Economia
Il fondo sovrano norvegese disinveste dalla grande compagnia di telecomunicazioni israeliana
Il fondo sovrano norvegese, il più grande al mondo con 1,8 trilioni di dollari di asset, ha appena venduto tutte le sue azioni nella principale compagnia di telecomunicazioni israeliana Bezeq. Lo riporta il sito The Cradle.
Il consiglio etico del fondo ha citato come motivo della sua azione la presenza fisica di Bezeq e la fornitura di servizi di telecomunicazione agli insediamenti israeliani illegali in Cisgiordania che, ha affermato, «sta aiutando a facilitare il mantenimento e l’espansione di questi insediamenti».
Così facendo, ha continuato il fondo, «la società sta essa stessa contribuendo alla violazione del diritto internazionale». Il fondo norvegese possiede l’1,5% delle azioni quotate al mondo in 8.700 società.
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A fine giugno, possedeva lo 0,76% delle azioni di Bezeq, per un valore di 22,8 milioni di dollari, in calo rispetto al 2,2% posseduto a gennaio.
Lo scorso maggio, la Norvegia ha riconosciuto ufficialmente la Palestina come stato indipendente, a cui Israele ha risposto revocando i permessi di otto diplomatici norvegesi che erano di stanza a Tel Aviv. Storicamente, la Norvegia ha difeso con forza l’esistenza di uno Stato palestinese.
Come riportato da Renovatio 21, la Norvegia farebbe parte di un gruppo di 9 Paesi guidato dalla Malesia che starebbe redigendo una risoluzione per espellere Israele dall’ONU. Gli altri coinvolti sarebbero Egitto, Guyana, Indonesia, Giordania, Norvegia, Qatar, Arabia Saudita e Slovenia.
La guerra non fa sempre male agli affari di Oslo. L’anno passato era emerso che la Norvegia ha registrato entrate record da petrolio e gas lo scorso anno dopo che il conflitto in Ucraina ha fatto lievitare i prezzi dell’energia.
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Immagine di Mediaphotos.org via Wikimedia pubblicata su licenza Creative Commons Attribution 3.0 Unported
Economia
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Economia
La Nigeria è diventata Paese partner dei BRICS
La Nigeria è diventata ufficialmente un Paese partner dei BRICS dallo scorso 17 gennaio.
Il ministero degli Esteri del Brasile, che detiene la presidenza di turno dei BRICS quest’anno, ha fatto l’annuncio ieri, accogliendo con favore la decisione del governo nigeriano di unirsi al gruppo e sottolineando cosa l’adesione della Nigeria porta al tavolo dei BRICS: «con la sesta popolazione più grande al mondo, e la più grande in Africa, oltre a essere una delle principali economie del continente, la Nigeria condivide interessi convergenti con gli altri membri dei BRICS. Svolge un ruolo attivo nel rafforzamento della cooperazione Sud-Sud e nella riforma della governance globale, questioni che sono le massime priorità durante l’attuale presidenza del Brasile».
Con l’adesione dell’Indonesia come membro a pieno titolo il 6 gennaio, ci sono ora dieci membri a pieno titolo dei BRICS: Brasile, Russia, India, Cina e Sudafrica, più Egitto, Etiopia, Indonesia, Iran ed Emirati Arabi Uniti. I membri a pieno titolo prendono tutte le decisioni per consenso.
La nuova categoria di appartenenza delle nazioni partner è stata istituita all’ultimo vertice BRICS a Kazan, in Russia, nell’ottobre 2024, al fine di incorporare nazioni rappresentative delle diverse regioni del mondo desiderose di unirsi per partecipare alle sue deliberazioni, ma senza concedere loro potere di veto sulle decisioni finali.
Con l’adesione della Nigeria, ci sono ora nove paesi partner BRICS: Bielorussia, Bolivia, Cuba, Kazakistan, Malesia, Nigeria, Tailandia, Uganda e Uzbekistan. Altre tre nazioni invitate a unirsi come nazioni partner devono ancora accettare: Algeria, Turchia e Vietnam.
L’Arabia Saudita non ha né accettato né rifiutato l’invito dei BRICS del 2023 ad unirsi come membro a pieno titolo, ma i suoi rappresentanti continuano a partecipare alle sue riunioni. Tuttavia, una grande campagna di pressione fatta dalla politica e dell’alta finanza americana hanno cercato di scoraggiare Ryadh dall’adesione.
Come riportato da Renovatio 21, anche Serbia, Cuba, Bolivia e Turchia, tra gli altri, hanno manifestato interessa ad unirsi ai BRICS. Il Messico ha annunziato un anno fa, quando era presidente Lopez Obrador, che non avrebbe aderito ai BRICS. L’unico caso di Paese che opta per uscire, dopo esservisi avvicinato, è l’Argentina di Milei.
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Immagine di President of Russia pubblicata su licenza Creative Commons Attribution 4.0 International (CC BY 4.0)
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