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Il sindacato del Nuovo Ordine Mondiale

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Il video sta girando pazzamente su Telegram, quindi lo avrete visto.

 

La scena rappresentata è molto semplice: un comizio del 1° maggio di Landini, capo CGIL con cravatta rossa, attorniato da fedelissimi alternativamente con fazzolletto rosso al collo o mascherina rossa.

 

Landini parla di guerra (enunciando il teorema per cui la pace è «sconfiggere la logica di Putin», qualsiasi cosa voglia dire) e vaccini, sostenendo che investire in armi invece che nella sierizzazione di tutti i Paesi è una cosa sbagliata, cui bisogna rimediare.

 

Poi sgancia la formula magica, quella che tutte le antenne drizzare fa:

 

«… Vuol dire affermare un Nuovo Ordine Mondiale».

 

 

Patapum.

 

Prendete il più grande artista del pianeta, Mel Gibson. Egli nel 1997 fece un film, titolo italiano Ipotesi di Complotto, che apriva proprio con  un suo monologo sul tema di quelli che usano in pubblico l’espressione.

 

Il personaggio da lui interpretato, un tassista reso paranoico da esperimenti del programma di controllo mentale MK-Ultra (tutto verissimo: e qualche rivolo chissà che non sia arrivato anche da noi, nelle manipolazioni delle mente specie infantili viste di recente) dichiara che è impossibile che George Bush senior, in un suo discorso del 1990, abbia parlato di New World Order senza aspettarsi che una massa di persone che riconoscono l’espressione non si agitino assai. Perché, sia pure da nicchie, sono diversi decenni che c’è chi riconosce l’esistenza di un piano per un Nuovo Ordine Mondiale, e che non può sobbalzare ad ogni sua pubblica invocazione.

 

Bush 41 parlava degli Stati ex sovietici, e la cosa oggidì cade proprio a fagiuolo. Scandì le parole con tale chiarezza, con tale solennità, che un gruppo musicale dell’epoca, i Ministry, ci dedicò un memorabile pezzo di industrial-metal, chiamato appunto N.W.O., dove la voce di Bush padre era campionata e ripetuta macchinalmente. «A New World OrderA New World Order… A New World Order».

 

Bush padre mica era il solo. Nel corso di questi decenni la formula hanno pronunziata. Il presidente americano Woodrow Wilson. Winston Churchill. Henry Kissinger. Gordon Brown. Papa Benedetto XVI. Recentissimamente, A New World Order. Poi, ovviamente Bergoglio.

 

Ora nel club dei grandissimi arriva anche il Maurizio Landini, una carriera a capo degli operai metallurgici FIOM ora a capo del più acuminato dente della triplice. Su Wikipedia ci informano che il padre era «attivo nella Resistenza», e lui ha dovuto lasciare l’istituto geometri per «contribuire al sostentamento famigliare» per poi, negli anni Ottanta (quaranta anni fa!) smettere di lavorare per impegnarsi a tempo pieno dentro la struttura sindacale.

 

Ecco: bisogna avere fiducia nel sogno sindacale italiano: Landini ora è qualcuno che può dire in pubblico, su un palco attorniato da tizi che fanno di sì con la testa, «Nuovo Ordine Mondiale». Come i presidenti americani, come i papi.

 

Che bello sentire quest’espressione così netta, così carica di storia per tutti noi. Sono colpi di sincerità di cui essere grati. Sono quadretti che colpiscono indelebilmente il nostro cuore: abbiamo in Italia il sindacato del Nuovo Ordine Mondiale.

 

Non che non vi fossero già i segni, e da prima della pandemia.

 

Quattro anni fa Renovatio 21 già notava la strana tendenza dei sindacati a favorire le vaccinazioni, in particolare quelle degli anziani. Campagne di comunicazioni martellanti per i pensionati da sottoporre alla siringa – quegli stessi vecchietti che fini a pochi anni fa era medicalmente blasfemo proporre di inoculare. E invece, il paradigma, già prima del COVID, cambiava in fretta… e con

 

Non è la sola briciola che abbiamo raccolto nel percorso.

 

La primavera scorsa, nella giornata mondiale contro l’omotransfobia (c’è: il 17 maggio) la CGIL disse che il DDL Zan andava approvato senza modifiche, organizzando un solenne webinario alla presenza della «responsabile Politiche di genere della CGIL nazionale Susanna Camusso, i e le capogruppo del M5S, del PD e del Gruppo Misto al Senato –(…) e rappresentanti delle Associazioni LGBTI+».

 

Andiamo oltre.

 

Nel 2016 la CGIL portò l’Italia davanti davanti al  Consiglio d’Europa, ove veniva lamentata l’applicazione dell’obiezione di coscienza come limite inaccettabile per il ricorso all’aborto.

 

In pratica: era messa in dubbio una facoltà del lavoratore, quella di lavorare secondo la propria coscienza, di fronte al diritto al feticidio, che per qualche motivo interessa il sindacato. La facoltà di astenersi da un lavoro ritenuto contrario alla propria coscienza dovrebbe essere una battaglia dell’ente preposto a difendere e potenziare i diritti del lavoratore: pensiamo, ad esempio, a quanti si sono recentemente rifiutati di caricare «aiuti» per l’Ucraina che invece erano armi.

 

E invece, il sindacato fa il contrario di quello che ti aspetti.

 

È successo, nello showdown definitivo della storia sindacale, con il COVID. Non possiamo dimenticare la lettera con cui i capi della triplice dicevano a Draghi di procedere con il green pass – ossia la più grande violazione dei diritti dei lavoratori mai esperita dalla Repubblica, con disintegrazione patente dell’articolo 1 della Costituzione.

 

Di più: nella loro lettera a Draghi, essi si dimostravano più draghiani del drago. Di fatto, invocano l’obbligo totale, l’mRNA per tutta la popolazione nazionale.

 

«In particolare Le ribadiamo il nostro assenso ad un provvedimento che, in applicazione della nostra Carta, il Governo decida di assumere finalizzato a rendere la vaccinazione obbligatoria quale trattamento sanitario per tutti i cittadini del nostro Paese».

 

Testuali parole. Di mezzo, lo capiamo, c’era la possibilità di sedersi con politici e industriali al tavolo del PNRR.

 

Ora, bisogna sapere che tra quei pazzerelli che credono nel Nuovo Ordine Mondiale, è diffusa da decenni l’idea che esso passerà attraverso un mutamento della riproduzione umana, in particolare tramite il controllo delle nascite, cioè la contraccezione e l’aborto. Celo.

 

Il controllo della popolazione, hanno detto dal giorno uno i complottisti del NWO stile Alex Jones, si servirà dei vaccini e dei loro obblighi. Celo.

 

La questione degli omotransessuali plus: ricordiamo il libro di Ralph. A. Epperson  New World Order del 1990.

 

«I matrimoni omosessuali saranno legalizzati; ai genitori non sarà permesso crescere i propri figli (lo Stato lo farà;) tutte le donne saranno impiegate dallo Stato e non potranno più fare le casalinghe; il divorzio diventerà estremamente facile e il matrimonio monogino verrà gradualmente eliminato».

 

Quindi, il sindacato femministo-gender-NWO, celo pure lui.

 

Di dubbi di cosa sia diventato il sindacato ne abbiamo pochi. E di enti pubblici e privati che sono passacarte del padrone del mondo ce ne sono oggi a BZF.

 

Tuttavia, come non notare come oggidì tutto sia spudorato, slatentizzato, osceno, dall’etimo greco, fuori scena. Non è più nemmeno un teatrino.

 

Oramai la questione della rappresentazione è superata da un pezzo. Non hanno bisogno di dissimulare un granché. Ve lo abbiamo detto, ve lo ripetiamo: nessuno ha intenzione di parlare con voi, ripetono solo qualche storiella per la massa vaccina, quella che ancora li segue ruminando il salario e magari al massimo muggendo per tre secondi mentre la si porta al macello.

 

E ancora: quei minions che fanno andare su e giù la testa quando gli si dice che «essere contro la logica di Putin (…) vuol dire affermare un Nuovo Ordine Mondiale» ci fanno venire un pensiero abissale: vuoi vedere che, davvero, Putin è un’impaccio dal Nuovo Ordine Mondiale? Vuoi vedere che il Paese che ha rifiutato l’imperativo globale l’mRNA e si sta scontrando con un Paese dove stavano introducendo l’app elettronica del controllo totale della cittadinanza, magari davvero qualche problema lo sta creando ai padroni del vapore? Vuoi vedere che Putin è l’ultimo tappo da far saltare perché vinca il mondialismo della fine dei tempi?

 

Sono pensieri che, ad una certa, saltano fuori da soli.

 

Tuttavia, senza sondare abissi metastorici e metapolitici e pure metageopolitici, ci basta pensarla in termini molto sintetici.

 

Il nuovo paradigma delle cose prevede il «restringimento» dei diritti dell’individuo. O meglio, la loro cancellazione – i due anni di restrizioni pandemiche servono a questo.

 

Come abbiamo ripetuto, la trasformazione del cittadino da avente diritto ad utente (che al massimo gode di un accesso deciso dalla piattaforma) è pressoché completa. Lo Stato non esiste più come emanazione del popolo; il popolo esiste in quanto concessione dello Stato. Ribaltamento assoluto.

 

I diritti, lo stato di diritto, hanno perso la loro sacralità. Sono sospendibili, eliminabili. Il diritto non nasce con il cittadino, viene elargito, al massimo come facoltà temporanea, dal potere costituito.

 

Si tratta della disintegrazione, concettuale e fisica, della democrazia costituzionale. Lo abbiamo ribadito varie volte: le carte alla base delle varie «democrazie liberali» (USA, Germania, Italia) sono uscite dalla pandemia strappate in mille brandelli.

 

Ad esempio, la democrazia costituzionale italiana è basata su una carta chiamata, appunto, «Costituzione», con la C maiuscola. La Costituzione italiana, a lungo celebrata nella sinistra politica e sindacale come «la più bella del mondo» – sì, quella che all’articolo 1 parla di «Repubblica fondata sul lavoro» – è stata annichilita dall’urto pandemico.

 

Il lavoro non conta più. Il diritto non conta più. La Carta non conta più. Conta solo il potere e la sua imposizione. Cioè, la sottomissione della persona umana.

 

Questo è, tecnicamente, il più concreto effetto del cambio di paradigma globale che volendo possiamo chiamare Nuovo Ordine Mondiale.

 

Ora, è il caso di chiedersi chi abbia dato una mano ad arrivare fino a qui.

 

I camerieri della Cultura della Morte abbondano. Per quanto, ancora non sappiamo.

 

 

Roberto Dal Bosco

 

 

 

 

Immagine di Bablu Miah via Flickr pubblicata su licenza Creative Commons Attribution 2.0 Generic (CC BY 2.0)

 

 

 

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Se la realtà esiste, fino ad un certo punto

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I genitori si accorgono improvvisamente che la biblioteca scolastica mette a disposizione degli alunni strani libri «a fumetti» dove si illustra amabilmente il bello della liaison omoerotica.

 

L’intento degli autori è inequivocabile, quello di presentare un modello antropologico indispensabile per una adeguata formazione dell’individuo in crescita… Meno chiaro appare nell’immediato se la scuola, nel senso dei suoi responsabili vicini o remoti, di questa trovata educativa abbiano coscienza e conoscenza.

 

Di istinto, i genitori dell’incolpevole alunno si chiedono se tutto ciò sia proprio indispensabile per uno sviluppo armonico della psicologia infantile, magari in sintonia con i suggerimenti più elementari della natura e della fisiologia.

 

Tuttavia, poiché anche lo zeitgeist ha una sua potenza suggestiva, a frenare un po’ il comprensibile sconcerto, in essi affiora anche qualche dubbio sulla adeguatezza culturale dei propri scrupoli educativi, tanto che sono indotti a porsi il dubbio circa una loro eventuale inadeguatezza culturale rispetto ai tempi, votati come è noto, a sicure sorti progressive.

 

Ma il caso riassume bene tutto il paradosso di un fenomeno che ha segnato questo quarto di secolo e soltanto incombenti tragedie planetarie, mettono un po’ in sordina, finché dagli inciampi della vita quotidiana esso non riemerge con tutta la sua inaspettata consistenza.

 

Infatti la domanda sensata che si dovrebbero porre questi genitori, è come e perché una anomalia privata abbia potuto meritare prima una tutela speciale nel recinto sacro dei valori repubblicani, per poi ottenere il crisma della normalità e quindi quello di un modello virtuoso di vita; il tutto dopo essersi insinuata tanto in profondità da avere disattivato anche quella reazione di rigetto con cui tutti gli organismi viventi si difendono una volta attaccati nei propri gangli vitali da corpi estranei capaci di distruggerli.

 

Eppure, per quanto giovani possano essere questi genitori allarmati, non possono non avere avvertito l’insistenza con cui questa merce sia stata immessa di prepotenza sul mercato delle idee, quale valore riconosciuto, dopo l’adeguata santificazione dei cultori della materia ottenuta col falso martirio per una supposta discriminazione. Quella che già il dettato costituzionale impediva ex lege.

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Ma tutta l’impalcatura messa in piedi intorno a questo teatro dell’assurdo in cui i maschi prendono marito, le femmine si ammogliano nelle sontuose regge sabaude come nelle case comunali di remote province sicule, non avrebbe retto comunque all’urto della ragione naturale e dell’evidenza senza la gioiosa macchina da guerra attivata nel retrobottega politico con il supporto della comunicazione pubblica e lasciata scorrazzare senza freni in un mortificato panorama culturale e partitico.

 

Nella sconfessione della politica come servizio prestato alla comunità, secondo il criterio antico del bene comune, mentre proprio lo spazio politico è in concreto affollato da grandi burattinai e innumerevoli piccoli burattini, particelle di un caos capace di tenere in scacco «il popolo sovrano». Una parte cospicua del quale si sente tuttavia compensato dalla abolizione dei pronomi indefiniti, per cui tutte e tutti possono toccare con mano tutta la persistenza dei valori democratici.

 

Non per nulla proprio in omaggio a questi valori è installato nella anticamera della presidenza del Consiglio, da anni funziona a pieno regime un governo ombra, quello terzogenderista dell’UNAR. Un ufficio che ha lavorato con impegno instancabile, e indubbia coerenza personale, alla attuazione del «Piano» (sic) elaborato già sotto i fasti renziani e boschiani, per la imposizione capillare nella società in generale e nella scuola in particolare, di tutto l’armamentario omosessista.

 

Il cavallo di battaglia di questa benemerita entità governativa è la difesa dei «diritti delle coppie dello stesso sesso», dove sia il «diritto», che la «coppia» hanno lo stesso senso dei famosi cavoli a merenda.

 

Ecco dunque un esempio significativo ed eccellente di quella desertificazione della politica per cui il governo ombra guidato da interessi particolari in collaborazione e in sintonia con centri di potere radicati in istituzioni sovranazionali, possa resistere ad ogni cambio di governo istituzionale senza che ne vengano disinnescati potere e funzioni.

 

I partiti, dismessi gli apparati ideologici, e omogeneizzati nella sostanza, sono ridotti a «parti», alla moda di quelle fiorentine che pure un qualche ideale di fondo ce l’avevano, anche se tutte si assestavano su un gioco di potere.

 

Qui prevale il gioco dei quattro cantoni, dove tutti sono guidati dall’utile di parte che coincide a seconda dei casi con l’utile politico personale o ritenuto tale. Un utile calcolato tra l’altro senza vera intelligenza politica ovvero senza intelligenza tout court. Anche chi si è abbigliato di principi non negoziabili, alla bisogna può negoziare tutto, perché secondo il noto Principio della Dinamica Politica, «Tutto vale fino ad un certo punto».

 

Tajani, insieme a Rossella O’Hara ci ha offerto il compendio di tutta la filosofia occidentale contemporanea. Quindi dobbiamo stare sereni. Ma i genitori attoniti devono comprendere che quei libretti e questa scuola non sono caduti dal cielo. Sono il frutto di una politica diventata capace di tutto perché incapace a tutto sotto ogni bandiera.

 

Patrizia Fermani

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Putin: il futuro risiede nella «visione sovrana del mondo»

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Le nazioni devono basarsi sulle proprie tradizioni storiche e spirituali, oltre che su una «visione sovrana del mondo», mentre plasmano il loro avvenire, ha dichiarato il presidente russo Vladimir Putin in un messaggio scritto ai partecipanti del II Simposio Internazionale «Inventare il Futuro» a Mosca. L’evento, in programma il 7 e 8 ottobre, accoglierà oltre 7.000 partecipanti provenienti da quasi 80 Paesi.   Discussioni aperte e innovative sul futuro dell’umanità supportano i governi nel rispondere adeguatamente alle nuove sfide, ha osservato il presidente russo. «Le conclusioni e i risultati di un dialogo così profondo e sostanziale sono di grande valore», ha aggiunto Putin. «Sono fiducioso che dobbiamo creare il nostro futuro sulla base di una visione del mondo sovrana».   Promosso su iniziativa del presidente russo, il simposio comprende circa 50 eventi, organizzati in tre aree tematiche: società, tecnologia e cooperazione globale. Il forum ospiterà oltre 200 relatori provenienti da Russia, Cina, Stati Uniti, Italia e da Paesi di Africa, America Latina, Medio Oriente e Sud-est asiatico, che discuteranno di temi che spaziano dalle sfide demografiche all’intelligenza artificiale (IA) e all’esplorazione spaziale.

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Nel primo giorno del simposio si è svolta una tavola rotonda incentrata sul futuro delle tecnologie di intelligenza artificiale e sul loro potenziale di diventare non solo uno strumento professionale di nicchia, ma una base per un’infrastruttura globale e un nuovo «linguaggio della realtà» per governi e imprese private.   Un altro dibattito tenutosi martedì si è concentrato sulle prospettive di collaborazione tra Russia e Africa nei prossimi decenni, fino al 2063. Mosca mira a rafforzare i legami con il continente, promuovendo attivamente la condivisione di tecnologie con le nazioni africane, contribuendo a garantire la sicurezza regionale e sostenendo la sovranità degli attori locali, oltre a favorire un approccio più equo nelle relazioni internazionali.   Al forum del Club Valdai, a Sochi, giorni prima Putin aveva parlato dei «valori tradizionali» anche in merito alla «disgustosa atrocità» dell’assassinio di Charlie Kirk.   «Sapete, questa disgustosa atrocità, e ancora di più, dal vivo», ha detto Putin a un forum organizzato dal Valdai Discussion Club a Sochi, in Russia. «In effetti, l’abbiamo vista tutti, ma non so, è davvero disgustoso. Era orribile». «Prima di tutto, naturalmente, porgo le mie condoglianze alla famiglia del signor Kirk e a tutti i suoi cari», ha continuato il leader russo. «Siamo solidali e solidali, soprattutto perché ha difeso quei valori tradizionali».   Putina aveva aggiunto che la sparatoria mortale è il segno di una «profonda frattura nella società», secondo Reuters. «Negli Stati Uniti, non credo ci sia bisogno di aggravare la situazione all’esterno, perché la leadership politica del Paese sta cercando di ristabilire l’ordine a livello nazionale», ha affermato Putin.

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La questione di Heidegger

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Negli scorsi mesi è scoppiata sul quotidiano La Verità una bizzarra diatriba riguardo ad un pensatore finito purtroppo per essere centrale nel nostro panorama filosofico accademico, Martin Heidegger (1889-1976), già noto per la collaborazione con il nazismo e per l’adulterio consumato con la celebre ebrea Hannah Arendt, all’epoca sua studentessa, e da alcuni, per qualche ragione, considerato come un filosofo «cattolico».

 

Un articolista con fotina antica a nome Boni Castellane (supponiamo si chiami Bonifazio, ma lo si trova scritto così, con il diminutivo, immaginiamo) ha cominciato, con un pezzo importante, a magnificare le qualità dell’Heidegger lo scorso 17 agosto:«Omologati e schiavi della Tecnologia – Heidegger ci aveva visti in anticipo».

 

Giorni dopo, aveva risposto un duo di autori, tra cui Massimo Gandolfini, noto, oltre che la fotina con il sigaro, per aver guidato (per ragioni a noi sconosciute) eventi cattolici di odore vescovile, che come da programma non sono andati da nessuna parte, se non verso la narcosi della dissidenza rimasta e il compromesso cattolico. Sono seguite altri botta e risposta sul ruolo del «sacro» secondo l’Heideggerro e la sua incompatibilità con il cristianesimo.

 

Il Gandolfini e il suo sodale scrivono, non senza ragione, che «il dio a cui si riferisce Heidegger non è il nostro». Una verità non nota agli intellettuali cattolici che, in costante complesso di inferiorità nei confronti del mondo, hanno iniziato ad importare il pensatore tedesco dalle Università italiane – dove ha tracimato, dopo un progetto di inoculo sintetico non differente da quello avutosi con Nietzsche – per finire addirittura nei seminari.

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Il progetto, spiegava anni fa Gianni Collu al direttore di Renovatio 21, era del tutto identico a quello visto con Nietzsche, recuperato dall’ambito della cultura nazista, purgato nell’edizione Adelphi di Giorgio Colli e Mazzino Montinari – la cura dell’opera omnia nicciana arriva prima in italiano che in tedesco! – e servito alla massa del ceto medio riflessivo italiota, e mondiale, per distoglierlo dal marxismo e introdurre elementi di irrazionalismo e individualismo nichilista nella vita del popolo – di lì all’esoterismo di massa, il passo diventa brevissimo.

 

Con Heidegger si è tentato un lavoro simile, ma Collu aveva profetizzato allo scrivente che stavolta non avrebbe avuto successo, perché era troppo il peso del suo legame con l’hitlerismo, e troppa pure la cifra improponibile del suo pensiero. Di lì a poco, vi fu lo scandalo dei cosiddetti «Quaderni neri», scritti ritenuti inaccettabili che improvvisamente sarebbero riemersi – in verità, molti sapevano, ma il programma di heidegerizzare la cultura (compresa quella cattolica) imponeva di chiudere un occhio, si vede. Fu ad ogni modo divertente vedere lo stupore di autori e autrici che avevano dedicato una buona porzione della carriera allo Heidegger – specie se di origini ebraiche.

 

L’incompatibilità di Heidegger – portatore di una filosofia oscura e disperata – con il cattolicesimo è, comunque, totale. Di Heidegger non vanno solo segnalati i pericoli, va combattuto interamente il suo pensiero, che altro non è se non un ulteriore sforzo per eliminare la metafisica, e quindi ogni prospettiva non materiale – cioè spirituale – per l’uomo.

 

Molto vi sarebbe da dire sul personaggio, anche a partire dal suo dramma biografico. Lasciamo qui la parola al professor Matteo D’Amico, che ha trattato il tema dell’influenza di Heidegger nel mondo cattolico, e la difformità di questo personaggio e del suo pensiero, in un intervento al Convegno di studi di Rimini della Fraternità San Pio X nel 2017.

 

 

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Immagine di Landesarchiv Baden-Württemberg, Staatsarchiv Freiburg W 134 Nr. 060680b / Fotograf: Willy Pragher via Wikimedia pubblicata su licenza Creative Commons Attribution 4.0 International

 

 

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