti per creare passaporti vaccinali digitali e altri sistemi di sorveglianza elettronica del pianeta. Detestato in patria per la guerra in Iraq, gode ancora di tanto credito presso l’élite globalista, tanto che alcuni si spingono a dire che sia l’erede designato di Klaus Schwab per la guida World Economic Forum, il noto gruppo estremista di Davos.

 

Papa Francesco aveva recentemente incontrato Bill Clinton in una visita privata non annunciata in Vaticano lo scorso 5 luglio, durante la quale i due uomini avrebbero parlato di «pace». All’udienza privata era presente anche Alex Soros, erede ufficiale dell’impero filantrocapitalista di George Soros.

 

Durante l’udienza con l’ex presidente USA, il papa, per qualche motivo incurante delle controversie che circondano il Clinton – una grande fetta del pubblico quando lo vede non pensa più solo a Monica Lewinsky e ai sigari, ma alla pedo-isola di Jeffrey Epstein – Salutando calorosamente l’ex presidente, Francesco gli ha regalato una statua realizzata in Vaticano che, secondo il romano pontefice, «simboleggia l’opera per la pace», che certo è il primo interesse dell’uomo che bombardò la Serbia nel 1999 proprio mentre uscivano le storie sulla Lewinsky.

 

Lo scandalo tuttavia non riguarda solo gli ospiti Clinton, ma anche i loro ospiti.

 

Saranno presenti il ​​governatore della California Gavin Newsom e le governatrici Kathy Hochul di New York e Gretchen Whitmer del Michigan, abortisti totali, così come l’ex portavoce pro-aborto della Casa Bianca Jen Psaki.

 

Anche gli attori Matt Damon e Orlando Bloom (quest’ultimo membro del movimento buddista della Soka Gakkai ma già salutato dal papa assieme alla compagna Katy Perry, già coinvolta in una battaglia legale con due suore di Los Angeles, durante un’udienza in Vaticano) sono presenti, così come tale «Qween Jean», un attivista per i “diritti” dei trans, fondatore e direttore esecutivo di Black Trans Liberation.

 

Rilevante la presenza dell’amministratore delegato di Pfizer Albert Bourla, che papa Francesco ha ricevuto segretamente due volte nel 2022. Bourla, assieme ad altri dirigenti di Big Pharma, ha recentemente firmato una lettera per chiedere la liberalizzazione della pillola abortiva. Come riportato da Renovatio 21, il vaccino COVID è stato imposto a tutto il personale vaticano, guardie svizzere incluse, e pure ai giornalisti a seguito dei viaggi apostolici del papa.

 

Non si tratta del primo contatto di Bergoglio con il clan Clinton.

 

Secondo Henry Sire, autore della biografia innovativa di papa Francesco The Dictator Pope, Francesco avrebbe addirittura fatto una donazione alla campagna presidenziale del 2016 di Hilary Clinton prelevando denaro dall’elemosineria. Mentre alcuni hanno respinto questa affermazione come diceria, Sire ha dichiarato a LifeSiteNews nel 2017 che i dettagli provenivano da un contatto in Vaticano e che «l’accusa è abbastanza ben nota ai giornalisti».

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La preferenza di Bergoglio verso la Clinton rispetto a Trump durante le elezioni 2016 potrebbe essere letta anche quando, nella classica conferenza stampa in aereo, a domanda di un giornalista sul muro che intendeva costruire il candidato Trump rispose che ciò «non è cristiano». L’espressione seria tenuta dall’argentino durante le visite del presidente USA nella Santa Sede sembrano puntare nella stessa direzione.

 

Durante gli anni di restrizioni del COVID-19, il Vaticano ha ospitato Chelsea Clinton – figlia di Bill e Hilary e vicepresidente della Fondazione Clinton – insieme agli amministratori delegati delle aziende produttrici di vaccini contaminati dall’aborto Pfizer e Moderna, il direttore degli Istituti Nazionali di Medicina degli Stati Uniti. Salute e il dottor Anthony Fauci. Papa Francesco aveva chiuso il convegno concedendo ai partecipanti una «udienza» privata e virtuale.

 

La Fondazione Clinton promuove in tutto il mondo contraccezione e «pianificazione delle nascite», concetti antitetici rispetto alla dottrina cattolica.

 

Tra gli sforzi della Fondazione vi è la «Clinton Health Access Initiative» (CHAI). Questo funziona in tutto il mondo, consentendo a circa 125 paesi di avere accesso a «medicinali, strumenti diagnostici, vaccini, dispositivi o altri prodotti e servizi sanitari salvavita» a prezzi particolarmente ridotti.

 

Uno dei programmi del CHAI si chiama «salute delle donne e dei bambini», che, utilizzando un linguaggio contraccettivo spesso utilizzato, garantisce che «le donne abbiano accesso agli strumenti di cui hanno bisogno per pianificare in modo sicuro le loro famiglie per migliorare i risultati sanitari e il benessere economico».

 

Il CHAI si vanta del suo lavoro volto a offrire «interventi semplici ed efficaci… per prevenire gravidanze indesiderate, trattare le complicazioni della gravidanza e del travaglio e salvare la vita dei neonati».

 

«Il CHAI ha sviluppato una strategia integrata per la salute materna, neonatale e riproduttiva per ridurre drasticamente le gravidanze indesiderate, le morti materne e neonatali e i nati morti» scrive il sito della Fondazione Clinton. «Questo approccio inizia raggiungendo adolescenti e donne per garantire che ricevano un’educazione sulla salute riproduttiva e abbiano accesso a una gamma di metodi contraccettivi efficaci e convenienti».

 

«Continuiamo a sostenere le donne durante i loro anni riproduttivi per garantire che ogni donna possa evitare gravidanze non pianificate e infezioni a trasmissione sessuale; spazio e limite delle nascite; avere una gravidanza e un parto sani; e vedere il suo neonato prosperare dalla nascita all’infanzia»

 

Il programma dei Clinton è stato utilizzato per la prima volta in Etiopia, prima di essere «testato su larga scala in Nigeria». A seguito di un’implementazione ancora più ampia del programma contraccettivo, il CHAI ha riferito di aver riscontrato un «aumento del 251% nell’uso medio mensile di impianti contraccettivi in ​​due anni in Camerun, Kenya, Liberia, Malawi, Nigeria, Tanzania e Zambia». Viene quindi esaltata la riduzione del prezzo del 50% sugli «impianti contraccettivi» grazie a «una garanzia di volume in 69 Paesi».

 

Il papa compare insomma su uno dei palchi principali dell’oligarcato della Necrocultura.

 

Avevate qualche dubbio in merito?

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Contraccezione

Sacerdote della Pontificia Accademia per la Vita dice che «dobbiamo ripensare» l’insegnamento cattolico su omosessualità e contraccezione

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Padre Maurizio Chiodi, membro della Pontificia Accademia per la Vita (PAV), ha ribadito il suo dissenso sull’insegnamento tradizionale cattolico, affermando che «dobbiamo ripensare» l’insegnamento tradizionale sull’omosessualità e la contraccezione. Lo riporta LifeSiteNews.   Padre Chiodi, noto per la sua eterodossia riguardo all’insegnamento della Chiesa sulla sessualità, è stato nominato da Papa Francesco membro della Pontificia Accademia per la Vita (PAV) nel 2017 e di recente è stato nominato membro del gruppo di studio vaticano su «Criteri teologici e metodologie sinodali per un discernimento condiviso di questioni dottrinali, pastorali ed etiche controverse».   In un’intervista rilasciata all’agenzia di stampa dei vescovi tedeschi, katholisch.de, padre Chiodi ha ribadito il suo dissenso sull’insegnamento morale cattolico.   «Credo che oggi sia necessario ripensare le tradizionali – e per il nostro tempo incomprensibili – considerazioni etiche sull’omosessualità», ha affermato il teologo italiano.

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«Se in passato si parlava dell’omosessualità come contra naturam, oggi dobbiamo chiederci: cosa significa “natura“? Questa parola latina ha molti significati, molto diversi, soprattutto quello di universalità, e dobbiamo riconoscere che l’universalità è necessaria per la conoscenza morale».   Chiodi sembrerebbe riconoscere l’universalità della legge naturale, tuttavia afferma che la moralità deve essere considerata alla luce dell’esperienza e della «vita vissuta di una coscienza individuale con la sua cultura specifica».   «Questo tipo di argomentazione è spesso utilizzato dai relativisti morali nel tentativo di minimizzare azioni oggettivamente peccaminose come gli atti omosessuali» commenta LifeSite. «Credo che la differenza sessuale sia costitutiva dell’esistenza umana perché è l’origine della nostra vita: sappiamo tutti che, da bambini, proveniamo da una madre e da un padre», ha ammesso il Chiodi. «Una persona omosessuale non lo nega. Ma non percepisce questa differenza come attraente per sé stessa».   «Questo orientamento sessuale non dipende dalla loro decisione. Dobbiamo chiederci: qual è il bene possibile per una persona del genere? La questione per una persona omosessuale è vivere la propria sessualità riconoscendo la propria vocazione a relazioni capaci di vicinanza, cura, comunione e fedeltà all’altro, e cercando il bene che è concretamente possibile per loro».   Chiodi ha ammesso indirettamente che coloro che dissentono dall’insegnamento cattolico sulla sessualità si trovano in uno «scisma nascosto».   «C’era un filosofo cattolico italiano, Pietro Prini, che alla fine del secolo scorso parlava di uno “scisma nascosto” nella Chiesa cattolica, soprattutto per quanto riguarda la morale sessuale», ha detto don Chiodi a katholisch.de.   Padre Chiodi lascia quindi intendere che l’insegnamento cattolico sulla contraccezione e sulla morale sessuale possa essere cambiato, come ha fatto in precedenza. Alla domanda sulla possibilità che la Chiesa cambi la sua posizione sulla contraccezione e sulla moralità sessuale, ha detto: «non credo che dobbiamo abbandonare la nostra tradizione, ma dobbiamo ripensarla e riformularla, partendo dalla Bibbia, dialogando con i cristiani, ascoltando le loro esperienze».   «Lo scopo di questo difficile processo, con le sue inevitabili tensioni, è trovare il bene di Dio per la nostra umanità, oggi, in questo tempo», ha continuato don Chiodi. «La teologia deve sforzarsi di proporre un nuovo stile – o un “cambio di modello” – per pensare eticamente e teologicamente oggi, sia in bioetica sia in alcune questioni di morale sessuale».

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In passato il Chiodi aveva dichiarato in un’altra intervista pubblicata nel 2022 che l’insegnamento della Chiesa in Humanae Vitae e Casti Connubi – secondo cui la contraccezione è intrinsecamente malvagia – è «dottrina riformabile».   La PAV ha recentemente aperto le porte all’eutanasia, pubblicando con l’Editrice Vaticana un libro in cui vi è persino un modulo precompilato di DAT, ossia di trattamento biologico, con cui il lettore (in teoria, fedele cattolico) può rinunziare alle cure, e quindi lasciarsi morire.   Il vertice della Pontificia Accademia voluta da Wojtyla, il controverso vescovo Vincenzo Paglia, ha dichiarato mesi fa che la legge che ha portato l’aborto di Stato in Italia (194/78), tramite la quale sono stati sterminati milioni di bambini innocenti, è un «pilastro della nostra società».   Come riportato da Renovatio 21, la PAV in questi anni non solo si è fatta notare per il lavorìo costante attorno a dolce morte e contraccezione, ma anche e soprattutto riguardo la produzione di esseri umani in laboratorio.

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Contraccezione

Ragazza si toglie dalla pillola anticoncezionale e dichiara: sto benissimo, avrei dovuto fare le mie ricerche prima

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Elon Musk ha recentemente ripubblicato un post su X di una giovane ragazza texana, Mary Tiles Texas.

 

Apparentemente la classica ragazza acqua e sapone, la Mary, che dice di lavorare nel settore costruzioni e sembra apprezzare grandemente i meme sulla vicenda Gamestop, rivela i dettagli della sua situazione psicofisica a mezzo anno da quando ha rinunziato all’ormone steroideo che sterilizza le donne con conseguenti, poco dibattuti ma certi, effetti collaterali.

 

«Sono passati quasi 6 mesi da quando ho smesso di prendere gli ormoni anticoncezionali [cioè la pillola, ndr]» dichiara la bionda del Texas. «Sei mesi senza attacchi di panico. Sei mesi senza sbalzi d’umore. Mezzo anno senza depressione».

 


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«Questo ha cambiato la mia vita e vorrei aver studiato quale impatto negativo potrebbe avere sul mio corpo, pensavo che ci fossero così tante cose che non andavano in me, ogni tanto provo un po’ di ansia e penso che avrò un attacco di panico e non si è più verificato da quando ho smesso di prenderli».

 

«Lo ripeterò, mi ha CAMBIATO la vita. Se il mio post aiuta UNA donna, ne vale la pena. Condividi se pensi che possa aiutare qualcuno che conosci o semplicemente per diffondere consapevolezza. Non sto dicendo che questo sia per tutti, ma se qualcuno soffre come me, merita di sapere che può fare la ricerca proprio come me».

 

La questione della pillola anticoncenzionale e i suoi effetti devastanti sulle donne sta sempre più tenendo banco nella discussione pubblica e nella ricerca scientifica.

 

L’uso della pillola influenza «la struttura e la funzione del cervello», secondo uno studio di quattro anni fa.

 

Come riportato da Renovatio 21, nel 2023 un team di ricercatori in Canada ha studiato gli effetti attuali e duraturi dell’uso della pillola e degli ormoni sulle regioni cerebrali legate alla paura, i circuiti neurali attraverso i quali la paura viene elaborata nel cervello. «Nel nostro studio, dimostriamo che le donne sane che attualmente utilizzano COC [contraccettivi orali combinati] avevano una corteccia prefrontale ventromediale più sottile rispetto agli uomini» scrivono i ricercatori, facendoci chiedere se la pillola non renda le donne più paurose ed ansiose.

 

Secondo uno studio pubblicato l’anno passato, la pillola aumenta del 130% il rischio di depressione sulle giovani donne.

 

Una ricerca svedese parla invece di «qualità della vita significativamente inferiore» nelle donne che assumono contraccettivi orali. Studiosi hanno cominciato a dibattere di veri «danni antropologici».

 

Uno studio di Oxford ha connesso invece l’anticoncezionale steroideo con il cancro al seno.

 

Durante la pandemia, quando scattò l’allarme per i coaguli generati dai vaccini genici, qualcuno arrivò a tentare di rassicurare il pubblico dicendo che «la pillola anticoncezionale è centinaia di volte più pericolosa del vaccino».

 

È noto che l’uso massivo della pillola produce anche danni ambientali, con danni alla fauna dei fiumi e del mare, con pesci e creature varie esposti agli steroidi escreti dalle donne sotto pillola attraverso l’orina.

 

Come riportato da Renovatio 21, ancora nello scorso decennio si era cominciato a notare che le ragazze millennial avevano preso a rifiutare la pillola.

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Contraccezione

Stagiste vietnamite costrette alla contraccezione per lavorare in Giappone

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Renovatio 21 pubblica questo articolo su gentile concessione di AsiaNews. Le opinioni degli articoli pubblicati non coincidono necessariamente con quelle di Renovatio 21.   La legge giapponese prevederebbe la possibilità per le tirocinanti straniere di avere una gravidanza ricevendo dall’azienda i sussidi necessari, per poi riprendere lo stage. Ma secondo Jiho Yoshimizu, rappresentante dell’organizzazione no-profit che ha svolto l’indagine portando alla luce gli abusi, «i loro diritti umani e riproduttivi sono di fatto violati dall’attuale sistema lavorativo nipponico»   Quando una giovane donna vietnamita nel 2019 ha scoperto di essere incinta dopo essere arrivata in Giappone con un visto di «tirocinio tecnico», le è stata data una scelta: «Abortire o tornare in Vietnam”. Ma il ritorno a casa l’avrebbe lasciata senza possibilità di ripagare i reclutatori del suo tirocinio.   «Ha bisogno di restare per ripagare i suoi debiti», ha detto Shiro Sasaki, segretario generale del sindacato dei lavoratori Zentoitsu (Tutti Uniti), che ha difeso la sua causa facendo emergere che a diverse donne, soprattutto vietnamite, era stato imposto un trattamento contraccettivo dalle organizzazioni coinvolte nel programma di tirocinio lavorativo in Giappone.   A denunciare la vicenda è un’indagine di una ONG giapponese, in cui dati sono stati resi pubblici domenica. Da questa inchiesta emerge una «pratica» che violerebbe i diritti umani e riproduttivi delle donne vietnamite. L’inchiesta, condotta tra agosto e settembre dello scorso anno, ha riguardato attuali ed ex tirocinanti vietnamite e ha ricevuto risposte da 59 di loro.

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Delle intervistate, 36 hanno affermato di aver ricevuto dalle organizzazioni intermediarie in Vietnam che selezionano i candidati tirocinanti l’indicazione di evitare in qualunque modo una gravidanza. A nove di loro è stato consigliato direttamente di sottoporsi a un trattamento contraccettivo. Cinque lo hanno fatto, e una di loro ha detto esplicitamente che le era stato fatto intendere di non poter andare in Giappone senza seguire quelle istruzioni. Le altre quattro hanno detto di non essersi sottoposte, soprattutto per il costo elevato.   Inoltre è emerso che sono numerosi i casi in cui le organizzazioni intermediarie avvisavano le tirocinanti vietnamite che sarebbero state rimandate a casa se fossero rimaste incinta durante il soggiorno lavorativo in Giappone.   Jiho Yoshimizu, rappresentante dell’organizzazione no-profit che ha svolto l’indagine, ha affermato che è impensabile che tutte queste donne siano state davvero in grado di scegliere la contraccezione di loro spontanea volontà: «È un problema da un punto di vista della violazione del diritto umanitario che la gravidanza dei lavoratori stranieri sia limitata a causa del sistema lavorativo inadeguato in Giappone», ha aggiunto Yoshimizu.   Anche per questi motivi, il governo di Fumio Kishida sta valutando la possibilità di abolire l’attuale programma di tirocinio tecnico per stranieri, iniziato nel 1993 per trasferire conoscenze e competenze ai lavoratori di Paesi in via di sviluppo. Per l’Organizzazione per la formazione tecnica degli stagisti, il Vietnam invia il maggior numero di tirocinanti in Giappone nell’ambito del programma: oggi sarebbero circa 10 mila quelli nel Paese nipponico, e la maggior parte sarebbero donne.   Alcuni anni fa un caso di cronaca aveva coinvolto una stagista vietnamita che era stata arrestata per aver abbandonato il suo bambino per paura che il suo datore di lavoro la rimandasse a casa, a causa della gravidanza.   La legge giapponese, sulla carta, garantisce pari opportunità di lavoro per uomini e donne, e «vieta un trattamento improprio delle lavoratrici a seguito della gravidanza e del parto e anche le donne straniere hanno diritto a ricevere benefici come indennità forfettarie per il parto e la cura dei bambini, congedo prenatale e postnatale e assistenza all’infanzia.   Tuttavia, l’indagine ha evidenziato che «i diritti riproduttivi delle stagiste, che consentono loro di decidere se avere e crescere un figlio, non sono stati rispettati nel sistema attuale», conclude Yoshimizu.   Invitiamo i lettori di Renovatio 21 a sostenere con una donazione AsiaNews e le sue campagne. Renovatio 21 offre questo articolo per dare una informazione a 360º. Ricordiamo che non tutto ciò che viene pubblicato sul sito di Renovatio 21 corrisponde alle nostre posizioni.

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