Geopolitica
L’Iran all’ONU: gli USA «non saranno risparmiati» se la guerra tra Israele e Hamas dovesse intensificarsi
Gli Stati Uniti «non saranno risparmiati da questo fuoco» se il «genocidio» di Israele contro il popolo palestinese continuerà, ha dichiarato giovedì il ministro degli Esteri iraniano Hossein Amir-Abdollahian all’Assemblea generale delle Nazioni Unite a New York.
«Dico francamente agli statisti e alle forze militari americane che ora gestiscono il genocidio in Palestina, che non accogliamo con favore l’espansione della guerra in questa regione», ha detto Amir-Abdollahian nel suo discorso.
«Ma avverto che se il genocidio a Gaza continua, non saranno risparmiati da questo fuoco», ha continuato. «Questa è la nostra casa e l’Asia occidentale è la nostra regione. Non scendiamo a compromessi con nessun partito e nessuna parte e non abbiamo riserve quando si tratta della sicurezza della nostra casa».
Il presidente degli Stati Uniti Joe Biden ha promesso che Washington «starà per sempre» al fianco di Israele, e sta attualmente spingendo il Congresso ad autorizzare un pacchetto di aiuti militari da 14 miliardi di dollari per lo Stato ebraico.
Nel frattempo, gli Stati Uniti hanno posizionato due gruppi di portaerei e altre risorse navali, uno squadrone di aerei da combattimento F-16, sistemi di difesa aerea e 900 soldati in Medio Oriente da quando i militanti di Hamas hanno lanciato il loro attacco a sorpresa contro Israele il 7 ottobre.
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Biden e i suoi funzionari hanno dichiarato che questi dispiegamenti hanno lo scopo di dissuadere l’Iran dal farsi coinvolgere nel conflitto, direttamente o dando istruzioni alle forze Hezbollah in Libano. Teheran, tuttavia, ha sostenuto che il pieno appoggio di Washington a Gerusalemme Ovest rende più probabile un’escalation.
«È un vero peccato che il presidente americano abbia annunciato che gli Stati Uniti avrebbero inviato centinaia di aerei, navi e camion pieni di equipaggiamento militare nei territori occupati per sostenere lo sterminio di massa che Israele sta commettendo a Gaza, ma è riuscito a coordinare piani solo per 20 camion che trasportavano aiuti umanitari per entrare nell’enclave assediata», ha detto domenica Amir-Abdollahian.
«Se gli Stati Uniti e il regime israeliano non fermano immediatamente i loro crimini contro l’umanità, ci sarà la possibilità che tutto accada in qualsiasi momento e la regione potrebbe sfuggire al controllo», ha dichiarato il ministro iraniano.
Parlando ad Al Jazeera la scorsa settimana, Amir-Abdollahian ha avvertito che un’operazione di terra israeliana a Gaza – che l’esercito israeliano si prepara a lanciare da settimane – comporterebbe «l’apertura di molti altri fronti».
Come riportato da Renovatio 21, il ministro aveva dichiarato che Teheran sarebbe pronta ad intervenire in Palestina.
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Hamas deporrà le armi se uno Stato di Palestina verrà riconosciuto in una soluzione a due Stati
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Birmania, ancora scontri al confine, il ministro degli Esteri tailandese annulla la visita al confine
Renovatio 21 pubblica questo articolo su gentile concessione di AsiaNews. Le opinioni degli articoli pubblicati non coincidono necessariamente con quelle di Renovatio 21.
Il primo ministro Sretta Thavisin ha rinunciato alla visita, ma ha annunciato la creazione di un comitato ad hoc per gestire la situazione. Nel fine settimana, infatti, si sono verificati ulteriori combattimenti lungo la frontiera tra Myanmar e Thailandia e migliaia di rifugiati continuano a spostarsi da una parte all’altra del confine. Per evitare una nuova umiliazione l’esercito birmano ha intensificato i bombardamenti.
Il primo ministro della Thailandia Sretta Thavisin questa mattina ha cancellato la visita che aveva in programma a Mae Sot, città al confine con il Myanmar, e ha invece mandato al suo posto il ministro degli Esteri e vicepremier Parnpree Bahidda Nukara.
Nei giorni scorsi era stata annunciata la creazione di «un comitato ad hoc per gestire la situazione derivante dai disordini in Myanmar», ha aggiunto il premier. «Sarà un meccanismo di monitoraggio e valutazione» che avrà come scopo quello di «analizzare la situazione complessiva» e «dare pareri e suggerimenti per gestire in modo efficace la situazione».
La Thailandia, dopo i ripetuti fallimenti da parte dell’ASEAN (Associazione delle nazioni del sud-est asiatico) di far rispettare l’accordo di pace in Myanmar, sta cercando di evitare che un esodo di rifugiati in fuga dalla guerra civile si riversi sui propri confini proponendosi come mediatore. «Il ruolo della Thailandia è quello di fare tutto il possibile per aiutare a risolvere il conflitto nel Paese vicino, e un ruolo simile è atteso anche dalla comunità internazionale», ha dichiarato ieri il segretario generale del primo ministro Prommin Lertsuridej.
Durante il fine settimana si sono verificati ulteriori scontri a Myawaddy (la città birmana dirimpettaia di Mae Sot), nello Stato Karen, tra le truppe dell’esercito golpista e le forze della resistenza, che hanno strappato il controllo della città ai soldati, grazie anche al cambio di bandiera della Border Guard Force, che, trasformatasi nell’Esercito di liberazione Karen (KLA), è passata a sostenere la resistenza e sta combattendo per la creazione di uno Stato Karen autonomo.
Giovedì scorso, l’Esercito di Liberazione Nazionale Karen (KNLA, una milizia etnica da non confondere con il KNA) aveva annunciato di aver intercettato l’ultimo gruppo di militari rimasto, il battaglione di fanteria 275. Alla notizia, l’esercito ha risposto con pesanti bombardamenti, lanciando l’Operazione Aung Zeya (dal nome del fondatore della dinastia Konbaung che regnò in Birmania nel XVIII secolo), nel tentativo di riconquistare Myawaddy ed evitare così un’altra umiliante sconfitta.
The Irrawaddy scrive che l’aviazione birmana ha sganciato nei pressi del Secondo ponte dell’amicizia (uno dei collegamenti tra Mae Sot e Myawaddy) circa 150 bombe, di cui almeno sette sono cadute vicino al confine thailandese dove sono di stanza le guardie di frontiera. Si tratta di una tattica a cui l’esercito birmano sta facendo ricorso sempre più frequentemente a causa delle sconfitte registrate sul campo a partire da ottobre, quando le milizie etniche e le Forze di Difesa del Popolo (PDF, che fanno capo al Governo di unità nazionale in esilio, composto dai deputati che appartenevano al precedente esecutivo, spodestato con il colpo di Stato militare) hanno lanciato un’offensiva congiunta. Una tattica realizzabile, però, solo grazie al continuo sostegno da parte della Russia. Fonti locali hanno infatti dichiarato che gli aerei e gli elicotteri «utilizzati per bombardare i villaggi e per consegnare rifornimenti e munizioni» a «circa 10 chilometri dal confine tra Thailandia e Myanmar» erano «tutti russi».
Bangkok è stata presa alla sprovvista dalla situazione. Sabato un proiettile vagante ha colpito il retro di una casa sulla parte thailandese del confine, senza ferire nessuno, ma l’episodio ha costretto il Paese a rafforzare le proprie difese di confine, aumentando i controlli su coloro che attraversano i due ponti che collegano Myawaddy e Mae Sot, al momento ancora aperti.
La polizia thai ha anche arrestato 15 birmani e due thailandesi che stavano cercando di fuggire in Malaysia in cerca di migliori opportunità di lavoro. Il gruppo ha raccontato di aver valicato il confine a Mae Sot grazie all’aiuto di intermediari. Viaggi di questo tipo rischiano di diventare sempre più frequenti con l’esacerbarsi della violenza in Myanmar, sostengono gli esperti, i quali si aspettano un prosieguo dei combattimenti, almeno finché non comincerà la stagione delle piogge, che ogni anno pone un freno agli scontri.
Ma la Thailandia ha anche inviato aiuti in Myanmar (sebbene tramite enti gestiti dai generali) e attivato una risposta umanitaria a Mae Sot. Il Governo di unità nazionale in esilio ha ringraziato Bangkok per aver fornito riparo e assistenza ai rifugiati, prevedendo tuttavia ulteriori sfollamenti. Almeno 3mila persone – perlopiù anziani e bambini – hanno varcato il confine solo nel fine settimana, ha dichiarato due giorni fa il ministro degli Esteri Parnpree Bahidda Nukara, ma circa 2mila sono tornati a Myawaddy lunedì.
Il mese scorso Parnpree aveva annunciato che il Paese avrebbe potuto ospitare fino a 10mila rifugiati birmani a Mae Sot e dintorni.
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L’Iran minaccia ancora una volta di spazzare via Israele
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