Militaria
La Germania accenna ad uno spiegamento di truppe in Ucraina
Berlino non escluderà di inviare le proprie truppe in Ucraina per garantire un cessate il fuoco se si raggiungerà un accordo tra Mosca e Kiev, hanno riferito martedì i media tedeschi, citando il ministro degli Esteri Annalena Baerbock.
Secondo Die Welt, durante una riunione ministeriale della NATO tenutasi martedì a Bruxelles, la Baerbock ha dichiarato che la Germania è disposta a sostenere con tutte le sue forze qualsiasi iniziativa volta a promuovere una pace duratura in Ucraina.
Il ministro ha suggerito che un potenziale accordo di pace potrebbe includere garanzie di sicurezza per Kiev, come la prospettiva di adesione alla NATO e il continuo sostegno militare da parte dell’Occidente, nonché una missione internazionale di mantenimento della pace.
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Alla domanda su quale ruolo militare potrebbe svolgere la Germania in un simile accordo, Baerbock è stato citato dalla Frankfurter Allgemeine Zeitung (FAZ) affermando che «solo noi europei possiamo proteggere insieme la pace», suggerendo che i paesi dell’UE, tra cui la Germania, potrebbero inviare i loro soldati in Ucraina.
Secondo recenti notizie sulla stampa internazionale, anche Francia e Regno Unito stanno valutando la possibilità di inviare le proprie truppe in prima linea in Ucraina per garantire un cessate il fuoco nel caso in cui Mosca e Kiev avviino colloqui di pace.
Secondo un alto funzionario della NATO che ha parlato con la filiale ucraina dell’emittente radiofonica Radio Free Europe/Radio Liberty, fondata dalla CIA, inviare truppe occidentali sul territorio ucraino è visto come un modo per garantire che i membri europei della NATO abbiano voce in capitolo nell’esito del conflitto dopo l’insediamento del presidente eletto Donald Trump a gennaio.
Nel frattempo, il Foreign Intelligence Service russo ha riferito che le nazioni occidentali stanno pianificando di inviare fino a 100.000 «cosiddetti peacekeeper» in Ucraina. L’agenzia ha avvertito che una forza così grande equivarrebbe a un’occupazione e darebbe effettivamente a Kiev il tempo di ricostruire il suo esercito prima di rinnovare le ostilità con la Russia.
Il portavoce del Cremlino Demetrio Peskov ha anche osservato che Mosca ha già ripetutamente delineato «parametri chiari» per una risoluzione della crisi ucraina. Il portavoce ha affermato che le cause principali del conflitto, come la continua espansione della NATO in Europa e la sistematica violazione da parte di Kiev dei diritti dei cittadini di lingua russa, devono essere affrontate per procedere verso una risoluzione.
«È una questione più profonda dell’invio di alcune forze di peacekeeping», ha dichiarato il Peskov.
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La Baerbock, allieva della London School for Economics (un tempio della democrazia, certo), è arrivata a dire che avrebbe sostenuto l’Ucraina anche contro il volere del suo stesso elettorato. Ad inizio 2023 aveva implicitamente dichiarato guerra alla Federazione Russa: «noi stiamo combattendo una guerra contro la Russia, non fra noi» aveva dichiarato solennemente il ministro germanico per spronare i partner europei a «fare di più» per l’Ucraina in una seduta all’Assemblea Parlamentare del Consiglio d’Europa».
Come riportato da Renovatio 21, la Baerbock in seguito si era fatta insultare pubblicamente dal ministro degli Esteri ucraino Kuleba, che le avevo detto in faccia, in conferenza stampa, che i missili tedeschi Taurus sarebbero stati comunque consegnati a Kiev, sarebbe solo questione di tempo, di fatto ridicolizzando l’autonomia decisionale di Berlino.
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Immagine di Heinrich-Böll-Stiftung via Flickr pubblicata su licenza CC BY-SA 2.0
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Militaria
Il Giappone alza la testa sugli stupri da parte dei soldati USA a Okinawa
Il capo di gabinetto giapponese Yoshimasa Hayashi ha esortato l’esercito americano di stanza sull’isola di Okinawa ad apportare modifiche per prevenire ulteriori crimini sessuali, in seguito al quinto episodio di violenza sessuale che ha coinvolto un marine statunitense in poco più di un anno, come riportato giovedì.
Il caso più recente, in cui un militare trentenne è stato accusato di aver violentato una donna, con conseguenti ferite a novembre. L’incidente ha riacceso le preoccupazioni tra i residenti di Okinawa, ha detto Hayashi. La prefettura più a sud ospita la maggior parte delle strutture militari americane in Giappone.
«Esorteremo le forze statunitensi in Giappone a rafforzare la disciplina e ad attuare pienamente le misure preventive», ha aggiunto Hayashi, che è il ministro responsabile per l’attenuazione dell’impatto delle forze statunitensi a Okinawa.
Secondo una fonte, l’aggressione avrebbe avuto luogo in un edificio situato nella parte centrale dell’isola principale di Okinawa. La donna ha denunciato l’accaduto alla polizia locale subito dopo. Il militare accusato di stupro è stato deferito ai procuratori per possibili accuse, hanno riferito i media locali, citando un portavoce della polizia.
In base all’accordo sullo status delle forze armate tra Giappone e Stati Uniti, il personale militare americano viene generalmente tenuto in custodia dagli Stati Uniti finché non viene formalmente accusato in Giappone, a meno che non venga arrestato sulla scena del crimine.
«Ci sono stati cinque crimini gravi e atroci nell’ultimo anno che hanno ignorato i diritti umani e la dignità delle donne», ha affermato il governatore di Okinawa Denny Tamaki in una dichiarazione riportata dalla stampa locale. «Credo che ci sia la necessità di presentare forti proteste sia al governo giapponese che a quello statunitense»
A Okinawa sono presenti 27.000 dei 50.000 soldati USA di stanza in Giappone, pur essendo l’isola appena lo 0,6% del territorio nazionale. Gli abitanti di Okinawa sono sempre stati considerati in modo leggermente subalterno da Tokyo: membri di un Regno extra-imperiale sino al 1872, è naturale che essi siano stati considerati una pedina di scambio con le forze armate statunitensi. Il generale McArthur ebbe l’idea che non essendo gli okinawani totalmente giapponesi, la presenza americana laggiù avrebbe potuto essere anche molto pesante, senza timori di disturbi da parte di revanscismi nazionalisti.
L’incidente è l’ultimo di una serie di violente aggressioni contro le donne a Okinawa. A dicembre, un tribunale giapponese ha condannato il Senior Airman Brennon Washington per aver rapito e aggredito sessualmente una ragazza di 15 anni un anno prima, condannandolo a cinque anni di carcere con lavori forzati. Ha fatto ricorso contro il verdetto.
A giugno, un caporale dei Marine è stato incriminato per tentata aggressione sessuale e a settembre, un altro caporale dei Marine è stato accusato di aver ferito una donna durante un’aggressione sessuale.
Nel 1995 produsse un’ondata di protesta senza precedenti la vicenda in cui tre militari statunitensi affittarono un furgone e rapirono una bambina di 12 anni, la legarono con nastro adesivo, quindi la stuprarono. Vi sono state situazioni in cui i militari ubriachi, in palese spregio di una proprietà privata non-americana, sono entrati a casa di famiglie giapponesi. Come aveva riportato anni fa il britannico Indipendent, le soapland di Okinawa – cioè i bordelli giapponesi a base di sesso e schiuma – hanno iniziato a proibire l’ingresso ai soldati USA, che probabilmente erano pure i loro migliori clienti.
L’opposizione alla presenza militare statunitense è forte a Okinawa a causa di problemi come il rumore degli aerei, l’inquinamento e i crimini commessi dal personale americano, secondo quanto riportato. I residenti locali sono stati particolarmente indignati l’anno scorso quando i media locali hanno rivelato che il governo giapponese non aveva denunciato due casi di violenza sessuale che coinvolgevano membri del servizio americano.
La polizia ha affermato di non aver reso noti gli incidenti per motivi di tutela della privacy delle vittime.
Nel 2002, un maggiore dei Marines, Michael Brown, fu accusato di aver tentato lo stupro una barista filippina, il processo fu controverso, e nonostante la condanna del tribunale giapponese Brown poté far ritorno in patria, dove nel 2005 fu arrestato per aver rapito una diciottenne di origine vietnamita. Condannato un’altra volta, ora è a piede libero.
Andando indietro con la memoria – stendendo un velo pietoso sugli stupri di guerra – troviamo l’agghiacciante caso di Yumiko-chan. Una bambina di 6 anni, Yumiko Nagayama, fu rapita dall’asilo, stuprata e uccisa ed infine abbandonata in una discarica presso la base militare di Kadena. Il corpo della piccola presentava un profondo taglio di coltello che dall’addome saliva sino alle budella. Fu accusato dell’orrendo crimine il sergente Isaac J. Hurt: la popolazione locale chiese un processo civile teletrasmesso in pubblico, ma le autorità di occupazione ignorarono la richiesta. Hurt fu trasferito in USA dove, contrariamente a quanto chiedevano con forza gli abitanti di Okinawa, non fu condannato a morte.
Dal 1972 i casi i casi denunziati sono più di 5000.
La situazione di Okinawa non è lontanissima da quella di altre basi USA disposte sul globo, come quella di Vicenza.
Nel 2013 un soldato di stanza alla base Dal Din, 22 anni, nel novembre 2013 fu denunciato per aver stuprato una minorenne in discoteca. Lo stesso militare, per qualche ragione non arrestato, né congedato, né trasferito, pochi mesi dopo avrebbero picchiato, stuprato e perfino rapinato una prostituta romena incinta di sei mesi.
Gli accordi degli anni Cinquanta tra USA e Italia fanno sì che, in barba ad ogni possibile concetto di sovranità, i militari USA la fanno sempre franca – come nel caso, notissimo, della strage del Cermis. E diciamo di più: secondo gli accordi, gli indennizzi spettano poi… al ministero dell’Economia italiano.
Bechi e bastonà, si dice in veneto. Cornuti e mazziati. L’espressione giapponese per esprimerlo ci manca – ma la situazione è la medesima.
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Immagine di pubblico dominio CC0 via Flickr
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Ebrei israeliani ultra-ortodossi bloccano l’autostrada per protestare contro la leva obbligatoria
Riots as Orthodox demonstrators blocked a highway in protest against IDF conscription Article: https://t.co/cqTo22IiwC#Israel #IDF pic.twitter.com/xXtSZtGTIL
— Agencia AJN (@AgenciaAJN) January 9, 2025
חרדים מהפלג הירושלמי מפגינים נגד גיוס לצה”ל בכביש 4, שנחסם לתנועה בשני הכיוונים @AkivaWeisz pic.twitter.com/lVfmJchwZA
— כאן חדשות (@kann_news) January 9, 2025
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