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Le idee di Luc Montagnier vivranno per tutto il XXI secolo

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Luc Montagnier è morto, ma le sue idee vivranno per tutto il XXI secolo, e anche oltre.

 

C’è stata esitazione nell’avere conferma della morte. Alla fine la notizia l’ha data France Soir, il quotidiano che ospita spesso pensieri disallineati rispetto alla narrazione COVID, forse per questo degradato dal Corriere in questi giorni a semplice «sito», quando invece si tratta di un quotidiano di grande rilevanza nato nel 1944.

 

Quindi, non fidandosi di France Soir perché troppo di parte, i giornalisti del mondo intero hanno aspettato che la notizia la scavasse il giornale goscista Libération, che si è fatta dare dal comune di Neully notizie sul certificato di morte.

 

Il silenzio, che ha generato la ridda di notizie che si rincorrevano, è probabilmente dovuto al fatto che Montagnier e famigliari con i giornalisti non volevano avere più niente a che fare. Le diffamazioni, gli insulti, le calunnie di questi anni – a partire da decenni prima della pandemia – hanno lasciato il segno anche in una persona di calma olimpica come pareva essere il Nobel francese.

Da un lato abbiamo avuto Montagnier che per due anni ha frantumato la narrazione mainstream (dicendo che il virus era artificiale, parlando di effetti avversi dei vaccini, etc.). dall’altro lato, a tessere le fila di tutta l’architettura pandemica c’è una sua vecchia conoscenza, con il cui socio aveva duellato per anni: Anthony Fauci

 

Perché non dimentichiamo che, se da un lato abbiamo avuto Montagnier che per due anni ha frantumato la narrazione mainstream (dicendo che il virus era artificiale, parlando di effetti avversi dei vaccini, etc.) dobbiamo ricordare che dall’altro lato dello scacchiere, a tessere le fila di tutta l’architettura pandemica c’è una sua vecchia conoscenza, con il cui socio aveva duellato per anni: Anthony Fauci.

 

Fauci, che è come lo definisce Robert Kennedy jr. il tessitore della narrazione pandemica era anche il socio di Robert Gallo, l’altro virologo connesso alla scoperta dell’AIDS. Montagnier e Gallo si disputarono la scoperta e la scienza dell’AIDS per anni. Anche in un ambiente non prono alle scenate, come quello dell’alta medicina, fu uno spettacolo poco edificante, tenuto in piedi anche da Fauci, che secondo alcuni ha favorito come ha potuto – con il potere sanitario che già accumulava – il socio Gallo. Alla fine, a risolvere furono, addirittura, i presidenti di USA e Francia, che siglarono una pace per le pretese scientifiche e soprattutto le questioni di brevetti e proprietà intellettuale.

 

Su Fauci, e il suo ruolo nefasto riguardo l’AIDS (che fino al COVID era il suo lavoro principale, la grande vacca cui mungere miliardi del contribuente USA) Renovatio 21 ha pubblicato vari articoli, ricordando le fake news che diffondeva come il disprezzo che di lui aveva parte della comunità gay colpita dall’HIV, così come gli esperimenti mortali condotti su orfani ridotti a cavie.

 

Il destino ha voluto che, ancora una volta, abbiamo avuto ai due estremi del discorso, Montagnier e Fauci. La ricerca scientifica contro l’opportunismo politico. Lo scienziato contro il trafficone. Il coraggio contro la menzogna.

 

Non è quindi un enigma il modo in cui è stato trattato Montagnier nel biennio pandemico. A prepararne la maledizione sono stati anni e anni di battaglie.

Montagnier lo avevamo incontrato ben prima del COVID. Se ad un certo punto ti veniva un dubbio sull’efficacia dei vaccini, e sulla natura della loro politica sanitaria, in qualche modo finivi dalle parti di Montagnier. Imparavi a conoscerne l’espressione buona, il tono sensato, la capacità di spiazzare, di comunicare quello che si pensa in linea retta

 

Noi lo avevamo già visto. Perché Montagnier lo avevamo incontrato ben prima del COVID. Se ad un certo punto ti veniva un dubbio sull’efficacia dei vaccini, e sulla natura della loro politica sanitaria, in qualche modo finivi dalle parti di Montagnier. Imparavi a conoscerne l’espressione buona, il tono sensato, la capacità di spiazzare, di comunicare quello che si pensa in linea retta. Qualcosa di impossibile nel mondo della medicina, dove interessi plurimiliardari e consorterie di ogni tipo tengono in piedi farse infinite.

 

Per questo, era divenuto un obbiettivo dell’establishment del sistema medico, e dei tanti suoi volonterosi carnefici. Perché ad attaccarlo non erano solo colleghi con grandi curriculum, che tuttavia il Nobel non lo avevano.

 

Lo avevamo visto quando ancora esisteva la pagina Facebook di Renovatio 21: a tentare di buttare fango su Montagnier erano dottorini della mutua, con i soliti due o tre argomenti ebetissimi (forse c’era un bigliettino che facevano passare gli informatori farmaceutici), e con un livore senza fine. I peggiori, come sempre, erano gli studentelli di medicina: non ricordiamo più quanti risolini, quanti sfottò da parte degli sbarbati in attesa di divenire burocrati sanitari dello Stato, pronti ad incassare per sempre un lauto stipendio (che gli passiamo noi) e l’automatico rispetto che si deve al camice.  Forse per questo, l’idea di un ricercatore medico che pensa da solo, per i feti medici universitari è intollerabile.

 

Ricordiamo volentieri anche un altro episodio, e cioè quando un  virologo TV (ma le ossa se le era fatte sui social, insultando chi non voleva vaccinare la prole come da legge Lorenzin) ci commentò in pagina, dimostrando così di essere lettore di Renovatio 21. Gli chiedemmo allora se avrebbe accettato un incontro organizzato da noi in cui lo avremmo posto a confronto con un medico o un ricercatore di tesi opposta riguardo i vaccini. Renovatio 21 ne ha organizzati diversi, tutti svoltisi con estrema cortesia e civiltà verso tutte le parti (vabbè, era prima del green pass, dell’apartheid biotica, del mondo incattivito all’inverosimile…).

 

Il famoso virologo web-catodico ci pensò, poi diede delle condizioni: lo avrebbe fatto solo se 1) il suo contendente, disse, doveva essere del suo «livello» (usò, ci pare di ricordare, proprio un’espressione del genere) e 2) avrebbe dovuto essere… italiano.

 

Ci facemmo una risata: quest’ultima, inaspettata richiesta non poteva che tradire la paura che forse avremmo potuto fargli trovare davanti Montagnier, o almeno, questa è la nostra ipotesi per l’inspiegabile pretesa xenofoba. La cosa, fosse come da ipotesi, ci fornirebbe un pensiero non banale sui comportamenti di chi detiene la narrazione sanitaria. Invece che dire sai che bello se mi capitata di parlare sul palco con un Nobel? Solo io e lui? Comunque vada, sai che avventura? Che colpaccio per la mia reputazione? E che divertimento, poi! Magari poi si va a cena fuori insieme… E poi, cosa ho da temere, se credo in quello che dico? Ecco, probabilmente costoro non ragionano così. Così ragionate voi. Non loro.

 

Poi è venuta l’era del fact checking. E fu bellissimo vedere che non si capisce bene così – ragazzini in una cameretta, pagati da Facebook – davano del falso ad un premio Nobel.  Tra i primi contenuti che cominciarono a censurarci furono le interviste di Montagnier in cui parlava dell’origina laboratoriale del COVID – l’idea che, abbiamo appreso, Fauci ha complottato (sì, complottato) per sabotare da subito, anche perché danaro del contribuente americano, che passava dal suo impero di sanità pubblica, aveva finanziato quegli esperimenti di bioingegneria sui virus dei chirotteri che hanno sconvolto il mondo.

 

Montagnier rivelò qualcosa di ancora più indicibile: disse che alla base del coronavirus poteva esserci la bioingegneria di un vaccino anti-AIDS.

 

I fact checker si scatenarono. A quel tempo, i social non buttavano fuori la gente, non ancora, ma praticavano censure visive sui contenuti postati giudicati inaffidabili – anche quando a parlare era un premio Nobel.

 

Di queste prime censure abbiamo conservato qualche screenshot. Guardate che bella, la scritta «Informazioni parzialmente false» piazzata sulla bocca di Montagnier. Dovete ammetterlo. Sono semplicemente eccezionali, sono opere d’arte, dovremmo venderle all’asta come NFT.

 

 

Ma torniamo a prima della pandemia. A quando Montagnier scandalizzava semplicemente per ciò che diceva sui vaccini comuni, soprattutto i vaccini pediatrici.

Montagnier aveva osato l’inosabile. Era perfino apparso nel film scandalo del decennio, Vaxxed

 

Montagnier aveva osato l’inosabile. Era perfino apparso nel film scandalo del decennio, quello che neppure Robert De Niro, padrone del Festival di Tribeca, riuscì a far proiettare in casa sua: Vaxxed, il documentario del 2016 del dottor Andrew Wakefield, il gastroenterologo divenuto vittima sacrificale del vaccinismo perché ebbe il coraggio di scrivere, nel lontano 1998, dire che la correlazione tra autismo e vaccino MPR forse meritava di essere indagata (tutto qua: il famoso studio ritirato diceva in pratica solo questo).

 

In Vaxxed Montagnier parla per qualche minuto appena, ma già la sua presenza, e la messa in dubbio dei programmi di vaccinazione mondiali, bastava a rendere il film ancora più pericoloso.

 

Il defunto senatore Bartolomeo Pepe organizzò una proiezione in Senato, ma venne annullata, tra le proteste di ministri e di associazioni mediche. Ci fu quindi la gara a noleggiare le sale in tutta Italia per proiettarlo, pagando direttamente il gestore del cinema. In molti rifiutarono. Alcuni accettarono. Alcuni rifiutarono dopo aver accettato. La pressione attorno a questo film, che aveva Montagnier dentro, era pazzesca.

 

Visto che ci siamo, tanto per capire che la storia antivaccinismo lo abbiamo vissuta nel decennio precedente ai lockdown,  e tanto per restare nella scia dello spirito di elezione presidenziale appena passata, ricorderemo anche che negli stessi giorni dell’autunno 2016 in cui la faccenda delle proiezioni italiani di Vaxxed tenevano banco, il presidente Mattarella, pur senza fare nomi, tuonò che «occorre contrastare con decisione gravi involuzioni, come accade, ad esempio, quando vengono messe in discussione, sulla base di sconsiderate affermazioni, prive di fondamento, vaccinazioni essenziali per estirpare malattie pericolose e per evitare il ritorno di altre, debellate negli anni passati». Insomma avete capito.

 

Montagnier nel 2012 aprì il convegno di AutismOne, un gruppo antivaccinista. Nel necrologio del Washington Post, che è anche più tenero del previsto, è segnalato come il Nobel fosse finito fotografato in cattedra di conferenze con Jenny McCarthy, un’ex modella di Playboy, attrice e presentatrice di discreto successo, divenuta attivista antivaccinista dopo aver visto gli effetti dei sieri su suo figlio. Nel nuovo mondo del puritanesimo vaccinale, essere fotografati con l’indomita bionda curvacea McCarthy, insomma, è un marchio di infamia, dal quale i Nobel dovrebbero guardarsi.

Lo vogliamo ricordare per tutte quelle ricerche per cui lo hanno deriso e ostacolato. Quelle ricerche al limite dell’incredibile, ma che erano basate sulla scienza, e avevano come fine sempre il benessere umano

 

Il risultato degli sforzi di Montagnier fu che 106 accademici scrissero una lettera aperta per castigarlo, magari suggerendo in maniera sottile di togliergli il Nobel: «Noi, accademici di medicina, non possiamo accettare che uno dei nostri colleghi stia usando il suo premio Nobel per diffondere messaggi pericolosi sulla salute al di fuori del suo campo di conoscenza». Se vi suona famigliare, è perché quello che stiamo vivendo ora è partito molto prima del pipistrello OGM di Wuhano.

 

Tuttavia, per quanto possa sembrarvi strano, non è per la storia dei vaccini che vogliamo ricordare Montagnier.

 

Lo vogliamo ricordare per tutte quelle ricerche per cui lo hanno deriso e ostacolato. Quelle ricerche al limite dell’incredibile, ma che erano basate sulla scienza, e avevano come fine sempre il benessere umano.

 

Per esempio, l’idea che il DNA abbia caratteristiche elettromagnetiche. Secondo il paper pubblicato da Montagnier in maniera indipendente,  il DNA diluito da specie batteriche e virali patogene è in grado di emettere onde radio specifiche che sarebbero «associate a “nanostrutture” nella soluzione acquosa che potrebbero essere in grado di ricreare il patogeno».  Jeff Reimers dell’Università di Sydney ha affermato che, se le sue conclusioni sono vere, «questi sarebbero gli esperimenti più significativi eseguiti negli ultimi 90 anni, che richiedono una rivalutazione dell’intero quadro concettuale della chimica moderna».

Si tratta del famoso studio sulla «memoria dell’acqua» che è usato da chi voleva zittirlo o prenderlo in giro. Per studiare questo tema, arrivò a lavorare con l’università di Shanghai Jiao Tong, che considerava più «aperta di mente».

In pratica, Montagnier stava cercando di rivoluzionare la virologia, la microbiologia, la medicina tutta: non più agendo a livello biochimico o biomolecolare, ma biofisico.  Un cambio di paradigma. La mutazione futura di tutte le cure della materia vivente.

 

Lo vogliamo ricordare quando, ad un incontro del 2010 in Germania con 60 premi Nobel e 700 scienziati per discutere le innovazioni in medicina, chimica e fisica, sconvolse tutti presentando metodi di rilevamento di infezioni virali che sembravano essere paralleli a quelli dell’omeopatia. Molti dei colleghi Nobel lasciarono la sala scuotendo la testa, ma lui andò avanti, con un coraggio che pochi hanno: quello di andare contro la massa e le sue opinioni precostituite.

 

Era difficile per il mondo capire dove stava andando a parare avvicinando il suo pensiero all’omeopatia. «Non posso dire che l’omeopatia sia giusta in tutto» aveva dichiarato in u n’intervista. «Quello che posso dire ora è che le diluizioni elevate sono giuste. Le diluizioni elevate di qualcosa non sono niente. Loro sono strutture dell’acqua che imitano le molecole originali. Scopriamo che con il DNA non possiamo lavorare alle diluizioni estremamente elevate utilizzate in omeopatia; non possiamo andare oltre una diluizione 10-18, o perdiamo il segnale. Ma anche a 10-18 , puoi calcolare che non è rimasta una sola molecola di DNA, eppure rileviamo un segno».

 

In pratica, Montagnier stava cercando di rivoluzionare la virologia, la microbiologia, la medicina tutta: non più agendo a livello biochimico o biomolecolare, ma biofisico.  Un cambio di paradigma. La mutazione futura di tutte le cure della materia vivente.

 

Nel suo studio contestato, Montagnier aveva dimostrato come la radiazione elettromagnetica a bassa frequenza all’interno della parte di onde radio dello spettro fosse emessa dal DNA batterico e virale e come tale luce fosse in grado sia di modificare la forma dell’acqua sia di trasmettere informazioni.

 

Montagnier aveva quindi ipotizzato che l’impronta del DNA fosse in qualche modo impressa nella struttura stessa dell’acqua stessa, risultando in una forma di «memoria dell’acqua».

 

Vi sarebbe quindi, attorno alla materia vivente, come un campo biofisico intelligente.

«Il giorno in cui ammetteremo che i segnali possono avere effetti tangibili, li useremo. Da quel momento in poi saremo in grado di curare i pazienti con le onde. Si tratta di un nuovo campo della medicina che le persone temono, ovviamente. Soprattutto l’industria farmaceutica… un giorno saremo in grado di curare i tumori utilizzando le onde di frequenza»

 

«L’esistenza di un segnale armonico proveniente dal DNA può aiutare a risolvere interrogativi di vecchia data sullo sviluppo cellulare, ad esempio come l’embrione è in grado di compiere le sue molteplici trasformazioni, come se fosse guidato da un campo esterno. Se il DNA può comunicare le sue informazioni essenziali all’acqua tramite radiofrequenza, allora le strutture non materiali esisteranno nell’ambiente acquoso dell’organismo vivente, alcune delle quali nascondono i segnali della malattia e altre coinvolte nel sano sviluppo dell’organismo».

 

Montagnier aveva scoperto che molte delle frequenze delle emissioni elettromagnetiche da un’ampia varietà di DNA microbico si trovano anche nel plasma sanguigni di pazienti affetti da influenza A, epatite C e anche molte malattie neurologiche non comunemente considerate come influenzate da batteri come Parkinson, sclerosi multipla, artrite reumatoide e Alzheimer.

 

Quindi, se il problema erano le onde magnetiche generate dal DNA di germi, e rimaste nel corpo anche dopo la loro sparizione, quale cura sarebbe possibile?

 

«Il giorno in cui ammetteremo che i segnali possono avere effetti tangibili, li useremo. Da quel momento in poi saremo in grado di curare i pazienti con le onde. Si tratta di un nuovo campo della medicina che le persone temono, ovviamente. Soprattutto l’industria farmaceutica… un giorno saremo in grado di curare i tumori utilizzando le onde di frequenza».

 

Qui i lettore capisce perché tanto odio contro Luc. Perché stava andando verso una medicina senza farmaci, quindi senza Big Pharma. Una medicina che cura davvero. Un’intera industria miliardaria completamente resa obsoleta, disrupted.

«Se curiamo con frequenze e non con farmaci diventa estremamente conveniente per quanto riguarda la quantità di denaro speso. Spendiamo un sacco di soldi per trovare le frequenze ma, una volta trovate, trattarle non costa nulla»

 

Un mutamento che ha implicazioni immani, anche per gli Stati stessi, per i cittadini e le loro tasse.

 

«Se curiamo con frequenze e non con farmaci diventa estremamente conveniente per quanto riguarda la quantità di denaro speso. Spendiamo un sacco di soldi per trovare le frequenze ma, una volta trovate, trattarle non costa nulla».

 

Ora capite meglio anche il perché dell’opposizione frontale di Montagnier alla vaccinazione mRNA.

 

Per il COVID, di fatto, Montagnier aveva un’altra idea.

 

«Penso che possiamo creare onde di interferenza che sono dietro le sequenze di RNA in grado di eliminare quelle sequenze con le onde e, di conseguenza, fermare la pandemia».

Curare il mondo, senza più farmaci, senza più chimica. Curare il mondo con le onde magnetiche, che sono il linguaggio, per noi ancora segreto, della materia vivente

 

Curare il mondo, senza più farmaci, senza più chimica. Curare il mondo con le onde magnetiche, che sono il linguaggio, per noi ancora segreto, della materia vivente.

 

La ricerca non può che andare in questa direzione, tuttavia sappiamo che faranno qualsiasi cosa per impedirlo.

 

Pazienza, se si desidera il Bene dell’uomo, alla lotta bisogna abituarsi. Andare avanti a testa bassa e lavorare, sapendo che la verità e la vita sono dalla tua parte. L’esistenza terrena di Luc Montagnier ci ha parlato proprio di questo.

 

Luc Montagnier è morto, ma le sue idee vivranno per tutto il XXI secolo, e oltre. I loro frutti guariranno l’umanità, l’aiuteranno a sopravvivere a quelle forze che ora la vogliono intossicare e distruggere.

 

Requiescat in Pace.

 

Professore, l’umanità ti è già tanto grata.

 

 

Roberto Dal Bosco

 

 

 

 

 

Immagine di Prolineserver via Wikimedia pubblicata su licenza e GNU Free Documentation License, Version 1.2; immagine tagliata

 

 

 

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Voi che uccidete Dio. E noi che lo permettiamo

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Accuso voi che avete ucciso Dio quasi duemila anni fa, e che continuate a farlo ogni mese, ogni giorno, in ogni istante.

 

Voi uccidete Dio, nella costanza dell’Impero della morte di cui siete schiavi e soldati, e non volete smettere di farlo – perché molti di voi sanno esattamente quello che stanno facendo, e di questo, godono.

 

Voi che sterminate bambini, nati e non nati, su tutta la superficie della terra – e avete inventato leggi per farlo in tranquillità.

 

Voi che pervertite i bambini, li drogate, li mutilate.

 

Voi che i bambini li bombardate senza pietà – quando sono a casa, per strada, in ospedale.

 

Voi che distruggete le famiglie con tutti i mezzi sociali, politici, legali che avete a disposizione.

 

Voi che sfruttate i lavoratori, che fate loro pagare una tassazione che li strangola.

 

Voi che condannate i malati a veleni del corpo e della mente.

 

Voi che bestemmiate il Suo nome, con indifferenza, o rabbia infame.

 

Voi che bruciate le Sue chiese, o le demolite, o le trasformate in appartamenti e Bed and Breakfast.

 

Voi che perseguitate i cristiani praticamente in tutto il pianeta, trucidandoli nel silenzio delle istituzioni.

 

Voi che inquinate con droghe statali le menti delle persone, rendendole ancora più infelici, se non omicide.

 

Voi che squartate a cuor battente le persone – sempre per legge! – solo perché hanno fatto un incidente.

 

Voi che producete bambini con gli alambicchi, disintegrandone quantità immani nel processo.

 

Voi che agite per popolare la Terra con una generazione di mostri biologici.

 

Voi che state riprogrammando l’Europa in un luogo di caos e devastazione, paganesimo e massacro.

 

Voi che avete deviato la carità in una follia suicida e genocida.

 

Voi che godete dell’iniquità demoniaca inflitta a tutti noi.

 

Voi uccidete Nostro Signore anche nell’anno 2025, in ogni singolo momento di esso.

 

E noi. Noi che lo permettiamo. Noi che rifiutiamo di intervenire dinanzi a queste stragi senza fine.

 

Noi che parliamo, cianciamo, ma che in fondo nulla otteniamo per fermare questa macchina di Morte.

 

Noi che alziamo le mani dinanzi allo Stato della Necrocultura, anzi continuiamo ad obbedirgli, a versargli le nostre tasse – a breve automaticamente.

 

Noi che conosciamo l’ingiustizia sterminatrice, ma spesso facciamo finta di nulla.

 

Noi che piangiamo, ma non sappiamo impedire l’orrore.

 

Noi che riconosciamo che Cristo è il Sacrificio di Dio per l’uomo, mentre il mondo moderno è – esattamente come nei tempi degli dèi pagani, nei programmi dell’Inferno – il sacrificio dell’uomo per il Dio: l’inversione satanica della vita, della creazione, del cosmo, dell’amore divino.

 

Noi che sappiamo, noi che abbiamo visto, eppure scappiamo davanti alla Croce.

 

Dio muore per i nostri peccati. Oggi stesso. Sì.

 

Roberto Dal Bosco

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Immagine: Carl Bloch (1834-1890), Crocifissione (180), Museo Nazionale di Storia Naturale, Copenhagen.

Immagine di sdalry via Flickr pubblicata su licenza CC BY-NC 2.0

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Il re della morte parla in Parlamento. La democrazia italiana applaude

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È una tremenda verità rivelata, quasi per isbaglio, da un kolossal non riuscitissimo di una ventina di anni di fa.   Ricordate? Il futuro imperatore, adepto del Lato Oscuro, si presentava a camere galattiche unite per proclamare la «riorganizzazione» della Repubblica e, implicitamente, l’avvento di un impero totalitario sotto il suo comando.   «Così muore la democrazia, tra scroscianti applausi» commentava la senatrice che aveva capito il piano diabolico.   La frase non è esattamente questa – forse il film di Giorgio Lucas diceva «libertà» invece che «democrazia», ma sappiamo come nel fondale di cartapesta dello Stato moderno queste parole sono intercambiabili. La verità contenuta in questa battuta, tuttavia, la riteniamo incontrovertibile.

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Specie dopo aver visto lo spettacolo allucinante del Re britannico che pontifica nel cuore della sedicente democrazia italiana, il Parlamento. Di certo, un’esperienza rivelatoria, su tanti, troppi livelli. Perché il discorso che ha fatto, con tutti i tasti politici, geopolitici, metapolitici toccati con decisione, ha un’importanza storica di conferma sia del rapporto di sudditanza occulta tra Roma e Londra sia del ruolo metafisico che Albione e gli Windsor hanno nella storia del mondo.   Notate come i giornali, e gli ebeti che si fanno riempire la testa delle loro menzogne, abbiano sottolineato, nel discorso di re Carlo, il fatto che abbia citato Dante e persino «parlato», per qualche secondo, in Italiano. Cioè: ha letto da un foglio. Applausi.   Come se il re parlasse davvero la nostra lingua, con la tranquillità di utilizzare il connettivo «peraltro», che i parlamentari di interi partiti italiani mai pronunciato in vita loro, ammesso che sappiano che esistano gli avverbi.   Certo, voleva fare il figurone, come, peraltro, lo aveva fatto a Parigi due anni fa: Renovatio 21 ne parlò, il repubblicano Macron gli organizzò un festone, con quantità di divi veri (da Mick Jagger in giù) a… Versailles, luogo che ovviamente oggi ha un suo significato preciso. Lì, nel più totale disprezzo della plebe che venivano da mesi in erano stati proibite perfino i pranzi di Pasqua in famiglia e da costi energetici insostenibili, tra banchetti e sfarzo assoluto, il Carlo aveva dimostrato di parlare un francese ottimo, come una volta usava nell’Inghilterra che studiava.  

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Carlo nel lusso di Versailles, ospite dei figli della Rivoluzione francese. Era come dire: i re rimangono re, se sono dalla nostra parte.   Ci viene in mente, tuttavia, che la poliglossia dei reali britannici ci aveva fornito, in passato, un’altra visione, secondo alcuni (quelli che non conoscono la storia dell’aristocrazia europea, e degli Windsor) inquietante: il principe Filippo, padre di Carlo, che parla un tedesco ultrafluente. Gli Windsor, dove Filippo ha appeso il cappello, sono in realtà una famiglia della nobiltà germanica, i Sassonia Coburgo-Gotha, e Windsor è un nome preso da un paesino di campagna a caso (un rebranding si direbbe nel marketing) per sembrare più inglesi.     È proprio lui, il principe di Edimburgo, consorte della regina Elisabetta: quello che aveva giurato di volersi reincarnare in un patogeno in grado per uccidere milioni di persone. Come sa il lettore di Renovatio 21, l’ambientalismo, cioè l’antiumanismo, è una costante degli Windsor, vera famiglia della morte, e viene trasmesso, a quanto sembra, geneticamente.   E l’antiumanismo ereditario è tornato anche nel discorso di Roma, con i nostri rappresentanti a spellarsi le mani: quando con il secondo avvento di Trump pare essere cominciato il tramonto dell’ambientalismo di Stato e dei suoi dogmi, ecco che il re proclama l’emergenza del Cambiamento Climatico (argomento da cui, abbiamo visto, pare guadagnarci…), con tutte le solite storielle ripetute a pappagallo: le tempeste che ora sono ogni anno invece che ogni generazione, etc. Piove, governo ladro, avrebbe detto i mazziniani – che del resto erano pagati e programmati proprio dagli inglesi.   Anche questo, incredibilmente, è stato detto dal re nel suo discorsone: l’importanza del supporto inglese a Garibaldi, che poi andava ospite dagli inglesi. Chi conosce la vera storia dell’Italia unita non può che sorridere, nell’amarezza più profonda: il re sbatte in faccia agli italiani il fatto che, con il Risorgimento (fiancheggiato e ideato dai britannici), la penisola è divenuta uno Stato vassallo di Londra.   Si tratta di un momento di sincerità storica che, infine, va apprezzato, anche se un pat-pat – di quelli che operano sui loro amati cagnolini – in testa a qualche rappresentante democratico italiano avrebbe completato il quadretto in modo consono.   Poi, l’Ucraina: il messaggio è lo stesso, sempre. Tre anni fa lo aveva detto agli italiani anche Boris Johnson prima di mollare Downing Street: fate il governo che volete, ma continuate ad armare e sostenere Kiev.   Il re britannico ordina all’Italia di immolarsi nella sua guerra, quella che Londra porta avanti da almeno duecento anni: il «Grande Gioco» dello scontro di Albione, potenza talassocratica, con la Russia, potenza tellurica, per il controllo del mondo. La teoria della Heartland del pioniere della geopolitica Alfred Mackinder – l’idea per cui chi controlla il centro dell’Eurasia controlla il mondo – è venuta dopo, quando già Londra combatteva una guerra occulta con i russi nell’India, Pakistan, Afghanistan di Kipling.   L’enormità storica e metastorica del discorso di Carlo si fa, per noi, intollerabile. Ma, che volete farci, da queste parti si ha una visione delle cose di un certo tipo. Non possiamo pensare che gli altri la pensino come noi… oppure sì?  
  Perché, effettivamente, l’immagine più significativa offerta da Carlo in Parlamento riguarda chi era al suo lato. Da una parte, il presidente della Camera Ignazio La Russa, un uomo cresciuto nel MSI e ora militante in FDI, partiti che definiscono post-fascisti, dove la fiamma contenuta nel loro simbolo, raffigurerebbe la fiaccola che arde sulla tomba di Benito Mussolini a Predappio.   Benito Mussolini, quello che la giovane Meloni definiva come «statista», e che aveva diffuso quell’espressione chiarissima: «la perfida Albione».   Come non farsi venire in mente l’impressionante manifesto di Gino Boccasile (1901-1952) che celebrava la distruzione di Londra da parte dei V2 tedeschi.  

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Insomma: chi è cresciuto nella destra italiano aveva della Gran Bretagna una certa idea. Almeno fino a Fini, che, notate, prima di essere mandato a Gerusalemme con la kippah, aveva fatto i suoi giri di sdoganamento a Londra – dove peraltro, altro mistero, ad una certa hanno cominciato a rifugiarsi gli estremisti neri che avevano la Giustizia italiana alle calcagna…   La Russa sorride e batte le mani sul fianco destro del re della «perfida Albione». Sul fianco sinistro un’altra figura che, in teoria, proviene da una cultura non esattamente anglofila il tradizionalismo cattolico. Un giro che legge la storia britannica, e le sue ramificazioni mondiali, in modo un po’ diverso da come viene presentata: dal tradimento di Enrico VIII all’assassinio del cattolico Guido Fawkes, eroe fatto squartare dal re per aver cospirato per il ritorno del cattolicesimo in terra anglica, dalla follia della Chiesa anglicana alla decadenza dei costumi recenti proveniente dalla swinging london, dalla massoneria alle persecuzioni dei cattolici nei secoli.   E niente, anche da parte cattolica: sorrisi e applausi.   E sì che, anche senza essere integristi con il pallino della storia del mondo, da cattolici ci sarebbe tanto da dire al re, anzi, basterebbe fare qualche nome: Alfie Evans, Charlie Gard, Indi Gregory… e tanti altri bambini trucidati da Giudici della Corona e dal sistema sanitario del Regno votato all’utilitarismo più mostruoso e assassino del «best interest».   Rammentiamo: all’epoca i partiti pseudocattolici si mossero per dare ad Alfie la cittadinanza italiana, di fatto per togliere il bambino dalla condanna a morte del Regno sul cui trono ora siede il Carlo.  
  Come abbiamo scritto su Renovatio 21, il mancato intervento della famiglia reale in questi tragici casi – che smuovevano anche laggiù masse di persone, con miriadi di persone in lacrime che circondavano gli ospedali in preghiera, e gli ultras delle curve a cantare allo stadio a favore dei bambini in procinto di essere massacrati – non è un caso, non è una svista: è una feature precisa della famiglia, la cui consonanza con la Necrocultura è un dato storico, dalle proto-vaccinazioni dei reali con i relativi danni, all’uccisione del re per eutanasia di re Giorgio (bisnonno di Carlo), dai sospetti di fecondazione artificiale ante-litteram da cui sarebbe nata Elisabetta, all’ambientalismo stragista di Filippo (che, tenetelo sempre a mente, ha fondato il WWF, organizzazione ora proibita in Russia…), dai discorsi di Guglielmo figlio di Carlo sulla sovrappopolazione, agli attacchi contro gli USA che defederalizzano l’aborto fatti da principe Enrico dallo scranno ONU… la lista è pressoché infinita, e davanti a tutto questo cadono le illazioni su Jack lo Squartore o i milioni consegnati a Carlo in buste della spesa dai famigli di Bin Laden, il rapporto con il controverso miliardario russo-americano Armand Hammer, o i rapporti sporadici con i nazisti, il ritratto inquietante saltato fuori mesi fa…   La verità è che la materia inquietante non è in superficie, non è chiacchiera da rotocalco, né misfatto dietro le quinte: pare essere nella struttura stessa del casato.   Perché, ribadiamo, quella degli Windsor è una dinastia della morte, come ve ne sono, ai vertici mondiali, altre, anche non coronate, ad esempio i Rockefeller. Giornali e politicanti non solo non condividono questa prospettiva, ma la occultano con l’arma di distrazione di massa del gossip. Anni a parlarci delle vicende della Casa Reale, come se ciò avesse qualche importanza per noi. La famiglia media che mangia dinanzi al televisore magari non sa nulla di Alfie Evans e Guy Fawkes, ma sa tutto delle avventure amorose di Guglielmo ed Enrico, che per qualche ragione ora, a differenza di Carlo, vengono chiamati nelle loro lingua (i principi «William» ed «Henry»: sudditi, abituatevi all’inglese, è l’era CLIL).   Abbiamo visto l’arma di distrazione di massa sparata anche nel discorso romano del re. Carlo si è riferito alla «regina», e la cosa ha fatto un certo effetto: Camilla, i TG ci hanno insegnato a chiamarla così, ora in effetti è regina. Il re ha amorevolmente detto che era il ventesimo anniversario di matrimonio. Applausi.   Ma come? Camilla? Per anni i giornali ce l’avevano definita come la homewrecker reale, la spacca famiglia di Corte, con ogni storia a suo favore amplificata a più non posso: ecco i commenti animali sul suo aspetto fisico, ecco la questione del figlio birichino che potrebbe avere una cattiva influenza sull’erede al trono (e futuro fratellastro).  
  Nessuno pare avercela più con Camilla: i giornali del resto servono a questo, ti dicono cosa devi pensare, e poi ti fanno dimenticare, per farti pensare altro. Ecco che la love story di Carlo e Camilla da prurigine grottesca diventa evento da applaudire a Camere riunite.   Perché poi, scusate, avete scordato Diana? Avete scordato cosa il quivis de populo, britannico come italiano, dice della morte della principessa sotto il tunnel dell’Alma a Parigi? Tutti quei servizietti ammiccanti che talvolta potevano far capolino brevemente nella stampa mainstream… Tutto è perdonato.   Dimenticate tutto. Tanto a ricordarvi le vostre priorità ci pensa il capo di quel Regno che trucida i bambini malati e ti arresta per un tweet o una preghiera fatta nella tua mente. Carlo, con gli italiani, è stato chiaro, e sincero: vivete nello Stato creato dal nostro agente Garibaldi, ora sottomettevi del tutto al dogma climatico, e continuate a sostenere la guerra contro la Russia.   Scroscianti applausi.   Questa è la realtà della «democrazia» in Italia.   Roberto Dal Bosco

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Pensiero

Perché non stupirsi se Mattarella premia Burioni

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Proprio così: il virologo di social e programmi TV Roberto Burioni è stato premiato dal presidente della Repubblica Sergio Mattarella.

 

La cerimonia svoltasi al Quirinale – palazzo dei papi, poi usurpato dal re savoiardo, per finire ereditato dalla presidenza repubblicana – consisteva nella consegna di medaglie al «Merito della Sanità Pubblica» e ai «Benemeriti della Salute Pubblica». Al Burioni il presidente, accompagnato del ministro della Salute Orazio Schillaci (già nel famigerato CTS pandemico, poi passato tranquillamente a fare il ministro per la Meloni) ha consegnato una medaglia di bronzo.

 

Siamo informati che per l’occasione era presente anche il Capo di Stato Maggiore della Difesa Luciano Portolano: presenza militare non solo simbolica, visto che la vaccinazione genica sperimentale è stata portata sul territorio con grande sforzo dalle Forze Armate della Repubblica Italiana.

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I giornali riportano la motivazione del prestigioso premio al medico conosciuto sui social: «Per essersi distinto per il suo impegno costante a difesa della scienza e nella promozione delle vaccinazioni come indispensabili e fondamentali strumenti di prevenzione della Salute Pubblica».

 

 

«È stata una grandissima emozione» ha commentato il Burioni secondo Il Resto del Carlino. «Il presidente mi ha fatto i complimenti. Ed è stato anche un bel momento per incontrare il generale Francesco Paolo Figliuolo, un amico dai tempi della pandemia, così come il professor Franco Locatelli (presidente del Consiglio superiore di sanità)».

 

Già: Figliuolo, pensavamo di averlo dimenticato. Locatelli, pure. Anzi forse lui e l’Ospedale Bambin Gesù no.

 

 

È stato notato che siamo dinanzi ad un bel paradosso – specie per il ministro Schillaci, espressione del governo della destra che tenta di mettere in piedi una Commissione parlamentare sull’era COVID, ma poi premia uno dei suoi attori più discussi.

 

Perché Burioni non è stato spettatore dello spettacolo pandemico, così come non lo è stato durante tutto il teatro vaccinale iniziato anni prima del coronavirus. La polvere sollevata dal professore del San Raffaele è stata tantissima, provocando reazioni che non venivano unicamente da antivaccinisti e compari.

 

Rammenterete: nel febbraio 2020 va da Fazio a dire che non c’è nessun pericolo («in Italia il rischio di contrarre questo virus è 0, perché il virus non circola»), la mascherina non proteggono dal virus, poi cambia tutto con il mutare degli ordini internazionali. Assicura che chi sostiene che il virus sia fuggito dal laboratorio non ha capito nulla e va deriso («L’ultima scemenza è la derivazione del coronavirus da un esperimento di laboratorio. Tranquilli, è naturale al 100%, purtroppo»), poi, sempre con il cambiamento estero, fa retromarcia anche lì. Si fa plurime dosi di siero genico sperimenale, poi prende lo stesso il COVID («Mi sono vaccinato poco prima della ripresa delle lezioni universitarie ma non è servito»). Capita.

 

Nel mezzo, la quantità di uscite spietate, come quella sui no-vax «agli arresti domiciliari chiusi in casa come dei sorci», frecce a tutti, persino a coloro che gli avevano giustamente fatto notare che valigie si scriva con la i (aveva scritto in un post «valige», rivendicandone erroneamente la correttezza ortografica). Addosso a tutti, alla ragazza disabile leghista, all’endocrinologa della Statale, all’influencer, a Susanna Tamaro, a Heather Parisi, a Novak Djokovic, a chiunque osi contraddirlo.

 

Anthony Fauci, quello che ha ottenuto la grazia preventiva nelle ultime ore di Biden (anche lì: virologi protetti da presidenti…), ad un certo punto della sbornia di potere pandemico arrivò a suggerire di essere lui stesso la scienza. Burioni non ha mai avuto bisogno di arrivare a tanto.

 

C’è da chiedersi come il presidente Mattarella, il nutrito team che lo assiste, non si renda conto che premiare chi attaccava e canzonava mezza Italia manda un messaggio preciso, e tremendo, a tutta quella parte della popolazione italiana, che non è poca, ed è pure – grazie ai danni da vaccino – in netto aumento.

 

Del resto, abbiamo visto ancora ai tempi della legge Lorenzin – la grande prova prodromica della biopolitica pandemica e del totalismo vaccinale – il ruolo che le istituzioni avevano ritagliato per questo dottore diventato famoso improvvisamente.

 

Aveva iniziato con post su Facebook che terrorizzavano assai: ecco la foto di quello che, avendo avuto il morbillo perché non vaccinato, è cresciuto rovinato. Ecco i commenti contro chiunque osasse contraddirlo. Ecco la gioia per i primi medici che venivano radiati causa vaccini (è il caso del dottor Roberto Gava, la cui radiazione fu salutata dal nostro come «un atto di civiltà») – sì, avevano iniziato prima dell’mRNA.

 

Ci stupiva la velocità con cui la figura di questo ricercatore mai sentito prima veniva ingigantita. Colpiva il dato bibliografica: prima della legge che obbliga i nostri figli ad essere sierati per andare a scuola, Burioni aveva pubblicato con altri un libro scientifico per un editore minore di Urbino.

 

Come entra in gioco la Lorenzin le maggiori case editrici nazionali lo pubblicano a ripetizione, con frequenza mai vista. Libri con titoli non troppo sibillini: Il vaccino non è un’opinione. Le vaccinazioni spiegate a chi proprio non le vuole capire (Mondadori, 2016); La congiura dei somari. Perché la scienza non può essere democratica (Rizzoli, 2017); Balle mortali. Meglio vivere con la scienza che morire coi ciarlatani (Rizzoli, 2018). Tutto chiarissimo. L’insuperato sito satirico italiano Lercio ci fece un titolo: «Uscito nuovo libro di Burioni, si intitola ‘”Cazzo lo compri a fare ché sei un analfabeta di merda”».

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Il dottore marchigiano, la cui carriera fino ad allora, non era stata quella di star della scienza, pareva ben appoggiato. Venne presentato a Milano nel 2019 il «patto trasversale per la scienza» in cui Burioni si univa con Enrico Mentana (la cui testata Open fu poi assunta da Facebook nella lotta alle fake news anche su virus e vaccini: Renovatio 21 lo sa bene) e pure Beppe Grillo, oltre che Matteo Renzi e radicali eutanatici vari.

 

Gli va riconosciuto che anche se le istituzioni gli sono andate incontro – apice l’ospitata fissa in RAI da Fabio Fazio, lui mica si è istituzionalizzato. È rimasto quello di sempre: sparate sui social come non mai.

 

Insomma: il potere vaccinista – su cosa intendiamo speriamo di dare qualche ragguaglio nelle prossime righe – se lo teneva stretto, forse perché non aveva altro (pensate a Lopalco: ronzava da quelle parti, per poi essere ficcato dal PD alla Regione Puglia), forse perché, come usiamo dire su Renovatio 21, le sceneggiature di cui dispongono sono poche, sono sempre le stesse, e lo stiamo vedendo in questi giorni con Kennedy: voilà, epidemie di morbillo, e poi Gardaland, pardon, Disneyland

 

Il tema tuttavia non nemmeno è Burioni: è la decisione della presidenza della Repubblica di premiarlo, nonostante sia in polemica, oltre che con una larga fetta della popolazione, anche con vari politici (il ministro Salvini, per esempio) e pure qualche giornale dell’establishment (Travaglio non lo ama certo). Perché?

 

Bene, riveliamo che il rapporto tra il Quirinale e i vaccini è più serio di quanto si pensi. E non solo per il capolavoro visto in tribunale a Milano, quando in una sentenza sulla vaccinazione di una minore (il papà separato voleva sierare la figlia, la mamma proprio no) Mattarella venne citato a mo’ di fonte giuridica: si tratta di un discorso dato nell’estate 2021 alla tradizionale cerimonia del Ventaglio organizzata dall’associazione stampa parlamentare al Quirinale: si «trascura tra l’altro il monito del Presidente della Repubblica che il 28 luglio ha detto che la vaccinazione è un dovere morale e civico» avevano scritto i giudici.

 

 

C’è qualche segno più interessante che è stato dato in passato.

 

Ottobre 2016, a Roma arriva il dottor Andrew Wakefield per presentare il film sui danni da vaccino Vaxxed. Wakefield è gastroenterologo di successo che, avendo pubblicato nel 1998 uno studio (con altri dieci ricercatori!) in cui chiedeva più ricerche riguardo alla possibile correlazione tra vaccino trivalente e autismo. Una figura primaria per gli antivaccinisti e per il sistema (fatto di tutto il consenso di medici e politici che i soldi di Big Pharma possono comprare) che li combatte.

 

Ebbene, nelle stesse ore in cui Wakefield mostrava il suo film in Italia, incredibilmente il Presidente della Repubblica Sergio Mattarella attacca pubblicamente chi osa dubitare dei vaccini: «Le affermazioni di chi li critica sono sconsiderate e prive di fondamento».

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Mattarella non fece alcun nome, ma in tanti pensarono che il riferimento al dottore no-vax par excellence fosse incontrovertibile.

 

Di qui la domanda: perché il capo dello Stato di un Paese G7 da 60 milioni di abitanti deve muoversi per un’inezia simile? Wakefield è un medico radiato (se leggete il suo nome in un articolo di Repubblica o del Corriere difficile che non sia preceduto dalle parole «screditato» o «ciarlatano»), vive con discrezione in Texas dopo una persecuzione professionale assoluta nel suo Paese, la Gran Bretagna.

 

La proiezione di Vaxxed era una cosetta che riguardava pochi scappati di casa antivaccinisti adirati per la legge Lorenzin, con le sale cinematografiche affittate alle bisogna, col problema che talvolta i gestori si potevano pure tirare indietro all’ultima.

 

Un presidente che si muove contro un (ex) dottorino della frangia più impresentabile e vituperata…? Perché?

 

La risposta che ci siamo dati, allora come oggi, è semplice-semplice: con ogni evidenza, i vaccini sono per il sistema mondialista un argomento misteriosamente fondamentale, ed ogni critica – costi pure far muovere un presidente – deve essere ridotta a tabù.

 

Vogliamo far risuonare nella testa del lettore qualche altra eco. Renovatio 21 è tra le poche voci al mondo che ricorda i legami arcaici tra vaccinismo e massoneria. Abbiamo scritto dello strano caso dei medici massoni italiani che si palesarono da Jenner prima ancora che questi finisse i suoi esperimenti omicidi. Abbiamo scritto dei programmi di «vaccinazione universale», portati avanti con fake news e coercizione, realizzati dalle élite massoniche che avevano fatto l’Italia unita – provocando, in casi indicibili, rivolte tra la popolazione che vedeva i danni.

 

È quell’Italia unita che celebriamo a forza anche oggidì quando ci parlano di «Risorgimento». L’Italia progettata e realizzata da forze massoniche, che hanno continuato a lavorare salvo (forse) una pausa sanguinaria del ventennio e della Seconda Guerra.

 

Ora, facciamo uno sforzo per capire che certe cose, anche a distanza di secoli, non si possono dimenticare. Lo abbiamo visto, in tutto il suo orrore, alle Olimpiadi di Parigi, quando è divenuto chiaro che a distanza di due secoli e mezzo al potere in Francia c’è ancora chi è ossessionato dal sangue della regina decapitata, dallo scherno ad ogni costo del cristianesimo, dall’umiliazione dell’essere umano da sottomettere alla meccanica della Rivoluzione.

 

I vaccini, riteniamo, non sono un tema dissimile da questi. Un’eredità di un passato che solo apparentemente è rimosso, ma i cui attori ancora tramano, e strepitano, nell’ombra. Sempre meno, nell’ombra…

 

Da qui alle premiazioni ritualizzate dello Stato moderno, figlio delle devastazioni degli ultimi tre secoli, il passo è breve.

 

 

Abbiamo voglia di notare come il figlio di Bernardo Mattarella altre volte ha lanciato strali – sempre senza fare nomi… – contro figure che non sembrano congeniali all’ordine internazionale così come lo conosciamo: rammentiamo i ripetuti attacchi a Elon Musk.

 

Elone aveva da poco comperato Twitter. Il presidente dichiarò che «il modello culturale dell’Occidente è sotto sfida (…) bisogna evitare che pochi gruppi possano condizionare la democrazia».

 

Parole che non sentimmo nel maggio 2022 quando Marco Zuckerberg calò in Italia venendo ricevuto a Palazzo Chigi dal premier Mario Draghi (che era presente all’ultimo discorso di Mattarella) e dal ministro della Transizione Digitale Vittorio Colao.

 

È lo stesso Mattarella che nel 2016, abbiamo preso nota anche di questo, parlava alla plenaria Commissione Trilaterale riunitasi a Roma ringraziando David Rockfeller, il quale «ebbe l’intuizione di dar vita alla Commissione, si mosse nell’intento di capitalizzare le risorse e le energie degli ambienti imprenditoriali, culturali e sociali in America, Europa e Giappone, per superare le rigidità che sovente accompagnano le relazioni ufficiali tra Governi, così da fornire interpretazioni non formali ma originali di fenomeni complessi e dalle ampie ramificazioni».

 

Insomma: attenti agli oligarchi, a parte certi. E se parliamo della pianta dei Rockefeller, come per massoneria e vaccinismo, e ancora più in là sulla loro idea per la popolazione terrestre, il discorso si fa davvero abissale

 

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Il gioco, quindi, è un po’ più grande e profondo di quello di Burioni.

 

Il quale Burioni epperò, a differenza di noi sudditi che durante il COVID abbiamo perso il lavoro e abbiamo preso sputi dai volenterosi carnefici dell’apartheid biotica, ha ricevuto dalla massima carica dello Stato italiano una medaglia di bronzo.

 

Di bronzo. A questo punto scatta inaspettatamente una memoria musicale: è la voce di Rocco Tanica, al secolo Sergio Conforti (1964-), che, con potente poesia, canta: «Fra le maschere che un uomo può indossare ricordiamo l’argilla / Fra le maschere che un uomo può indossare come non citare il bronzo».

 

Si tratta della canzone di Elio e le Storie Tese intitolata «Shpalman» (2005), che narra di un improbabile supereroe del Naviglio piccolo che vendica coloro che sono stati derubati da «tamarri dietro l’angolo» spalmando materia in faccia agli aggressori.

 

E così, eccoci qui, anche noi, ridotti nella nostra mente ad invocare un vendicatore, che viaggi nei secoli e riporti quella Giustizia di cui andiamo fantasticando nel nostro cuor.

 

Le maschere, anche quelle di bronzo, siamo sicuri, ad una certa cadranno tutte. Quel che si farà dopo, non lo sappiamo bene.

 

Roberto Dal Bosco

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