Pensiero
L’Occidente serial killer e i ragazzi ammazzati
Guardategli gli occhi. Portano altrove. L’Altrove che fa così tanta paura all’Occidente adoratore del nulla.
Ne muoiono a mazzi, di ragazzi con quegli occhi, sul fronte di guerra. Restano nell’anonimato della storia e nel cuore delle loro mamme, dilaniato con loro ma condannato a rimanere in vita a vivere il dolore più grande.
Muoiono a mazzi non perché si odiano al punto di ammazzarsi tra conterranei e consanguinei, ma perché qualcuno dall’altra parte del mondo sta seduto alla consolle a muovere le icone di un videogioco assassino.
E ride, e si diverte, e tira il guinzaglio dei chihuahua europoidi, che sbavano e saltellano a comando, ormai immedesimati nel ruolo di servi senza speranza di riscatto.
Giova ricordare, ex multis, le parole del democraticissimo senatore yankee Graham: «Mi piace il percorso che stiamo percorrendo. Con armi e denaro americani, l’Ucraina combatterà la Russia fino all’ultimo ucraino»: dove, distillato in un rigo, viene sbattuto in faccia al mondo intero il pornografico disprezzo per la vita e per la morte (quelle altrui, ovviamente, localizzate a distanza di sicurezza).
Ma a quell’Occidente disperato non bastano le cataste di cadaveri senza nome. Gli occorre il sangue dei simboli.
Vladlen Tatarsky è saltato in aria come Darja Platonova. Lei a Mosca, lui a San Pietroburgo. Qualche mese di mezzo, stessa modalità, stesso movente, stesso obiettivo.
Erano entrambi influencer, come si dice nell’orrendo gergo dell’era virtuale (noi qui abbiamo i Ferragnez, a ciascuno il suo) e combattevano per la patria con le armi delle idee. Erano giovani, belli, seguìti, stimati. Esempi pericolosi, spine nel fianco per il corpaccione esangue, decrepito e morente dell’avversario, che i giovani semplicemente non li vuole più; a meno che non siano vuoti, deturpati e fieri di esserlo.
Gli adepti del regime di Kiev – fanatici coltivati e fomentati da fanatici – esultano. La propaganda mediatica nostrana, come sempre, dà il meglio di sé. Repubblica ha il coraggio di definire la povera vittima un «ladro ucraino diventato blogger per conto di Mosca». Vladlen era originario del Donbass e aveva fatto il reporter di guerra per documentare la realtà di un conflitto raccontato a rovescio da copiatori e ricamatori delle agenzie di stampa allineate al verbo, per i quali ormai vale tutto e, anzi, ogni bugia è una medaglia.
Allo stesso modo, senza vergogna, rimbalza la solita barzelletta del regolamento di conti interno, tra russi e russi: che si fanno esplodere da soli gasdotti e ponti, automobili e bar, come no, per endemico, irrefrenabile masochismo.
Invece. Invece la verità è autoevidente e impossibile da nascondere. Vladlen è la seconda tacca lasciata sul campo di battaglia dal serial killer occidentale, i cui delitti seguono un preciso rituale bellico-esoterico. Il segno della sua uccisione è lo stesso segno di Darja, ed è quello del terrore: se uno pensa, parla, crede, vive, non deve sentirsi al sicuro nemmeno dentro casa propria. Specie se è nel fiore degli anni.
Del resto, la guerra dei predoni del mondo, monopolisti della democrazia, non conosce codice d’onore: è una guerra nichilista e disintegrante, giocata tutta e solo sull’imbroglio e sul compiacimento della devastazione. Al punto, ricordiamo anche questo, da contemplare il tradimento preordinato degli stessi accordi internazionali, sottoscritti con riserva mentale, come è avvenuto a Minsk per espressa confessione del traditore.
È una guerra non solo fisica e geopolitica, ma biologica e spirituale, una guerra tra il nulla e la civiltà, tra il nulla e il senso di tutto. Il suo epicentro, oggi, è il vecchio continente in avanzato stato di decomposizione.
Del resto, la chiave per leggere le infami imboscate dell’omicida collettivo ci è offerta in diretta, in questo tempo di Quaresima, con le immagini della Lavra delle grotte di Kiev dove prende corpo l’odio irrefrenabile – che si traduce in incontenibile violenza – dei senza Dio verso gli uomini oranti. È un odio irrazionale, fuori controllo, che sgorga dalle viscere del male e si manifesta allo stato puro contro i più radicati e vitali simboli del sacro.
È la sete di vendetta a tenere in piedi l’Occidente terminale, che non ha nemmeno più le risorse per capire come presso altri lidi anche la sofferenza, persino la morte, abbia il suo perché. Possa cioè essere fertile.
«Guardare certi morti è umiliante» scriveva Pavese ne La casa in collina. «Si ha l’impressione che lo stesso destino che ha messo a terra quei corpi, tenga noialtri inchiodati a vederli, a riempircene gli occhi. «Per questo ogni guerra è una guerra civile: ogni caduto somiglia a chi resta, e gliene chiede ragione».
Ecco. Il cadavere di Vladlen, come quello della sua amica Darja, chiede ragione a chi resta. A noi.
Questa conta di ragazzi ammazzati nella primavera della vita è la prova più oscena dell’invidia di un Occidente già morto di morte autoinflitta. Dimentico che dopo la passione c’è anche la Pasqua.
Elisabetta Frezza
Gender
Messaggi dal futuro trans-Conclave. Neanche tanto subliminali
Questo articolo contiene spoiler, cioè rivelazioni di colpi di scena nella trama, sia di film che di quello che – viene da pensare – potrebbe essere il Conclave del futuro. Secondo quanto sta filtrando in questi giorni, chi unisce i puntini non può evitare di pensare che il Conclave del futuro assomiglierà ad un filmetto fantascientifico, che infatti già sta mandando a noi indietro nel tempo messaggi precisi, non esattamente sottili.
Realtà e finzione: partiamo da quest’ultima.
Abbiamo visto come, negli ultimi anni, Hollywood abbia confezionato prodotti che interessavano la narrativa globale della chiesa attuale. I due papi (2019), distribuito da Netflix, pareva fatto apposta per normalizzare l’aberrazione del papato bicefalo: come un aiutino per evitare che la gente si chiedesse «perché ho due papi» (che, di fatto, è il titolo di un libro gender per bambini di qualche anno fa). Una domanda che hanno smesso di porsi, tipo subito, anche vaticanisti, giornalisti d’inchiesta, etc. Noi siamo rimasti col dubbio: nessuno ci ha spiegato bene come sono andate le cose (beh, su Renovatio 21 abbiamo parlato di quelle strane anticipazioni cinesi…), al punto che abbiamo brancolato nel buio come quasi quanto, si parva licet, la sostituzione del premier da Letta a Renzi (se qualcuno sa perché, o conserva un articolo di giornale che lo spieghi, ci scriva in privato).
Qualcuno ha detto che anche il film L’uomo venuto da Kremlino (1968) di fatto preparava l’avvento di un papa dall’Est comunista, come avvenuto una decade dopo con l’elezione di Karol Wojtyla. Di nostro pensiamo che pure la serie The Young Pope, realizzata dalla rete specializzate in zozzerie HBO, avesse un suo messaggio extracinematografico latente – abbiamo pensato che servisse a preparare l’idea di un papa ateo – tuttavia il realizzatore napoletano si è perso quasi subito nel compiacimento di filmare paramenti sgargianti, suore che si denudano e manierismi autoerotici.
Oggi, quando comincia a tirare una certa aria da fine di Regno del papa in carrozzella, si prepara un’altra mossa cine-cattolica interessante.
È di prossima uscita una grande pellicola hollywoodiana che si chiama, con semplicità, Conclave. C’è un cast di stelle assolute: il premio Oscar Ralph Fiennes, il bravissimo Stanley Tucci (che, qualsiasi cosa faccia, si lascia guardare davvero), il grandissimo, sottovalutato, John Lithgow, Sergio Castellitto, tutti ad interpretare i cardinali di Santa Romana Chiesa nel momento della sede vacante.
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La base è l’omonimo romanzo del 2016 di Robert Harris, scrittore di romanzi storici molto popolari ed apprezzati, e uomo che ogni tanto lancia qualche raggio interessante: ci riferiamo, soprattutto, a Ghost Writer, di cui Renovatio 21 ha parlato altre volte, in pratica la rivelazione che il premier britannico Tony Blair, tramite la moglie Cherie, sarebbe stato utilizzato come una marionetta dallo Stato Profondo americano. Roman Polanski ne fece un film che ancora oggi stupisce per la brutalità dei suoi riferimenti al mondo reale.
E quindi, che questo Conclave contenga qualche segreto su cui vale la pena di mettere la testa?
L’intreccio di per sé non è inaudito: ecco la battaglia di voti e di complotti per l’elezioni di un nuovo papa, con la fazione progressista guidata dal cardinale Aldo Bellini (Stanley Tucci), segretario di Stato ed ex arcivescovo di Milano, contro il cardinale Goffredo Tedesco (Castellitto), patriarca di Venezia definito come «tradizionalista» convinto, leader di tutta l’ala conservatrice, intento primariamente ad ammassare 40 voti necessari a bloccare i candidati modernisti.
SPOILER: Tra i due litiganti, la spunterà un terzo, il filippino Vincent Benitez, arcivescovo di Baghdad, nominato dal papa morente come cardinale in pectore poco prima di morire. Un prelato le cui opere pie sono leggenda: ha creato rifugi per donne e bambini vittime di abusi nelle Filippine e in Congo.
Quando il collegio è informato di attacchi islamisti contro le istituzioni cattoliche, il patriarca veneziano, il conservatore cardinale Tedesco tiene un discorso che indica la necessità di una rappresaglia, mentre il cardinale Benitez dice che mai si può opporre violenza a violenza.
Passando direttamente al voto, il cardinale Benitez viene eletto papa con 92 preferenze, due terzi della maggioranza richiesta. Il nuovo papa prende il nome di Innocenzo XIV.
È a questo punto che il protagonista, il decano del collegio cardinalizio Thomas Lawrence interpretato da Ralph Fiennes (nel libro era invece il vescovo di Ostia Jacopo Baldassare Lomeli) riceve una notizia sconvolgente, il coup de theatre, tanto significativo per il film e per la realtà dell’ora presente. SPOILER Benitez aveva prenotato e poi disdetto mesi prima un appuntamento in una clinica di cambio di sesso a Ginevra.
Il nuovo papa rivela quindi di essere nato intersexual «intersessuale»: una volta si diceva «ermafrodita», ma ora si dice così, ed è quella «I» che talvolta vedete apparire nel sempre cangiante acronimo arcobalenato: LGBTQI. Il papa dice di essere stato cresciuto dai genitori come maschio, e di non aver sospettato mai nulla perché non ha mai avuto contezza dell’anatomia maschile sino a che in Iraq non era stato ferito, con il medico che gli ha detto quale fosse la sua condizione genetica.
Il nuovo papa racconta che il papa morto aveva rifiutato la sua lettera di dimissioni addirittura promuovendolo, creandolo cardinale in pectore. Il decano del collegio, appreso il segreto, decide di coprire tutto, confidando nel disegno di Dio, ma al contempo ammette la bomba ad orologeria: la verità inevitabilmente verrà a galla quando, dopo la sua morte, vi potrebbe essere un’analisi medica sul corpo del papa…
Insomma, per farla breve: ecco il papa transessuale.
Se credete sia uno stretch di immaginazione troppo grande, vi sbagliate: il messaggio qui è chiarissimo, e lo strumento di persuasione pure. Non abbiamo qui un papa travestito, ma la forma resa accettabile dalla Finestra di Overton: è un ermafrodita, che colpa ne ha, anzi lo ha voluto così Dio. Born this way, nato così, cantava Lady Gaga a Roma davanti ad una folla di gay estasiati al concerto spinto dagli USA in faccia agli ultimi tempi del Vaticano ratzingheriano.
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Bisogna ammettere che il disegno è più complesso del previsto: ma quale «frociaggine», ma quale Fiducia Supplicans – la vera rivoluzione sessuale in Vaticano la stanno facendo passando direttamente per il transessualismo, la regione più ostica di tutto l’impero arcobaleno.
Quante volte questo sito ne ha parlato? Tante. Talmente tante che un grande giornale americano, ad un certo punto, ci ha chiesto un commento sul tema: papa Francesco e i transessuali. Gli episodi sono pressoché senza sosta. Transessuali di Ostia a pranzo dal papa (con tanto di filmino delle agenzie di stampa internazionale). Transessuali in udienza (già dai primi anni di pontificato). Transessuali a cui l’elemosiniere del papa fa la carità (Krajewski, sempre lui). Transessuali fatti vaccinare in Vaticano (sì, eccezionale). Transessuali dichiarati idonei a fare i padrini (madrini) alle cresime (primo colpetto sparato da Tucho Fernandez). Transessuali detti come da «integrare nella società» (lettera di Bergoglio a Suor Gramick, pochi mesi fa).
L’ultima solo pochi giorni fa, gruppo attivista omotransessualista viene incontrato privatamente dal papa, che viene esortato ad accettare i «cambi di sesso». L’incontro è stato segnalato, fotografato, pubblicato. Il messaggio non è subliminale: è bello chiaro, direi.
Cosa c’è dietro questa strategia? Qualcuno potrebbe dire: forse il Vaticano modernista crede che l’omosessualità – che affligge programmaticamente una gigantesca parte della gerarchia e del clero tutto – sarà più facilmente sdoganabile attraverso i transessuali, che sono fatti così, irreversibilmente, da Dio o dal chirurgo, e quindi almeno in apparenza rispettano la dicotomia tipica della società umana.
Magari la Santa Sede ha il modello dell’Iran: inferno per i gay e paradiso per i transessuali, le cui operazioni di cambio di sesso in terra sciita sono fiorenti, grazie ad una fatwa dell’ayatollah Khomeini del 1987, dove si dichiarava che non vi erano restrizioni religiose al cambio di sesso.
Quindi: i preti vogliono arrivare alla chiesa arcobalenata, dove potranno fare open air quello che ora fanno di nascosto in seminari, monasteri e stanze del Sacro Palazzo (ma poi perché? Si rendono conto che perderanno completamente il piacere di farlo, in segreto, contro la morale verso cui giurano, oltre che contro natura?) e per farlo passano per i «casi umani», le «eccezioni scientifiche», che come sappiamo abbondano nelle prime due fasi di Overton, una volta avviato il processo.
È così? O forse c’è qualcosa di più oscuro?
Qui finiamo in un girone diverso, con film differenti. C’è un cult-movie di una vita fa, La casa dalle finestre che ridono (1976), un «horror padano» che aveva come rivelazione finale (SPOILER) il fatto che l’assassino seriale era il prete, e che per di più esso… era in realtà una donna. Il climax è di fatto identico a quello di Conclave: con la differenza che allora esprimeva orrore assoluto, mentre ora invece è un segno positivo, quasi divino.
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Ricordo come, un quarto di secolo fa, a Milano andai alla presentazione della versione in DVD (allora esistevano) della Casa dalle finestre che ridono: il regista Pupi Avati raccontava come l’idea gli fosse venuta da storie che sentiva da piccolo, raccontate dagli adulti per terrorizzare i bambini: guarda che se non ti comporti bene arriva il prete-donna. Avati aveva aggiunto anche vi era una leggenda, nell’Emilia di una volta, che diceva che alla morte di un sacerdote si scoprì che non era un uomo – proprio come nel futuro immaginato dal cardinale che decide di insabbiare l’ermafroditismo del nuovo papa di Conclave.
L’orrore si appresta a divenire accettato, a divenire realtà?
Dobbiamo ricordare che, come sempre nelle cose di Chiesa, non si tratta di una novità – neanche quando si parla di transessualismo teologico e di altri mostri.
Nell’aprile 1979, sulla rivista Seminari e teologia, apparve l’articolo di una suora che parlava di «stranissima anomalia» e di «madornale equivoco» nella teologia trinitaria cattolica: lo Spirito Santo è in verità una Spirita santa. Già Romano Amerio commentava che non si può in alcun modo «trovare nuova la stravaganza della Spirita Santa. Essa trovasi notata già in Agobardo e d’altronde gli eretici nominati Osceni facevano femmina la terza persona e la adoravano incarnata nella Guglielmina Boema» (Iota Unum, Fede&Cultura, Verona 2009; p.184).
Già, Guglielmina la Boema, guaritrice-strega del XIII secolo il cui culto fu condannato da Bonifacio VIII. Una biografia tedesca la chiama, appunto, Die Päpstin von Mailand, la Papessa di Milano. Se al lettore è suonato un campanello, diciamo che sì, è esattamente lei: quella presso la cui tomba, all’Abbazia di Chiaravalle, si volle far seppellire Raffaele Mattioli, signore del sistema bancario italiano, i cui rapporti con i poteri occulti nazionali non sono chiarissimi, che avrebbe fatto parte del tavoli di spartizione dell’Italia ad una fantomatica cena con De Gasperi e Togliatti: al PCI la cultura e due regioni, alla DC il potere politico, e le banche invece andavano alla…
Parliamo di una papessa vera, come quella che appare nelle carte dei tarocchi. E che forse ha, ancora oggi degli estimatori.
Già molto era emerso una diecina anni fa, quando sui giornali prese a girare l’ipotesi che il nuovo papa fresco di nomina, già apertamente rivoluzionario (ricordate le telefonate a gente a caso? Ricordate il «chi sono io per giudicare» in replica alla domanda sul monsignore che dava scandalo?) poteva volendo eleggere a cardinale una donna. Cardinala. Cardinalessa. Cardinal*.
Il sommovimento fu tale che anche il canale TV La7, che apparecchia furbamente palinsesti in tempo reale sperando di incidere sulla realtà del Paese, in quei giorni mandò in onda Die Päpstin (2009), un oscuro film tedesco sulla mitologica donna-Papa dove la Chiesa è dipinta come un postribolo di machisti lussoriosi e violenti, uomini insensibili all’amore e alla bellezza, del quale invece sono ovviamente esperte le donne, che – ça va sans dire – sono più adatte a guidare la Chiesa.
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Vedete: è una vecchia storia, è solo una piccola, innocente tradizione gnostica che può essere riattivata a piacimento.
Ora, il lettore è informato del fatto che Francesco ha appena ordinato 21 nuovi cardinali. Sono il larga parte sostenitori della Fiducia Supplicans, il documento sulle benedizioni gay che, viene da pensare, con probabilità era solo una trappoletta per i vescovi di tutta la Terra, una cartina tornasole per capire chi è dentro e chi è fuori: di fatto, gli africani, oppostisi in blocco, sono praticamente assenti dalle nuove nomine.
Quindi, su quello che può succedere, possiamo avere una mezza idea. O forse no: la realtà, lo abbiamo veduto tante volte, supera la finzione, mentre i segni apocalittici abbondano senza pudore.
Il papa-donna è dietro l’angolo. Il papato definitivamente omotrasessualizzato pure.
Segni più mostruosi della fine dei tempi, ne abbiamo? No, perché a questo punto, davvero, stanno spoilerando alla stragrande.
Roberto Dal Bosco
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Pensiero
Elon Musk dice a Tucker Carlson che gli attivisti woke stanno conducendo una «guerra santa»
Elon Musk says that the woke mind virus has taken the place of religion.
True. Under Communism atheism was the state religion and woke is just another form of it.pic.twitter.com/cyjMZh34Pi — PeterSweden (@PeterSweden7) October 8, 2024
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«L’ateismo ha lasciato uno spazio vuoto / La religione secolare ha preso il suo posto / ha lasciato le persone nella disperazione / Un edonismo senza figli e senza preoccupazioni / Forse la religione non è poi così male / Per impedirti di essere triste».Atheism left an empty space Secular religion took its place
But left the people in despair Childless hedonism sans care Maybe religion’s not so bad To keep you from being sad — Elon Musk (@elonmusk) September 18, 2024
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Pensiero
«L’inganno di Medjugorje». E. Michael Jones racconta
L’intervista riguardo a Medjugorje di Renovatio 21 allo studioso cattolico E. Michael Jones ha causato varie reazioni, anche piuttosto scomposte. Tuttavia, si trattava solo di un piccolo assaggio degli argomenti che il professore americano dispone sul fenomeno delle apparizioni in Erzegovina, che segue dal lontano 1988.
Jones ha raccolto tantissimo materiale in un libro inedito in Italia, The Medjugorje Deception: Queen of Peace, Ethnic Cleansing, Ruined Lives, («L’inganno di Medjugorje: Regina della pace, pulizia etnica, vite rovinate»). Il libro, un tempo liberamente ordinabile su Amazon, è sparito dai cataloghi della libreria online ancora anni fa, così come gli altri testi dell’autore, che nonostante i numerosi saggi prodotti, con tomi anche da migliaia di pagine, a questo punto parrebbe non essere mai esistito – cancellato, rimosso in una damnatio memoriae dell’era di internet prima di tanti altri. I tentativi di chi scrive acquistare il libro anche presso altre librerie online si sono rivelati infruttuosi, ed ora i libri in lingua inglese di Jones sembrano essere stati fatti sparire anche dal sito di IBS-Feltrinelli.
Alla luce del bizzarro Nihil obstat vaticano al culto apparizionista balcanico era inevitabile che la rilevanza del lavoro dello scrittore ed editore americano su Medjugorje tornasse a farsi sentire.
Renovatio 21 ha avuto modo di leggere in anteprima il nuovo saggio che Jones ha preparato su Medjugorje e il nuovo documento firmato dal cardinale Victor Emanuel Fernandez. Il testo sarà pubblicato in inglese nella prossima edizione di Culture Wars, la rivista diretta da decenni dallo studioso dell’Indiana.
Come sempre leggendo i suoi testi, si è travolti dalla mole di ricerca, la densità dell’informazione, oltre che dallo stile letterario preciso. Al contempo, si può venire presi di sorpresa da alcune dichiarazioni, sino a restare increduli, o sconvolti, o mortificati.
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L’allusione ad un presunto giro di riciclaggio di danaro operato da italiani ci coglie di sorpresa, perché, quantomeno a livello di chi organizza i viaggi, abbiamo personalmente conosciuto solo persone belle ed integerrime – non lo stesso forse si può dire per alcune figure innestatesi direttamente dentro il territorio. Jones tuttavia sostiene di avere per questa vaga informazione una buona fonte nella politica bosniaca connessa, secondo quanto riportato, ad un vescovo emerito locale. Non sappiamo cosa pensare, presentiamo semplicemente le parole scritte da Jones al lettore, aspettando le testimonianze in un senso o nell’altro da parte dei lettori.
Riguardo la presenza di attività preternaturale in loco – cioè, di azione da parte dei diavoli – le voci abbondano, ma sono in genere rubricate come una conseguenza della presenza del Bene, che attirerebbe intorno a sé l’opera del Maligno.
Il contesto storico e geopolitico in cui l’autore inquadra le presunte apparizioni della Gospa – i lunghi anni della mostruosa guerra civile jugoslava, con le sue stragi belluine e dietro gli interessi internazionali di NATO e altri soggetti – mai sono stati discussi davvero da chi si occupa delle apparizioni, nonostante si tratti di una questione macroscopica davvero.
Per molti lettori, fedeli o meno, vi sarà molto da riflettere, e ancora di più – se se ne ha il coraggio – da discutere. Renovatio 21 chiede a tutti solo di mantenere toni degni della civiltà cristiana. L’eventuale mancanza già è di per sé un segnale forte nella comprensione del quadro generale.
Di seguito riportiamo in anteprima ampi stralci dell’articolo di prossima uscita del professor Jones.
Giovedì 20 settembre il Vaticano ha rilasciato una dichiarazione su Medjugorje. L’USCCB [la Conferenza Episcopale USA, ndt] ha fornito una buona sintesi della natura contraddittoria della dichiarazione contenuta nel titolo dell’articolo apparso in Our Sunday Visitor quando scrive: «il Vaticano vede il valore spirituale di Medjugorje, non lo giudica soprannaturale».
I cattolici, l’articolo continuava, «possono beneficiare spiritualmente dei messaggi e delle pratiche spirituali legate alle presunte apparizioni di Maria a Medjugorje, in Bosnia-Erzegovina, ha affermato il Dicastero vaticano per la Dottrina della Fede (DDF). «Ciò non implica una dichiarazione del carattere soprannaturale del fenomeno», né significa che le decine di migliaia di presunti messaggi di Maria pubblicati dai presunti “veggenti” siano autentici, afferma il dicastero in una nota diffusa oggi. Con l’approvazione di Papa Francesco, il dicastero ha però riconosciuto «i frutti abbondanti e diffusi, così belli e positivi», legati alla devozione a Maria, Regina della Pace, e ai pellegrinaggi a Medjugorje».
Il documento vaticano spiega poi che «è importante chiarire sin dall’inizio che le conclusioni di questa Nota non implicano un giudizio circa la vita morale dei presunti veggenti» (1). A meno che il Vaticano non abbia revocato i Dieci Comandamenti quando non stavo prestando attenzione, l’ottavo comandamento vieta di mentire. In altre parole, è impossibile giungere ad una conclusione sui presunti messaggi di Medjugorje senza che il Dicastero si pronunci sulla vita morale dei presunti veggenti. Partendo con il piede sbagliato, il Dicastero insiste su una rigorosa compartimentazione che separa il bene dal vero, il che può solo portare a ulteriore confusione.
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Questo ci porta al problema fondamentale con il documento. La Chiesa cattolica può pronunciarsi infallibilmente sulla fede o sulla morale, ma non ha tale carisma quando si tratta della valutazione delle rivelazioni private, che devono essere giudicate secondo i normali criteri con cui gli uomini discernono la verità, nel senso di come lo farebbe un tribunale o un giornalista investigativo nella determinazione della verità.
Non solo questo documento non lo fa, ma afferma ripetutamente che la verità delle circostanze relative alle presunte apparizioni non ha nulla a che fare con l’accertamento della loro validità. Il dicastero ha ripetutamente affermato che la questione se i veggenti mentissero era irrilevante e si è lanciato quasi immediatamente nell’esame dei presunti messaggi della Madonna.
Apetta un minuto! Come facciamo a sapere che questi messaggi sono autentici, se non possiamo esprimere un giudizio «sulla vita morale dei presunti veggenti»? Se non possiamo esprimere giudizi, come possiamo sapere se mentono o no?
Il DDF poi aggrava la sua affermazione affermando che: «i doni carismatici (gratiae gratis datae) – che possano essere collegati ad essa – non esigono necessariamente la perfezione morale delle persone coinvolte per poter agire». Innanzitutto, se la «perfezione morale» fosse il primo criterio, la trasmissione di rivelazioni private sarebbe impossibile perché nessuno tranne il nostro Padre celeste è perfetto.
Ma in secondo luogo, il DDF non propone qui un argomento circolare? Perché danno per scontato che i «doni carismatici» siano presenti in primo luogo quando non sono disposti ad assicurarci che i veggenti non mentono? Mons. Pavao Zanic, il primo vescovo di Mostar-Duvno ad interrogare i presunti veggenti, ha concluso dalle loro bugie e contraddizioni che avevano messo delle parole nella bocca della Madonna.
Dopo averci detto che non possono garantire sull’onestà dei veggenti, il documento mina ulteriormente la nostra fede nelle presunte apparizioni ammettendo che «certi messaggi – secondo l’opinione di alcuni – presenterebbero delle contraddizioni o sarebbero legati a desideri o interessi dei presunti veggenti o di altre persone».
Alcuni? Possiamo essere più specifici qui? Il DDF si riferisce forse ai vescovi Zanic e Peric, autorità legittimata nella valutazione delle rivelazioni private nella diocesi di Mostar-Duvno? Entrambi hanno ripetutamente sorpreso i veggenti a diffondere bugie e assurdità.
Dopo aver escluso da ogni menzione nel loro documento i due vescovi che avevano il potere di esaminare la questione, il DDF ammette poi che «non si può escludere che ciò possa essere successo nel caso di alcuni pochi messaggi».
Alcuni pochi messaggi? Quanti sono pochi? Considerato che la presunta Gospa ha parlato per anni accumulando oltre 50.000 messaggi, si potrebbe parlare di centinaia se non migliaia di messaggi dubbi, che, come ammette poi il Dicastero «a volte appaiono connessi ad esperienze umane confuse, ad espressioni imprecise dal punto di vista teologico o ad interessi non del tutto legittimi».
Questo agnosticismo morale è completamente nuovo. Uno dei criteri principali stabiliti da Papa Benedetto XIV per la valutazione delle rivelazioni private è la veridicità del veggente. Se il veggente viene sorpreso a mentire, l’apparizione viene screditata. Punto.
Questo è proprio quello che è successo quando mons. Pavao Zanic ha interrogato i veggenti poco dopo l’inizio delle apparizioni. Ben disposto all’inizio, mons. Zanic cambiò idea dopo aver sorpreso i veggenti in una contraddizione dopo l’altra.
I primi messaggi della Gospa sul fazzoletto insanguinato che avrebbe portato alla fine del mondo se fosse stato gettato nel fiume Nredva o in qualche altro specchio d’acqua furono semplicemente lasciati cadere nel buco della memoria e sostituiti da messaggi disinfettati dai frati francescani con dottorati in teologia, che è stato raccolto in un libro, che il cardinale Fernandez ha spesso brandito durante la sua conferenza stampa come per sostenere la sua causa. Quel libro è divenutol’unica base della dichiarazione del Vaticano.
(…)
Il Dicastero prosegue poi lodando i «frutti positivi» che «si rivelano soprattutto come la promozione di una sana pratica di vita di fede, d’accordo con quanto presente nella tradizione della Chiesa», inducendo a chiedersi se ci siano stati «frutti negativi».
(…)
Non dovrebbe sorprendere che Medjugorje sia infestata dai demoni, cosa che ho constatato parlando con padre Philip Pavic, che ha perso la fede nella veridicità delle apparizioni dopo aver trascorso ore in confessionale ascoltando storie di pellegrini strangolati dai loro rosari e strani fenomeni atmosferici nella stanza delle apparizioni.
Ho anche ricevuto una chiamata da un Unitario di Boston che è rimasto sbalordito nel vedere una donna nuda attraversare la porta aperta della sua stanza e poi attraversare la parete opposta. Quando mi chiese di spiegare cosa fosse successo, pensai che probabilmente non si trattava della Madonna, che generalmente indossa abiti quando appare nelle visioni ai veggenti. Allora gli spiegai che ciò che vedeva era un demone che aveva assunto forma umana per qualche scopo nefasto.
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Sei anni dopo l’inizio delle apparizioni, mons. Zanic ne ebbe abbastanza. Il 25 giugno 1987 mons. Zanic è arrivato nella parrocchia di San Giacomo a Medjugorje per fare le cresime ma anche per esprimere le sue ultime sensazioni riguardo alle apparizioni nel giorno del loro sesto anniversario. «Coloro che mettono le parole nella bocca della Madonna», ha detto senza mezzi termini, «meritano il posto più basso all’inferno».
Quanto al segno miracoloso, che secondo Marinko Ivankovic sarebbe apparso entro il 13 agosto 1986, finalmente è arrivato, ha annunciato il vescovo. «È il tuo silenzio», ha detto alla folla intimidita nella chiesa riferendosi alla Madonna, «Tu non sei qui».
«Io, Vescovo di Mostar, davanti alla moltitudine dei tuoi ammiratori sparsi nel mondo, scopro e accetto il tuo grande segno, divenuto certo e chiaro dopo questi sei anni. È il tuo SILENZIO… Ti ringrazio mia signora per il tuo silenzio lungo sei anni. È così che ci dimostri se hai davvero parlato qui, se sei apparso, se hai diffuso messaggi… Vergine Santa, Madre di Cristo e Madre nostra, intervieni per la pace in questa inquieta diocesi di Mostar. Soprattutto intervieni per questo luogo, questa parrocchia dove tante volte il tuo nome è stato usato in discorsi non tuoi. Possa tu fermare la fabbricazione dei tuoi messaggi. Accogli, Vergine Santa, come soddisfazione le preghiere sincere delle anime devote che si tengono lontane dal fanatismo e dalla disobbedienza alla Chiesa» (2).
L’ossessiva insistenza del Dicastero sui «frutti positivi» inizia a suonare vuota alla fine del documento. Come avrebbe potuto dire Shakespeare, il Dicastero protesta troppo, soprattutto quando ci dice che Medjugorje è «percepito come uno spazio di grande pace, raccoglimento e pietà sincera, profonda e facilmente condivisibile».
A questo punto il Dicastero avrebbe dovuto condividere il messaggio con cui Marija Pavlovic ha detto al mondo che la prova dell’autenticità dei messaggi di Nostra Signora Regina della Pace era che la Jugoslavia viveva in pace, finché, sfortunatamente, la Jugoslavia è precipitata in una sanguinosa guerra civile finanziata in parte da parte croata con il denaro che i creduloni «pellegrini» avevano lasciato a Medjugorje. A quel punto, il messaggio della Gospa di Pavlovic è finito nel vuoto di memoria di Medjugorje, uno dei più grandi esistenti.
Nelle sue effusioni sulla pace e sui frutti positivi, il Dicastero avrebbe potuto menzionare l’assedio di Sarajevo o il bombardamento di Dubrovnik, o le presunte atrocità di Rajak con cui la NATO ha giustificato l’attacco alla Serbia, ma non lo ha fatto, minando ulteriormente la credibilità di il proprio documento. Per perpetuare il mito della «Regina della Pace», il Dicastero ha dovuto ignorare tutte queste verità scomode e dissociarle dai veggenti.
In un passaggio notevole, il Dicastero scrive che «frutti positivi legati a questa esperienza spirituale che, nel frattempo, si sono separati dall’esperienza dei presunti veggenti, i quali non sono più da percepire come mediatori centrali del “fenomeno Medjugorje”, in mezzo al quale lo Spirito Santo opera tante cose belle e positive».
E la pulizia etnica? (…) E il bombardamento della biblioteca del monastero francescano a Dubrovnik? E il tentativo sponsorizzato dalla NATO di trasformare la Serbia in una provincia del Kosovo?
Il Dicastero conclude il suo comunicato con una sezione dedicata ai «Necessari chiarimenti» che mette in dubbio la loro allegra affermazione secondo cui «l’insieme dei messaggi possiede un grande valore ed esprime con parole differenti i costanti insegnamenti del Vangelo», anche dopo essere costretti ad ammettere che «alcuni pochi messaggi si allontanano da questi contenuti così positivi ed edificanti e sembra persino che arrivino a contraddirli». Ma non prestare attenzione a questi messaggi, anche se «mettono in ombra la bellezza dell’insieme».
Il documento poi si mette decisamente sulla difensiva quando fa riferimento a «gruppi minoritari» che vogliono «distorcere la preziosa proposta di quest’esperienza spirituale, soprattutto se si leggono parzialmente i messaggi».
Chi sono questi piccoli gruppi senza nome? Il Dicastero si riferisce forse alla Conferenza episcopale jugoslava, che nel 1991 proclamò che non c’era nulla di soprannaturale in Medjugorje, confermando la posizione di mons. Zanic? Il Dicastero si riferisce a Fidelity Press, editrice de L’inganno di Medjugorje?
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Dimenticate i «gruppi minoritari». Una domanda migliore è: dobbiamo prendere sul serio o no gli avvertimenti del Dicastero sugli errori presenti nei messaggi? Perché il Dicastero giustifica costantemente gli errori teologici della Gospa? A che punto l’insistenza sulla legittimità dei messaggi crolla sotto gli avvertimenti del Dicastero?
Come quando si ritiene che:
«Quest’insistenza diventa ancora più problematica quando i messaggi si riferiscono a richieste di improbabile origine soprannaturale, come quando la Madonna impartisce degli ordini circa date, posti, aspetti pratici, e prende decisioni su questioni ordinarie. Anche se i messaggi di questo tipo non sono frequenti in Medjugorje, ne troviamo alcuni che si spiegano unicamente a partire dai desideri personali dei presunti veggenti. Quello che segue è un chiaro esempio di questi messaggi fuorvianti: “Il 5 agosto prossimo si celebri il secondo millennio della mia nascita […]. Vi chiedo di prepararvi intensamente con tre giorni […]. In questi giorni non lavorate” (01.08.1984)».
Per sua stessa ammissione, il Dicastero è costretto a dire ai fedeli di far uso «della prudenza» e «del buon senso» e di «non prendere sul serio questi dettagli né tenerne conto». Va bene. Ma allora perché il Dicastero ha poi aggiunto: «ma questo fatto non deve indurre a disprezzare la ricchezza e la bontà della proposta di Medjugorje nel suo insieme», quando sembra opportuno trarre la conclusione esattamente opposta.
La Gospa, secondo l’ammissione dello stesso Dicastero, continua a commettere un errore teologico dopo l’altro, come quando annunciò il 17 luglio 1986: «Io sono la mediatrice tra voi e Dio». Questo passo falso ha costretto il Dicastero ad ammettere che:
«Utilizzata in questo modo, l’espressione “mediatrice” porterebbe erroneamente ad attribuire a Maria un posto che è unico ed esclusivo del Figlio di Dio fatto uomo; si porrebbe, infatti, in contraddizione con ciò che afferma la Sacra Scrittura quando dice che c’è un solo “mediatore fra Dio e gli uomini, l’uomo Cristo Gesù, che ha dato sé stesso in riscatto per tutti” (1Tm 2,5‒6). D’altra parte, questi presunti messaggi non riescono ad esprimere bene, come spiegava san Giovanni Paolo II, che la cooperazione di Maria è una “mediazione subordinata” a quella di Cristo (cfr. Redemptoris Mater 39), in modo che “nulla sia detratto o aggiunto alla dignità e alla efficacia di Cristo, unico Mediatore” (Lumen gentium 62)».
Invece di mandare la Madonna di Medjugorje a un corso elementare di Teologia al Biblicum, il Dicastero attribuisce la sua cattiva teologia all’«intercessione materna», e poi prosegue concedendo un Nihil obstat, la più alta forma di approvazione da parte del Vaticano a Medjugorje dopo averne minato completamente la credibilità.
A tacita ammissione di tale fatto, il Dicastero assicura che il loro Nihil obstat implica «una dichiarazione del carattere soprannaturale del fenomeno in parola» e allo stesso tempo ricorda «che i fedeli non sono obbligati» a credere alle apparizioni che hanno così ampiamente smentito nel loro stesso documento.
Il Dicastero conclude dicendo che «la valutazione degli abbondanti e diffusi frutti tanto belli e positivi non implica dichiarare come autentici i presunti eventi». O come direbbero gli italiani: «se non e vero, è ben trovato». Vale a dire, anche se non è vero, è davvero un’ottima invenzione.
Come dice Clint Eastwood al rapinatore di banche nero in Ispettore Callaghan: il caso Scorpio è tuo!, «so cosa stai pensando». E. Michael Jones è selettivo nella sua obbedienza all’autorità della Chiesa. Ma non è così. La Chiesa non può parlare infallibilmente di rivelazioni private, che coinvolgono circostanze storiche particolari che non rientrano né nel mandato della fede né della morale.
In questo caso un giornalista investigativo ha più autorità di un cardinale romano, soprattutto se nella sua inchiesta tiene conto del fatto che due successivi vescovi della diocesi di Mostar-Duvno, che hanno il dovere di occuparsi di questioni come questa, hanno dichiarato che «il fenomeno Medjugorje» era una frode.
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Il fatto che la conferenza episcopale jugoslava abbia appoggiato il suo giudizio è significativo per chi cerca di andare a fondo di questo fenomeno, motivo per cui il giudizio negativo di nessuno dei due vescovi è stato menzionato nella dichiarazione del dicastero, sebbene il cardinale Fernandez ne abbia parlato nella sua conferenza stampa in lingua italiana.
Perché allora il Vaticano ha rilasciato questa dichiarazione? La risposta che ho ricevuto da un membro del Parlamento della Bosnia-Erzegovina che ha stretti legami con il vescovo Peric, ora in pensione, è riciclaggio di denaro.
Gli italiani, mi ha detto senza entrare nei dettagli, creano a Medjugorje fondazioni esentasse che accettano denaro come contributo di beneficenza e poi inviano il denaro ai bosniaci che con quel denaro creano poi operazioni a scopo di lucro come i distributori di benzina, che poi vengono restituiti al donatore dopo che la stazione di servizio inizia a generare denaro.
(…)
Quasi 300 anni fa, Prospero Lambertini, come Papa Benedetto XIV, scrisse un libro intitolato La Beatificazione dei Servi di Dio e sulla Canonizzazione dei Beati. Il libro di Lambertini sulla canonizzazione è anche uno dei lavori fondamentali sulla valutazione delle rivelazioni private. E oltre a ciò ha molto da dire anche sui pericoli associati alle rivelazioni private.
Il libro di Lambertini possiede una sofisticazione quando si tratta di cose spirituali a cui questa epoca farebbe bene a prestare attenzione, spiegando che gli spiriti maligni «hanno talvolta raccomandato ciò che è bene per impedire un bene maggiore, e hanno incoraggiato le persone a compiere particolari atti di virtù affinché possano più facilmente ingannare gli incauti e col passare del tempo portarli gradualmente a commettere i peccati più orribili».
Si scopre che gli incauti si presentano nei posti in cui meno ci si aspetterebbe, ad esempio nelle più alte cariche della Chiesa cattolica. Lambertini ha citato l’esempio del suo predecessore, Papa Gregorio XI, che giaceva sul letto di morte, stringendo al petto l’Eucaristia e avvertendo coloro che lo circondavano di «guardarsi dagli uomini e dalle donne che sotto il pretesto della religione parlano di visioni della loro testa».
Papa Gregorio XI, proseguiva Lambertini, «sedotto da tali, aveva trascurato il ragionevole consiglio dei suoi amici e aveva trascinato se stesso e la Chiesa al pericolo di uno scisma imminente».
E. Michael Jones
NOTE
1) https://www.vatican.va/roman_curia/congregations/cfaith/documents/rc_ddf_doc_20240919_nota-esperienza-medjugorje_it.html
2) E. Michael Jones, Medjugorje Deception, p. 161.
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Immagine di pubblico dominio CC0 via Wikimedia
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