Necrocultura
La foto post-operazione della principessa Caterina di Galles è stata «manipolata»: le agenzie stampa la ritirano
Diverse agenzie fotografiche, tra cui Reuters e Associated Press, hanno deciso di ritirare la foto della principessa Caterina del Galles appena diffusa, temendo che possa essere stata «manipolata». Lo riporta l’emittente britannica Sky News, che sottolinea come l’immagine pubblicata da Kensington Palace rappresenti il primo ritratto ufficiale della principessa di Galles dopo l’intervento chirurgico all’addome avvenuto a gennaio.
Lo scatto, diffuso in occasione della festa della mamma, mostra Kate in compagnia dei suoi tre figli: il principe Giorgio, la principessa Carlotta e il principe Luigi.
L’immagine è stata inizialmente condivisa da diverse agenzie fotografiche, ma in serata almeno due di esse hanno deciso di ritirarla, chiedendo ai media di eliminarla dai propri sistemi e archivi.
Thank you for your kind wishes and continued support over the last two months.
Wishing everyone a Happy Mother's Day. C
???? The Prince of Wales, 2024 pic.twitter.com/6DywGBpLLQ
— The Prince and Princess of Wales (@KensingtonRoyal) March 10, 2024
Press agencies roast the photo of Catherine, Princess of Wales, formerly known as Kate Middleton, with a KILL NOTIFICATION, saying it has been manipulated. pic.twitter.com/1MT4oYEh9U
— David Kurten (@davidkurten) March 11, 2024
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Associated Press ha anche aggiornato il proprio sito web, avvertendo giornalisti ed emittenti che l’immagine è stata rimossa e la didascalia aggiornata afferma: «dopo un esame più attento, sembra che la fonte abbia manipolato l’immagine in modo non conforme agli standard fotografici di AP. La foto presenta un’irregolarità nell’allineamento della mano sinistra della principessa Charlotte».
Come noto, l’Intelligenza Artificiale, oramai in grado di creare foto perfettamente fotorealistiche, ha qualche problema nel gestire la riproduzione delle mani umane. Quello che paiono suggerire alcuni è che i volti nella foto sarebbero stati photoshoppati sopra un’altra immagine di partenza, forse generata al computer.
Kensington Palace ha rifiutato di commentare la situazione, riporta Sky News. La foto era stata inviata alle agenzie con la spiegazione che era stata scattata dal Principe William all’inizio della settimana.
Speculazioni di ogni tipo si sono susseguite in queste settimane da quando si era diffusa prima la notizia che la principessa si sarebbe sottoposta ad una chirurgia addominale non specificata, e poi il clamore per il fatto che Caterina non era più stata vista in pubblico.
La scorsa settimana era apparsa sui social una foto che l’avrebbero mostrata in macchina, tuttavia ora molti osservatori ipotizzano che anche quella potrebbe essere fasulla.
It is rather odd that that the car in yesterday's picture of Catherine, Princess of Wales, otherwise known as Kate Middleton, has 6 wheels – 2 of which seem discombobulated. pic.twitter.com/4Co4cbOiu8
— David Kurten (@davidkurten) March 5, 2024
So in only few days Kate moved from this to that ?
WHO IS THAT WOMAN IN THE CAR ? #WhereIsKate @KensingtonRoyal #AbolishTheMonarchy pic.twitter.com/gZdnUAMdRB— Prince Max (@MrMaximilan) March 10, 2024
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La notizia arriva dopo che re Carlo, suo suocero, ha annunziato di avere il cancro. Il controverso sovrano britannico ha deciso di rendere pubblica la sua diagnosi per evitare «speculazione» e per aumentare la consapevolezza sul cancro «per tutti coloro che in tutto il mondo» sono colpiti dalla malattia, ha aggiunto il palazzo. Durante la pandemia, nel 2020, si era diffusa la voce che su padre, il principe Filippo di Edimburgo (fondatore del WWF e uomo che voleva reincarnarsi in un virus per sterminare quanti più esseri umani possibile), fosse in realtà morto da tempo senza che ne fosse data comunicazione al popolo dei sudditi. Il Duca di Edimburgo, secondo quanto riportato ufficialmente, sarebbe morto quasi centenario nel castello di Windsor nell’aprile 2021.
La concomitanza dell’annuncio di Carlo III con l’intervento e la sparizione della principessa Caterina ha gettato benzina sul fuoco delle voci riguardo la salute dei regnanti.
Il mondo antivaccinista, molto nutrito in Gran Bretagna, freme suggerendo che potrebbe trattarsi di una reazione avversa al vaccino, come quello che chiamano «turbocancro». Molti, tuttavia, nella più totale sfiducia per i vertici, dubitano che i membri delle élite si siano vaccinati per davvero.
Tale idea non tiene conto della storia del fanatismo vaccinista della famiglia reale britannica, che registrò perfino un principino morto per reazione avversa.
I reali britannici infatti non si tirarono indietro soprattutto quando arrivarono le prime forme di vaccinazione, allora detta «variolazione», o «inoculazione». Il principe Alfredo di Gran Bretagna (1780–1782), quattordicesimo figlio nonché nono e più giovane figlio maschio di re Giorgio III e della sua regina consorte, Carlotta di Meclemburgo-Strelitz, nel 1782 si ammalò dopo la sua procedura di inoculazione contro il vaiolo.
La regina Carlotta, la madre del piccolo Alfredo, fu una sostenitrice per tutta la vita dell’inoculazione e fece sottoporre i figli reali alla procedura. La variolazione divenne popolare in Gran Bretagna quando le figlie del re Giorgio II, allora principe di Galles, si sottoposero alla procedura nel 1721.
Nel 1782, il principe Alfredo fu vaccinato contro il vaiolo. L’inoculazione ha avuto un effetto negativo sulla salute del principe. Il viso e le palpebre di Alfred soffrivano di eruzioni causate dall’inoculazione e anche il suo petto era in pessime condizioni. All’inizio di luglio di quell’anno, sembrava che Alfredo stava iniziando a riprendersi ma, più tardi quel mese, le sue condizioni peggiorarono al punto che non era in grado di camminare.
I medici riuniti per discutere della salute del principe conclusero che al ragazzo restavano solo poche settimane di vita. Dopo aver sofferto attacchi di febbre e continui problemi al petto, il principe Alfredo morì tra le quattro e le cinque del pomeriggio del 20 agosto, a Lower Lodge, Windsor Great Park, un mese prima del suo secondo compleanno.
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Gli Windsor, vero nome Sassonia Coburgo-Gotha, rappresentano uni dei più alti esempi di famiglia della Necrocultura globale. Chiedete pure ad Alfie Evans.
L’abbraccio che eseguono sulle pratiche di mediche oscure e mortifere vanno oltre quello che si può immaginare. Secondo il libro The Queen Mother: The Untold Story, la cosiddetta Regina madre si sarebbe sottoposta ad una forma prototipale di inseminazione artificiale. Sua altezza, si dice, non amava i rapporti sessuali. Elisabetta II, quindi, sarebbe nata così.
Come riportato da Renovatio 21, re Giorgio V, il nonno di Elisabetta, fu di fatto eutanatizzato dal suo medico di corte, Lord Bertrand Dawson, grande sostenitore della dolce morte: ebbene sì, la Necrocultura regna sul Regno britannico al punto che si infligge l’eutanasia perfino al re.
Per la principessa Caterina, e per il popolo che con lei ha sognato vedendo una commoner arrivare ad un passo dall’essere regina, non c’è da stare tranquilli.
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Immagine screenshot da YouTube
Necrocultura
L’arcidiocesi inizia a offrire opzioni di sepoltura «ecologiche»
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Necrocultura
Il cardinale, la DC e lo sterminio degli italiani
Tendo a dimenticarmi, talvolta, che il cardinale Ruini è ancora qui.
Lui, tuttavia, ha ciclicamente modo di ricordarcelo, spuntando fuori sui grandi media. Il prelato emiliano ha poc’anzi dato un’intervista al Corriere della Sera che ha destato scalpore.
Della conversazione dell’ex presidente CEI con il quotidiano «laico» la politica ha recepito soprattutto una piccola rivelazione (in realtà, una conferma di quanto già scritto nel libro Il colle d’Italia) di carattere storico. In pratica, subito dopo l’estate 1994 il presidente della Repubblica Oscar Luigi Scalfaro, aveva invitato a pranzo Ruini, il cardinale Angelo Sodano e monsignor Jean-Louis Tauran per chiedere di «aiutarlo a far cadere il governo Berlusconi».
«Effettivamente andò così. La nostra decisione di opporci a quella che ci appariva come una manovra — al di là della indubbia buona fede di Scalfaro — fu unanime». Notare la bontà del cardinale verso il democristiano Scalfaro. «E pensare che Scalfaro era stato per me un grande amico».
L’ammissione dà un senso nuovo anche alle parole di Giovanni Agnelli, che anche lui confessò in tranquillità di aver ricevuto una telefonata dallo Scalfaro mentre a Natale 1994 era in crociera nei Caraibi. Secondo Repubblica, lo Scalfaro avrebbe «chiesto invano all’Avvocato di formare il nuovo governo, in nome dell’amor di patria».
«Dopo di me dovrebbero chiamare un cardinale o un generale» disse l’Agnelli, che immaginiamo pronunziare queste parole con il solito ghigno e l’inevitabile erre moscia. La realtà, prendiamo atto: è che l’erede dell’impero industriale para-statale fu ascoltato anche quella volta: chiamarono un cardinale, mentre per il generale, nel caso sia stata fatta anche quella telefonata, non sappiamo di chi si possa essere trattato, e neanche lo vogliamo sapere – perché parlare di generali e politica in Italia nella Prima Repubblica faceva suonare sirene d’allarme, mentre oggi… Vannacci.
Insomma, un piccolo colpo di palazzo, al cui racconto ora in Forza Italia stanno reagendo in molti. Erano tuttavia cose note.
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Come noto è il fatto che il vero golpe fu fatto, pochi anni prima, con Tangentopoli. Un’operazione certamente diretta dall’estero, pensano in tanti. Caduto il muro, il potere profondo americano – ciò che rende l’Italia un Paese a «sovranità limitata», espressione anticostituzionale che si usava e si usa con sempre minor pudore – doveva cambiare i cavalli. Craxi e il PSI gli avevano fatto qualche scherzetto: baciano Arafat, mandano i carabinieri a circondare i soldati americani a Sigonella. E la DC…
La DC è il vero tema dell’intervista, che giunge guarda caso proprio mentre si stanno per stappare le bottiglie per gli 80 anni dalla sua fondazione. È il macabro compleanno di una cosa morta, ma in verità, lo sappiamo, la DC non è mai davvero morta. E tenerla in vita, sotto forma di spezzatino frankensteiniano disseminata ovunque, è stato il lavoro di Ruini per decenni.
«Ed è stato un brutto modo di cadere» dice il cardinale nell’intervista, parlando della DC. «Quando accadde ci interrogammo, perché anche per noi si poneva un problema. Dissi subito: “Un altro partito dei cattolici è impossibile”. Percepii che, storicamente, non c’era più lo spazio».
«In quel periodo di passaggio da un partito all’altro ero molto ricercato da uomini politici della DC e di altre forze che volevano consultarmi. Da Mino Martinazzoli a Giovanni Spadolini».
Qui anche l’intervistatore di Via Solferino salta sulla sedia: ma cosa c’entra Giovanni Spadolini? Il capo del Partito Repubblicano, che del laicismo (che, in molti casi, è parola che sta a significare altro) ha fatto la sua bandiera esistenziale? Spadolini, e tutte le chiacchiere che si portava dietro?
«Spadolini venne da me per opporsi al cambio di nome della DC. Mi chiese di fare qualcosa per impedirlo». Insomma, Spadolini consulente del branding politico per i cattolici italici. «Ricordo le sue parole: “Da storico le dico che il nome Democrazia cristiana è il nome della vittoria dei cattolici. Partito popolare è invece il nome della sconfitta”. Gli risposi: “Presidente, sono d’accordo con lei, ma non decido io”».
C’è da ricordare, a questo punto, che il «laico» Spadolini nel 1981 divenne il primo presidente del Consiglio dei ministri non democristiano dal 1945. Quindi, vi erano commistioni, tra vescovi e «laici», sulle quali forse avevamo sorvolato, ma che sono effetto di un patto più profondo che lega la chiesa italiana – cioè la chiesa cattolica dopo il Concilio – ai poteri non-cristiani che hanno dato forma al disastro italiano pienamente visibile nell’ora presente.
La dottrina Ruini fu quella di aprire a Berlusconi, che invece aveva ricevuto tanta antipatia dai democristiani sopravvissuti ai giudici (Mino Martinazzoli, Rosa Russo Jervolino, Rosy Bindi), che infatti passarono in scioltezza agli ex-comunisti del PDS (poi DS poi PD: loro il brand hanno dovuto aggiornarlo).
Di più: Ruini immaginò che la diaspora della DC poteva essere una strategia in sé: ficcare in ogni partito una pattuglia di uomini vescovili, di modo da concorrere sempre comunque agli sterzi della politica.
«Nel 1995, nel suo discorso conclusivo al convegno ecclesiale di Palermo, Giovanni Paolo II dichiarò che la Chiesa non avrebbe dovuto coinvolgersi con alcuna scelta di schieramento politico o di partito» dice Ruini. «Ma – aggiunse – ciò non implica in alcun modo una diaspora culturale dei cattolici.
Secondo il cardinale, Woytila «voleva dire che non si può ritenere compatibile con la fede l’adesione a forze politiche che si oppongono o non prestano attenzione ai principi della dottrina sociale della Chiesa: sulla persona, sul rispetto della vita umana, sulla famiglia, sulla libertà scolastica, la solidarietà, la promozione della giustizia e della pace. Fu una linea saggia e producente».
Ci chiediamo: «saggia e producente», esattamente, in cosa? Nell’intervista Ruini dà immediatamente risposta.
«Allungando un po’ lo sguardo, i momenti salienti furono il referendum sulla procreazione assistita: puntando sull’astensione ottenemmo il 74%», rivendica il porporato.
Ricordiamo al lettore brevemente di cosa si tratta: la riproduzione artificiale fu normata in Italia da una legge concepita da democristiani, la famosa legge 40/2004. In molti osservano che legge sembra scritta in modo tale da poter essere smontata in un secondo tempo dall’intervento di giudici di vario grado. La legge permette la produzione di esseri umani in laboratorio, ma in un certo numero. Quanto poi è scritto rispetto allo scarto degli embrioni cozza, ovviamente, con l’intoccabile legge 194/1978, che oltre agli embrioni consente di uccidere anche feti e bambini.
Soprattutto: la legge sui bambini sintetici voluta dai democristiani e difesa boicottando il referendum 2005 è, ad oggi, la causa della distruzione di centinaia di migliaia di embrioni l’anno, più esseri di quanti non se ne uccidano annualmente con l’aborto di Stato. Ricordiamo pure che, grazie al ministro Lorenzin – un’altra transitata dal NCD – la creazione di bambini in provetta è ora nei Livelli Essenziali di Assistenza (LEA), cioè il massacro è pagato, esattamente come il feticidio 194, direttamente dallo Stato, dalle tasse del contribuente.
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E poi, quali altri ricordi, cardinale? «Più tardi l’opposizione alla legge del governo di Romano Prodi sui DICO, che apriva le porte al riconoscimento delle unioni tra omosessuali. Non ero più presidente della CEI, ma guidai ancora io quel passaggio».
«Grazie alla manifestazione del Family day quel provvedimento si fermò. Ecco, sia il referendum sia il Family Day furono esempi del modo in cui la Chiesa si posizionò in proprio, esprimendo direttamente la sua posizione».
Eccoci: il Family Day, quella serie di grandi eventi dove per un giorno i cattolici vanno in piazza a Roma e sembrano tantissimi (in genere, grazie alle parrocchie neocatecumenali della periferia della capitale, dove giocoforza ci sono tante famiglie numerose), una vera forza politica. Poi il giorno dopo sparisce tutto, e la Necrocultura politica segue il suo corso. Il cardinale gioisce per aver fermato i DICO di Prodi, ma pochi anni dopo ecco che ci ritroviamo con le Unioni Civili, cioè il matrimonio omosessuato. Non un gran lavoro.
Tuttavia, i Family Day sono importanti: perché consentono di gestire, e lanciare, figure politiche che poi rimangono persistenti nel tempo. È il caso di Eugenia Roccella, ex radicale abortista presentatrice del primo Family Day. Ce la ritroviamo eletta con Berlusconi, poi parte del dimenticato partito scissionista di Angelino Alfano NCD (nel quale, disse qualche cronaca, i vescovi pure potrebbero averci messo lo zampino), poi, dopo una pausa perché non eletta, d’un bleu rispunta in lista con FdI nel 2022 e viene immediatamente fatta sedere nello scranno del ministero della famiglia.
Le posizione della Roccella sono note: la 194 non si tocca («mi occupo del contrario»; «L’aborto? Non è roba mia, chiedetelo al ministro della Salute»), apertura ai bambini delle coppie gay con una bella sanatoria («la strada corretta è la stepchild adoption»).
È quindi utile chiedersi, per il lettore sbadato, chi fosse sul palco del secondo Family Day. Renovatio 21 ha cercato di descrivere il quadro in un articolo dell’ottobre 2022, quando era fresca la vittoria dei Meloni alle urne. Parlavamo di un «network democristiano» dietro a Giorgia, le cui posizioni su aborto etc. sono, casualmente, proprio quelle dei personaggi di Ruini, che con evidenza è riuscito ad infiltrarsi anche qui.
Perché, in fondo, si tratta della posizione del cardinale stesso: Ruini nel 2008 chiese di «non rivoltarsi» contro la 194. «L’ex presidente della CEI ha evitato, “parlando a titolo personale”, di utilizzare la parola “omicidio” per l’aborto» scriveva La Stampa, descrivendo un’intervista TV del cardinale con Giuliano Ferrara.
L’intervista termina con una strana dichiarazione di affetto del cardinale ad un’altra figura laica di alto livello Carlo Azeglio Ciampi e alla moglie 102enne. Su Ciampi, e sul suo ruolo nell’attacco che nel 1992 George Soros portò alla lira, abbiamo scritto altre volte.
Insomma, arrivati in fondo, non si scorge nel discorso del prelato non diciamo l’amarezza, ma anche la semplice constatazione di cosa davvero sia successo in Italia mentre lui stava nella stanza dei bottoni, con o senza DC.
La legge per l’aborto di Stato 194/1978 – una legge prodotta e votata da un governo democristiano, quello papale papale di Giulio Andreotti – ha prodotto, si dice, sei milioni di cittadini in meno. Un calcolo, come abbiamo visto altre volte, che è possibile considerare con l’unità di misura inventata per i danni delle bombe atomica, il megadeath, «megamorte». Ogni megadeath vale un milione di vittime.
L’Italia starebbe, in teoria, a 6 megamorti. Praticamente, è come se avessero nuclearizzato una grande regione, o anche due: considerate che a Hiroshima vi furono sul momento 66 mila morti, pari a 0,06 megadeath. All’Italia pare essere andata peggio. E ai megadeath della 194 aggiungiamo quelli degli embrioni distrutti dalla 40: per ogni bambino artificiale in braccio se ne uccidono quantità, forse 150 mila l’anno, forse di più.
In verità, c’è una considerazione aritmetica ulteriore, che non ho sentito fare in Italia. Associato all’aborto, vi è un ghost number, una cifra nascosta di persone che vengono a mancare.
Considerate che una bambina abortita nel 1978, nel 1980, nel 1982, potrebbe aver avuto già nei primi anni 2000 una figlia. E costei, se avesse partorito alla medesima età della madre, potrebbe aver avuto a sua volta una figlia in questi stessi anni che stiamo vivendo.
Proprio così: gli aborti della legge democristiano potrebbero essere, oggi, nonni.
Quindi, lo sterminio degli italiani, del quale il cardinale non sembra avere alcuna contezza, è di proporzioni molto, molto superiori a quanto si possa immaginare. È un massacro infinito, dai contorni metafisici – ricordate il detto ebraico, «chi salva un uomo salva l’umanità»? Ecco, realizziamo qui che uccidere un bambino significa distruggere, per sempre, la sua discendenza.
Una bomba atomica sganciata sull’Italia, sul suo futuro. Un’intera nazione – parole che deriva dall’etimo nascere – devastata nell’unica cosa che conta davvero: la vita dei suoi cittadini.
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Ma, di questa Nazione Non Nata, a chi importa? Gli italiani non nati votano? Pagano le tasse? Offrono l’8 per mille? No. Forse per questo, meritano di essere eliminati a piacimento, anche tutti. La parola per descrivere tale fenomeno è tornata recentemente di moda: genocidio.
Di tale abisso, che è stato creato da democristiani assieme ai vescovi, che dimostra l’esito anticristiano dello Stato moderno – il dominio violento ed assassino del più forte sul più debole – non c’è traccia nella riflessione di nessuno. Né cardinali, né intellettuali, al riparo nei loro pranzetti e nei loro stipendioni, paiono anche solo volersi avvicinare al pensiero.
Pensiamo all’articolo di Marcello Veneziani – uno che aveva già dimostrato la sua posizione sulla questione ai tempi della sentenza della Corte Suprema USA che de-federalizzò l’aborto – comparso oggi su La Verità a celebrare un convegno per gli 80 anni della Democrazia Cristiana, la quale, è scritto, «aderiva così profondamente alle fibre del nostro Paese da essere considerata un elemento naturale della nostra vita pubblica e privata».
La DC non è il partito che ha legalizzato lo sterminio di milioni di italiani e cancellazione della loro discendenza, ma è «quasi l’autobiografia degli italiani, come si disse pure del fascismo: il fascismo-Stato pretende di essere la versione paterna mentre la DC-Stato fu la versione materna».
Forse è così: una madre moderna, però, una madre che abortisce i propri figli in tranquillità, per edonismo (deve andare ad Ibiza, per far carriera, o difendere il clima) e per sciocchezza ed immoralità, senza nemmeno le motivazioni psicotiche di Medea. Perché la psicosi, per una società che uccide la propria prole, non può che essere è la norma.
E quindi, tornando al cardinale, vogliamo dirgli – noi sopravvissuti alla strage, noi che siamo chiamati a vivere i suoi postumi apocalittici – che la sua voce non vorremo interviste al Corriere, ma per ben altro: la realizzazione del fatto che le forze sedicenti cattoliche nel Paese hanno costruito una macchina di morte massiva che grida vendetta al cielo, e che ha preparato di fatto ad una società ancora più folle, tra obblighi di vaccini prodotti (guarda caso) con feti abortiti, islamizzazione (cioè: anarco-tirannia su base migratoria), biototalitarismo molecolare, crollo delle nascite, violenza e follia, alimentate magari da psicodroghe legali, in ogni dove – e non è ancora finita, perché l’obbligo di fare i bambini in provetta, con sicuro imprimatur papale, è dietro l’angolo – e le leggi, statene sicuri, saranno preparate dai democristiani e digerite dal Vaticano.
Bel lavoro, non c’è che dire.
E se, invece di parlare ai giornaloni, i responsabili stessero in silenzio, magari in un convento, a pregare e a meditare su quanto accaduto – e quanto sta venendo inflitto ai nostri figli, ai sopravvissuti di questo infinito massacro?
Il pentimento non era una cosa cattolica?
Forse. Ma di cattolico, caro cardinale Ruini, chi – cosa – è rimasto in Italia?
Roberto Dal Bosco
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Immagine di Grzegorz Artur Górski via Wikimedia pubblicata su licenza Creative Commons Attribution-Share Alike 3.0 Unported; immagine modificata
Ambiente
Fermare il cambiamento climatico con «l’abbattimento della popolazione tramite pandemia mortale»: parla un professore
Interesting thing to say. pic.twitter.com/HN6WiMR161
— RAW EGG NATIONALIST (@Babygravy9) May 13, 2024
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Davanti ad una ridda di commenti, l’esperto in seguito ha poi puntualizzato che per «l’abbattimento della popolazione» intendeva in realtà «un crollo improvviso dell’attività economica. Non le persone che muoiono», ha affermato. «Sto parlando di una riduzione dell’attività economica, NON di una riduzione della popolazione», ha affermato ancora.RIGHT, I AM DELETING THE INITIAL TWEET NOW. NOT BECAUSE I REGRET IT, BUT BECAUSE SO MANY PEOPLE OUT THERE HAVE MISTAKENLY, OR INTENTIONALLY, TAKEN IT THE WRONG WAY. pic.twitter.com/5S65IIN8Rb
— Bill McGuire (@ProfBillMcGuire) May 12, 2024
«Ditemi come le emissioni possono diminuire del 50% necessario entro 66 mesi, se non a causa di un grave shock socio-economico come una grave pandemia, una guerra nucleare o una catastrofe geofisica globale. Sto parlando di una ridotta attività economica, NON di una riduzione della popolazione» ha continuato.It’s about suddenly falling economic avctivity. Not people dying.
— Bill McGuire (@ProfBillMcGuire) May 12, 2024
No I don’t. You tell me how emissions can fall by the 50 percent needed within 66 months, if not due a major socio-economic shock such as a major pandemic, nuclear war or global geophysical catastrophe.
I am talking about reduced economic activity NOT reduced population. https://t.co/kEGFnKp5p1 — Bill McGuire (@ProfBillMcGuire) May 12, 2024
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