Spazio
L’esercito cinese definisce il Golden Dome di Trump come «militarizzazione dello spazio»
In un articolo pubblicato in settimana il quotidiano Jiěfàngjūn Bào – il giornale dell’Esercito di Liberazione del Popolo (ELP) della Repubblica Popolare Cinese ha definito il progetto di difesa «Golden Dome» dell’amministrazione Trump come un’«ossessione» per la sicurezza assoluta e un tentativo di militarizzazione dello spazio.
L’articolo sottolinea in particolare i tentativi del Pentagono di schierare «intercettori spaziali proliferati in grado di intercettare in fase di spinta», ovvero veicoli spaziali orbitanti progettati per distruggere minacce missilistiche in volo, come riportato oggi dal quotidiano di Hong Kong South China Morning Post. Il pezzo riportava che il programma, «offuscando i confini tra attività spaziali civili e militari», avrebbe aumentato i rischi per la sicurezza globale.
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«Militarizzando lo spazio e dando priorità al predominio, gli Stati Uniti violano i principi di uso pacifico sanciti dal Trattato sullo Spazio Extra-Atmosferico», ha scritto Quotidiano dell’ELP, riferendosi al trattato del 1967 firmato sia dagli Stati Uniti che dall’Unione Sovietica, evidenziando inoltre il fatto che gli attacchi considerati nell’ambito del Golden Dome potrebbero creare il tipo di scenario a cascata di detriti che ostacolerebbe gravemente le attività spaziali pacifiche e pratiche – si tratta della minaccia, ben conosciuta dai lettori di Renovatio 21, della sindrome di Kessler.
La Cina – lanciata più che mai nel cosmo con i suoi programmi taikonautici e progetti sempre più concreti sulla Luna (con tanto di estrazione di minerali, in attesa di scavi sistematici per l’elio 3, il carburante necessario alla fusione atomica del futuro – da tempo lamenta delle attività spaziali americane.
Come riportato da Renovatio 21, un anno fa le forze armate cinesi avevano dichiarato che gli USA rappresentano la «massima minaccia alla sicurezza nello spazio». I vertici dei programmi spaziali americani negli anni hanno invece accusato che la Cina, che effettivamente vi ha piantato bandiera, potrebbe reclamare parti della Luna.
Sebbene il presidente degli Stati Uniti Donald Trump faccia spesso riferimento al suo progetto «Golden Dome» riferendosi all’Iniziativa di Difesa Strategica (SDI) di Reagan del 1983 (le cosiddette «Guerre stellari»), cercando di incapsularla in un’atmosfera reaganiana, è importante comprendere che il presidente Reagan propose l’SDI come un programma congiunto e persino collaborativo di «laboratorio aperto», il cui dispiegamento, qualora fosse stata sviluppata la tecnologia necessaria, sarebbe stato regolato da un solenne trattato negoziato tra Stati Uniti e Unione Sovietica.
Reagan era pienamente consapevole del fatto che se gli Stati Uniti avessero proceduto unilateralmente, come Trump chiaramente intende fare, ciò sarebbe stato percepito come una minaccia reale per l’Unione Sovietica e avrebbe potuto portare a una guerra nucleare.
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«La leadership sovietica in genere non prese mai sul serio le intenzioni chiaramente enunciate da Reagan da Mosca, il cui programma di difesa missilistica era di gran lunga più avanzato di qualsiasi cosa gli Stati Uniti stessero facendo all’epoca, e Gorbaciov voleva che le cose rimanessero così per preservare la loro capacità di primo attacco» scrive EIR.
Secondo vari osservatori, le «Guerre stellari» reaganiane erano un grande bluff per portare l’URSS alla bancarotta. Bisogna considerare, tuttavia, che Reagan, che arrivo alla Casa Bianca come falco nucleare, uscì sconvolto dalla visione del film TV di realismo post-apocalittico The Day After (1983), che vide assieme ad almeno cento milioni di americani.
La storia delle vicissitudini degli esseri umani nel dopo-bomba spinse il presidente ex-attore di Western a chiamare Gorbaciov per iniziare una vera politica di disarmo atomico.
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Immagine di pubblico dominio CC0 via Wikimedia; modificata
Bizzarria
Astronauta lesbica non violò i conti bancari della «moglie» mentre era in orbita: nessun crimine spaziale
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Spazio
La Terra potrebbe essere intrappolata in un enorme bizzarro vuoto
Gli astronomi che hanno esaminato le onde sonore del Big Bang affermano che la Terra, e l’intera galassia della Via Lattea, potrebbero essere intrappolate in un enorme vuoto largo miliardi di anni luce.
Il loro studio, presentato al National Astronomy Meeting della Royal Astronomical Society nel Regno Unito, potrebbe risolvere uno dei più grandi misteri della cosmologia: la tensione di Hubble, ovvero il motivo per cui l’universo più vecchio sembra espandersi più lentamente delle regioni più giovani.
«La tensione di Hubble è in gran parte un fenomeno locale, con poche prove che il tasso di espansione sia in disaccordo con le aspettative della cosmologia standard più indietro nel tempo. Quindi una soluzione locale come un vuoto locale è un modo promettente per risolvere il problema», ha affermato Indranil Banik, cosmologo dell’Università di Portsmouth che ha guidato la ricerca, in una dichiarazione sul lavoro.
Il nostro universo si sta espandendo a un ritmo accelerato, ma quale sia esattamente il ritmo è oggetto di intenso dibattito. Quando gli astronomi analizzano la radiazione cosmica di fondo a microonde, la luce residua del Big Bang e la luce più antica dell’universo, il ritmo è inferiore rispetto a quello derivato dalle osservazioni nell’universo vicino di supernove di tipo Ia e stelle luminose e pulsanti note come Cefeidi.
La discrepanza è diventata innegabile e le sue implicazioni sono così profonde che è stata definita una «crisi cosmologica». La nostra comprensione dell’universo è sbagliata? Esiste forse qualche nuova fisica di cui non siamo ancora a conoscenza?
Ma quest’ultima ricerca potrebbe frenare un po’. Se la Terra si trovasse vicino al centro di un «vuoto» a bassa densità nello spazio, con un raggio di circa un miliardo di anni luce e circa il 20% al di sotto della densità media dell’universo, questo potrebbe spiegare chiaramente la discrepanza.
Il Banik spiega che una tale regione «farebbe sì che la materia venisse attratta dalla gravità verso l’esterno del vuoto, dove la densità è più elevata, facendo sì che il vuoto diventi più vuoto col tempo».
«Mentre il vuoto si svuota», continua, «la velocità degli oggetti che si allontanano da noi sarebbe maggiore rispetto a quella che si avrebbe se il vuoto non ci fosse. Questo dà quindi l’impressione di un tasso di espansione locale più rapido».
L’idea di un vuoto locale era già stata avanzata in precedenza. Ma quest’ultimo lavoro aggiunge credibilità alla teoria analizzando le oscillazioni acustiche barioniche (BAO), o come le chiamano i ricercatori, il «suono del Big Bang» – emanazioni prodotte quando il mare uniforme di materia calda formatosi dal Big Bang si è ripetutamente contratto e poi espanso in un tiro alla fune con la gravità, prima di raffreddarsi definitivamente.
«Queste onde sonore hanno viaggiato solo per un breve periodo prima di congelarsi sul posto una volta che l’universo si è raffreddato abbastanza da permettere la formazione di atomi neutri», ha ribadito il Banik, consentendo agli astronomi di usarle come «righello standard» per misurare il cosmo.
Se questo vuoto esistesse, sostiene Banik, allora distorcerebbe il BAO in un modo che potremmo misurare. Dopo aver analizzato tutte le misurazioni del BAO effettuate negli ultimi 20 anni, questo è esattamente ciò che Banik afferma di aver scoperto.
Il problema più grande in cui incorre questa teoria è che sfida la nostra comprensione della struttura dell’universo: alle scale più grandi, dovrebbe apparire uniforme e distribuito uniformemente. Una regione di miliardi di anni luce di diametro che è in qualche modo meno densa di tutto ciò che la circonda viola chiaramente questa regola.
Ciononostante, lo scienziato intende testare il suo modello di vuoto locale con altri metodi per stimare l’espansione dell’universo.
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Spazio
Tempesta solare record colpisce la Terra: aurore boreali eccezionali ovunque, le immagini
A spectacular view of an aurora borealis pic.twitter.com/ATOq1AF3wj
— ✨ (@astro4pics) November 13, 2025
Imagine what our ancestors thought. pic.twitter.com/XKeFnicn5q
— Vincent Kennedy (@VincentCrypt46) November 12, 2025
ALASCA: Auroras vermelhas intensas foram vistas logo após o pôr do sol esta noite ao sul de Fairbanks, no Alasca. Um morador disse: “São algumas das cores mais deslumbrantes que já vi em uma aurora boreal.”
📚 Apoiar a ciência é valorizar as raízes e abrir novos caminhos. Com a… pic.twitter.com/ljVd1UXo3M — Sacani (Space Today) – AKA Gordão Foguetes (@SpaceToday1) November 13, 2025
Tuesday night a severe geomagnetic storm pushed the aurora borealis far south, lighting skies as far as Florida, Texas, and California.
Even under city lights and near the Mexican border, the northern lights delivered a rare, colorful show. https://t.co/TOeHezj8lz pic.twitter.com/IwYmSU4QFe — The Washington Post (@washingtonpost) November 12, 2025
NASA Aurora from Space Clip just dropped ‼️
Where do you even begin 🤡🌎 pic.twitter.com/g1ImVSgxNG — Concerned Citizen (@BGatesIsaPyscho) November 14, 2025
Going to leave you tonight with another crazy video of the vibrant red aurora we saw in Alaska a few nights ago. Incredible naked-eye colors that made the sky look like it was on fire. pic.twitter.com/id2w1lsbIA
— Vincent Ledvina (@Vincent_Ledvina) November 14, 2025
Aurora was so bright the ground turned green.pic.twitter.com/DBo2RnpBPB
— The Random Guy (@RandomTheGuy_) November 15, 2025
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#Italy: A rare aurora borealis illuminated the sky above the Matterhorn in Aosta Valley, painting it in shades of red. The stunning display of northern lights, visible across parts of Europe, was triggered by a powerful G4 geomagnetic storm. pic.twitter.com/mxKQ8sSvKz
— DD News (@DDNewslive) November 13, 2025
Aurora boreale del lago di Garda. Mandatami da amici.#Buongiorno #mecoledi pic.twitter.com/I6CrOO4gK1
— A.M.Z. VIOLA DEI PENSIERI. (@carlanna35) October 23, 2024
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