Gender
«I diritti LGBT sono una parte fondamentale della nostra politica estera»: portavoce del Consiglio di Sicurezza USA

La promozione dei «diritti LGBTQ+» è una «parte fondamentale» della politica estera americana, ha annunciato martedì il portavoce del Consiglio di Sicurezza nazionale John Kirby durante una conferenza stampa alla Casa Bianca.
La dichiarazione è stata fatta quando lo scorso martedì, alla Casa Bianca, un giornalista ha detto a Kirby che il Parlamento dell’Uganda aveva approvato un «disegno di legge anti-omosessuale* e che i funzionari ugandesi avevano in programma di partecipare a un vertice africano per discutere e promuovere l’approvazione di leggi simili in altri Stati africani.
Il giornalista ha quindi affermato che la Russia stava potenzialmente sostenendo leggi come un «cuneo» contro gli Stati Uniti e poiché l’amministrazione Biden «è attualmente impegnata con l’Africa su altre questioni… ciò è una preoccupazione per gli Stati Uniti?».
Al che Kirby, che va ricordato è un ammiraglio della Marina USA, ha risposto: «il presidente Biden non è stato altro che coerente riguardo alla sua convinzione fondamentale nei diritti umani e i diritti LGBTQ + sono diritti umani».
JOHN KIRBY: "LGBTQ+ rights…are a core part of our foreign policy." pic.twitter.com/hNsVknCc5P
— Townhall.com (@townhallcom) March 21, 2023
«Non saremo mai timidi o timidi nel parlare di quei diritti per gli individui di vivere come ritengono opportuno, come vogliono vivere», ha aggiunto il portavoce del Consiglio di Sicurezza americano.
«Questo è qualcosa che è una parte fondamentale della nostra politica estera e tale rimarrà», ha dichiarato.
Come riportato da Renovatio 21, a fine 2022 era emerso come un membro del Parlamento ugandese si era opposto alle disposizione pro-omosessualiste e pro-aborto che potrebbero essere incluse nell’aggiornamento di un accordo commerciale tra UE ed alcuni Paesi africani.
La questione del rifiuto delle leggi pro-LGBT in Africa ha tenuto banco anche in ambito cattolico: al termine della sua recente visita africana, abbiamo visto appelli di Bergoglio contro le leggi anti-sodomia in vigore in vari Stati del continente nero.
Tuttavia, come dimostra il caso dei vescovi dello Zambia, i religiosi africani rifiutano fermamente l’introduzione di tali leggi.
Il ricatto dell’imperialismo omosessualista occidentale raggiunse l’apice nel 2015 dall’amministrazione Obama, che ritirò aiuti finanziari e militari alla Nigeria quando questa si rifiutò di legalizzare contraccezione e omosessualità.
Lagos all’epoca si trovava a combattere i terroristi di Boko Haram, che avevano ucciso e rapito decine di migliaia di persone. Si disse che gli USA obamiani disponessero di immagini satellitari con gli accampamenti di Boko Haram, ma non le condivisero con i nigeriani restii a implementare la deregulation sessuale nella società africana.
La diplomazia americana ha già dato prova della centralità del tema omosessualista nel suo operato, per esempio esponendo, lo scorso giugno, una bandiera arcobaleno fuori dalle finestre dell’ambasciata statunitense presso la Santa Sede.
Avevano fatto lo stesso fuori dall’ambasciata di Mosca l’anno precedente. Quando al presidente russo fu comunicato durante una videoconferenza televisiva che l’ambasciata degli Stati Uniti aveva una bandiera dell’orgoglio gay appesa davanti al suo edificio per celebrare il mese del Gay Pride di giugno, egli chiese: «chi lavora in questo edificio?». «Americani», gli fu risposto. «Lasciateli festeggiare» replicò quindi il presidente. «Hanno mostrato qualcosa sulle persone che lavorano lì».
Non solo lì: dappertutto, perfino gli ammiragli della Casa Bianca.
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L’amministrazione Trump taglia la ricerca sulla salute LGBT

L’amministrazione Trump ha accantonato ricerche per un valore di oltre 800 milioni di dollari sulla salute delle persone LGBTQ, abbandonando studi su tumori e virus che tendono a colpire i membri delle minoranze sessuali e ostacolando gli sforzi per contrastare la recrudescenza delle infezioni sessualmente trasmissibili. Lo riporta il New York Times.
«In linea con la sua profonda opposizione sia ai programmi sulla diversità sia all’assistenza che afferma il genere per gli adolescenti, l’amministrazione ha lavorato intensamente per sradicare la ricerca che riguarda misure di equità e salute delle persone transgender» scrive il giornale neoeboraceno, che sostiene che gli omobitransessuali sarebbero quasi il 10% della popolazione totale americana.
Delle 669 sovvenzioni che i National Institutes of Health avevano annullato in tutto o in parte all’inizio di maggio, almeno 323 (quasi la metà) erano legate alla salute LGBTQ, secondo un’analisi di ogni sovvenzione annullata effettuata dal NYT. «I funzionari federali avevano stanziato 806 milioni di dollari per i progetti annullati, molti dei quali avrebbero dovuto ricevere maggiori finanziamenti negli anni a venire».
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Decine di istituti di ricerca hanno perso i finanziamenti, un elenco che include non solo obiettivi della Casa Bianca come la Johns Hopkins e la Columbia, ma anche università pubbliche del Sud e del Midwest, come la Ohio State University e la University of Alabama a Birmingham.
Alla Florida State University sono stati annullati 41 milioni di dollari di ricerche, tra cui un importante sforzo per prevenire l’HIV tra gli adolescenti e i giovani adulti, che ogni anno registrano un quinto delle nuove infezioni negli Stati Uniti.
Nelle lettere di licenziamento degli ultimi due mesi, l’NIH ha giustificato i tagli affermando che gli scienziati il loro lavoro LGBTQ «non ha più alcun impatto sulle priorità dell’agenzia». In alcuni casi, l’agenzia ha affermato che la ricerca annullata era «basata sull’identità di genere», il che ha portato a risultati «non scientifici» che ignoravano le «realtà biologiche».
In altre lettere di licenziamento gli scienziati hanno detto che i loro studi erano errati perché «basati principalmente su categorie artificiali e non scientifiche, tra cui obiettivi di equità amorfi».
I tagli sono il risultato di un’impennata dei finanziamenti federali destinati alla ricerca LGBT avvenuta nell’ultimo decennio e dell’attivo incoraggiamento da parte dell’NIH a presentare proposte di sovvenzioni incentrate sui gruppi di minoranze sessuali e di genere, iniziato durante l’amministrazione Obama.
Gli alleati del presidente Trump hanno sostenuto che la ricerca è intrisa di pregiudizi ideologici.
Oltre a interrompere gli studi, i funzionari federali hanno rallentato il processo di erogazione delle sovvenzioni rallentando i pagamenti, ritardando le riunioni di revisione delle sovvenzioni e riducendo le nuove assegnazioni di sovvenzioni.
L’ente sanitario nazionale americano (National Institute of Health, o NIH) ha dichiarato in una nota: «l’NIH sta prendendo provvedimenti per interrompere i finanziamenti per la ricerca che non sono in linea con le priorità dell’NIH e dell’HHS. Continuiamo a impegnarci per riportare la nostra agenzia alla sua tradizione di sostenere una scienza basata sull’evidenza scientifica e basata sui migliori standard».
I tagli alla comunità LGBTQ hanno messo fine all’autismo non diagnosticato nelle minoranze sessuali e su alcuni tumori della gola e di altro tipo che colpiscono in modo sproporzionato gli omotransessuali, scrive il quotidiano neoeboraceno.
Apprendiamo quindi che era in progetto anche una pillola anticoncezionale e anti-AIDS al contempo: «i tagli al programma hanno messo a repentaglio la sperimentazione in corso di un prodotto che preverrebbe sia l’HIV sia la gravidanza, nonché una seconda sperimentazione che mira a combinare la consulenza sulla salute sessuale con la terapia comportamentale per ridurre la diffusione dell’HIV tra i giovani uomini appartenenti alle minoranze sessuali che fanno uso di stimolanti».
L’NIH ha interrotto anche i lavori sulle altre malattie sessualmente trasmissibili.
Anche la ricerca sulla transessualizzazione è stata fortemente colpita: «i funzionari federali hanno annullato diversi finanziamenti per esaminare i potenziali rischi della terapia ormonale di genere. I progetti hanno esaminato se la terapia ormonale potesse, ad esempio, aumentare il rischio di cancro al seno, malattie cardiovascolari, alterazioni dello sviluppo cerebrale o HIV».
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«Sono state annullate cinque sovvenzioni (…), tra cui una che esaminava i tassi notevolmente elevati di nati morti tra le donne LGBTQ».
La ricerca sanitaria americana, in pratica, è nel panico.
«Gli scienziati affermano che i ricercatori più giovani stanno già perdendo il lavoro nella ricerca sulle minoranze sessuali e di genere e stanno cancellando dalle loro biografie online ogni prova che attesti di aver lavorato in quel campo».
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Immagine di pubblico dominio CC0 via Flickr
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Papa Leone XIV e la questione omotransessualista: in passato ha attaccato i media il gender nelle scuole

Pope Leo XIV! pic.twitter.com/y9lFvPsNQe
— James Martin, SJ (@JamesMartinSJ) May 8, 2025
I know Pope Leo XIV to be a kind, open, humble, modest, decisive, hard-working, straightforward, trustworthy, and down-to-earth man. A brilliant choice. May God bless him.
— James Martin, SJ (@JamesMartinSJ) May 8, 2025
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Il gesuita Martin dice di averlo conosciuto al suo tavolo dell’ultimo sinodo. Il sito Infovaticana ha scritto che Prevost era il candidato di Martin. Non è chiaro se le sue posizioni siano cambiate. Come su molti altri temi, non si sa davvero pochissimo del nuovo papa. Va ricordato come Bergoglio avesse scaldato i cuori di conservatori, tradizionalisti ed oppositori generici del genderismo quando, all’elezione, fu ricordata la sua strenua opposizione, da arcivescovo di Buenos Aires, ai matrimoni omosessuali, accusandoli di «venire dal demonio». Poi da papa Bergoglio governò circondandosi di tanti omosessuali patenti e aprendo in maniera indiscriminata ai transessuali.Our Synod table from last year, including on the far right, the modest, reserved, and highly intelligent man now known as Pope Leo XIV. pic.twitter.com/vvAj14Pwk0
— James Martin, SJ (@JamesMartinSJ) May 8, 2025
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Veglia filo-omotransessualista alla Basilica di Lugano

Una veglia di «dialogo» tra la comunità LGBT e la Chiesa cattolica ticinese presso la Basilica del Sacro Cuore di Lugano è stata indetta per il prossimo 21 maggio. Lo riporta Tio.ch.
L’annucio è di un nuovo gruppo chiamato La Porta Aperta – Spazi di Inclusione, il cui promotore spiega che «la veglia sarà ecumenica e verrà celebrata da uno o due sacerdoti cattolici, dal pastore della Chiesa evangelica riformata nel Sottoceneri e dalla parroca della Chiesa cattolica cristiana della Svizzera».
«Le veglie per il superamento dell’omobitransfobia si tengono già da tanti anni in svariati Paesi sensibili a questa tematica», ha precisato al quotidiano ticinese, stupendo quanti non avevano ancora veduto l’aggiuta del bi nella parola progressivamente componibile con suffisso -fobia. «Sono delle veglie in cui ci si ritrova tutti insieme, con i rappresentanti di diverse chiese cristiane, e si prega per portare l’attenzione sul problema ancora molto attuale dell’omobitransfobia».
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«Si prega per tutte le persone che a livello mondiale vengono ancora discriminate, aggredite, torturate e uccise per quello che sono e le persone che amano. E anche in Svizzera le discriminazioni, nonostante i numerosi diritti di cui godiamo, esistono ancora. Tutt’oggi infatti molte persone hanno paura a fare coming out, e per quanto concerne la mentalità c’è ancora tantissima strada da fare».
«Per la prima volta in Ticino una veglia di questo genere si terrà all’interno di una chiesa cattolica e con la partecipazione di sacerdoti cattolici. Don Italo Molinari è infatti stato così gentile da offrirci ospitalità alla Basilica del Sacro Cuore» continua il virgolettato del sito di informazione elvetico italofono, raccontando che il promotore ritiene l’occasione «speciale» poiché» rappresenta l’apertura di un dialogo con la Chiesa cattolica ticinese».
«È un bisogno che abbiamo colto a partire da un incontro organizzato lo scorso novembre dall’associazione Azione Cattolica Ticinese», racconta il promotore dell’incontro catto-omofilo. «La serata si intitolava “Gay o cattolico? Chi sono io per giudicare?” e riprendeva la famosa frase detta da papa Francesco in una delle sue prime interviste, con la quale mise l’accento sul fatto che si può essere omosessuali, trans, intersex, queer e anche cattolici».
«Durante questa serata ho portato la mia esperienza in quanto credente omosessuale» (…) poi si è parlato, si è dibattuto, e abbiamo colto la necessità di creare uno spazio per le persone della comunità LGBTQIA+ che vogliono avvicinarsi, o, come spesso è il caso, riavvicinarsi, alla Chiesa cattolica». Uno spazio, questo, «in cui ci si può proiettare in maniera sicura, senza giudizi e discriminazioni, dove si è liberi di venire come si è e come ci si identifica, senza che nessuno dica “sei sbagliato” o “sei da curare”».
Il giornale ticinese afferma che il progetto «è stato presentato anche ad Alain De Raemy, amministratore apostolico della Diocesi di Lugano». «Gli abbiamo parlato e non ha avuto nessuna obiezione di sorta, si è dimostrato interessato all’iniziativa e ha detto che effettivamente sarebbe l’occasione di instaurare un dialogo» ha commentato l’organizzatore.
Come noto, gli incontri in chiesa degli LGBT, in una fumosa prospettiva di «dialogo» (parola di sapore sempre massonico) abbondano in moltissime diocesi. Progetti di questo tipo hanno scandalizzato i fedeli, anche in Italia.
Uno dei dertici di tali progetti è stato raggiunto con il pelligrinaggio giubilare LGBT approvato da Bergoglio, quando a settembre gli omotransessualisti si troveranno nella sontuosamente decorata chiesa del Gesùa Roma, la chiesa madre dell’ordine dei Gesuiti. Il suo utilizzo da parte del pellegrinaggio LGBT sarebbe dovuto al fatto che l’evento stesso è stato ideato da un sacerdote gesuita di Bologna, Padre Pino Piva, che ha portato l’idea al papa.
Secondo Il Messaggero, il papa gesuita ha approvato l’idea, che ha ricevuto anche il sostegno del cardinale Matteo Zuppi (ora nella lista ristretta dei papabili), presidente della conferenza episcopale italiana. Non solo, ma anche padre Arturo Sosa, superiore generale dei gesuiti, ha sostenuto il piano come «una buona cosa». Inoltre è scritto che sarebbero stati presi «accordi con l’arcivescovo Rino Fisichella, organizzatore dell’Anno Santo». Il Vaticano tuttavia in seguito ha rimosso l’evento dal calendario degli eventi giubilari.
Non è la prima volta che il giubileo viene accusato di essere sempre più tendente all’omotransessualismo. Osservatori criticarono il logo del Giubileo ancora nel 2022, mentre quest’anno alcuni hanno accusato il fatto che alcuni personaggi creati per l’evento sarebbero stati creati da un illustratore vicino ai Gay Pride.
Come riportato da Renovatio 21, danze e bandiere arcobaleno già si sono registrate nelle chiese dei gesuiti.
Al di là della serata arcobalenata in Basilica, colpisce lo slancio ecumenico, con, oltre a luterani a caso, una «parroca» invitata a mettere piede in uno dei luoghi più sacri del cattolicesimo ticinese. Come dire, ecumenismo e omotransessualismo hanno lo stesso contesto, la stessa radice, lo stesso progetto.
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Immagine di Amin via Wikimedia pubblicata su licenza Creative Commons Attribution-Share Alike 4.0 International
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