Connettiti con Renovato 21

Internet

Raid in tutta la Germania contro i cittadini che criticano il governo

Pubblicato

il

Mercoledì mattina alle 6 è stata avviata in tutta la Germania un’operazione di polizia su larga scala, che ha preso di mira centinaia di individui sospettati di aver insultato i politici o di aver diffuso «odio e incitamento» online. Lo riporta Remix News.

 

La massiccia repressione ha visto la polizia effettuare irruzioni mattutine contro 170 individui, sequestrando computer, telefoni cellulari e tablet e conducendo perquisizioni in diverse località del Paese.

 

L’azione, condotta dall’Ufficio federale di polizia criminale (BKA), utilizza il nuovo articolo 188 del Codice penale per colpire gli individui accusati di razzismo e incitamento all’odio.

Sostieni Renovatio 21

Il ministro degli Interni del Nord Reno-Vestfalia, Herbert Reul (del partito democristiano CDU), che negli ultimi anni ha assistito a un massiccio aumento della criminalità nel suo land, tra cui crimini violenti e aggressioni con armi da taglio commessi da stranieri, ha elogiato le retate della polizia.

 

«Gli incendiari digitali non devono potersi nascondere dietro i loro cellulari o computer», ha affermato. Il suo land ha condotto 14 dei circa 130 casi a livello nazionale in una «giornata di azione» contro i cosiddetti post d’odio.

 

In effetti, nonostante il numero di tali retate sia esploso negli ultimi anni, anche la criminalità violenta ha raggiunto livelli record in Germania, in gran parte a causa dell’immigrazione di massa, il che è un dato statistico. Tuttavia, le risorse della polizia si sono concentrate sulla lotta contro le violazioni dei discorsi d’odio, comprese quelle che lamentano l’aumento della criminalità in relazione all’immigrazione di massa, con persino politici come Marie-Thérèse Kaiser di Alternativa per la Germania (AfD), che sono stati presi di mira in questi casi.

 

In Germania, ormai, si organizzano regolarmente «giornate di protesta» contro i cittadini che commettono «violazioni» contro le nuove e più draconiane leggi sulla libertà di parola in vigore in Germania. In alcuni casi, è scoppiato uno scandalo nazionale quando i dettagli dei casi sono diventati pubblici, come nel caso di un pensionato, Stefan Niehoff, la cui abitazione è stata perquisita per aver definito «idiota» l’ex ministro dell’Economia Robert Habeck.

 

Come dimostrano i dettagli del caso, Niehoff è divenuto uno dei principali bersagli per aver denunciato il raid, con lo Stato che alla fine ha ritirato l’accusa dell’«idiota», quella per cui avevano fatto irruzione in casa sua, e ne ha perseguito altre. Alla fine è stato condannato per una serie di retweet, nonostante questi fossero esplicitamente post antinazisti che prendevano di mira politici di sinistra.

 

Secondo Nius, il raid nell’abitazione di Niehoff rientrava in una «giornata di mobilitazione contro i post d’odio» a livello nazionale, in cui la polizia tedesca ha perquisito 50 abitazioni e condotto 90 indagini.

 

«Quando la polizia è alla porta, ogni colpevole si rende conto che i crimini d’odio hanno delle conseguenze», ha scritto su X il ministro degli Interni Nancy Faeser, vantandosi delle retate. La Faeser nota per la sua volontà di introdurre programmi contro l’«estremismo di destra» fra i bambini dell’asilo.

 

 

In un altro caso, qualcuno ha criticato il leader della CDU Friedrich Merz definendolo «ubriaco». Non è chiaro chi sia stato preso di mira nelle ultime retate né quali dichiarazioni abbiano rilasciato. La maggior parte dei casi presumibilmente riguarda dichiarazioni di estremisti di destra, ma un piccolo numero di casi riguarda contenuti religiosi estremisti o di estremisti di sinistra.

 

Va inoltre notato che anche Alice Weidel, co-leader di Alternativa per la Germania (AfD), ha presentato diverse denunce di questo tipo, un punto per il quale è stata criticata. Tuttavia, non è chiaro se l’abitazione di qualcuno sia stata perquisita a seguito di una delle sue denunce. Finora, non ci sono state segnalazioni di tali retate basate su denunce presentate da Weidel.

 

La repressione più dura si abbatte in Germania da anni, prendendo di mira soprattutto AfD, perseguitata dagli stessi servizi di sicurezza della Budesrepubblica. Infatti, i servizi di sicurezza interna tedeschi BfV hanno messo sotto sotto sorveglianza il loro stesso ex capo, Hans-Georg Maaßen.

 

Il ministro degli Interni della CDU Reul ha affermato che è necessario fare una netta distinzione tra opinione e incitamento all’odio. «Quello che non si fa nel mondo reale non è appropriato nemmeno nel mondo digitale. È ora di avere più atteggiamento, sia offline che online», ha affermato.

 

Tuttavia, il ministero dell’Interno federale ha avanzato una tesi analoga l’anno scorso, effettuando delle perquisizioni presso diverse abitazioni di giornalisti di Compact Magazine, nonché presso l’editore della rivista.

Aiuta Renovatio 21

L’ondata di perquisizioni segue il divieto di Compact Magazine, una testata sovranista dove erano pure apparsi saggi del segretario di Stato USA Marco Rubio sui limiti dell’ordine mondiale del dopoguerra, e la sua cancellazione da internet. Questa settimana, un tribunale federale di primo grado ha stabilito che il divieto non era costituzionale e costituiva una violazione della libertà di stampa, infliggendo un duro colpo al Ministero dell’Interno federale.

 

Queste incursioni domiciliari vengono condotte con il supporto di vari centri di segnalazione gestiti da organizzazioni di sinistra. In sostanza, un centro segnala un post, che poi lo inoltra alla polizia federale per l’intervento. Lo scorso anno sono stati registrati 10.732 casi di questo tipo, ovvero il quadruplo rispetto al 2021.

 

Come esempio del tipo di retate in corso, l’anno scorso la casa di un ragazzo tedesco di 14 anni è stata perquisita per aver pubblicato su TikTok un hashtag vietato, «#AllesFürDeutschland», che tradotto significa «Tutto per la Germania».

 

Come riportato da Renovatio 21, la Germania è il Paese dove mesi fa un cittadino è stato multato per aver criticato giudice che ha solo multato un immigrato per lo stupro di una 15enne: al cittadino tedesco è stata comminata una multa doppia rispetto a quella dell’immigrato stupratore.

 

Contro la Germania e le sue leggi orwelliane si è scagliato quattro mesi fa alla Conferenza sulla Sicurezza di Monaco il vicepresidente americano J.D. Vance.

 

Tre mesi fa un tribunale distrettuale tedesco ha condannato il caporedattore della rivista conservatrice Deutschland-Kurier a sette mesi di carcere per aver diffamato l’allora ministro degli Interni Nancy Faeser – proprio quella dei corsi contro l’estremismo di destra per i bambini di tre anni nei kindergarten – con quello che era chiaramente un meme satirico.

 

 

Come riportato da Renovatio 21, l’anno scorso un tribunale di Amburgo ha condannato un uomo a tre anni di galera per aver giustificato l’«aggressione russa» all’Ucraina su Telegram.

 

Mesi fa è stata de-bancarizzata una delle più importanti TV anti-globaliste di lingua tedesca, AUF1. L’anno passato, era stato debancarizato anche il leader di Alternative fuer Deutschald (AfD) Tino Chrupalla.

 

Come riportato da Renovatio 21, il caso più avanzato di repressione di libertà di parola pare essere la Gran Bretagna, dove almeno 12 mila persone all’anno sono messe in galere per frasi sui social. In Albione si è arrivati a condannare persino chi prega con la mente.

Iscriviti alla Newslettera di Renovatio 21

SOSTIENI RENOVATIO 21


 

 

 

 

Continua a leggere

Internet

Google nega di aver scansionato le email e gli allegati degli utenti con il suo software AI

Pubblicato

il

Da

Google, colosso tecnologico, nega categoricamente i resoconti diffusi all’inizio di questa settimana da vari media autorevoli, affermando che non impiega e-mail e loro allegati per addestrare il suo nuovo modello di intelligenza artificiale Gemini.   Questa settimana, testate come Fox News e Breitbart hanno pubblicato articoli che illustravano ai lettori come «bloccare l’accesso dell’IA di Google alla propria posta su Gmail».   «Google ha annunciato il 5 novembre un aggiornamento che permette a Gemini Deep Research di sfruttare il contesto di Gmail, Drive e Chat», ha riferito Fox News, «consentendo all’IA di estrarre dati da messaggi, allegati e file archiviati per supportare le ricerche degli utenti».   Il sito di informazione statunitense Breitbart ha sostenuto in modo simile che «Google ha iniziato a scandagliare in silenzio le e-mail private e gli allegati degli utenti Gmail per addestrare i suoi modelli IA, imponendo un opt-out manuale per evitare l’inclusione automatica».   Il sito ha citato un comunicato di Malwarebytes, che accusava l’azienda di aver implementato il cambiamento senza notifica agli utenti.   In risposta al clamore, Google ha emesso una smentita ufficiale. «Queste notizie sono fuorvianti: non abbiamo alterato le impostazioni di nessuno. Le funzionalità intelligenti di Gmail esistono da anni e non utilizziamo i contenuti di Gmail per addestrare Gemini. Siamo sempre trasparenti sui cambiamenti ai nostri termini di servizio e alle policy», ha dichiarato un portavoce al giornalista di ZDNET Lance Whitney.

Sostieni Renovatio 21

Malwarebytes ha in seguito rivisto il suo post sul blog, ammettendo di aver «contribuito a una tempesta perfetta di incomprensioni» e precisando che la sua affermazione «non sembra essere» corretta.   Tuttavia, il blog ha riconosciuto che Google «analizza i contenuti delle e-mail per potenziare le sue “funzionalità intelligenti”, come il rilevamento dello spam, la categorizzazione e i suggerimenti di composizione. Ma questo è parte del funzionamento ordinario di Gmail e non equivale ad addestrare i modelli IA generativi».   Questa replica di Google difficilmente placherà gli utenti preoccupati da tempo per le pratiche di sorveglianza delle Big Tech e i loro legami con le agenzie di intelligence.   «Penso che l’aspetto più allarmante sia stato il flusso costante e coordinato di comunicazioni tra FBI, Dipartimento della Sicurezza Interna e le principali aziende tech del Paese», ha testimoniato il giornalista Matt Taibbi al Congresso USA nel dicembre 2023, in un’udienza su come Twitter collaborasse con l’FBI per censurare utenti e condividere dati con il governo.   L’11 novembre, presso la Corte Distrettuale USA per il Distretto Settentrionale della California, è stata depositata una class action contro Google. La vertenza accusa l’azienda di aver violato l’Invasion of Privacy Act della California attivando in segreto Gemini AI per analizzare messaggi di Gmail, Google Chat e Google Meet nell’ottobre 2025, senza notifica o consenso esplicito degli utenti.  

Iscriviti alla Newslettera di Renovatio 21

SOSTIENI RENOVATIO 21
Immagine di Sundar Pichai via Wikimedia pubblicata su licenza Creative Commons Attribution 2.0 Generic
Continua a leggere

Internet

Meta avrebbe chiuso un occhio sul traffico sessuale: ulteriori documenti del tribunale

Pubblicato

il

Da

Ulteriori documenti giudiziari appena desecretati rivelano che Meta, la casa madre di Facebook, avrebbe tollerato per anni la presenza di account coinvolti nel traffico sessuale di minori, applicando una politica incredibilmente permissiva che permetteva fino a 17 violazioni prima di sospendere un profilo.

 

L’accusa emerge da una maxi-causa intentata in California da oltre 1.800 querelanti – tra cui distretti scolastici, minori, genitori e procuratori generali di vari Stati – che imputano ai colossi dei social (Meta, YouTube, TikTok e Snapchat) di aver perseguito «una crescita a ogni costo», ignorando deliberatamente i danni fisici e psicologici inflitti ai bambini dalle loro piattaforme.

 

L’ex responsabile della sicurezza di Instagram, Vaishnavi Jayakumar, ha testimoniato sotto giuramento di essere rimasta sconcertata nello scoprire la regola interna dei «17 avvertimenti»: un account poteva violare fino a 16 volte le norme su prostituzione e adescamento sessuale prima di essere sospeso alla diciassettesima infrazione. «È una soglia altissima, fuori da ogni standard di settore», ha dichiarato.

Iscriviti al canale Telegram

I documenti dimostrano che Meta era pienamente consapevole di milioni di contatti tra adulti sconosciuti e minori, dell’aggravamento dei problemi mentali negli adolescenti e della presenza diffusa (ma raramente rimossa) di contenuti su suicidio, disturbi alimentari e abusi sessuali su minori.

 

Solo dopo le denunce Meta ha annunciato a USA Today di aver abbandonato la politica dei 17 avvertimenti, passando a una regola di «una sola segnalazione» con rimozione immediata degli account coinvolti nello sfruttamento umano.

 

L’azienda è sotto pressione crescente negli Stati Uniti: all’inizio dell’anno, dopo le rivelazioni sui chatbot AI di Meta che intrattenevano conversazioni sessuali con minori, sono state introdotte nuove restrizioni per gli account adolescenti, consentendo ai genitori di bloccare le interazioni con i bot.

 

A livello globale la situazione è altrettanto critica: la Russia ha bollato Meta come «organizzazione estremista» nel 2022; nell’UE l’azienda affronta una raffica di procedimenti, tra cui una multa antitrust da 797 milioni di euro per Facebook Marketplace e numerose cause per violazione di copyright, protezione dati e pubblicità mirata in Spagna, Francia, Germania e Norvegia.

 

Come riportato da Renovatio 21, negli anni si sono accumulate varie accuse e rivelazioni su Facebook, tra cui accuse di uso della piattaforma da parte del traffico sessuale, fatte sui giornali ma anche nelle audizioni della Camera USA.

Aiuta Renovatio 21

Due anni fa durante un’audizione al Senato americano era stato denunciato da senatori e testimoni come i social media ignorano le reti pedofile che operano sulle loro piattaforme.

 

Secondo il Wall Street Journal, che già in passato aveva trattato l’argomento, Meta avrebbe un problema con i suoi algoritmi che consentono ai molestatori di bambini sulle sue piattaforme. La cosa stupefacente è il fatto che ai pedofili potrebbe essere stato concesso di connettersi sui social, mentre agli utenti conservatori no,

 

Le accuse sono finite in una storia udienza a Washington di Mark Zuckerberg, che è stato indotto dal senatore USA Josh Holloway a chiedere scusa di persona alle famiglie di bambini danneggiati dal social. Lo Stato del Nuovo Messico ha fatto causa a Meta allo Zuckerberg per aver facilitato il traffico sessuale minorile.

 

L’ultima tornata di documenti del tribunale aveva mostrato anche che Meta avrebbe insabbiato le ricerche sulla salute mentale degli utenti Facebook.

Iscriviti alla Newslettera di Renovatio 21

SOSTIENI RENOVATIO 21


Immagine di Minette Lontsie via Wikimedia pubblicata su licenza Creative Commons Attribution-Share Alike 4.0 International

Continua a leggere

Internet

Meta ha insabbiato la ricerca sulla salute mentale di Facebook: documenti in tribunale

Pubblicato

il

Da

Documenti giudiziari recentemente declassificati rivelano che Meta, la casa madre di Facebook, ha occultato i risultati di uno studio interno sugli effetti dannosi per la salute mentale derivanti dall’uso della piattaforma social.   Le comunicazioni interne dell’azienda sono state rese pubbliche venerdì nell’ambito di una causa di lunga data e di alto profilo promossa da vari distretti scolastici USA contro diverse società di social media. L’accusa principale è che le loro piattaforme abbiano provocato dipendenza e danni psicologici tra minori e adolescenti.   In un’indagine del 2020, nota come «Project Mercury», Meta ha invitato un campione di utenti a sospendere l’uso di Facebook per una settimana, confrontandoli con un gruppo di controllo che ha proseguito normalmente. I risultati, a sorpresa dell’azienda, hanno indicato che i partecipanti disattivati hanno segnalato «minori livelli di depressione, ansia, solitudine e confronto sociale».   Invece di approfondire o divulgare i dati, Meta ha interrotto lo studio, attribuendo i feedback dei partecipanti all’«influenza della narrazione mediatica negativa» sull’azienda.

Iscriviti al canale Telegram

Nonostante le evidenze interne sul legame causale tra Facebook e i danni psicologici, «Meta ha mentito al Congresso su ciò che sapeva», accusano i documenti.   Negli ultimi mesi, il gigante dei social è al centro di un’attenzione crescente negli USA. A ottobre, Meta ha introdotto nuove protezioni per gli «account adolescenti», permettendo ai genitori di bloccare le interazioni con i chatbot AI dell’azienda, dopo rivelazioni su conversazioni romantiche o sensuali con minori.   L’azienda affronta inoltre le pressioni della Federal Trade Commission, che la accusa di monopolio sui social network.   La scorsa settimana, tuttavia, un tribunale distrettuale di Washington ha dato ragione a Meta nella vertenza antitrust, stabilendo che la FTC non ha provato l’esistenza attuale di un monopolio, «indipendentemente dal fatto che Meta abbia goduto o meno di un potere monopolistico in passato».   Come riportato da Renovatio 21, in passato era stata segnalato che un numero crescente di prove scientifiche suggerisce che potrebbe esserci un legame tra l’uso dei social media e la depressione. Uno studio del 2022 parlava invece di «stato dissociativo» indotto dai social.   Nonostante negli USA vi siano state udienze in Senato sui pericoli dei social – dalla presenza di predatori pedofili alle questioni legate all’anoressia al traffico di esseri umani – in Italia nessun politico sembra voler intraprendere una discussione sulla questione: temono probabilmente che l’algoritmo, che certo contribuisce alla somma dei voti che li fa eleggere e rieleggere, potrebbe punirli.

Iscriviti alla Newslettera di Renovatio 21

SOSTIENI RENOVATIO 21
 
 
Continua a leggere

Più popolari