Militaria
Arrestato l’ex vice ministro della Difesa russo
L’ex viceministro della Difesa russo Pavel Popov è stato arrestato ed è sotto inchiesta per presunto sfruttamento del suo incarico per trarne vantaggio personale, ha annunciato giovedì il Comitato investigativo russo.
Le accuse si concentrano sulle attività di Popov tra il 2021 e il 2024 e sul ruolo da lui svolto nello sviluppo dell’enorme Patriot Park a tema militare fuori dalla capitale russa. Il presidente Vladimir Putin lo ha licenziato dal suo incarico nel Ministero della Difesa a metà giugno.
Gli investigatori sostengono che Popov ha fatto pressioni sui contractor assunti per lavorare presso il centro di intrattenimento e istruzione statale affinché fornissero materiali edili e servizi gratuiti per la sua proprietà personale nella regione di Mosca. Alcuni dei progetti sono stati fatturati al governo anziché essere eseguiti dalle aziende in perdita, si legge nella dichiarazione.
Il piano sarebbe stato gestito da Popov in cospirazione con l’ex direttore del Patriot Park Vyacheslav Akhmedov e Vladimir Shesterov, un altro alto funzionario militare coinvolto nelle indagini. Entrambi sono stati arrestati all’inizio di questo mese e sono accusati di appropriazione indebita.
Il Patriot Park è stato inaugurato nel 2015 nei pressi del famoso Kubinka Tank Museum nella regione di Mosca. Si estende su 3.500 ettari e ospita la Cattedrale delle Forze Armate, diversi musei, un centro congressi e altri locali. Di recente ha ospitato una mostra di armi pesanti prodotte dalla NATO, che le truppe russe hanno catturato dalle forze ucraine.
Come riportato da Renovatio 21, il ministro della Difesa Shoigu, dopo lustri di servizio, è stato rimosso dall’incarico dopo le ultime elezioni presidenziali.
Dopo la morte di Prigozhin, che accusava apertamente il ministero al punto da invadere una base dell’esercito e tentare poi di marciare su Mosca, qualcosa sembra stia venendo ricombinato all’intero del Dicastero della guerra russo.
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Immagine di Mil.ru via Wikimedia pubblicata su licenza Creative Commons Attribution 4.0 International
Cina
La Cina lavora su una nuova arma ad energia
La tecnologia per il controllo delle manifestazioni è stata testata ufficialmente da tempo, con l’acronimo ADS, cioè active denial system, «sistema di negazione attiva». Secondo una speculazione molto presente all’epoca in rete, armi ad energia diretta (DEW, «Direct Energy Weapon») sarebbero dietro al tremendo incendio subito dalle Hawaii nel 2023. Alcuni all’epoca accusarono presunte attività di «satelliti cinesi», mostrando video non verificati.2. Video of EMF at the event… #DEW #Aus #LRAD #Canberra pic.twitter.com/XMDFecj3qc
— thefoxblog (@foxblog3) February 17, 2022
Non vi sono prove a carico di questa tesi, che tuttavia ha avuto a quel tempo ampia diffusione.TENSIÓN | 🇺🇸🇨🇳
🔹Continúa la tensión entre EE.UU. y #China luego de que se confirmara que unos rayos láser de color verde sobre Hawaii (territorio estadounidense) procedían efectivamente de un satélite chino. 🔹El gobierno chino dice que el satélite solo “estudia la atmósfera” pic.twitter.com/ms0YfNOJwk — El Nacional (@elnacionalpy) February 13, 2023
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Militaria
Il partito UDC accusa : la Svizzera si avvicina alla NATO
Un progressivo avvicinamento alla NATO e il sostegno indiretto all’Ucraina rappresentano una minaccia per la neutralità e la sicurezza della Svizzera, ha avvertito l’Unione democratica di centro (UDC) conservatrice, esortando il ministro della Difesa Viola Amherd a dimettersi.
In un comunicato stampa di sabato, l’UDC, il partito più grande del paese alpino, ha suggerito che le recenti decisioni di politica estera hanno messo a repentaglio non solo la sua tradizionale posizione neutrale, ma anche la sua posizione difensiva. «La Svizzera non è più in grado di garantire da sola la sicurezza del paese e della sua popolazione (…) La sovranità è in pericolo ed è già stata parzialmente abbandonata».
Nel frattempo, l’esercito svizzero è mal guidato e gestito, ha continuato l’UDC. «La Amherd preferisce occuparsi di questioni di genere nell’esercito piuttosto che dell’equipaggiamento dell’esercito. Aveva armi ordinate per la Svizzera, consegnate all’Ucraina», si legge nella dichiarazione.
Sebbene l’UDC non abbia fornito ulteriori dettagli sull’argomento, la scorsa estate i media locali hanno riferito che gli Stati Uniti hanno dirottato in Ucraina i missili Patriot destinati alla Svizzera, nonostante gli obblighi contrattuali.
Il partito ha continuato dicendo che «chiunque leghi gradualmente la Svizzera alla NATO accetta che i giovani svizzeri moriranno all’estero e che la Svizzera sarà coinvolta in conflitti stranieri». L’UDC ha sottolineato che questi «errori politici» hanno reso necessario un cambio di leadership, esortando la Amherd a dimettersi.
La Svizzera, che ha mantenuto la sua neutralità dal 1815, si è astenuta dal fornire armi direttamente a Kiev, mentre ha impedito ad altri Paesi, come l’Olanda, di riesportare armi di fabbricazione svizzera in Ucraina e in altre zone di conflitto. Berna era intervenuta a inizio conflitto per fermare la riesportazione in Ucraina di munizioni prodotte nella Confederazione.
Tuttavia, la Amherd ha segnalato lo scorso autunno di essere a favore della revisione della politica che impedisce la riesportazione di armi di fabbricazione svizzera in Ucraina, sostenendo che l’embargo stava danneggiando l’industria del paese. Berna ha anche sostenuto le sanzioni dell’UE contro la Russia per il conflitto, spingendo Mosca a elencare la Svizzera come «nazione ostile».
Negli ultimi mesi, la Svizzera ha rafforzato i suoi legami con la NATO: la Amherd è diventato il primo ministro della Difesa del Paese a partecipare a una riunione del Consiglio del Nord Atlantico nel 2023.
Come riportato da Renovatio 21, ad aprile 2023 il presidente svizzero Alain Berset in un incontro a Berlino ha rifiutato di cedere alla richiesta del cancelliere Scholz di riesportazione di armi svizzere in Ucraina.
A inizio conflitto gli affari tra Berna e Mosca sembravano tuttavia aumentati. Ad ogni modo, visto l’allineamento di Berna con l’Occidente, fa il ministero degli Esteri russo aveva fatto sapere di non considerare più la Svizzera come neutrale.
La Svizzera aveva inoltre rifiutato la rivendicazione di Zelens’kyj sui beni russi confiscati. Lo scorso dicembre, tuttavia, il ministero dell’Economia svizzero ha annunciato di aver congelato beni russi per un valore di 7,94 miliardi di dollari (7,5 miliardi di franchi svizzeri).
La Svizzera fu teatro l’anno scorso di un grottesco summit di pace che, come in un matrimonio «single», includeva l’Ucraina ma non la Russia. Alcuni Paesi partecipanti si sono rifiutati di firmare il comunicato finale.
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Immagine di NATO North Atlantic Threaty via Flickr pubblicata su licenza Creative Commons Attribution-NonCommercial-NoDerivs 2.0 Generic
Militaria
Il Giappone alza la testa sugli stupri da parte dei soldati USA a Okinawa
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