Bioetica
L’aborto celebrato per Natale e promosso dalle riviste femminili come come rituale satanico: il feticidio è sempre più un rito religioso
L’aborto è sempre più un elemento religioso, specie per coloro che non hanno religione – o almeno, credono di non averla.,
In un post sui social media delle scorse settimane la deputata democratica del Massachusetts Ayanna Pressley ha suggerito ai cittadini americani di «sostenere» il loro «fondo locale per l’aborto» questo Natale.
La Pressley, una nera che è membro del gruppo di estrema sinistra democratico al Congresso denominato «The Squad», è stata una sostenitrice dell’aborto per tutta la sua carriera e anni fa è stata anche portavoce di Planned Parenthood, la multinazionale degli aborti fondata più di un secolo fa con i danari dei Rockefeller.
Support your local abortion fund this holiday season????⤵️ https://t.co/fDXkbE9Eaa
— Ayanna Pressley (@AyannaPressley) December 22, 2023
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Secondo The Post Millennial, il lavoro della Pressley «è prolifico, ma sicuramente il suo capolavoro è l’HR4303 noto come Abortion Justice Act, in cui Pressley prende di mira neri, indigeni, asiatici, isolani del Pacifico, latini, persone LGBTQ+, persone di genere non conformi, immigrati di tutti gli status, i migranti privi di documenti e i minori sono quelli che hanno più bisogno di aborti gratuiti».
Il disegno di legge presuppone che «il razzismo sistemico, l’insicurezza economica, l’abelismo e un sistema di immigrazione disumanizzante esacerbano le già enormi barriere alla cura dell’aborto».
La calva democratica ha anche pubblicato un messaggio della vigilia di Natale in cui afferma che la sinistra americana «non si fermerà» finché non riceverà «giustizia razziale, giustizia economica, giustizia climatica, giustizia sanitaria, giustizia riproduttiva, giustizia di transito, giustizia di genere, giustizia della disabilità e altro ancora».
The people deserve & demand bold, progressive change & we won’t stop until we deliver on:
Racial justice
Economic justice
Climate justice
Health justice
Reproductive justice
Transit justice
Gender justice
Disability justice
And more.— Ayanna Pressley (@AyannaPressley) December 24, 2023
In rete molti si sono detti scioccati della trovata della Pressley, forse agita persino in totale inconsapevolezza del cortocircuito assoluto che può ingenerare: per la festa della Natività, insomma, finanzia l’uccisione dei bambini.
Dalla mangiatoia alla strage degli innocenti il passo è breve, se si sta dalla parte di Erode.
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La faccenda è oramai spudoratamente alla luce del sole. E non è solo la politica a riconoscere, in modo goffo ma sempre più lucido, che l’aborto è un atto religioso – anche per chi non crede, o meglio, crede di non credere.
La rivista femminile Cosmopolitan il mese scorso ha iniziato a parlare, in post su social media e articoli, di rituali di «aborto satanico».
Un post su Instagram la popolare testata afferma che «i pazienti di tutte le fedi sono i benvenuti» in una clinica virtuale per l’aborto satanico nel New Mexico, sponsorizzata dal Tempio Satanico, l’organizzazione di troll goscisti vaccinati che, sotto la copertura costituzionale che il Satanismo deve secondo loro avere in America, riempie tribunali e uffici pubblici di cause provocatorie – l’ultima era la statua satanica esposta a Natale nel Campidoglio dell’Iowa a fianco del presepe.
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L’articolo di Cosmopolitan descrive in dettaglio l’esperienza di una persona di nome «Jessica» che presumibilmente ha abortito nella struttura nonostante non fosse una satanista.
Il Tempio Satanico ha intitolato la clinica per aborti in onore della madre del giudice della Corte Suprema Samuel Alito Jr., chiamandola «Clinica per aborti satanici della mamma di Samuel Alito»: un chiaro attacco al giudice della Corte Suprema che si è pronunciato a favore delle rimozioni delle protezioni federali sull’aborto.
È riportato che non esiste un edificio fisico per il «tempio» e il gruppo si limita invece a spedire pillole abortive ai residenti del New Mexico dopo una riunione telefonica.
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Poiché il Tempio Satanico è definita «una religione», i pazienti della clinica partecipano a un rituale religioso – e questo anche se il giornalista e lo stesso Tempio affermino costantemente che il satanismo non è una vera religione e che non adorano il diavolo.
«Non importa che i satanisti in realtà non adorano il diavolo. Non ci sono sacrifici rituali o ricerche di poteri soprannaturali al Tempio di Satana. In realtà, il satanismo è una fede non teistica in cui i circa 1,5 milioni di membri globali del Tempio vedono Satana più come una mascotte, raffigurata non come una divinità oscura e onnisciente ma come un personaggio letterario, un venerabile simbolo di ribellione, indagine razionale, sovranità personale, e resistenza contro la tirannia». Siamo chiaramente dalle parti dell’Inno a Satana del massone premio Nobel Giosuè Carducci, che per eredità massonica del Regno d’Italia viene anche oggi studiato nelle scuole.
Alle persone che prendono parte al «rituale satanico dell’aborto» vengono forniti diversi principi da recitare durante tutto il processo. Tuttavia viene ribadito che tale «aborto rituale», procurato da un «Tempio», non costituisce un sacrificio umano. Bisogna ammettere, tuttavia, che ci somiglia molto.
L’intero articolo – pieno di illustrazioni sataniche e con un testo grafico si muove per trasformare ogni «t» nella frase in una croce capovolta – si dà di fatto come una promozione per il Tempio di Satana, che è visto come una realtà socialmente virtuosa: «anche Satana simboleggia l’attivismo».
L’aspetto religioso dell’aborto, ora che in America la legge sta ridefinendo il suo status – bada bene: non lo sta eliminando… – emerge con tutta la sua forza.
Il legame tra aborto e culto demoniaco non è una novità. Il Malleus Maleficarum, manuale degli inquisitori, scriveva nel 1486 che «l’inquisitore di Como, di cui si fa menzione altrove ci ha raccontato che per questo motivo era stato chiamato a fare l’inquisitore tra gli abitanti della contea di Burbia. Infatti, un tale, cui era stato rapito un bambino dalla culla, mentre spiava un convegno notturno di donne, aveva visto e constatato che il bambino veniva ucciso e divorato, dopo che ne era stato bevuto il sangue».
In vari altri punti del Malleus le streghe sono considerate, per riassumere, come grandi mammane, che provocano aborti per poi farne pozioni. Considerando l’interesse cresciuto negli ultimi trenta anni sulle staminali embrionali, potrebbero aver avuto le loro ragioni, le stesse che la scienza moderna – che infine mostra di essere immorale, diabolica, stregonesca – espleta nei suoi laboratori di morte.
In una società dove dilaga il culto della stregoneria (dai concerti pop ai mondiali di calcio) e dove imperversa quello possiamo definire come post-satanismo, l’aborto è sempre più rivendicato come, più che un diritto, un rito necessario: alcuni discorsi delle femministe americane arrivano a sostenere che esso dovrebbe costituire un rito di passaggio obbligatorio per tutte le donne – un elemento antropologico inevitabile, che va praticato ad ogni costo, pena l’esclusione sociale.
Renovatio 21 si è domandato varie volte se tale visione post-satanista sia alla base del fenomeno pluridecennale, di cui nessuno vuol parlare, dei feti in barattolo trovati in giro per l’Italia.
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Immagine screenshot da Twitter
Bioetica
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Bioetica
La morte cerebrale è vera morte?
La morte viene identificata come la cessazione di tutte le funzioni vitali di un organismo, che sono essenzialmente riconducibili a tre: sistema nervoso, respiratorio e cardiocircolatorio, ossia la cosiddetta tripode vitale.
Tuttavia, la morte non è un evento che può essere osservato nel momento in cui si verifica ma solamente a posteriori, ossia dopo che essa è già avvenuta. Infatti, per avere la certezza dell’avvenuto decesso di un essere vivente è necessario che vengano riscontrati sul cadavere i segni inequivocabili della morte, ossia l’inizio del processo di decomposizione dell’organismo: l’algor mortis, il raffreddamento del corpo, il rigor mortis, la rigidità cadaverica, il livor mortis, il ristagno e la coagulazione del sangue.
La morte è un evento complesso perché l’uomo, in virtù dell’unione sostanziale con un’anima spirituale, non è un semplice agglomerato di organi, tessuti e funzioni né il suo principio vitale può essere ridotto alla funzionalità dei suoi organi.
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Esiste unanime consenso nel ritenere certamente viva una persona cosciente e certamente morto un corpo putrefatto o allo stato iniziale della putrefazione. La morte, intesa come il distacco dell’anima dal corpo, è collocabile nello spazio temporale compreso tra questi due stati. Un terzo stato dell’essere tra la vita e la morte non esiste.
Secondo il regolamento di polizia mortuaria nessuna persona morta può essere chiusa dentro una bara o sottoposta ad autopsia prima che siano trascorse 24 ore dal momento del decesso, salvo i casi di decapitazione o maciullamento. Inoltre, durante il periodo di osservazione il corpo deve essere posto in condizioni tali che non ostacolino eventuali manifestazioni di vita.
È possibile dunque affermare che l’unico parametro che consente di ritenere certo l’avvenuto decesso di un individuo è l’inizio del processo di decomposizione del corpo, il cui riscontro oggettivo costituisce il vero punto di non ritorno alla vita.
Proprio allo scopo di consentire il trapianto degli organi vitali, che ricordiamo può avvenire solamente se gli organi stessi non hanno subito danni irreversibili causati dalla necrosi dei tessuti (il cuore e il fegato subiscono danni in meno di 5 minuti), era necessario modificare i criteri stessi di definizione della morte.
L’escamotage trovato dalla comunità scientifica internazionale non fu quello di soppiantare il criterio tradizionale della cessazione di tutte le funzioni dell’organismo (che sarebbe stato impossibile anche solo ipotizzare), ma di affiancare ad esso un nuovo criterio di accertamento della morte basato sulla presunta cessazione irreversibile della funzionalità di un singolo organo: il cervello.
Nel 1968 venne istituita una commissione ad hoc, un comitato di «esperti» della harvard Medical School, che definì e sottoscrisse quei criteri neurologici di morte che vennero poi ufficialmente riconosciuti come nuova definizione di morte, malgrado diversi filosofi, medici e giuristi espressero al riguardo tutte le loro riserve.
In base a tale documento, un soggetto in coma irreversibile, o presunto tale, deve essere considerato a tutti gli effetti deceduto. Nonostante la commissione di Harvard affermasse il contrario è ovvio come la nuova definizione di morte e la pratica dei trapianti di organi vitali fossero strettamente collegate, dal momento che è proprio la morte a consentire il prelievo degli organi.
D’altra parte fu la stessa commissione che ammise lo stretto legame ideologico tra il nuovo criterio e la suddetta pratica: «l’uso di criteri obsoleti per la definizione di morte cerebrale può ingenerare controversie nel reperimento degli organi per i trapianti».
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C’è da osservare che la commissione non produsse alcun dato scientifico certo e oggettivo a supporto della nuova definizione di morte (del resto, come avrebbe potuto?) e i criteri di Harvard vennero pubblicati senza nessun dato statistico-clinico relativo ai pazienti.
Malgrado ciò, a partire dal 5 agosto del 1968 una persona può essere dichiarata cadavere, quindi privata delle cure o addirittura trattata come mero contenitore di organi espiantabili, nel momento in cui la funzionalità del suo cervello viene ritenuta irrimediabilmente compromessa, secondo parametri studiati a tavolino, dunque artificiosi.
La morte, da evento naturale, oggettivo e osservabile, viene di fatto ridotta ad evento artificiale, non oggettivo né tantomeno osservabile, ma riscontrabile unicamente attraverso la tecnica.
In altre parole, la morte viene tolta allo sguardo dell’uomo e confinata nell’ambito prettamente medico.
È facilmente intuibile la portata rivoluzionaria della nuova definizione di morte che costituisce la base ideologica con la quale sono stati legittimati tutti gli attacchi alla vita innocente ed indifesa, dall’aborto all’eutanasia, passando per la fecondazione in vitro e, ovviamente, l’espianto degli organi vitali.
Alfredo De Matteo
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Immagine di Ericneuro via Wikimedia pubblicata su licenza Creative Commons Attribution-Share Alike 4.0 International; immagine modificata
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