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Contraccezione

I danni antropologici della pillola sulle donne

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Renovatio 21 traduce questo articolo di Bioedge.

 

 

I dibattiti sulla dimensione etica della pillola sono come campi di battaglia ottocenteschi pieni di fumo «dove eserciti ignoranti si scontrano di notte». L’indagine è avvolta da dense nuvole di studi concorrenti, rabbia alimentata dall’ideologia, interessi commerciali e indottrinamento sociale.

 

È raro trovare una panoramica delle questioni che lo inquadri come un problema antropologico, piuttosto che come un problema esclusivamente medico, sociale o ideologico. Fortunatamente, un recente articolo sulla rivista Frontiers in Medicine di tre autori spagnoli, un farmacista, un medico e un bioeticista, affronta di petto questa controversa questione.

 

Il loro punto di partenza è che i contraccettivi a base di ormoni (HBC) sono artificiali. Questo è fondamentale per apprezzarne gli effetti sulle donne e su tutta la società. Scrivono che gli HBC sono associati a conseguenze negative per la salute fisica e psicologica delle donne, nonché a «danni collaterali» tra cui «effetti negativi sulla comunicazione, sfiducia scientifica, cattive relazioni medico-paziente, aumento del carico del paziente, drenaggio economico sul sistema sanitario, e inquinamento ambientale».

 

«Il superamento di queste sfide richiede un’integrazione antropologica della sessualità, poiché l’attenzione solo all’unione corporea genitale non riesce a comprendere l’intima espressione relazionale degli individui, la completa soddisfazione sessuale e i sentimenti intrecciati di fiducia, sicurezza, tenerezza e approvazione della femminilità delle donne» scrivono.

 

Anche se uno mette tra parentesi i possibili effetti negativi sulla salute delle donne, c’è una miriade di altri problemi. L’uso diffuso degli HBC in tutto il mondo ha creato una nuova cultura della libertà sessuale, «che è spesso distaccata dalla natura biologica e trascendente del comportamento sessuale umano radicata nella dimensione antropologica del rapporto sessuale».

 

L’articolo è troppo lungo per essere riassunto qui, ma gli autori concludono che una valutazione dell’impatto della pillola sulle donne deve essere olistica. Deve tenere conto di tutte le dimensioni della vita di una donna, non solo se la pillola porta o meno al cancro o allo scompenso cardiaco.

 

 

Michael Cook

 

 

 

Renovatio 21 offre questa traduzione per dare una informazione a 360º. Ricordiamo che non tutto ciò che viene pubblicato sul sito di Renovatio 21 corrisponde alle nostre posizioni.

 

 

 

 

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Contraccezione

Ragazza si toglie dalla pillola anticoncezionale e dichiara: sto benissimo, avrei dovuto fare le mie ricerche prima

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Elon Musk ha recentemente ripubblicato un post su X di una giovane ragazza texana, Mary Tiles Texas.

 

Apparentemente la classica ragazza acqua e sapone, la Mary, che dice di lavorare nel settore costruzioni e sembra apprezzare grandemente i meme sulla vicenda Gamestop, rivela i dettagli della sua situazione psicofisica a mezzo anno da quando ha rinunziato all’ormone steroideo che sterilizza le donne con conseguenti, poco dibattuti ma certi, effetti collaterali.

 

«Sono passati quasi 6 mesi da quando ho smesso di prendere gli ormoni anticoncezionali [cioè la pillola, ndr]» dichiara la bionda del Texas. «Sei mesi senza attacchi di panico. Sei mesi senza sbalzi d’umore. Mezzo anno senza depressione».

 


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«Questo ha cambiato la mia vita e vorrei aver studiato quale impatto negativo potrebbe avere sul mio corpo, pensavo che ci fossero così tante cose che non andavano in me, ogni tanto provo un po’ di ansia e penso che avrò un attacco di panico e non si è più verificato da quando ho smesso di prenderli».

 

«Lo ripeterò, mi ha CAMBIATO la vita. Se il mio post aiuta UNA donna, ne vale la pena. Condividi se pensi che possa aiutare qualcuno che conosci o semplicemente per diffondere consapevolezza. Non sto dicendo che questo sia per tutti, ma se qualcuno soffre come me, merita di sapere che può fare la ricerca proprio come me».

 

La questione della pillola anticoncenzionale e i suoi effetti devastanti sulle donne sta sempre più tenendo banco nella discussione pubblica e nella ricerca scientifica.

 

L’uso della pillola influenza «la struttura e la funzione del cervello», secondo uno studio di quattro anni fa.

 

Come riportato da Renovatio 21, nel 2023 un team di ricercatori in Canada ha studiato gli effetti attuali e duraturi dell’uso della pillola e degli ormoni sulle regioni cerebrali legate alla paura, i circuiti neurali attraverso i quali la paura viene elaborata nel cervello. «Nel nostro studio, dimostriamo che le donne sane che attualmente utilizzano COC [contraccettivi orali combinati] avevano una corteccia prefrontale ventromediale più sottile rispetto agli uomini» scrivono i ricercatori, facendoci chiedere se la pillola non renda le donne più paurose ed ansiose.

 

Secondo uno studio pubblicato l’anno passato, la pillola aumenta del 130% il rischio di depressione sulle giovani donne.

 

Una ricerca svedese parla invece di «qualità della vita significativamente inferiore» nelle donne che assumono contraccettivi orali. Studiosi hanno cominciato a dibattere di veri «danni antropologici».

 

Uno studio di Oxford ha connesso invece l’anticoncezionale steroideo con il cancro al seno.

 

Durante la pandemia, quando scattò l’allarme per i coaguli generati dai vaccini genici, qualcuno arrivò a tentare di rassicurare il pubblico dicendo che «la pillola anticoncezionale è centinaia di volte più pericolosa del vaccino».

 

È noto che l’uso massivo della pillola produce anche danni ambientali, con danni alla fauna dei fiumi e del mare, con pesci e creature varie esposti agli steroidi escreti dalle donne sotto pillola attraverso l’orina.

 

Come riportato da Renovatio 21, ancora nello scorso decennio si era cominciato a notare che le ragazze millennial avevano preso a rifiutare la pillola.

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Contraccezione

Stagiste vietnamite costrette alla contraccezione per lavorare in Giappone

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Renovatio 21 pubblica questo articolo su gentile concessione di AsiaNews. Le opinioni degli articoli pubblicati non coincidono necessariamente con quelle di Renovatio 21.   La legge giapponese prevederebbe la possibilità per le tirocinanti straniere di avere una gravidanza ricevendo dall’azienda i sussidi necessari, per poi riprendere lo stage. Ma secondo Jiho Yoshimizu, rappresentante dell’organizzazione no-profit che ha svolto l’indagine portando alla luce gli abusi, «i loro diritti umani e riproduttivi sono di fatto violati dall’attuale sistema lavorativo nipponico»   Quando una giovane donna vietnamita nel 2019 ha scoperto di essere incinta dopo essere arrivata in Giappone con un visto di «tirocinio tecnico», le è stata data una scelta: «Abortire o tornare in Vietnam”. Ma il ritorno a casa l’avrebbe lasciata senza possibilità di ripagare i reclutatori del suo tirocinio.   «Ha bisogno di restare per ripagare i suoi debiti», ha detto Shiro Sasaki, segretario generale del sindacato dei lavoratori Zentoitsu (Tutti Uniti), che ha difeso la sua causa facendo emergere che a diverse donne, soprattutto vietnamite, era stato imposto un trattamento contraccettivo dalle organizzazioni coinvolte nel programma di tirocinio lavorativo in Giappone.   A denunciare la vicenda è un’indagine di una ONG giapponese, in cui dati sono stati resi pubblici domenica. Da questa inchiesta emerge una «pratica» che violerebbe i diritti umani e riproduttivi delle donne vietnamite. L’inchiesta, condotta tra agosto e settembre dello scorso anno, ha riguardato attuali ed ex tirocinanti vietnamite e ha ricevuto risposte da 59 di loro.

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Delle intervistate, 36 hanno affermato di aver ricevuto dalle organizzazioni intermediarie in Vietnam che selezionano i candidati tirocinanti l’indicazione di evitare in qualunque modo una gravidanza. A nove di loro è stato consigliato direttamente di sottoporsi a un trattamento contraccettivo. Cinque lo hanno fatto, e una di loro ha detto esplicitamente che le era stato fatto intendere di non poter andare in Giappone senza seguire quelle istruzioni. Le altre quattro hanno detto di non essersi sottoposte, soprattutto per il costo elevato.   Inoltre è emerso che sono numerosi i casi in cui le organizzazioni intermediarie avvisavano le tirocinanti vietnamite che sarebbero state rimandate a casa se fossero rimaste incinta durante il soggiorno lavorativo in Giappone.   Jiho Yoshimizu, rappresentante dell’organizzazione no-profit che ha svolto l’indagine, ha affermato che è impensabile che tutte queste donne siano state davvero in grado di scegliere la contraccezione di loro spontanea volontà: «È un problema da un punto di vista della violazione del diritto umanitario che la gravidanza dei lavoratori stranieri sia limitata a causa del sistema lavorativo inadeguato in Giappone», ha aggiunto Yoshimizu.   Anche per questi motivi, il governo di Fumio Kishida sta valutando la possibilità di abolire l’attuale programma di tirocinio tecnico per stranieri, iniziato nel 1993 per trasferire conoscenze e competenze ai lavoratori di Paesi in via di sviluppo. Per l’Organizzazione per la formazione tecnica degli stagisti, il Vietnam invia il maggior numero di tirocinanti in Giappone nell’ambito del programma: oggi sarebbero circa 10 mila quelli nel Paese nipponico, e la maggior parte sarebbero donne.   Alcuni anni fa un caso di cronaca aveva coinvolto una stagista vietnamita che era stata arrestata per aver abbandonato il suo bambino per paura che il suo datore di lavoro la rimandasse a casa, a causa della gravidanza.   La legge giapponese, sulla carta, garantisce pari opportunità di lavoro per uomini e donne, e «vieta un trattamento improprio delle lavoratrici a seguito della gravidanza e del parto e anche le donne straniere hanno diritto a ricevere benefici come indennità forfettarie per il parto e la cura dei bambini, congedo prenatale e postnatale e assistenza all’infanzia.   Tuttavia, l’indagine ha evidenziato che «i diritti riproduttivi delle stagiste, che consentono loro di decidere se avere e crescere un figlio, non sono stati rispettati nel sistema attuale», conclude Yoshimizu.   Invitiamo i lettori di Renovatio 21 a sostenere con una donazione AsiaNews e le sue campagne. Renovatio 21 offre questo articolo per dare una informazione a 360º. Ricordiamo che non tutto ciò che viene pubblicato sul sito di Renovatio 21 corrisponde alle nostre posizioni.

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Contraccezione

La pillola rende le donne più paurose e ansiose?

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Renovatio 21 traduce questo articolo di Bioedge. Sui problemi fisici e psicologici della pillola anticoncezionale Renovatio 21 ha pubblicato diversi articoli.

 

Più di 150 milioni di donne nel mondo usano contraccettivi orali. Gli OC combinati (COC), costituiti da ormoni sintetici, sono i più comuni. È noto anche che gli ormoni sessuali modulano la rete cerebrale coinvolta nei processi di paura.

 

Ora un team di ricercatori in Canada ha studiato gli effetti attuali e duraturi dell’uso di COC, nonché il ruolo degli ormoni sessuali sintetici e prodotti dal corpo sulle regioni cerebrali legate alla paura, i circuiti neurali attraverso i quali la paura viene elaborata nel cervello.

 

Ritengono che ulteriori ricerche potrebbero aiutare i medici a comprendere «le psicopatologie legate alla paura che colpiscono prevalentemente le donne, come i disturbi d’ansia e il disturbo da stress post-traumatico».

 

«Nel nostro studio, dimostriamo che le donne sane che attualmente utilizzano COC avevano una corteccia prefrontale ventromediale più sottile rispetto agli uomini», ha affermato Alexandra Brouillard, dell’Université du Québec à Montréal e prima autrice dello studio pubblicato su Frontiers in Endocrinology.

 

«Si ritiene che questa parte della corteccia prefrontale sostenga la regolazione delle emozioni, come la diminuzione dei segnali di paura nel contesto di una situazione sicura. Il nostro risultato potrebbe rappresentare un meccanismo attraverso il quale i COC potrebbero compromettere la regolazione delle emozioni nelle donne».

 

Regolazione delle emozioni e contraccettivi

«Quando vengono prescritti i COC, le ragazze e le donne vengono informate di vari effetti collaterali fisici, ad esempio che gli ormoni che assumeranno aboliranno il loro ciclo mestruale e impediranno l’ovulazione», ha spiegato Brouillard.

 

Tuttavia, gli effetti degli ormoni sessuali sullo sviluppo del cervello, che continua fino alla prima età adulta, vengono raramente affrontati.

 

«Poiché riportiamo una riduzione dello spessore corticale della corteccia prefrontale ventromediale negli utilizzatori di COC rispetto agli uomini, il nostro risultato suggerisce che i COC possono conferire un fattore di rischio per deficit di regolazione delle emozioni durante il loro uso attuale», ha detto Brouillard.

 

Gli impatti dell’uso dei COC, tuttavia, possono essere reversibili una volta interrotta l’assunzione.

 

C’è molto da imparare

C’è ancora molto da imparare quando si tratta del cervello delle donne e di come viene influenzato dall’uso di COC.

 

Ad esempio, Brouillard e il suo team stanno attualmente studiando l’impatto dell’età di esordio e della durata di utilizzo per approfondire i potenziali effetti duraturi dei COC.

 

Dato che molte ragazze adolescenti iniziano a usare i COC durante l’adolescenza, un periodo delicato nello sviluppo del cervello, anche l’età dell’utilizzatore potrebbe avere un impatto sulla reversibilità.

 

Michael Cook

 

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