Connettiti con Renovato 21

Gender

L’Alta Corte svizzera: i genitori potrebbero essere accusati se interferiscono con la «transizione di genere» della figlia

Pubblicato

il

L’Alta Corte svizzera ha stabilito che i genitori separati dalla figlia per essersi rifiutati di sostenere la sua «transizione» di genere devono consentire il «cambio di sesso» legale della figlia o affrontare la possibilità di accuse penali. Lo riporta LifeSite.

 

Con il sostegno di del gruppo Alliance Defending Freedom International, i genitori, che hanno preferito mantenere l’anonimato, avevano presentato ricorso al Tribunale federale svizzero (Schweizerisches Bundesgericht) dopo che due tribunali di grado inferiore avevano stabilito che dovevano consegnare i documenti d’identità della figlia affinché il suo sesso, legalmente registrato, potesse essere cambiato.

 

I genitori hanno sostenuto che sia la Costituzione federale svizzera sia il diritto internazionale tutelavano il loro diritto di agire nel migliore interesse della figlia, non consentendole il «cambio di sesso» legale.

Sostieni Renovatio 21

Tuttavia la corte suprema elvetica ha ora respinto il loro ricorso sostenendo che il suo intervento nel caso violerebbe il principio della separazione dei poteri.

 

«La situazione lamentata non può quindi essere sanata tramite interpretazione. Né si può concludere che vi sia una scappatoia di per sé che dovrebbe essere colmata dai tribunali» scrive la decisione della Corte. «Spetterebbe quindi alla legislatura federale, se necessario, modificare il sistema così come è attualmente in vigore ai sensi della legge, da cui la Corte federale non può derogare, poiché non è suo compito interferire in questioni che sono di competenza della legislatura federale. Ne consegue che il reclamo deve essere respinto».

 

Si sta ora valutando un ulteriore ricorso alla Corte Europea dei Diritti dell’Uomo (CEDU) per proteggere il diritto dei genitori a prendersi cura della figlia senza interferenze statali.

 

«Siamo affranti. Amiamo nostra figlia e vogliamo solo il meglio per lei. Sappiamo che questa decisione non è nel suo interesse» ha dichiarato il padre della bambina. «Il fatto che potremmo essere accusati di reati penali semplicemente per aver cercato di prenderci cura di nostra figlia dimostra quanto l’ideologia transgender sia radicata nelle istituzioni svizzere e i danni reali che causa».

 

«La decisione della corte di respingere il loro ricorso è una violazione intollerabile dei loro diritti. Ha, di fatto, imposto una “transizione” legale per la figlia contro la volontà dei genitori» ha dichiarato Felix Böllmann, direttore dell’Advocacy europea per ADF International. «Non solo si tratta di un intervento privo di prove di benefici psicologici, ma potrebbe anche aprire la strada a interventi fisici potenzialmente irreversibili in futuro».

 

Il caso aveva già ricevuto attenzione a livello internazionale. Un video dei genitori che raccontano la loro straziante storia è stato visualizzato oltre 66 milioni di volte e l’ex proprietario Elon Musk ha commentato dicendo: «tutto questo è folle. Questo virus mentale suicida si sta diffondendo in tutta la civiltà occidentale».

 

 

I genitori della figlia sono stati separati dalla figlia per ordine del tribunale più di un anno e mezzo fa, dopo essersi opposti alla cosiddetta «transizione» di genere della figlia.

 

Temevano che la figlia fosse spinta a prendere decisioni affrettate e irreversibili quando, all’età di 13 anni, aveva dichiarato per la prima volta di identificarsi con il sesso opposto, in seguito a problemi di salute mentale.

 

La Cass Review, un rapporto indipendente di riferimento nel Regno Unito che ha esaminato le prove relative alla «cura affermativa di genere» nei minori, ha confermato le preoccupazioni dei genitori sui rischi e i danni associati a questo modello. Così come il crescente numero di paesi che rifiutano questa forma di cosiddetto «trattamento», come la Gran Bretagna e, di recente, il Cile.

Iscriviti al canale Telegram

I genitori hanno rifiutato i «bloccanti della pubertà» per la loro figlia e hanno detto alla sua scuola di non «farle fare la transizione sociale», e invece hanno organizzato un’assistenza sanitaria mentale privata.

 

Tuttavia, secondo quanto sostiene ADF, la scuola avrebbe comunque «transizionato socialmente» la figlia e si sarebbe coordinata con l’agenzia statale per il benessere dei minori, Service de Protection des Mineurs (SPMI) e un’organizzazione di attivisti transgender.

 

Alla fine, la figlia venne separata dai genitori e l’autorità legale sulla sua assistenza medica passò dai genitori alla SPMI. La figlia vive in un rifugio pubblico dall’aprile 2023 e il diritto dei genitori a incontrarla è regolamentato dallo Stato.

 

I genitori hanno tentato, senza successo, di ottenere l’autorità legale sulle cure mediche della figlia tramite ricorso, ed è stato emesso un ordine del tribunale che imponeva loro di consegnare i suoi documenti di identità per consentire un «cambio di sesso» legale.

 

I genitori avevano presentato ricorso contro la sentenza della Corte di giustizia, la corte suprema del cantone di Ginevra, che aveva ordinato loro di consegnare i documenti d’identità della figlia, sotto la minaccia di accuse penali.

 

La Corte suprema federale non può modificare la legge federale, che consente l’«autodeterminazione» di genere, ma ha il potere di interpretarla in conformità con il diritto superiore, come la Costituzione del Paese e il diritto sovranazionale o internazionale.

 

La tesi sostenuta dai genitori nel ricorso alla Corte federale era che, sulla base dell’articolo 11 della Costituzione federale svizzera, dell’articolo 3 della Convenzione delle Nazioni Unite sui diritti del fanciullo e dell’articolo 8 della Convenzione europea dei diritti dell’uomo (CEDU), non avrebbero dovuto essere costretti a consentire il «cambio di sesso» legale della figlia, poiché ciò non era nell’interesse superiore della bambina.

 

L’articolo 11 della Costituzione federale svizzera, sulla protezione dei bambini e degli adolescenti, recita: «I bambini e gli adolescenti hanno diritto a una particolare tutela della loro integrità e al sostegno del loro sviluppo», scrive ADF.

 

L’articolo 3 della Convenzione delle Nazioni Unite sui diritti dell’infanzia afferma: «In tutte le decisioni relative ai fanciulli, siano esse intraprese da istituzioni pubbliche o private di assistenza sociale, da tribunali, da autorità amministrative o da organi legislativi, l’interesse superiore del fanciullo deve essere una considerazione preminente».

 

L’articolo 8 della CEDU garantisce il diritto al rispetto della vita privata, che comprende il diritto dei genitori di prendersi cura dei propri figli e il loro diritto prioritario di decidere cosa sia nel migliore interesse dei loro figli.

Sostieni Renovatio 21

L’ideologia gender ha infiltrato in profondità le istituzioni elvetiche.

 

Come riportato da Renovatio 21, in base ad una nuova legge proposta nel 2022 i cittadini della Repubblica Federale Tedesca potranno cambiare legalmente sesso una volta l’anno.

 

La Svizzera tuttavia aveva già segnalato un grande atto di resistenza alla dittatura genderista globale: si tratta del 64enne cittadino della città svizzera di Lucerna si è dichiarato donna per incassare la pensione un anno prima. Nel suo cantone le donne possono andare in pensione un anno prima degli uomini, cioè a 64 anni invece che a 65, con pensioni piuttosto alte: dipendentemente da fattori come età e genere, possono variare dai 13 mila ai 24 mila euro.

 

L’uomo ha quindi investito 75 franchi svizzeri (circa 72 euro) in burocrazia anagrafica, sfruttando una nuova legge svizzera che permette ai cittadini elvetici di cambiare sesso senza dover procurare alle autorità alcuna documentazione medica. In pratica, se ti alzi al mattino e decidi che vuoi essere donna, basta andare all’ufficio pubblico preposto, e sei «ufficialmente» una donna.

 

Così ha fatto il signore – o signora – in questione. Il quale, raggiunti i 66 anni, potrà semplicemente andare all’anagrafe e cambiare di nuovo sesso e continuare magari a godere di una pensione più elevata.

Iscriviti alla Newslettera di Renovatio 21

SOSTIENI RENOVATIO 21


Immagine screenshot da Twitter

Continua a leggere

Gender

Chiesa omotransessualizzata: Bergoglio afferma che Dio ama «così come sono» nel nuovo libro di memorie

Pubblicato

il

Da

Nel suo recente libro di memoria Spera, uscito in questi giorni, Bergoglio è tornato sul tema dell’omosessualità difendendo il documento di benedizione delle «coppie» omosessuali Fiducia Supplicans.   «Sono le persone ad essere benedette, non le relazioni», scrive Bergoglio riguardo quelle che chiama molto pudicamente «coppie irregolari», un nuovo eufemismo orwelliano con cui ora pontificare.   «È l’accoglienza, non certo il relativismo né un mutamento della dottrina, lo spirito e il cuore di Fiducia supplicans, la dichiarazione del Dicastero per la dottrina della fede sulle benedizioni alle coppie irregolari, che ho firmato nel dicembre 2023».

Sostieni Renovatio 21

Come noto, Fiducia supplicans, fatto uscire a firma di Bergoglio e del cardinale Victor Emanuel «Tucho» Fernandez (già noto per i suoi libri su bacio e orgasmo), aveva provocato la reazione di vescovi in tutto il mondo, compresi quelli africani, accusati recentemente dal neocardinale britannico Timoteo Radcliffe – di cui sono note le posizione filo-omotransessualiste – di essere sotto l’influenza anche economica della Russia.   «Si benedicono le persone, non le relazioni» insiste Bergoglio nel testo appena uscito. «È la volontà di non racchiudere in una situazione o in una condizione l’intera vita di coloro che chiedono di essere illuminati e accompagnati con una benedizione».   «Tutti nella Chiesa sono invitati, anche le persone divorziate, anche le persone omosessuali, anche le persone transessuali» continua il gesuita, sottolineando la questione trans, che il lettore di Renovatio 21 sa essere fondamentale, forse più di quella dei gay, per il papato dell’argentino.   Infatti, il Bergoglio avanza raccontando con sentimento un episodio a base di persone transgender.   La prima volta che un gruppo di transessuali è venuto in Vaticano, se ne sono andate piangendo, commosse perché avevo dato loro la mano, un bacio…» scrive il papa, stando attendo ad usare gli aggettivi in modo politicamente corretto: «andate», non andate, per cui immaginiamo dica «le transessuali» invece che «i transessuali».   «Come se avessi fatto qualcosa di eccezionale per loro» ricorda ancora il gesuita. «Ma sono figlie di Dio! Possono riceve re il battesimo alle medesime condizioni degli altri fedeli, e alle stesse condizioni degli altri possono essere ammesse al compito di padrino o madrina, così come a essere testimoni di un matrimonio. Nessuna legge del diritto canonico lo vieta».   Notiamo anche qui: «figlie», al femminile. Bergoglio vuole far sembrare che un uomo che si veste da donna, o che arriva a tagliarsi le pudenda e impiantarsi protesi al silicone sotto i capezzoli, sia «una donna». Abbiamo già visto che questa è forse la strada «iraniana» scelta dalla neochiesa dell’argentino: Khomeini emanò una fatwa sulla liceità del transessualismo, facendo diventare l‘Iran il luogo che alcuni critici chiamano «inferno per gli omosessuali, paradiso per i transessuali».   Colpisce, ad ogni modo, il tono irenistico, paternalistico dell’occupante del Soglio.   Come riportato da Renovatio 21, dietro le solite parole melense e superficiali – come parlasse sempre ad una massa di idioti, pardon, ad una massa vaccina – vi è una realtà più complessa: lo stesso papato bergogliano aveva rifiutato i trans come padrini pochi anni fa, per poi fare un cambiamento di rotta di 180° con Tucho Fernandez, con la possibilità di transessualizzare anche i battesimi.   Sono più di 60 i Paesi nel mondo che criminalizzano omosessuali e transessuali, una decina addirittura con la pena di morte, che alcune volte viene effettivamente applicata» dice l’argentino, che aveva ribadito la sua condanna dei Paesi africani – i cui governi sono quasi sempre sostenuti dalle conferenze episcopali nazionali – che hanno legiferato contro l’omotransessualismo durante una conferenza stampa aerea di ritorno dal Continente nero assieme all’arcivescovo di Canterbury (ora dimessosi perché travolta in uno scandalo di coperture di pedofili anglicani) e pure, per soprammercato, il tizio dei presbiteriani scozzesi.   Si va avanti: «ma l’omosessualità non è un crimine, è un fatto umano e la Chiesa e i cristiani quindi non possono rimanere ignavi di fronte a questa criminale ingiustizia, né comportarsi da pusillanimi». Il papa non riesce a dire la parola «peccato»: è un «fatto umano», come il tagliarsi le unghie, l’omicidio, l’andare a scuola, l’aborto.   Perché gli «irregolari» «non sono “figli di un dio minore”; Dio Padre li ama dello stesso amore incondizionato, li ama così come sono, e li accompagna con lo stile che riserva a ciascuno di noi: vicinanza, mi sericordia e tenerezza».   Bergoglio sta qui dicendo che Dio ama le persone nella loro condizione di omotransessuali: una distanza siderale dalle scritture, sia dell’Antico che del Nuovo Testamento.   Colpisce, per inciso, anche il riferimento probabile a Figli di un dio minore, pellicola drammatica del 1986 con contenuti talvolta piccanti.

Acquistate le Maglie Crociate

«È strano che nessuno si preoccupi per la benedizione a un imprenditore che sfrutta la gente, e questo è un peccato gravissimo, o per chi inquina la casa comune, mentre pubblicamente ci si scandalizza se il papa benedice una donna divorziata o un omosessuale» scrive ancora Bergoglio, totalmente assorbito nel suo linguaggio settario catto-ecofascista, dove la parola «ambiente» è sostituita da «casa comune». Aggiungiamo che sullo sfruttamento della gente, il lavoratore vaticano che ha parlato di recente con Panorama, segnalando il dumping eseguito facendo lavorare preti e suore invece che laici, potrebbe avere qualcosa da dire sullo stesso Sacro Palazzo e sul signore di esso – lo stesso dipendente che ha descritto la potenza della lobby gay oltretevere.   Dopo queste parole, un po’ oltre la metà del libro, parte l’intemerata di Bergoglio contro i tradizionalisti e la Messa in latino, con accuse di «squilibrio mentale» e «fascino per l’occulto» segnalata da Renovatio 21.   Il programma di omotransessualizzazione della Chiesa cattolica sotto Bergoglio è oramai senza più freno alcuno.   Come scritto da Renovatio 21, la traiettoria del papato verso la devianza, in particolare il transgenderismo, è sensibile in commenti ripetuti nell’arco di diversi anni, con tanto ufficialità della Santa Sede e della sua macchina pubblicistica.   A ottobre Bergoglio ha incontrato privatamente un gruppo di «cattolici transgender, intersessuali e alleati» (sic) lo scorso sabato, in un evento organizzato dal gruppo dissidente LGBT New Ways Ministry, la cui censura ufficiale da parte del Vaticano rimane in vigore, nonostante Francesco abbia ripetutamente espresso sostegno all’organizzazione.   Settimane fa Francesco ha incontrato quattro uomini che si presentano come «donne» che avevano partecipato alla conferenza LGBT del gesuita filo-omotransessualista padre James Martin.   Come riportato da Renovatio 21, nel novembre 2023, Francesco ha accolto il gruppo e il loro parroco a un pranzo per i poveri organizzato dal Vaticano e si è «seduto di fronte a un’ex prostituta transgender». L’evento fu ripreso dalla grande agenzia stampa mondiale Associated Press, che aveva seguito il gruppo transessuale sin da quando erano saliti in pullman.

Aiuta Renovatio 21

Gli incontri con transessuali di Bergoglio, che ha visto un gruppetto anche a giugno, sono risalenti. E ancora: a fine gennaio 2015, un «uomo transgender» – nato in Ispagna come donna – dichiarò di aver avuto un’udienza privata con il papa, dove, secondo alcuni articoli di giornale, Bergoglio avrebbe «abbracciato» il 48enne transessuale. A Napoli, sempre nel 2015, il romano pontefice, fu riportato dai media globali mangiò con «carcerati gay e transessuali».   Gli incontri con transessuali di Bergoglio, che ha visto un gruppetto anche a giugno, sono risalenti. E ancora: a fine gennaio 2015, un «uomo transgender» – nato in Ispagna come donna – dichiarò di aver avuto un’udienza privata con il papa, dove, secondo alcuni articoli di giornale, Bergoglio avrebbe «abbracciato» il 48enne transessuale. A Napoli, sempre nel 2015, il romano pontefice, fu riportato dai media globali mangiò con «carcerati gay e transessuali».   Il lettore di Renovatio 21 è informato del fatto che Francesco ha appena ordinato 21 nuovi cardinali. Sono il larga parte sostenitori della Fiducia Supplicans.   Intanto, mentre il pontefice della «frociaggine» pontifica in libreria, sugli schermi di tutto il mondo, circola un film prodotto da Hollywood, Conclave, che spiega esattamente cosa succederà: al centro dell’intreccio, un futuro papa ermafrodita.   Roberto Dal Bosco

Iscriviti alla Newslettera di Renovatio 21

SOSTIENI RENOVATIO 21
   
Continua a leggere

Gender

Il cardinale USA Cupich sostiene l’adozione da parte di coppie dello stesso sesso

Pubblicato

il

Da

Il cardinale Blase Cupich, arcivescovo di Chicago, è senza dubbio una delle figure più progressiste e divisive dell’episcopato americano. Ha pubblicato un articolo sul sito Outreach – punto di riferimento per i cattolici LGBTQ secondo il loro logo – in cui ha sottolineato in modo molto positivo la possibilità di adottare bambini per coppie dello stesso sesso.

 

In questo articolo, il cardinale di Chicago spiega innanzitutto che il clero – in cui lui stesso si colloca – non deve «presumere» alcunché sulle persone, pensare di saperne più dei fedeli. E ne dà l’esempio con un consiglio dato dal cardinale Luis Ladaria Ferrer ai vescovi americani.

 

Quest’ultimo ha suggerito di cercare di comprendere meglio le motivazioni di coloro che esercitano cariche pubbliche e che sostengono legislazioni che autorizzano l’aborto, l’eutanasia o altri mali morali, prima di decidere una politica di esclusione dalla comunione.

 

Questo consiglio confonde completamente il piano oggettivo e soggettivo, personale e sociale. Una cosa è che un sacerdote si preoccupi di un fedele impegnato in politica che, nel tentativo di aiutarlo, sosterrebbe proposte contrarie alla morale di Gesù Cristo. Ma che un pastore debba decidere in modo oggettivo e sociale per il bene comune dei fedeli, è un’altra cosa.

 

È facile intuire come questo consiglio venga applicato dal cardinale Cupich nei confronti dei membri della comunità LGBT. Racconta di averli ascoltati a lungo e di aver sentito come vengono emarginati – nelle loro famiglie o in chiesa – e il rifiuto di alcuni dei loro approcci: accogliere un bambino «adottato» in una scuola cattolica, per esempio.

 

Ma, aggiunge, «molti dei nostri fratelli e sorelle cattolici LGBTQ apprezzano la vita comunitaria. Sono convinti (…) di avere qualcosa non solo da ricevere, ma anche da dare, che dobbiamo riconoscere e accogliere. Molte persone LGBTQ imparano e sperimentano anche l’amore sacrificale quando assumono il ruolo di genitori di figli che altrimenti non avrebbero una casa».

Aiuta Renovatio 21

Quest’ultimo paragrafo mescola punti di vista che è assolutamente necessario tenere distinti. Ma soprattutto riconosce – cosa che è stata recentemente denunciata in un articolo – che le persone LGBT devono essere accettate come tali. Ma questo è un punto di vista insostenibile, perché essi rappresentano, che lo vogliano o no, una tendenza a un peccato grave, denunciato dalla morale cristiana.

 

In nessuna parte della Chiesa ladri, stupratori, abusatori, criminali, alcolisti e molti altri peccatori vengono riconosciuti come tali, ma come pentiti e desiderosi di evitare il peccato con la grazia di Dio. Voler entrare nella Chiesa con lo status LGBT, soprattutto se si tratta di una coppia, è come pretendere uno status di peccato all’interno della Chiesa.

 

Se ci approcciamo al caso dell’adozione, non solo c’è un’evidenza, stabilita da Dio stesso, che affermano che il matrimonio cattolico è tra un uomo e una donna e che ogni bambino ha diritto a un padre e a una madre, ma di fronte a la confusione delle menti, un documento della Congregazione per la Dottrina della Fede si è sentito in dovere di ricordarlo nel 2003.

 

Il testo afferma: «L’integrazione dei bambini in unioni omosessuali mediante l’adozione significa sottoporli di fatto a violenze di vario genere, approfittando della debolezza dei più piccoli per introdurli in ambienti che non favoriscono il loro pieno sviluppo umano».

 

«Una simile pratica sarebbe certamente gravemente immorale e in flagrante contraddizione con il principio, riconosciuto anche dalla Convenzione internazionale delle Nazioni Unite sui diritti del fanciullo, secondo cui l’interesse superiore da proteggere in ogni caso è quello del bambino, la parte più debole e indifesa».

 

Il sito web InfoCatolica riporta come «le agenzie di adozione cattoliche negli Stati Uniti abbiano dovuto affrontare diverse battaglie legali per essersi rifiutate di elaborare adozioni da parte di coppie dello stesso sesso». In diverse occasioni, le agenzie e le leggi che le proteggono hanno ricevuto il sostegno dei vescovi del Paese.

 

Ma, come sottolinea ulteriormente il sito, il cardinale Cupich è ben lungi dall’essere un’eccezione nell’opposizione alla dottrina cattolica sull’omosessualità e sull’adozione di bambini.

 

Nel maggio 2022, il sito web ufficiale del Sinodo sulla sinodalità ha pubblicato la testimonianza di tre coppie omosessuali che avevano adottato bambini.

 

Quando l’esempio viene dall’alto…

 

Articolo previamente apparso su FSSPX.news.

 

Iscriviti alla Newslettera di Renovatio 21

SOSTIENI RENOVATIO 21


Immagine CC0 via Wikimedia

Continua a leggere

Gender

Educazione sessuale: la farsa e la vergogna

Pubblicato

il

Da

Questo non è un articolo, questo è uno sfogo. Perché non se ne può più.   Negli ultimi giorni impazza la polemica (una gigantomachia) sull’impiego del fondo da mezzo milione di euro che la legge di bilancio – accogliendo un emendamento proposto dal segretario di Più Europa Luca Magi ed evidentemente votato anche da più di qualcuno nella maggioranza – avrebbe stanziato per promuovere nelle scuole corsi di educazione sessuale e affettiva e salute sessuale.   Da qualche lustro a questa parte, con furia crescente, l’argomento sesso è diventato l’ossessione di tutti i benpensanti: radicali e clericali, estremisti e moderati.   Insomma, non sei una bella persona se non sali sul carro degli educatori aggiornati per i quali il sesso sta sopra ogni cosa e, soprattutto, rappresenta la prospettiva principe da inculcare il prima possibile a incolpevoli scolaretti in erba e poi, con virtuosismi all’altezza delle bassezze con cui già si stordiscono in rete, a ragazzini per lo più incapaci di intendere e di volere perché ignoranti di tutto il resto.

Sostieni Renovatio 21

È tragicamente esilarante osservare lo scontro in atto tra squadre di titani che manco si accorgono di portare acqua allo stesso identico mulino, ma strillano e si insolentiscono a vicenda. Come i proverbiali cecàti che fanno a pietrate.   Quelli del governo tuonano: «nessuno spazio nella scuola, né oggi né mai, per chi vorrebbe propagandare l’ideologia gender», e si premurano persino di rassicurare le mamme e i papà che l’educazione sessuale è nelle loro mani e non in quelle «di docenti politicizzati ed esperti esterni». Sorge spontanea la domanda: ma costoro dove vivono?   Qualcuno infatti dovrebbe spiegare al roboante onorevole incaricato di arringare il Parlamento come le scuole, tutte, siano invase da invasati che vi trovano praterie indifese da colonizzare perché nessuno ha più il coraggio di mettersi di traverso se non sussurrando piano piano all’orecchio del dirigente che, forse, sarebbe più adeguato evitare la promozione del sadomaso e fermarsi al capitolo precedente del prontuario.   Qualcuno dovrebbe anche riferire al gagliardo onorevole che il contagio della carriera alias corre ovunque indisturbato, dal momento che se non l’abbracci hai l’anello al naso o sei rimasto nel Medioevo, e invece oggi ogni virgulto deve decidere in libertà di cambiarsi il nome se per caso si sente altro da sé, perché il sesso è un’opinione.   Qualcuno dovrebbe far sapere inoltre, all’onorevole tonitruante, che i genitori e i docenti che hanno ancora la forza di guardare in faccia lo sfacelo sono completamente disarmati davanti all’onda di piena che ormai travolge ogni singola scuola con lezioncine desolanti di desolanti esperti certificati, reclutati a occupare fette sempre più estese dell’orario curricolare.   Qualcuno, se può, avvisi l’onorevole. Anche se basterebbe perlustrasse lui stesso la vetrina di qualche scuola a caso, per vedere a chi sono appaltati questi benedetti corsi, generalmente a scatola chiusa perché l’appaltatore si chiama «esperto» e degli esperti ci si deve fidare. Si accorgerebbe che il circo è gestito dalle associazioni più improbabili, come quelle composte «da professionist3 (non è un errore di battitura, ndr) della salute» che si autoqualificano come «queer, trans, neurodivergenti, non monogame, kinky», e chi non sa cosa significhi kinky è caldamente invitato ad andarlo a vedere.   In ogni caso, sappia l’onorevole che nel nostro piccolo possiamo fornirgli tonnellate di materiale degradante spacciato per programma educativo.   Ma torniamo alla gigantomachia.

Iscriviti al canale Telegram

Sempre la maggioranza di governo, fingendo di non conoscere la realtà delle cose (o non conoscendola proprio: non si sa delle due quale sia l’ipotesi peggiore) cerca di tenere insieme la capra con i cavoli e decide che quei fondi, già approvati su iniziativa di Più Europa, saranno destinati a formare i docenti «in via prioritaria sulle tematiche della fertilità maschile e femminile, con particolare riferimento all’ambito della prevenzione dell’infertilità»; e solo in via subordinata serviranno alla salute sessuale e alla educazione sessuale.   Pensano in tal modo, e probabilmente a ragione, di tacitare gli strilloni in servizio permanente dalla galassia sedicente pro-life e clericale, i quali esulteranno perché finalmente abbiamo un governo che incentiva le nascite e non saranno sfiorati dall’idea che l’unico business pro vita che tira, nell’ora presente, è quello della vita sintetica: vale a dire provette per tutti (compresi i diversamente praticanti di cui sopra), commercio di gameti, selezioni e manipolazioni genetiche – ossia l’industria della riproduzione artificiale. Che è esattamente il traguardo auspicato dai tifosi del sesso alternativo a quello fertile secondo le insuperabili leggi della biologia; è esattamente agli antipodi del miracolo della vita.   Intanto l’opposizione, anch’essa fingendo di non capire un tubo (o davvero non capendolo), si strappa i capelli e grida all’operazione sporca della maggioranza, alla sconcertante retromarcia frutto di una «politica manipolatrice votata a soddisfare la fissazione sessuofobica di certa destra».   Insomma una sceneggiata, un manicomio a cielo aperto conteso tra (stando alle accuse incrociate) maniaci sessuali da una parte e sessuofobi dall’altra. E non è finita. Infatti, nel mentre che quelli litigano (o fingono di litigare), il titolare del dicastero dell’istruzione firma nientemeno che un protocollo di intesa coll’intraprendente genitore – originale interprete del lutto – della povera Giulia, diventato d’improvviso fondazione.   Il fine dell’accordo tra il ministero della pubblica (si ribadisca: pubblica) istruzione e la neonata fondazione privata in sfolgorante carriera sarebbe quello di avviare una collaborazione «per la definizione di progettualità» volte ad «affermare la cultura del rispetto verso ogni persona e in particolare verso le donne» tra studentesse e studenti delle scuole di ogni ordine e grado. Il che, come abbiamo visto, significa una cosa tanto semplice e chiara, quanto demenziale: convincere i maschi a sentirsi colpevoli di essere maschi, cioè ad essere fatti sbagliati.   Non che si tratti di una trovata nuova. Ricordiamo che, a ridosso del tragico fatto di cronaca e sulla spinta dell’inusitato clamore mediatico montatoci intorno, lo stesso titolare dello stesso ministero si era lanciato – sempre in applicazione (bisogna riconoscere, creativa) della logica della capra e dei cavoli, ovvero del diavolo e dell’acqua santa – nell’impresa surreale di piazzare una suora e una lesbica a capo dei programmi di educazione al rispetto e affettiva nelle scuole italiane. Ma siccome fu linciato da destra e da sinistra, dall’alto e dal basso, si rimangiò subito l’ideona.   Ancora, ben prima, ricordo anni fa quel mio figlio allora liceale che, dopo una delle istruttive psicolezioni della psicoesperta arruolata dalla scuola, tornò a casa comunicando la fine dell’epoca in cui uno nato maschio poteva provare a corteggiare una fanciulla (tipo regalandole un fiore, o dicendole che è bellissima, letteralmente) perché, nel nuovo orizzonte rispettoso di tutte di tutti e di tutt*, i gesti classici del corteggiamento sono inclusi d’ufficio nell’elenco delle offese capaci di integrare forme di implicita violenza nei confronti della destinataria, addestrata fin dalla culla e fino alla nausea a rivendicare la parità e l’uguaglianza, con le conseguenze del caso.   Non era un’iperbole, i maschi lo sanno. E in effetti, stando così le cose, si sentiva davvero la mancanza del nuovo protocollo Cecchettin.   Ma in democrazia, si sa, decidono i sondaggi e, come ci informano i giornaletti di regime, «il 78% dei giovani vorrebbe una maggiore presenza dell’educazione sessuale a scuola, che è considerata troppo ingessata sui programmi». Ma guarda tu che sorpresa. L’argomento è decisivo quasi quanto la preghiera di Lilli Gruber dal pulpito televisivo: «Per favore, politici, date l’educazione sessuale come materia obbligatoria nelle scuole italiane». Amen.   Come che sia, risultato della gigantesca operazione è che a scuola entrano esemplari di ogni genere a pontificare senza alcun controllo di sesso e dintorni, e di mille altre scemenze assortite, al riparo del loro patentino di esperti. Qualcuno nei palazzi, a buoi scappati, ricordandosi di aver vinto le elezioni con la promessa – tra le altre – di arginare la follia genderista, cerca tardivamente di metterci una pezza con la storia buffa del contrasto all’infertilità, ben sapendo che in ogni caso i rinforzi arrivano dalle retrovie col protocollo Cecchettin.   Ma ci chiediamo: tra tutti questi signori che, berciando e straparlando, decidono le sorti dei figli altrui, davvero a nessuno passa per la testa l’ovvia considerazione – peraltro dimostrata sia empiricamente sia scientificamente – che l’overdose di sesso ammannito in tutte le salse sortisca l’effetto paradosso di uccidere il desiderio e, in abbinata alla criminalizzazione dell’universo maschile, finisca per castrare in via definitiva una generazione intera? Si può dire vergognatevi tutti?   Anche perché in questo miserando teatrino fanno tutti finta di non sapere (o davvero non sanno?) che la scuola italiana – dove ormai si fa tutto fuorché scuola – versa in uno stato comatoso. E i poveri scolari arrivano alla maggiore età senza saper impugnare la penna, senza essere in grado di articolare una frase minima grammaticalmente corretta e munita di senso compiuto; di comprendere il significato di parole eccedenti un repertorio sempre più scarno (e sempre più squallido); di afferrare periodi complessi; di usare più di un modo verbale diverso dall’indicativo e di un tempo diverso dal presente; di distinguere un soggetto da un predicato, un aggettivo da un pronome. L’italiano letterario è diventato di fatto una lingua straniera, la geografia e la storia sono state abolite, la matematica non va oltre i test a crocette.

Aiuta Renovatio 21

La devastazione è sotto gli occhi di chiunque, eppure non si trova nulla di meglio da fare che incrementarla con carichi sempre nuovi di stronzate scolastiche vestite in ghingheri e accompagnate dalla colonna sonora di slogan precotti e irriflessi, quegli stessi che girano in TV e nei social che rintronano là fuori.   Il pretesto truffaldino di tenere la scuola al passo con i tempi – barbarie incluse – rimpinzandola di paccottiglia balorda e svuotandola del sapere, delle discipline e del ragionamento, serve a privare irreparabilmente le nuove generazioni delle chiavi di accesso a uno sterminato patrimonio culturale e spirituale sedimentato lungo un passato grande e maestro; un tesoro che per questa via viene correlativamente e fatalmente lasciato morire.   Invece è proprio entrando lì dentro che si impara il rispetto per le cose umane, levigato dal lungo flusso della vita e di un’esperienza tramandata, e immortalato in opere eterne; ed è precisamente questo il servizio fondamentale, e insostituibile, che una scuola degna del suo nome è chiamata a onorare.   Impedire a chi ci succede l’accesso a queste stanze è un crimine di portata epocale della cui responsabilità in molti porteranno il peso.   Elisabetta Frezza

Iscriviti alla Newslettera di Renovatio 21

SOSTIENI RENOVATIO 21
 
Continua a leggere

Più popolari