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L’aborto per l’esercito americano è «un obbligo sacro», dice l’ammiraglio del Consiglio per la Sicurezza Nazionale USA

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Il Coordinatore per la Comunicazione Strategica del Consiglio Nazionale della Casa Bianca John Francis Kirby ha dichiarato che consentire alle donne soldato di abortire è un obbligo sacro per l’Esercito USA.

 

Durante una conferenza stampa, un giornalista ha chiesto a Kirby, un ammiraglio in pensione, perché l’aborto fosse ritenuto «fondamentale per la prontezza militare». «Sono davvero contento che tu abbia fatto questa domanda», ha risposto l’ammiraglio Kirby. «No, lo sono davvero. Un membro su cinque delle forze armate statunitensi è donna. Il 20%. Siamo una forza di soli volontari. Nessuno ti costringe ad andare: ti offri volontario per andare. Lo farò per alcuni anni, o per tutta la vita, e potrebbe costarmi la vita farlo».

 

«Quando ti iscrivi e ottieni quel contratto, hai tutto il diritto di aspettarti … che i militari si prendano cura di te e delle tue famiglie» ha continuato il Kirby nella sua tirata, probabilmente non considerando il fatto che uccidere tuo figlio non è prendersi cura della tua famiglia, ma distruggerla, cancellarla.

 

«Le nostre politiche, siano esse diversità, inclusione ed equità, o individui transgender che si qualificano fisicamente e mentalmente per servire e farlo con dignità» ha continuato l’ex ammiraglio che, a questo punto ha iniziato a battere la mano sul podio «oppure femmine in servizio, una su cinque, oppure femmine membri di famiglia» che devono «essere in grado di contare sul tipo di assistenza sanitaria, sulla sanità riproduttiva specificamente… hanno bisogno di servire… questa è un fondamentale obbligo sacro dei leader militari».

 

Il discorso di Kirby, con dietro una bandiera piena di stelle a cinque punte, è un po’ confuso ma il significato di fondo è chiarissimo: l’esercito americano guarda all’aborto delle proprie soldatesse come ad un sacramento.

 

 

Non pago, l’ammiraglio in pensione ha continuato con un’aneddotica abortista personale recente: in una recente conversazione con membri del servizio femminile e le loro mogli alla Casa Bianca gli è stato detto che «le leggi sull’aborto in questo paese che sono ora in fase di approvazione stanno assolutamente avendo un effetto sulla loro volontà di continuare a prestare servizio in uniforme o per incoraggiare i loro coniugi a continuare a prestare servizio. Quindi, se non pensate che ci sarà un problema di mantenimento e morale del personale, ripensateci».

 

Il Kirby si riferisce ovviamente alla recente sentenza Dobbs della Corte Suprema, che ha abolito l’aborto come diritto federale, relegando le decisioni agli Stati. Con evidenza, l’uomo che rappresenta il Pentagono non è d’accordo – anche se i numeri dicono che vi è stata una drammatica diminuzione degli aborti, e conseguente, possibile, aumento della popolazione.

 

Riavvolgete: i capi militari stanno dicendo che vogliono meno figli di militari. Una volta i vertici militari volevano famiglie con tanti figli per dare alla patria, in caso, carne da cannone. Ora non è più così: l’esercito più ricco del mondo – si dice che il budget a breve potrebbe arrivare al trilione – lavora attivamente per la Necrocultura.

 

L’effetto può essere straniante: un uomo delle Forze Armate che parla dell’aborto come sacro. Tuttavia non più di un mese fa il vicepresidente Kamala Harris era arrivata a promuovere l’aborto parlando di Dio.

 

Con ogni evidenza, la fazione goscista del potere americano ha cominciato una vera «sacralizzazione» del feticidio. Si tratta di un fenomeno moderno che abbiamo già intravisto anche in Canada, non plus ultra delle società «laiche» (cioè atee e massoniche) progressiste in tutto l’Occidente, dove l’eutanasia di Stato, che galoppa seminando morte in modo indicibile, sta assumendo via via un carattere addirittura mistico.

 

L’aborto non è il solo valore fondamentale, «sacro», recentemente invocato da Kirby per gli USA.

 

Nell’annunciare reazioni diplomatiche contro l’Uganda e le sue nuove leggi anti-sodomia, Kirby aveva definito i diritti LGBT come «parte fondamentale della nostra politica estera».

 

Quindi, la diplomazia degli USA, e financo il suo esercito, servono a propalare aborto e omosessualismo. Reagan definì l’Unione Sovietica «l’impero del male». Ora una definizione per gli Stati Uniti dell’era Biden la trovi il lettore.

 

Nel frattempo, ricordiamo come l’Uganda è stata improvvisamente teatro di attacchi terroristici con enormi stragi sia sul suo territorio che all’estero. Subito dopo l’approvazione della legge anti-LGBT, decine di persone in Uganda sono state uccise e ferite dai militanti di un gruppo estremista – il quale non si faceva vivo dal 1998 – che hanno attaccato una scuola secondaria nella parte occidentale del Paese. Due settimane prima, 54 suoi soldati ugandesi stati trucidati dai terroristi islamici di al-Shabbab mentre si trovavano in Somalia per una missione di pace dell’Unione Africana.

 

C’è stato un tempo in cui la «politica estera» profonda degli USA poteva essere chiamata, da giornalisti come da osservatori politici italiani, «Strategia della Tensione».

 

Il «valore fondamentale», con annesse tinte sacre, all’epoca era all’anticomunismo, il contenimento dell’influenza sovietica – che in Italia era considerevole. Di qui, dice la teoria, la quantità di bombe nelle piazze, nelle stazioni, sui treni, nelle banche…

 

È possibile pensare che, con nuovi «sacri valori fondamentali» in pista, vi sia una nuova Strategia della Tensione in partenza?

 

È una teoria cospirativa socialmente accettabile, come lo è la teoria della Strategia della Tensione di decadi fa? Abbiamo paura, purtroppo, che non lo sia…

 

 

 

 

 

Immagine di pubblico dominio CC0 via Flickr

 

 

 

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Putin annuncia la completa liberazione della regione di Kursk

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Il presidente russo Vladimir Putin ha annunciato che le forze ucraine sono state completamente respinte dalla regione di confine di Kursk, dopo mesi di feroci combattimenti. Ha rilasciato queste dichiarazioni mentre veniva informato sulla situazione in prima linea dal capo di Stato Maggiore, Valerij Gerasimov. Lo riporta la stampa russa.

 

Kiev ha subito pesanti perdite durante l’incursione, iniziata nell’agosto dell’anno scorso, che ha indebolito le sue difese in altri settori del fronte, ha affermato Putin.

 

Gerasimov ha confermato che le forze nordcoreane hanno contribuito a difendere la regione russa di Kursk.

 

 


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Sabato, le truppe russe hanno liberato il villaggio di Gornal, a 1 km dal confine, ultimo insediamento rimasto sotto il controllo ucraino nella regione di Kursk, ha affermato Gerasimov.

 

«La sconfitta delle formazioni armate delle forze armate ucraine che hanno invaso la regione di Kursk è stata completata», ha affermato. I piani di Kiev «di creare una cosiddetta testa di ponte strategica e di interrompere la nostra offensiva nel Donbass sono falliti».

 

All’inizio dell’incursione, le forze russe riuscirono a fermare l’avanzata ucraina, costringendola in seguito a passare a operazioni difensive, ha affermato il Gerasimov. I successivi contrattacchi di accerchiamento isolarono la punta di lancia di Kiev, consentendo alla Russia di distruggere le forze nemiche a pezzetti man mano che recuperavano terreno.

 

 

L’offensiva finale per liberare la regione è iniziata all’inizio di marzo, ha affermato il generale, sottolineando un’audace infiltrazione in profondità nel territorio controllato da Kiev attraverso una conduttura sotterranea nei pressi della città di Sudzha, che ha portato al completo collasso delle difese ucraine.

 

L’incursione fallita si è rivelata costosa per Kiev, ha detto Putin, sottolineando «le ingenti perdite… anche tra i più pronti al combattimento, addestrati ed equipaggiati, compresi i modelli occidentali di equipaggiamento». Queste perdite «si rifletteranno certamente su tutta la linea di combattimento», ha aggiunto.

 

Le perdite totali ucraine durante l’incursione di Kursk ammontarono a più di 76.000 militari uccisi e feriti, e alla perdita di più di 7.700 unità di equipaggiamento militare, tra cui 412 carri armati, 340 veicoli da combattimento della fanteria e 314 veicoli trasporto truppe, ha affermato Gerasimov.

 

Gerasimov ha confermato che l’impegno militare della Russia nella regione di Kursk è stato sostenuto dalle truppe nordcoreane, la cui assistenza è stata fornita ai sensi del Trattato di partenariato strategico globale firmato l’anno scorso.

 

I soldati e gli ufficiali dell’Esercito popolare coreano hanno «dimostrato elevata professionalità, coraggio ed eroismo in battaglia», ha affermato il generale.

 

Le forze russe stanno ora conducendo un’operazione su vasta scala per individuare «singoli membri delle forze armate ucraine che tentano di nascondersi in territorio russo», ha dichiarato il generale Gerasimov, aggiungendo che l’esercito sta fornendo assistenza alle autorità locali per «ripristinare una vita pacifica», con squadre di sminamento dispiegate nella regione.

 

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I veterani francesi chiedono la trasparenza sull’Ucraina: nuovo pronunciamento nell’esercito di Parigi?

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Un gruppo di veterani francesi di alto rango ha chiesto un maggiore controllo sull’impegno militare del Paese in Ucraina.   In una lettera inviata ai presidenti di entrambe le camere del Parlamento, gli ex ufficiali hanno esortato i legislatori a tenere un dibattito formale sulle forniture di armi e sulla continua presenza di truppe francesi a sostegno degli sforzi bellici di Kiev.   La lettera, intitolata «Risoluzione dei cittadini», è stata pubblicata all’inizio di questa settimana su Place d’Armes, una piattaforma che consente ai militari in servizio e in congedo di esprimere opinioni sulla politica nazionale. Includeva un appello pubblico ai cittadini a firmare la risoluzione a loro sostegno.

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Gli autori hanno sostenuto che il coinvolgimento militare della Francia in Ucraina senza un mandato parlamentare e le consegne di armi senza un dibattito pubblico violano la Costituzione e il Codice penale francesi, affermando che dal 2022 non è stata fornita alcuna comunicazione chiara al Parlamento sulla possibile presenza di truppe francesi in Ucraina, nonostante l’obbligo legale di informare i legislatori di qualsiasi «intervento militare».   Nella lettera si sollecita il parlamento a pubblicare «tutte le informazioni» sulla presenza delle truppe sul Journal Officiel, la gazzetta ufficiale del paese, e a «organizzare un dibattito con votazione sulla continuazione di questo intervento» entro 15 giorni dal ricevimento della lettera.   Nel documento si sottolinea inoltre che il patto di sicurezza franco-ucraino firmato l’anno scorso, che includeva 3 miliardi di euro in aiuti e un sostegno militare pluriennale, non è stato ratificato dal Parlamento, nonostante la Costituzione richieda tale ratifica per i trattati che hanno importanti implicazioni finanziarie per lo Stato.   «La mancanza di una regolare ratifica parlamentare solleva la questione della legalità della fornitura di armi dalle riserve dell’esercito francese all’Ucraina per usarle contro la Russia, con la quale il nostro Paese non è in guerra», si legge nella lettera.   La lettera ha anche evidenziato le recenti dichiarazioni del presidente Emmanuel Macron in merito al potenziale dispiegamento di truppe in Ucraina e alla condivisione delle capacità nucleari con i partner europei. Gli autori hanno sostenuto che tali decisioni richiedono un dibattito parlamentare per garantirne la legittimità.   Commentando la lettera, il presidente dell’associazione Place d’Armes, Jean-Pierre Fabre-Bernadac, ha dichiarato a Sud Radio che essa riflette la crescente preoccupazione dell’opinione pubblica riguardo al coinvolgimento del Paese in Ucraina.   «È una favola? Esiste una realtà delle truppe francesi sul suolo ucraino? Questo sarà chiarito dall’Assemblea Nazionale e dal Senato», ha affermato. «L’esercito è al servizio della nazione. Non è al servizio di un uomo o di un regime».I l testo, dice, non è stato redatto dalla sua associazione, ma da professionisti militari, tra cui 26 ex generali dell’esercito.   I presidenti del Senato e dell’Assemblea Nazionale non hanno ancora risposto pubblicamente alla lettera, mentre i principali media francesi ne hanno ampiamente taciuto l’esistenza. Tuttavia, il documento è stato firmato da oltre 14.000 persone dalla sua pubblicazione.  
  Nonostante le numerose segnalazioni di truppe occidentali in Ucraina, i sostenitori di Kiev hanno evitato di confermare qualsiasi schieramento ufficiale. La Russia si è ripetutamente opposta alla presenza di forze occidentali, con qualsiasi pretesto, nella zona di combattimento, avvertendo che tale mossa sarebbe stata considerata un coinvolgimento diretto nel conflitto.   I tamburi di guerra contro la Russia – divenuto principale avversario di Parigi per l’Africa francofona – rullano da diverso tempo, e in maniera sempre più aperta.   Come riportato da Renovatio 21, un anno fa il capo di stato maggiore dell’esercito francese, generale Pierre Schill, aveva dichiarato Francia è pronta ad affrontare qualunque sviluppo si svolga a livello internazionale ed è preparata per gli «impegni più duri» per proteggersi: in sostanza, stava dicendo che il Paese era pronto alla guerra. Erano i giorni in cui il presidente francese aveva ripetutamente rifiutato di escludere che truppe occidentali vengano inviate in Ucraina per aiutare Kiev nella sua lotta contro Mosca, che aveva descritto apertis verbis come un «avversario» di Parigi.   A ottobre 2024 il ministro della Difesa francese Sebastien Lecornu aveva parlato di «deterrenza convenzionale» in Ucraina. Il Lecornu aveva prima dichiarato che ««la minaccia più grande per la Francia (…) a parte i gruppi terroristici, è chiaramente la Federazione Russa».   Il presidente francese si è spinto fino al punto di immaginare un ritorno della Crimea all’Ucraina.  
Gli stessi francesi, secondo un sondaggio, sono contrari all’idea di soldati schierati su territorio ucraino proposta da Macron, il quale, bizzarramente, aveva poi chiesto un cessate il fuoco per le Olimpiadi di Parigi.
  Come riportato da Renovatio 21migliaia di soldati francesi andranno in Romania per simulazioni di combattimento contro la Russia la prossima primavera.   Quattro mesi fa il ministro degli Esteri francese Jean-Noel Barrot ha affermato che l’Ucraina potrebbe utilizzare missili francesi per attaccare obiettivi nel territorio russo riconosciuto a livello internazionale.

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Come riportato da Renovatio 21, due anni fa vi era stato un enigmatico pronunciamento dei miltiari francesi riguardo la situazione interna della Francia: «la guerra civile si sta preparando e voi lo sapete perfettamente» avevano scritto dei soldati in una lettera a tutte le istituzioni che ripeteva in sostanza quanto già fatto poco prima da ufficiali in pensione.   «I vecchi soldati di cui avete calpestato l’onore nelle ultime settimane… sono migliaia di servi della Francia, firmatari di un appello di buon senso, soldati che hanno dato i loro anni migliori per difendere la nostra libertà, obbedendo ai vostri ordini, per intraprendere le vostre guerre o per attuare le vostre restrizioni di bilancio, che avete insozzato mentre il popolo della Francia li ha sostenuti» scrivevano i militari.   «Afghanistan, Mali, Repubblica Centrafricana o altrove, molti di noi hanno subito il fuoco nemico. Alcuni lì hanno lasciato dei compagni. Hanno offerto la loro pelle per distruggere l’islamismo a cui state facendo concessioni sul nostro suolo (…) questa decadenza, la abbiamo vista in molti Paesi in crisi. Precede il crollo. Annuncia caos e violenza e, contrariamente a quanto voi affermate qua e là, questo caos e questa violenza non verranno da un “pronunciamento militare” ma da un’insurrezione civile».  

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Immagine di NATO North Atlantic Threaty via Flickr pubblicata su licenza Creative Commons Attribution-NonCommercial-NoDerivs 2.0 Generic
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Intelligenza Artificiale

Putin: l’Intelligenza Artificiale offre un vantaggio militare «colossale»

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Il presidente della Federazione Russa Vladimir Putin ha affermato che la Russia deve dare l’esempio nell’implementazione dell’Intelligenza Artificiale nelle sue forze armate.

 

Il software sviluppato internamente dovrebbe essere integrato nei sistemi di comando e controllo militari automatizzati, ha suggerito il presidente russo. Discutere di intelligenza artificiale è diventata «una moda passeggera», ha osservato Putin durante una riunione di governo mercoledì, perché «tutti riconoscono le enormi opportunità che offre».

 

«Chiunque per primo affinerà queste tecnologie per la guerra otterrà un vantaggio significativo sul campo di battaglia. Non dobbiamo perderne traccia», ha avvertito.

 

Secondo il presidente, il conflitto in Ucraina ha accelerato i cambiamenti nelle tattiche di guerra e altre nazioni hanno riconosciuto il valore dell’esperienza accumulata dalla Russia.

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Putin ha già definito l’Intelligenza Artificiale come la chiave per la sovranità nazionale e il successo nel XXI secolo, ribadendo l’intenzione della Russia di essere all’avanguardia in questo campo.

 

La scorsa settimana, il ministro dello Sviluppo Digitale Maksut Shadaev ha ipotizzato che l’IA potrebbe potenzialmente sostituire fino alla metà di tutti i dipendenti pubblici russi in futuro, «forse anche di più». Tuttavia, si aspetta che professioni come quella medica e quella degli insegnanti saranno meno colpite dalla transizione.

 

Il governo russo sta valutando modalità per ottimizzare il settore pubblico, puntando a una forza lavoro più ridotta in grado di erogare servizi essenziali e di percepire salari più alti.

 

Come riportato da Renovatio 21, sei mesi fa al Forum di discussione Valdai Putin aveva dichiarato che rimanere fuori dalla corsa allo sviluppo dell’Intelligenza Artificiale non è un’opzione percorribile per la Russia.

 

«Penso che sia impossibile vietarla. Troverà un modo, soprattutto quando c’è concorrenza, e la concorrenza sta crescendo», ha detto Putin al pubblico. Mosca è incline a regolamentare l’IA invece di cercare di proibirne l’uso, aveva detto. «Lo sviluppo dell’Intelligenza Artificiale è inevitabile e qui possiamo essere tra i leader, dati i vantaggi che abbiamo».

 

Putin aveva quindi osservato che a guidare lo sviluppo dell’intelligenza artificiale sono le piattaforme online fondate in Occidente, che tendono a plasmare le opinioni dei loro utenti.

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Immagine di President of Russia pubblicata su licenza Creative Commons Attribution 4.0 International (CC BY 4.0).

 

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