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«L’intera storia di George Floyd era una menzogna»

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La storia di George Floyd è da rivedere: l’uomo non sarebbe morto perché asfissiato dal poliziotto Derek Chauvin, ma avrebbe subito un’overdose da fentanyl.

 

Nell’ultimo episodio del suo programma su Twitter, Tucker Carlson ha affrontato di petto quella che è divenuta, in breve tempo, una nuova vacca sacra – il martire nero George Floyd, ucciso dal razzismo sistemico, un eroe in nome del quale è divenuto lecito incendiare e saccheggiare intere città.

 

Carlson dice che dopo la storia secondo cui si trattava di una «pandemia dei non vaccinati», e la storia per cui «l’Ucraina sta vincendo la guerra», forse è arrivato il momento di rivedere anche la vicenda le cui ramificazioni sconvolsero totalmente l’America tre anni fa.

 

«Ad esempio, un poliziotto bianco razzista ha effettivamente ucciso un uomo chiamato George Floyd, un leader dei diritti civili a Minneapolis nel Memorial Day del 2020?» si chiedere Tucker ironico: Floyd, per chi non lo sapesse, non era un leader dei diritti civili, ma un individuo con un passato criminale violento e osceno (fece irruzione in una casa e puntò una pistola sulla pancia di una donna incinta).

 

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Per il mondo, il Floyd è stato ucciso dall’agente Chauvin, che lo stava immobilizzando con il ginocchio, come di fatto usano fare le polizie in tutto il mondo.

 

«Ora ci è stato detto che è successo, lo abbiamo detto senza sosta per più di tre anni, Ma la domanda è: [Derek Chauvin] ha effettivamente ucciso George Floyd? E la risposta è, beh, no, non ha ucciso George Floyd, e non stiamo indovinando; lo sappiamo definitivamente grazie ad un nuovo caso giudiziario ora in corso nella contea di Hennepin, Minnesota».

 

La causa di cui parla, che è incidentale nei confronti di Floyd e Chauvin, ha svelato estratti di deposizioni giurate da una conversazione con il medico legale della contea Andrew Baker che indicano come la morte di Floyd non è stata dovuta ad asfissia o strangolamento, e tra i fattori responsabili del decesso vi è cui l’uso di droga e una concentrazione fatale di fentanil che avrebbero hanno contribuito in modo significativo.

 

In pratica la sua morte di Floyd verrebbe riformulata da «omicidio» a «overdose involontaria».

 

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«In altre parole, George Floyd, secondo l’autopsia ufficiale, non è stato assassinato. È morto invece di quelle che eravamo abituati a chiamare cause naturali, che, nel suo caso, includerebbero decenni di uso di droga, nonché la concentrazione fatale di fentanil che era nel suo sistema nel suo ultimo giorno», dichiara Carlson, spiegando come la narrazione iniziale di George Floyd sia stata approvata e amplificata dai media mainstream e abbia innescato proteste a livello nazionale, intensi discorsi razziali e movimenti come Black Lives Matter (BLM), che ricevette donazioni dalle multinazionali americane per centinaia di milioni e forse oltre, oltre che, è stato detto, attenzioni particolari da parte della Cina comunista.

 

Questi cambiamenti comprendevano sforzi di definanziamento della polizia, pratiche di assunzione aziendale e l’istituzionalizzazione di nuove osservanze culturali come Juneteenth.

 

Durante il programma Carlson ha quindi intervistato Vince Everett Ellison, autore di Crime Inc., il quale ha discusso della possibilità di un degrado e di una vittimizzazione orchestrati all’interno della comunità nera da parte di entità politiche, in particolare del Partito Democratico.

 

Ellison racconta che la glorificazione di figure come George Floyd rappresenti una strategia insidiosa per perpetuare un certo stereotipo dei neri che dipendono dal sistema, consolidando così una base elettorale e mantenendo una forma di controllo socio-politico.

 

Tracciando parallelismi tra movimenti come BLM e gruppi storici o internazionali utilizzati per la leva politica, il commento di Ellison insinua che queste organizzazioni potrebbero essere iterazioni moderne di «milizie nazionali» utilizzate dai Democratici per la manipolazione sociale e il consolidamento del potere.

 

Ellison, che è nero, ha quindi paragonato BLM con gruppi come Hamas, Hezbollah, e le camicie brune, citando anche l’utilizzo del tutto simile che storicamente era stato fatto del Ku Klux Klan. Il quadro cupo che ne esce è costituito da macchinazioni politiche in cui i disordini civili sono uno strumento piuttosto che un sottoprodotto.

 

«Il Partito Democratico usa BLM e Antifa come se fossero suoi, lanciando il sasso e nascondendo la mano. Certo, lo faranno; lo hanno sempre fatto, anche all’inizio, hanno usato il Ku Klux Klan», ha dichiarato Ellison.

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È l’accusa per cui il Partito Democratico americano, lungi dall’interessarsi davvero dei neri, li vuole bloccati in comunità povere e criminali, che però possono fornire voti in cambio di assistenzialismo.

 

Il linciaggio del giudice della Corte Suprema Clarence Thomas illustra tale disegno: quando, a inizio anni Novanta, George Bush padre lo propose per la Corte, durante un’udienza in Senato per l’approvazione il senatore Joe Biden gli tese una trappola, mentre sui media fioccavano accuse di molestie – più o meno le stesse, a dire il vero, che abbiamo visto riversarsi quasi un quarto di secolo dopo sul giudice Kavanaugh (i democratici, alla fine, non hanno tanti copioni da sfruttare, né originalità).

 

«La Corte Suprema non vale tutto questo. Nessun lavoro vale tutto questo» disse Thomas.

 


In quel frangente, Thomas disse che la trappola che gli avevano preparato di fatto ricordava i linciaggi degli anni andati riservati ai neri che volevano pensare da sé.

 

In pratica, il potere vuole che i neri siano come George Floyd, e non come Clarence Thomas.

 

Non tutto va bene nell’universo in cui Floyd è un eroico martire, purtuttavia. Il Texas ha rifiutato di graziarlo post-mortem. E nella città di Toledo un fulmine ha completamente distrutto il murale per George Floyd eretto sul posto.

 

Le inchieste di Tucker Carlson hanno già prodotto la scarcerazione di un celeberrimo prigioniero americano, QAnon Shaman, liberato dopo che Carlson aveva mostrato che il suo tour del Campidoglio nel 6 gennaio era stato scortato dalla polizia che pure gli apriva le porte. Ora ci chiediamo quanto ci vorrà prima che tirino fuori dal carcere Derek Chauvin: se le carte rispondono a verità, il fatto che non c’entrasse con la morte di Floyd era conosciuto probabilmente anche dal procuratore che lo accusava, e quindi ci chiediamo che processo possa essere mai stato.

 

Il Chauvin era così razzista, del resto, che aveva una moglie cambogiana. Non importa: è divenuto immantinente una sorta di babau razziale, l’immagine del suprematismo bianco assassino.

 

Perché egli sia ancora in carcere, anzi perché ci sia finito in prima battuta, lo può capire solo chi non ritiene gli USA la grande democrazia propalata dai media. L’uomo è stato immolato per un progetto politico più oscuro e profondo, che ha prodotto morte e distruzione.

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 Immagine di Taymaz Valley via Wikimedia pubblicata su licenza Creative Commons Attribution 2.0 Generic

 

 

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Biden molla l’idea di bandire le sigarette al mentolo per non irritare l’elettorato nero

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La Casa Bianca ha rinviato a tempo indeterminato i piani per vietare le sigarette al mentolo, dopo che i sondaggi hanno mostrato un drastico calo del sostegno afroamericano al presidente Joe Biden prima delle elezioni di novembre. Lo riporta il Wall Street Journal.   Circa l’81% dei fumatori neri utilizzava sigarette al mentolo nel 2020, anno in cui Biden ha ottenuto il 91% dei voti neri. Tuttavia, recenti sondaggi hanno mostrato che solo il 68% degli afroamericani intende sostenere il democratico questa volta.   «È chiaro che ci sono ancora molte conversazioni da tenere, e ciò richiederà molto più tempo», ha detto venerdì il segretario alla Salute e ai servizi umani Xavier Becerra, rilevando il feedback che la proposta di divieto ha ricevuto dai gruppi per i diritti civili e per la riforma della giustizia penale.

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Il divieto è stato proposto per la prima volta nell’aprile 2021, come parte dell’iniziativa «Cancer Moonshot» di Biden. La Casa Bianca ha sostenuto che la messa al bando delle sigarette al mentolo aiuterebbe le «persone di colore» a migliorare i risultati in termini di salute. Le sigarette al mentolo rappresentano oltre il 30% di tutte le sigarette vendute ogni anno negli Stati Uniti e sono i più popolari tra i fumatori neri e ispanici.   Il piano, tuttavia, ha finito per dividere drasticamente la base elettorale democratica. L’ex consigliere di Biden per le politiche interne, Susan Rice, ha sostenuto che ritardare il divieto «mette a rischio più vite nere», mentre la National Association for the Advancement of Colored People (NAACP) ha approvato il divieto dei prodotti del tabacco aromatizzati come una «questione di giustizia sociale».   L’American Civil Liberties Union (ACLU) ha ribattuto che il divieto creerebbe un mercato nero per le sigarette al mentolo e aumenterebbe le interazioni negative tra polizia e afroamericani, che «avrebbero un impatto sproporzionato sulle persone di colore, oltre a dare priorità alla criminalizzazione rispetto alla salute pubblica e alla politica di riduzione del danno».   In pratica, anche se nessuno lo dice, si teme l’emergere di un nuovo tipo criminale: lo spacciatore nero di sigarette al mentolo. Un’ulteriore stereotipo razzista che nessuno può permettersi.   Anche Altria Group e Reynolds American, i due maggiori produttori di sigarette statunitensi, hanno esercitato pressioni contro il divieto.   Il Canada ha effettivamente vietato le sigarette al mentolo nel 2018 e l’UE ha fatto lo stesso nel 2020. Uno studio dell’Università di Waterloo in Canada, basato su tali divieti, prevedeva che la proposta della Casa Bianca avrebbe fatto sì che 1,3 milioni di fumatori smettessero entro due anni, di cui circa 380.000 Afroamericani.   «La scienza è chiara sul fatto che ci sarà un enorme beneficio per la salute dall’eliminazione delle sigarette al mentolo», ha affermato Mitch Zeller, ex direttore del Centro per i prodotti del tabacco della Food and Drug Administration (FDA). Zeller ha suggerito che dietro la decisione dell’amministrazione Biden ci fossero considerazioni politiche.

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Secondo la FDA, è «probabile che le sigarette al mentolo rappresentino un rischio per la salute pubblica superiore a quello osservato con le sigarette senza mentolo».   «Si tratta di un piano basato sul buon senso che avrebbe potuto salvare centinaia di migliaia di vite», ha affermato la deputata Robin Kelly, una democratica dell’Illinois che presiede l’Health Braintrust del Congressional Black Caucus.   Le sigarette al mentolo sono attualmente vietati in due stati degli Stati Uniti, California e Massachusetts, e in oltre 100 comuni in tutto il Paese.   La popolazione nera americana è vittima di ulteriori stereotipi riguardo il loro consumi: è il caso del pollo fritto e dell’anguria, pietanze verso le quali gli afroamericani sono aneddoticamente, ingiustamente, illegalmente accusati di avere predilezione. È difficile, tuttavia, che in vista delle cruciali elezioni di novembre, l’amministrazione Biden legifererà contro cocomeri ed alette impanate.

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Shakespeare ha reso il teatro «troppo bianco, maschilista, nazionalista, cisgender»: studio pagato dal governo britannico

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Uno studio finanziato dal governo britannico per quasi un milione di sterline sostiene che Guglielmo Shakespeare, uno de delle più alte vette della letteratura della storia umana, è stato rappresentato in modo sproporzionato e ha permesso a «narrazioni maschili bianche, normodotate, eterosessuali e cisgender» di dominare il teatro.

 

Lo studio, condotto da accademici dell’Università di Roehampton, è stato finanziato dal Consiglio governativo per la ricerca sulle arti e le discipline umanistiche e sostiene essenzialmente che Shakespeare non è abbastanza diversificato.

 

Il quotidiano britannico Telegraph riferisce che il supervisore dello studio, Andy Kesson, lamenta che «la mascolinità e il nazionalismo sono stati fattori motivanti cruciali nell’ascesa di Shakespeare come arbitro della grandezza letteraria aggiungendo che «[dobbiamo] essere molto, molto più sospettosi» del posto di Shakespeare nel teatro contemporaneo».

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«A quanto pare non ci sono abbastanza migranti transgender queer disabili neri e marroni nelle opere di Shakespeare» commenta Modernity News.

 

Per contrastare la mancanza di diversità di Shakespeare, i ricercatori stanno mettendo in scena un’opera teatrale di John Lyly, un drammaturgo contemporaneo di Shakespeare. il quale tuttavia che non ebbe lo stesso successo.

 

I ricercatori affermano che l’opera di Lyly Galatea offre «un’esperienza demografica affermativa e intersezionale senza precedenti, che esplora le vite femministe, queer, transgender e dei migranti».

 

«Dato che sostanzialmente nessuna di queste cose esisteva quando l’opera è stata scritta» continua Modernity News, «chiunque sano di mente concluderebbe che non sono temi dell’opera, e invece sono stati introdotti con la forza dagli “accademici” ossessionati dal promuovere la loro agenda identitaria senza senso».

 

In risposta a questa totale sciocchezza, l’autore Lionel Shriver ha osservato che «ai tempi di Shakespeare, metà della popolazione europea era bianca e maschia. Non avevano bandiere arcobaleno. Essere disabile come Riccardo III era una questione di carattere più che di politica, e per loro fortuna nessuno aveva mai coniato l’abominio linguistico “cisgender”».

 

Lo Shriver ha inoltre sottolineato che «ancora pertinente perché i suoi temi sono senza tempo, Shakespeare sopravviverà anche a questa storpiatura dogmatica, e le sue opere continueranno a essere apprezzate molto tempo dopo che le rappresentazioni ‘intersezionali’ di oggi si saranno ridotte a una bizzarra nota comica nella storia del teatro».

 

Anche il comico e autore Andrew Doyle ha commentato: «c’è un’ottima ragione per cui Shakespeare viene rappresentato frequentemente e John Lyly a malapena. Shakespeare era di gran lunga il drammaturgo migliore. Ancora una volta, gli ideologi stanno riducendo la grande arte a meri meccanismi per la promozione di un’ideologia».

 

«Una produzione di Galatea sarebbe benvenuta», ha continuato Doyle, aggiungendo “ma dato che coloro che stanno dietro ad esso stanno già usando termini pseudo-religiosi anacronistici come “cisgender”, suggerisce che sarà una faccenda noiosa. Evidentemente credono che ciò che stanno facendo sia radicale, ma praticamente tutte le compagnie teatrali oggi sono ossessionate dall’identità e dal genere, e quindi è probabile che questa sia solo propaganda più conformista e insipida».

 

La deputata conservatrice Jane Stevenson, del comitato governativo per la cultura, i media e lo sport, ha dichiarato: «non sono sicura che ridurre Galatea a una celebrazione di tutte le cose woke, o accusare Shakespeare di essere pallido, maschio e stantio sia molto più di un clickbait culturale».

 

Non è la prima difficoltò che il Bardo si trova ora ad affrontare nel mondo moderno.

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«Le opere di Shakespeare sono state tradotte in 100 lingue e chiaramente risuonano ancora tra le persone di tutto il mondo. Amore, odio, ambizione, perdita, gelosia: tutte emozioni universali con cui tutti ancora ci identifichiamo», ha inoltre dichiarato la Stevenson.

 

Come riportato da Renovatio 21, diverse scuole della Florida nel 2023 hanno iniziato ad eliminare le opere scespiriane dai loro programmi di studio per paura di entrare in conflitto con una controversa nuova legge che vieta i libri con contenuti sessuali. Secondo alcuni, si tratterebbe di una manovra di gruppi di pressione LGBT che si oppongono fermamente alla legge emanata dal governatore Ron DeSantis, che di fatto ha fatto uscire dalle scuole dei bambini della Florida i contenuti omosessualisti

 

Come riportato da Renovatio 21, la situazione del teatro in Albione è così drammatica che esistono spettacoli esclusi ai bianchi.

 

Come riportato da Renovatio 21, la situazione dell’accademia in Albione è così drammatica che a Cambridge un ricercatore di storia dell’arte ha fatto una conferenza pubblica sul «corpo trans» di Gesù Cristo, e il rettore cantabrigense lo ha pure difeso nella polemica seguitane. Sempre nel prestigioso ateneo l’anno scorso è emerso che viene insegnato che gli anglosassoni non sono mai esistiti come gruppo etnico specifico.

 

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Immagine di pubblico dominio CC0 via Wikimedia

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I bianchi esclusi da un teatro di Londra

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Ai bianchi è stato detto di non assistere a due imminenti spettacoli di un’opera teatrale sul razzismo e la sessualità nel West End di Londra. L’ufficio del primo ministro Rishi Sunak ha condannato la mossa come «sbagliata e divisiva».   Scritto da Jeremy O’Harris, che è nero, Slave Play debutta al Noel Coward Theatre di Londra a giugno e durerà fino a settembre. Due rappresentazioni dello spettacolo – il 17 luglio e il 17 settembre – sono annunciate come serate «Black Out», i cui biglietti saranno venduti solo a un «pubblico che si identifica completamente con i neri».   «L’idea di una serata Black Out è dire che questa è una notte in cui invitiamo specificamente le persone di colore a riempire lo spazio, a sentirsi al sicuro con molte altre persone di colore in un luogo dove spesso non si sentono al sicuro», ha dichiarato lo Harris alla BBC.   Nonostante abbia chiesto esplicitamente solo ai neri di assistere agli spettacoli, Harris ha poi affermato che «nessuno sta dicendo che invitando il pubblico nero qui [i bianchi] non saranno invitati».

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Il giorno seguente, in un apparente ripensamento, Harris ha scritto su Twitter che i neri «possono portare i loro amici o amanti bianchi se lo desiderano».   L’ufficio del premier Sunak, che è indiano, ha tuttavia condannato il piano. «Chiaramente, limitare il pubblico sulla base della razza sarebbe sbagliato e creerebbe divisioni», ha detto giovedì un portavoce del primo ministro. Alla domanda della BBC se il governo prenderebbe in considerazione la possibilità di togliere i finanziamenti pubblici ai teatri che praticano tale discriminazione, il portavoce non ha offerto una risposta definitiva sì o no.   «È una dichiarazione di principio che chiaramente le arti dovrebbero essere inclusive», hanno detto. «E penso che particolari contribuenti si aspetterebbero che ciò avvenga soprattutto quando sono coinvolti finanziamenti pubblici».   Slave Play racconta la storia di tre coppie interrazziali che si dedicano a fantasie sessuali dell’era degli schiavi per salvare le loro relazioni. Lo spettacolo teatrale debuttato a Broadway nel 2019 ottenendo recensioni entusiastiche da parte della critica di sinistra e 12 nomination ai Tony Award, ma è stato ferocemente criticato dai conservatori, con la scrittrice americana Peachy Keenan che lo ha definito «il più grande pezzo gay di spazzatura razziale mai concepito».   Il Noel Coward Theatre non è la prima istituzione britannica a subire reazioni negative per aver ospitato un evento «Black Out».   L’estate scorsa, il Theatre Royal Stratford East di Londra è stato criticato per aver raccomandato ai bianchi di non assistere a due spettacoli di «Tambo & Bones» del drammaturgo americano Dave Harris.   Il commissario per la polizia e la criminalità del Bedfordshire Festus Akinbusoye, il primo uomo di colore a ricoprire la sua carica, ha descritto l’evento come un «errore» che «crea un brutto precedente».   Gli eventi proibiti ai bianchi si moltiplicano in tutta l’anglosfera, anche a livello istituzionale.   Come riportato da Renovatio 21, si è scoperto che il sindaco di Boston, di origine cinese, organizza, in un vero revival dell’apartheid ma in senso rovesciato, party natalizi «bianchi esclusi». La legalità di simili eventi nel contesto americano, trattandosi di emanazioni della cosa pubblica, è discussa, ma i neorazzisti avanzano comunque con le loro gozzoviglie teatrali, politiche o festaiole che siano.

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