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Stragi

Massacro etnico religioso nella nuova Siria jihadista. Interviene anche Israele

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Più di 50 persone sono state uccise nel secondo giorno di violenza settaria in Siria tra gruppi beduini e milizie della minoranza religiosa drusa. Lo riporta il New York Times, che cita fonte tra la sanità locale e gruppi di monitoraggio della situazione siriana.

 

Le milizie druse hanno resistito ai tentativi del governo di unificare tutti i gruppi armati sotto l’autorità del presidente al-Jolani, che ora vuole farsi chiamare Ahmed al-Shara, proveniente dalle fila dei jihadisti di ISIS e al-Qaeda.

 

Negli scontri iniziati domenica, più di 150 persone sono rimaste ferite, ha affermato un funzionario sanitario locale che ha preferito restare anonimo a causa della delicatezza della situazione.

 

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Secondo il Syrian Observatory for Human Rights, un gruppo di monitoraggio con sede in Gran Bretagna, tra le vittime ci sarebbero anche più di due bambini.

 

Il governo siriano ha chiesto moderazione e ha inviato forze militari per risolvere il conflitto «rapidamente e con decisione», ha dichiarato il Ministero della Difesa in una nota pubblicata sui social media. Ha aggiunto che le sue forze stanno fornendo un passaggio sicuro ai civili che cercano di fuggire dalla zona.

 

Diciotto soldati inviati nella regione per sedare la violenza lunedì sono stati uccisi, secondo un funzionario della difesa che ha parlato a condizione di mantenere l’anonimato perché non era autorizzato a parlare pubblicamente di questioni delicate legate alle attività militari.

 

L’Osservatorio siriano per i diritti umani ha riferito che l’esercito ha inviato rinforzi per proteggere i posti di blocco di sicurezza attaccati dai gruppi drusi e sta sostenendo i combattenti tribali locali.

 

Anche l’esercito dello Stato Israele è intervenuto nelle violenze, bombardando diversi carri armati che avanzavano verso Sweida, secondo l’esercito israeliano. In una dichiarazione, l’esercito ha affermato di aver attaccato per impedire alle forze ostili di radunarsi nella Siria meridionale.

 

 

Israel Katz, ministro della Difesa israeliano, ha definito gli attacchi un tentativo di inviare un «chiaro avvertimento» al governo siriano: «Non permetteremo che venga fatto del male ai drusi in Siria. Israele non resterà a guardare».

 

Israele ospita una significativa minoranza drusa, molti dei quali prestano servizio nell’esercito. I leader israeliani si sono offerti di proteggere i drusi siriani qualora dovessero subire attacchi durante la transizione post-Assad. Molti drusi siriani rifiutano l’offerta, diffidenti verso quella che considerano un’ingerenza straniera potenzialmente distruttiva.

 

Il governo ha affermato che le violenze dimostravano la necessità di riprendere il controllo della provincia. Sweida è rimasta per lo più sotto il controllo dei gruppi armati drusi da quando al-Shara, ex comandante di un gruppo ribelle che aveva avuto legami con al-Qaeda durante i 14 anni di guerra civile siriana, è salito al potere.

 

«L’assenza di istituzioni statali, in particolare quelle militari e di sicurezza, è una delle cause principali delle tensioni in corso», ha scritto sui social media il ministro degli Interni, Anas Khattab. «Non c’è soluzione a questo se non imponendo la sicurezza e attivando il ruolo delle istituzioni per garantire la pace civile e il ritorno alla normalità in tutti i suoi dettagli».

 

I drusi sono un gruppo religioso minoritario che segue una derivazione dell’Islam sciita ismailita che crede, tra le altre cose, nella metempsicosi. I drusi costituiscono il 3% della popolazione siriana. In Israele rappresentano il 10% del gruppo degli arabi israeliani, e sono tenuti a prestare servizio militare presso l’IDF. Sono distribuiti, oltre che in Israele e Siria, anche in Libano e Giordania.

 

Come riportato da Renovatio 21, a gennaio era stato annesso ad Israele il villaggio della Siria meridionale di Hader, dove gli abitanti drusi avrebbero chiesto di essere incorporati nel Golan occupato dagli israeliani. Ad aprile erano partiti attacchi israeliani alla Siria in «difesa della minoranza locale»

 

Un gruppo religioso druso ha chiesto la fine degli scontri, ma ha anche esortato il governo a proteggere i suoi membri da quelle che ha definito «ghenge incontrollate». «Mentre proibiamo e condanniamo l’aggressione in tutte le sue forme, ci rifiutiamo allo stesso tempo di accettare la continuazione dell’ingiustizia o di rimanere in silenzio di fronte alle ripetute violazioni che colpiscono la nostra gente, le nostre strade e la nostra dignità», ha affermato domenica la leadership del gruppo in una dichiarazione sui social media.

 

La violenza a Sweida, cuore della comunità drusa, minaccia di esacerbare ulteriormente le tensioni religiose ed etniche derivanti dalla guerra civile, scrive il NYT.

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A marzo, più di 1.600 persone sono state uccise in scontri settari su larga scala nelle province costiere siriane. La maggior parte delle vittime erano membri della minoranza religiosa alawita, presi di mira per giorni da migliaia di combattenti affiliati al governo.

 

Ad aprile, più di 100 persone sono state uccise negli scontri settari tra le forze filogovernative e i combattenti drusi nei pressi di Damasco, la capitale.

 

Il Syrian Observatory for Human Rights ha affermato che le ultime violenze sono seguite a una serie di rapimenti con rapina tra gruppi tribali drusi e filogovernativi. In risposta, i membri delle comunità tribali hanno allestito un posto di blocco lungo una strada principale e hanno arrestato i combattenti drusi.

 

Suwayda 24, un altro gruppo di monitoraggio, ha dichiarato lunedì sui social media che i civili stavano tentando di fuggire dalla zona per mettersi in salvo.

 

Come riportato da Renovatio 21, caccia israeliani sono arrivati a bombardare obiettivi accanto al palazzo presidenziale siriano appena due mesi fa. Allora il ministro della Difesa Israel Katz e l’ufficio del premier Netanyahu avevano parlato di un attacco con droni come «operazione di avvertimento» contro un non troppo definito «gruppo estremista», che si è tentati di pensare sia nientemeno che il governo damasceno.

 

Israele lanciava attacchi aerei per «smilitarizzare» la Siria. Tuttavia un ex capo della Direzione dell’Intelligence israeliana aveva ammesso che «il caos in Siria è benefico per Israele».

 

Netanyahu a inizio anno aveva visitato il territorio israeliano occupato dalle forze dello Stato Ebraico. Il ministro della Difesa israeliano Israel Katz aveva annunciato che le Forze di Difesa Israeliane (IDF) dovevano istituire una «zona di difesa sterile» temporanea nella Siria meridionale per prevenire qualsiasi «minaccia terroristica» dopo la caduta del governo Assad.

 

Come riportato da Renovatio 21, mesi fa Israele aveva annunciato una presenza militare indefinita in Siria.

 

I rapporti diplomatici tra i due Paesi, tuttavia, sembravano distesi, con Israele a definire gli islamisti al potere a Damasco come «jihadisti educati». Solo due settimane fa si era ventilata l’ipotesi che la Siria di al-Jolani (che significa in arabo «l’uomo del Golan») poteva ritirare la richiesta di restituzione da parte di Israele delle alture del Golan.

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Stragi

Strage ad una festa di compleanno

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Sabato sera, a Stockton in California, un assalitore armato ha aperto il fuoco all’interno di una sala banchetti durante una festa di compleanno familiare, causando quattro morti e undici feriti. Secondo le autorità, si tratterebbe di un episodio «mirato». Lo ha riportato il San Francisco Chronicle.   Le forze dell’ordine hanno ricevuto le prime chiamate di allarme poco prima delle 18:00 ora locale, nei pressi del blocco 1900 di Lucile Avenue.   L’ufficio dello sceriffo della contea di San Joaquin ha confermato di aver raccolto segnalazioni di spari intorno alle 18:00 nel blocco 1900 di Lucile Avenue.   Il vicesindaco di Stockton, Jason Lee, ha commentato in un post sui social che una celebrazione per il compleanno di un minore si è trasformata in teatro di una sparatoria di massa, osservando che «una gelateria non dovrebbe mai diventare il posto dove le famiglie paventano per la propria incolumità».  

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Tuttavia, l’Associated Press ha precisato che l’episodio si è verificato in una sala per ricevimenti, con feriti e deceduti tra minori e maggiorenni. Lo sceriffo ha indicato che emergono segnali di un’aggressione «indirizzata».   L’entourage del governatore Gavin Newsom ha postato su X di aver «divulgato dettagli sul tragico sparo di Stockton».   Fox News ha annunciato domenica all’alba che il responsabile resta latitante, scatenando una vasta perlustrazione mentre le forze dell’ordine si adoperano per individuarlo.   Potrebbe trattarsi di un salto di qualità nel fenomeno delle stragi massive americane, dove gli obiettivi non sono più randomatici. Restiamo in attesa non solo di capire chi sia il colpevole, ma quali sostanze, illegali ma soprattutto legali, assumesse.  

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Catastrofi

Centinaia di dispersi e decine di morti nell’incendio dei grattacieli a Hong Kong

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Un bilancio delle vittime terribile sta aumentando dopo che un gruppo di grattacieli residenziali di Hong Kong è stato travolto da un incendio mercoledì: almeno 44 persone sono morte, ma circa 279 risultano ancora disperse in quello che è già il più mortale incendio di un edificio a Hong Kong degli ultimi 50 anni. Accuse di grave negligenza sono state rivolte a un’impresa edile che sta ristrutturando il mastodontico complesso, e le autorità hanno già arrestato tre uomini associati a tale impresa.

 

L’incendio nel complesso residenziale Wang Fuk Court, nel distretto di Tai Po, nella parte settentrionale di Hong Kong, è divampato mercoledì pomeriggio. La proprietà vanta otto torri di 32 piani, che ospitano circa 2.000 unità abitative e circa 4.800 residenti. Costruito negli anni Ottanta, gran parte del complesso era rivestito con impalcature di bambù e avvolto da reti, mentre erano in corso importanti lavori di ristrutturazione esterna.

 

Anche nel 2025, il bambù è comunemente utilizzato nei lavori edili di Hong Kong, con gli operai che utilizzano fascette per legare insieme i pali, erigendo reticoli di questo legno economico, a crescita rapida e robusto anche per progetti su larga scala. Il rischio è già stato riconosciuto: a marzo, infatti, le autorità per lo sviluppo di Hong Kong hanno emanato una direttiva che impone che almeno il 50% dei progetti edilizi governativi debba utilizzare invece impalcature metalliche, in quello che è stato visto come un passo importante per liberare definitivamente il settore dalla sua secolare dipendenza dal bambù.

 

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Si ritiene che l’incendio sia divampato proprio sulle impalcature e le autorità sospettano che vari materiali di ristrutturazione non conformi abbiano facilitato la propagazione straordinariamente rapida dell’incendio da un edificio all’altro. Anche le condizioni ventose hanno avuto un ruolo.

 

Più di 200 veicoli dei vigili del fuoco e altre 100 ambulanze sono state impiegate per domare l’incendio. In una situazione preoccupante, il complesso ospita moltissime persone anziane.

 

Il vicedirettore dei vigili del fuoco Derek Armstrong Chan ha descritto la sfida scoraggiante che i primi soccorritori devono affrontare: «Le macerie e le impalcature degli edifici colpiti stanno crollando. La temperatura all’interno degli edifici interessati è molto alta. È difficile per noi entrare nell’edificio e salire al piano superiore per svolgere le operazioni di spegnimento incendi e soccorso».

 

Mentre i vigili del fuoco affrontavano la sfida erculea di spegnere contemporaneamente diversi incendi in edifici alti, le autorità hanno rapidamente preso atto di osservazioni preoccupanti in tutto il complesso, con una torre risparmiata dalle fiamme che ha permesso loro di osservare attentamente i materiali e i metodi utilizzati dall’impresa edile nel progetto di ristrutturazione. Ad esempio, gli investigatori affermano di aver trovato polistirolo altamente infiammabile attaccato alle finestre di ogni piano vicino all’atrio degli ascensori dell’edificio non interessato.

 

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«Abbiamo motivo di credere che i responsabili dell’impresa edile siano stati gravemente negligenti», ha affermato Eileen Chung, un alto funzionario di polizia, e che tale negligenza «abbia portato a questo incidente, alla rapida propagazione dell’incendio e a vittime così gravi». La polizia ha arrestato tre uomini di età compresa tra 52 e 68 anni ; due sono dirigenti dell’impresa edile, mentre il terzo è un consulente ingegneristico assunto dall’azienda. Gli arresti sono stati effettuati mentre entrambi sono ufficialmente sospettati di omicidio colposo.

 

Giovedì mattina presto, con gli incendi sotto controllo dopo 18 ore di pericoloso lavoro dei vigili del fuoco, il fumo continuava a salire dagli edifici carbonizzati, con incendi ancora visibili in diversi punti. Diverse centinaia di persone sono state evacuate. Oltre ai morti e ai dispersi, almeno 62 sono rimasti feriti, molti dei quali hanno riportato ustioni e inalazione di fumo. Gli osservatori temono ciò che accadrà nei prossimi giorni e settimane a seguito delle ricerche dei resti carbonizzati delle torri.

 

Secondo una dichiarazione ufficiale del governo cinese, il presidente Xi Jinping ha «espresso le sue condoglianze» e «ha sollecitato sforzi straordinari per spegnere l’incendio e ridurre al minimo vittime e perdite».

 

Al di là della tragedia umana, il disastro è sicuramente un problema per Xi e il suo governo, che potrebbe reagire con altri arresti, una stretta sui materiali e le pratiche edilizie illegali e un’eliminazione accelerata delle onnipresenti impalcature di bambù di Hong Kong.

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Stragi

Avvocati israeliani preoccupati per l’accumulo di prove di crimini di guerra a Gaza

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Secondo l’Intelligence statunitense nel primo anno di conflitto, cinque ex funzionari americani hanno riferito all’agenzia Reuters che gli avvocati militari israeliani erano preoccupati per l’accumulo di prove che indicavano possibili crimini di guerra da parte del Paese a Gaza.   Una commissione ONU ha accusato Israele di atti equivalenti a genocidio, mentre il Paese è coinvolto in due procedimenti internazionali: uno presso la Corte Internazionale di Giustizia (CIG) e l’altro presso la Corte Penale Internazionale (CPI).   Secondo un servizio di Reuters pubblicato venerdì, lo stesso esercito israeliano nutriva dubbi «sulla legalità delle sue tattiche, in netto contrasto con la posizione pubblica di Israele a difesa delle sue azioni».   Ex funzionari dell’amministrazione dell’allora presidente USA Joe Biden, che hanno parlato in forma anonima, hanno descritto il materiale raccolto e diffuso dall’intelligence statunitense prima di un briefing al Congresso nel dicembre 2024 come uno dei «più sorprendenti condivisi con i massimi responsabili politici statunitensi durante la guerra».

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«C’erano preoccupazioni che Israele stesse intenzionalmente prendendo di mira civili e operatori umanitari», ha riferito Reuters, senza specificare quali incidenti avessero suscitato l’allarme.   I funzionari statunitensi temevano inoltre che l’elevato numero di vittime civili «potesse violare gli standard legali internazionali sui danni collaterali accettabili», ha aggiunto la pubblicazione.   Washington ha difeso pubblicamente Israele per tutta la durata della guerra, anche dopo che l’amministrazione Biden, in un rapporto del maggio 2024, aveva riconosciuto di avere «ragionevoli preoccupazioni» che Israele potesse aver violato il diritto internazionale umanitario. Una determinazione formale di crimini di guerra da parte di Israele avrebbe obbligato gli USA a interrompere i trasferimenti di armi e la cooperazione di intelligence.   Sotto la presidenza di Donald Trump, Washington ha avviato una campagna di pressione contro la CPI. Il sito di giornalismo di inchiesta The Intercept ha recentemente descritto un più ampio sforzo sostenuto dagli USA per sopprimere la documentazione sui presunti crimini di guerra israeliani, notando che centinaia di video correlati sono stati rimossi da YouTube.   Come riportato da Renovatio 21, esisterebbe un accordo segreto tra lo Stato Ebraico Google e Amazon che infrange i propri vincoli contrattuali previsti dall’accordo cloud del 2021 con lo Stato Ebraico. Il contratto includerebbe inoltre un «meccanismo di allerta» che impone alle società di informare segretamente lo Stato degli ebrei ogni qualvolta uno Stato o un tribunale estero richieda i dati israeliani memorizzati in cloud.   Il mese scorso, il massimo funzionario legale delle Forze di Difesa Israeliane, il maggiore generale Yifat Tomer-Yerushalmi, ha ammesso di aver fatto trapelare un filmato che mostrava soldati abusare analmente di un detenuto palestinese e si è dimessa a causa delle pressioni per fermare le indagini sull’incidente. Lo stesso premier Beniamino Netanyahu ha dichiarato che il video rappresenta «il più grave attacco di pubbliche relazioni» mai subito dallo Stato di Israele.   Negli scorsi giorni i soldati israeliani accusati di stupro rettale hanno rilasciato un video dove mascherati annunziano che «vinceranno».  

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Immagine di Jaber Jehad Badwan via Wikimedia pubblicata su licenza Creative Commons Attribution-Share Alike 4.0 International
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