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Cancro

Il Dottor Hamer è la vera eredità del principe Savoia

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È morto il principe Savoia, e tutti hanno voglia di parlarne.

 

Suppongo che alla base vi sia, sotto sotto, il solito equivoco ucronico: l’italiano pensa che, in un universo parallelo, il tizio poteva essere il re d’Italia. Si tratta, chiaramente, del medesimo brivido distopico alla base delle reiterate ed abbondanti comparsate TV dell’irsuto figlio Emanuele Filiberto: il pubblico italiano, guardandolo nei varietà e nei programmi qualsiasi, viene portato a sbirciare nel burrone della storia potenziale – e se… ma davvero, vorremmo che fosse re?

 

Il montaggio esistenziale che stampa e televisioni stanno facendo della vita del principe defunto non è lusinghiero, nemmeno per un minuto: l’eredità che lascia pare essere fatta solo di scandali, anche violenti, processi, accuse che poi finiscono nel niente – e anche questo, per molti giornalisti, è motivo per la polemica.

 

Ci dicono che la vita di Vittorio Emanuele lascia poco alla storia – anzi, per lo più i giornali hanno ricordato come, in fatto di eredità ci fosse quel contenzioso con lo Stato italiano per riavere i gioielli della Corona, stimati attorno a 300 milioni di euro.

 

In realtà, qualcosa di profondo, di davvero significativo, al Paese e al mondo l’aristocratico morto potrebbe averlo lasciato. Certo, non lo ha fatto volontariamente: quello di cui stiamo per parlare è un disegno non lineare, metafisico, qualcuno potrebbe perfino definire in termini spirituali. Perché questa è una storia per cui dal male, nasce altro.

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In questi giorni tutti hanno rivangato, e a ragione, la storia di Cavallo, con l’accento sulla o. Perché quella tragedia tenne banco sui giornali e rotocalchi per anni. Tuttavia, nessuno ha osato, se con cenni sbrigativi, parlare di quella che fu una oscura, grande ramificazione di quel mare di dolore: la teoria oncologica del dottor Hamer, una delle uniche alternative al pensiero unico biomedico sul cancro.

 

Per chi non conoscesse i fatti: il 17 luglio 1978, un gruppo di ragazzi della Roma bene (e non solo) sta facendo vacanza in Sardegna. Tra di essi, «pariolini» che avranno successo come l’attuale presidente del CONI Giovanni Malagò, o Nicky Pende, chirurgo cugino della giornalista Stella, ritenuto un playboy in grado di segnare colpacci come Stefania Sandrelli, all’epoca assai ambita (chiedere a Gino Paoli e a Tenco). Nel gruppo, anche tante ragazze di buona famiglia. Si tratta di una masnada di venti-trentenni ricchi e spensierati, che si mette in testa di fare una traversata e dirigersi a Cavallo, l’isola all’estremo Sud della Corsica.

 

Alcuni giovani del gruppo, prima di partire, vedono in piazza una bellissima fanciulla che di fatto conoscevano già da Roma: è Birgit Hamer, è in vacanza in Sardegna con la famiglia: il padre è un medico tedesco di nome Ryke Geerd Hamer, che si è trasferito nella capitale italiana in cerca di affari per i suoi brevetti chirurgici (come il «bisturi di Hamer»); la madre di Birgit, Ursula, è anche lei medico; poi ci sono gli altri tre fratelli: Ghunield, Berni e Dirk.

 

Dirk, 19 anni, è un ragazzo che frequenta la scuola tedesca di Roma e si impegna molto nell’atletica (si allena nei 400 con Pietro Mennea) e nella pittura. Birgit, Miss Germania 1976 che successivamente rappresentò il suo Paese d’origine a Miss Universo a Hong Kong, chiede al padre se può andare a fare quel giro in barca con quel gruppo di giovani belli e immersi nella Dolce Vita.

 

Il dottor Hamer dice che va bene, però deve portarsi dietro Dirk – e ci mancherebbe.

 

Sono tre barche, e da quanto si capisce si trattava di una trentina di persone. L’entusiasmo, la joie de vivre, trasuda anche solo a pensare una situazione del genere, estate, agio, gioventù.

 

L’isola di Cavallo, tuttavia, ha una particolarità: è una sorta di piccolo feudo di Vittorio Emanuele di Savoia, che vi ha una villa dalle strane architetture.

 

I ragazzi ancorano le barche proprio lì davanti, e scendono a terra, per andare al ristorante a riva, dove pare ci siano stati i primi contatti tra il gruppo e il reale esiliato. La torma è chiassona, il principe infastidito: alcuni testimoni dicono di averlo sentito urlare «italiani di merda vi ammazzo tutti», che non si capisce se pronunciata in serata o durante l’epilogo cruento della notte. Tuttavia, frase curiosa, anzi, molto significativa, detta da chi degli italiani vorrebbe essere il re.

 

Essendoci mare grosso, i giovani sono costretti a passare la notte lì. Alcuni dormono nella dinette (il salottino delle barche) dei cabinati, altri si piazzano sul ponte, altri ancora vanno a riva per dormire sulla spiaggia all’addiaccio. Qualcuno prende il gommone Zodiac sul pontile, che si apprenderà essere di Vittorio Emanuele.

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A notte fonda, quando tutti stanno dormendo, Vittorio Emanuele si sarebbe avvicinato alle barche all’ancora con un fucile che in seguito sarebbe stato definito «arma da guerra». Ne nasce una colluttazione con Pende, e parte un colpo che trapassa la barca e colpisce proprio Dirk, che era nel sonno, recidendogli l’arteria femorale.

 

Seguì il disastro. Dirk dovette aspettare quattro ore prima di ricevere cure, poi, in ospedale, per salvarlo gli amputeranno una gamba. Morirà dopo mesi di agonia, con Birgit e la famiglia al suo capezzale. I giornali raccontarono del dramma degli Hamer in tutti i modi.

 

La vicenda è raccontata nei dettagli da una docuserie Netflix piuttosto bella, Il principe. Alla regia c’è una ex giornalista del Fatto quotidiano, Beatrice Borromeo, che adesso si firma Beatrice Borromeo-Casiraghi, ma non è che se si scrivesse anche «principessa» qui ci offenderemmo, anzi; tuttavia capiamo che una principessa che fa un documentario che si chiama Il principe non suona benissimo.

 

La nobile giornalista-regista omette di mettere in chiaro una cosa: lei la storia la conosce bene, perché Birgit è un’amica intima di sua madre, che è Paola Marzotto, figlia della celeberrima Marta e fotografa sul set di Apocalypse Now. È proprio la signora Marzotto a raccontare, forse ancora con un filo di spremuta d’occhi, uno dei particolari più struggenti: al funerale di Dirk, prima che chiudano la bara, Birgit si sfila un anello che ha al dito e lo butta dentro. È l’incredibile sposalizio, onorato fino alla fine, tra la ragazza e la sete di giustizia per la morte del fratello.

 

Birgit Hamer combatterà 45 anni, e noi con lei ne vedremo di ogni: armi che scompaiono, confessioni che scompaiono, un processo parigino che una dozzina di anni dopo il fatto, assolverà il principe, e su tutto una cappa opaca, inscalfibile: facile ricordare che il Savoia fosse un iscritto alla P2, e che i suoi contatti volendo arrivavano ovunque.

 

È lui che vende gli elicotteri Agusta (quelli del marito della contessa Vacca, protagonista di altri misteri da rotocalco anni e anni dopo) allo scià di Persia, allora potentissimo, che di Vittorio Emanuele diverrà testimone alle nozze sposate in una chiesa di Teheran (lo scià non era cattolico: si poteva?) ed Emanuele Filiberto, nella sfilza dei nomi, ad un certo punto ci ha pure un «Reza». Secondo quanto ricostruito dai giornali, alcuni di quegli elicotteri potrebbero essere riemersi poi, armati di tutto punto, in Sud Africa, Paese allora sotto embargo, al quale quindi non si poteva vendere direttamente…

 

La rete che può attivarsi dietro al Savoia non è piccola: sempre considerando poi la parentela con gran parte dei casati regnanti in Europa, e il favore dei grembiulini, che perdura per la famiglia dai tempi del Risorgimento, che altro non è se non una rivoluzione massonica ed anticristiana fatta in Italia utilizzando la monarchia Savoia come prestanome.

 

«Politica, aristocrazia e massoneria si mobilitarono per depistare il processo. Fu una farsa. Vittorio Emanuele è stato assolto. Si parlò di una seconda pistola, inesistente invece» dice oggi Birgit.

 

La storia, per la vulgata dei media, potrebbe chiudersi qui, quindi.

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In realtà, ci sarebbe ben altro da raccontare sui giornali. Solo che, diciamo così, non si può. Ma si tratta di argomenti sui quali, pensano molte penne, è meglio tacere. Perché quello che può succederti, se tocchi determinate questioni – sulle quali, uno pensa, dovrebbe poter esserci libertà di dibattito – lo abbiamo visto in azione durante il COVID, ed è tremendo.

 

La tragedia di Dirk segnò la famiglia Hamer profondamente. Birgit farà la sua crociata, ma anche gli altri cinque ne saranno trasformati. Ursula, la madre, morirà di cancro al seno nel 1985. Il padre, il dottor Hamer, il tumore invece lo ebbe subito, appena dopo la morte del figlio. Un carcinoma al testicolo, che gli verrà asportato.

 

L’esperienza della morte di Dirk e il trauma conseguente del tumore scombineranno non solo la vita di Hamer, ma anche il suo pensiero medico. Davanti all’evidenza – il tumore che insorge a poca distanza dalla perdita del figlio – il medico comincia a sviluppare una teoria tutta sua, secondo cui le malattie, che chiama «conflitti biologici», vengono da traumi drammatici, che se non risolti non possono portare alla guarigione. L’ipotesi dello shock biologico viene da lui chiamata «Sindrome Dirk Hamer».

 

Hamer in seguito elaborerà quelle che chiama le «cinque leggi biologiche», ed elaborerà controverse idee sulla cura delle malattie (come l’ingestione di batteri, visti non come danno ma come vettori di guarigione), e in particolare sulle origini psicologiche dei tumori.

 

Il dottore, quindi, comincia a curare pazienti che rifiutano l’oncologia mainstream – ossia il dogma assoluto della chemioterapia. Ne segue una vita spericolata: radiato dall’ordine, denunciato, condannato, incarcerato, arrestato ancora, fuggiasco, latitante, estradato, fuggito ancora. Nel frattempo, visita persone in tutto il continente. I giornali europei dicono che si tratta di una «setta», lui registra il marchio «Nuova Medicina Germanica».

 

I tribunali lo accusano di esercizio illegale della professione medica. Le autorità impazziscono dietro ai casi di persone curate con il metodo Hamer, con accuse che fioccano contro i dottori suoi seguaci. Perché ci sono dei pazienti che muoiono – i quali magari ci sono anche nei Centri oncologici istituzionali, forse, ma lì, certo, c’è anche la chemio, che mica possiamo mettere in discussione. Anzi: quando il paziente chemioterapico muore, magari dopo essere passato per mesi di sostanze che lo hanno reso calvo e scheletrico, lì magari scatta pure il classico ringraziamento al «professor» nel necrologio nel giornale locale.

 

Hamer in Norvegia perché, non essendo un Paese UE, l’estradizione è più difficile. Ecco le accuse di antisemitismo: ci sono dichiarazioni sugli ebrei, e pure una lettera al settimo e ultimo rebbe degli Chabad-Lubavitcher, il rabbino Menachem Mendel Schneerson, e sostiene che gli ebrei lavorano per negare a tutti i ritrovamenti della Nuova Medicina Germanica ma poi di nascosto si curano con essa. Ovviamente siamo nello strampalato, nell’incredibile, tuttavia ricordiamo che, proprio i Lubavitcher, ci hanno mostrato che la storia dei tunnel sotto le sinagoghe forse non era una fantasia antisemita

 

Non basta: lo accusano di negare l’olocausto, e pure di negare lo sbarco sulla luna, e mettiamoci anche gli attentati dell’11 settembre, che non sarebbero terrorismo islamico. L’accusa di «incitamento all’odio razziale», articolo 130 del Codice Penale Tedesco, arriva. Di fatto, viene demonizzato come nessuno: neanche come Bin Laden, che in realtà si sapeva dove stesse, mentre per Hamer c’è il terrore dei gatekeeper della medicina cancrocentrica di non sapere se sta lavorando in qualche Paese europeo grazie al suo fedele network di medici, pazienti, fiancheggiatori…

 

Se andate su Wikipedia, troverete una sfilza di nomi di pazienti di Hamer morti, con relativi strascichi giudiziari. La dettagliosa cura messa nella pagina fa impressione, chi ha scritto questa voce deve essersi proprio sforzato.

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Tuttavia, manca qualcosa: ci chiediamo, è possibile che qualcuno sia guarito seguendo i dettami di Hamer? Ad oggi, non lo sappiamo. Abbiamo solo qualche eco aneddotico, tuttavia c’è da chiedersi come mai tutta questa gente decida di curarsi così – c’è per caso qualche storia di guarigione che non conosciamo? Ce lo chiediamo sul serio.

 

Quanti sono stati i pazienti di Hamer? Lui diceva che aveva visto più di 30 mila casi. Non abbiamo idea quale percentuale di questi sia morta atrocemente e quale possa potenzialmente essere invece guarita.

 

Nessun giornalista, neanche se ha dietro di sé la frenesia di inchiesta giudiziaria de Il Fatto, conoscenze famigliari e pure l’intero casato principesco monegasco, vuole toccare questo argomento: il dottor Hamer va liquidato come una nota a piè pagina della questione di Vittorio Emanuele a Cavallo. Egli è definito come «chiacchierato», o per alcuni direttamente «ciarlatano», o peggio.

 

È esattamente quello che accadde, dal 1997, al dottor Andrew Wakefield, che osò dire, in uno studio firmato con altri 12 scienziati, che forse era il caso di approfondire riguardo a possibili correlazioni tra il vaccino MPR e l’autismo. Vi sfido a trovare un articolo di giornale – destra, sinistra, quel che volete – che non apponga al suo nome l’aggettivo «screditato», «radiato», etc.

 

I nostri lettori sanno che i vaccini non si possono toccare. Per la chemio, pare di aver capito anche con la vicenda Di Bella, pure.

 

Di mezzo c’è un tema enorme, scritto a chiare lettere nella Costituzione (sì, lei) quella della libertà di cura, espressione che dopo il biennio pandemico può far sorridere. Si tratta però della vita di tante persone, che in barba ai diktat biomedici, decidono di curarsi secondo le proprie convinzioni. Di loro, lo sappiamo, non vorrà parlare nessuno, delle loro vite non ci sarà traccia nelle cronache.

 

Tuttavia, noi crediamo che una Nazione non sia è fatta di beghe fra ricchi, gossip e rotocalchi: una Nazione, ente che deriverebbe dal termine nascere, è fatta della carne e della sofferenza dei suoi membri. Di questo, valutando ora la triste storia dei Savoia, avevamo voglia di scrivere.

 

C’è tutta una storia da compilare, quindi, una storia che riguarda tanti italiani, tedeschi, francesi, austriaci, spagnoli, norvegesi – una storia che si è originata dalla fucilata del re mancato in quella notte d’estate del 1978.

 

Il dottor Hamer e l’oceano di persone sofferenti che gli hanno chiesto aiuto costituiscono la vera eredità del principe Savoia.

 

È un disegno intrigante, tragico, pazzesco, mistico, fatale. Qualsiasi cosa dobbiamo, per legge, pensarne.

 

Roberto Dal Bosco

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Cancro

Vaccini e virus COVID stanno causando l’esplosione del cancro: parla il medico miliardario

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Uno scienziato miliardario e inventore di farmaci contro il cancro ha detto in una lunga intervista al giornalista americano Tucker Carlson che il virus COVID e il vaccino mRNA stanno causando un’esplosione di tumori tra i giovani e gli anziani.   Il dottor Patrick Soon-Shiong, chirurgo dei trapianti e proprietario del quotidiano Los Angeles Times, ha recentemente spiegato in un’intervista come la proteina spike del COVID, persistente nell’organismo delle persone sia a causa del virus sia a causa delle iniezioni di mRNA, stia contribuendo a diagnosi di cancro senza precedenti.   Soon-Shiong ha paragonato il preoccupante aumento dei casi di cancro atipico e aggressivo a una «pandemia non infettiva», che ora miete vittime tra i giovani affetti da tumori altamente insoliti per la loro età.

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Il medico di origine sino-sudafricana citato il caso fatale post-COVID di un ragazzo di 13 anni da lui visitato con un tumore al pancreas solitamente riscontrato in persone di almeno 45-50 anni, raccontando al Carlson che questi casi lo hanno preoccupato a tal punto da chiamare un amico medico la cui esperienza rispecchiava la sua.   Il Soon-Shiong ha spiegato che il suo amico gli ha replicato: «Patrick, ora sto vedendo un bambino di otto anni, uno di dieci anni e uno di undici anni con un tumore al colon… Stiamo vedendo donne di trent’anni, quarant’anni e giovani donne con un tumore alle ovaie».   Il miliardario dottore ha specificato che la sfida posta dal cancro può essere riassunta nella questione di come possiamo aumentare o attivare le cellule killer del cancro e diminuire o disattivare le cellule che sopprimono le cellule killer, che lui ha chiamato cellule soppressorie.   Secondo il medico, ciò che «sbilancia» queste cellule è essenzialmente l’infiammazione.    

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Secondo Soon-Shiong, un meccanismo attraverso il quale l’infiammazione può contribuire all’insorgenza del cancro è quello di trasformare i neutrofili, che uccidono le infezioni, in cellule soppressorie, quando l’infiammazione è «persistente».   Quel che è peggio è che, dopo 50 anni di ricerca e pratica scientifica, egli ritiene che «tutto ciò che stiamo facendo» per combattere il cancro «stia facendo pendere la bilancia a favore delle cellule soppressorie».   Per contestualizzare il potenziale impatto del COVID e del suo vaccino, il Soon-Shiongo ha sottolineato che esistono virus cancerogeni, chiamati oncogeni, che persistono nell’organismo, creando così un’infiammazione continua.   Il COVID stesso, così come le iniezioni mRNA create in risposta al virus, producono proteine ​​spike infiammatorie, ha osservato, che si legano ai vasi sanguigni con i recettori ACE-2, presenti in tutto il corpo.   Questo spiegherebbe perché, dopo il COVID, si stiano osservando improvvisamente disfunzioni in diversi organi – dal pancreas al colon, dal cuore al cervello – ha continuato Soon-Shiong. «Si vedono giovani avere improvvisamente infarti. Si vedono giovani con cancro al pancreas. Si vedono giovani con cancro al colon» ha detto con tono affranto.   «Quindi è una coincidenza che dopo l’infezione da COVID, dopo il vaccino contro il COVID, stiamo assistendo a tutti questi eventi in cui sappiamo che la proteina spike si attiva? Non credo. Credo che non sia una coincidenza», ha detto Soon-Shiong. «Quindi la domanda è: possiamo dimostrare che quello che chiamo un virus COVID lungo è persistente?»   «E il gruppo dell’Università della California, a San Francisco, lo ha definitivamente dimostrato e lo ha pubblicato su giornali come Nature», ha osservato il medico, affermandoo che esistono anche ricerche pubblicate che dimostrano che la persistenza del virus, che è probabilmente la causa dei sintomi del «COVID prolungato», sopprime le cellule tumorali naturali, facendole «dormire».   «Ed è per questo che ho abbandonato tutto e mi sono concentrato su come eliminare il virus, perché la risposta è eliminare il virus dall’organismo, la risposta è fermare l’infiammazione», ha affermato Soon-Shiong, il quale ha scoperto che il virus persiste nell’organismo per almeno tre o quattro anni e ha detto a Carlson che secondo lui non può essere eliminato da un organismo immunodepresso.   Soon-Shiong ritiene che l’unico modo per eliminare il virus dall’organismo sia quello di utilizzare una «cellula T, cellule natural killer (NK)» (un tipo di cellula T), ovvero globuli bianchi che uccidono le cellule tumorali, attribuendo il fatto di non aver contratto il COVID alla manipolazione del suo sistema immunitario, attraverso quello che lui chiama uno «scudo biologico».   Ciò che fa il lo scudo biologico è «educare il corpo ad avere queste cellule T, chiamate cellule T della memoria, che vanno a nascondersi nel midollo osseo e fuoriescono quando ne hanno bisogno per distruggere quella cellula», ha detto Soon-Shiong. Ha detto a Carlson che è stato approvato per uso pubblico negli Stati Uniti nel 2024 per il cancro alla vescica.

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Alla domanda su come possiamo rafforzare il nostro sistema immunitario contro le malattie in generale, Soon-Shiong ha risposto che dovremmo cercare di «attivare» le cellule natural killer. Queste cellule immunitarie possono essere rigenerate con il sonno e l’esposizione alla luce solare e possono essere preservate evitando cibi che hanno un effetto immunosoppressivo. Questo significa attenersi a cibi naturali ed evitare cibi trasformati con tossine, come il colorante rosso, secondo il medico.   Durante l’intervista con Carlson, Soon-Shiong ha anche parlato di come i suoi interventi proposti per il COVID siano stati bloccati dalla FDA, degli sforzi per trovare «informazioni compromesse» su di lui per impedirgli di diventare il direttore del NIH, dei suoi pensieri su Robert F. Kennedy Jr., dei conflitti di interesse dell’establishment sanitario e del motivo per cui ha deciso di acquistare, non senza controversdie, il Los Angeles Times.   Malgrado gli sforzi dei cosidetti fact-checker, la questione dei turbocancri oramai ha raggiunto oramai un alto grado di consapevolezza pubblica.   Come riportato da Renovatio 21, il fenomeno dei cosiddetti «turbocancri» sta creando vaste domande nei medici che osano ancora porsene, mentre è ignorato completamente dai rapporto istituzionali come quelli dell’OMS sull’aumento dell’incidenza dei tumori anche nei giovani.   Secondo una riflessione apparsa su The Defender, il fenomeno dei turbocancri diventerà talmente pervasivo da essere innegabile al punto che per farlo accettare non sarà nemmeno più necessario da parte delle autorità sanitarie e politiche l’uso della Finestra di Overton.  

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Cancro

Il cancro alla cervice è «prevenibile quasi al 100%» con screening regolari, ma i media spingono per i vaccini

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Renovatio 21 traduce questo articolo per gentile concessione di Children’s Health Defense. Le opinioni degli articoli pubblicati non coincidono necessariamente con quelle di Renovatio 21.

 

Alcuni ricercatori e organi di informazione suggeriscono che la vaccinazione sia il modo migliore per prevenire il cancro cervicale. Ma il dott. Sin Hang Lee, patologo ed esperto di diagnostica molecolare, ha detto a The Defender che «il fattore di rischio più importante per lo sviluppo del cancro cervicale… è la mancata esecuzione di screening regolari con un Pap test».

 

Secondo studi recenti, sempre meno donne si sottopongono a screening di routine per il cancro cervicale. Alcuni ricercatori e organi di informazione suggeriscono che la vaccinazione sia il modo migliore per prevenire il cancro cervicale.

 

Ma esperti come il dottor Sin Hang Lee, patologo ed esperto di diagnostica molecolare, hanno detto a The Defender che mentre l’infezione con certi ceppi di HPV è uno dei più forti fattori di rischio noti per il cancro cervicale, «il fattore di rischio più importante per lo sviluppo del cancro cervicale, almeno dal punto di vista di ciò che possiamo fare al riguardo ora, è la mancata sottoposizione a screening regolari con un Pap test».

 

«Il cancro cervicale è prevenibile quasi al 100%», ha affermato Lee.

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Secondo una lettera di ricerca pubblicata il mese scorso sul Journal of the American Medical Association (JAMA), la percentuale di donne sottoposte a screening per il cancro cervicale è scesa dal 47% nel 2019 al 41% nel 2023.

 

Lo studio, condotto da Jessica Star e da un team di ricercatori dell’American Cancer Society, ha inoltre evidenziato che le diagnosi in fase iniziale del cancro cervicale, solitamente individuate tramite screening, hanno continuato a diminuire.

 

Nel suo rapporto sullo studio JAMA, la NBC News ha ipotizzato che la diagnosi tardiva del cancro cervicale sia aumentata dal 2012, il che indica che un numero maggiore di tumori non viene individuato precocemente e si manifesta più tardi.

 

Lo studio JAMA ha esaminato come i tassi di screening del cancro sono cambiati dalla pandemia di COVID-19. I ricercatori hanno confrontato le tendenze di screening per i tumori cervicali, mammari e colorettali dal 2019 al 2023. Lo studio ha scoperto che i tassi di screening per il cancro al seno e il cancro colorettale sono aumentati rispettivamente del 7% e del 12% e sono rimbalzati dopo i cali del 2020.

 

Tuttavia, ha scoperto che i tassi di screening del cancro cervicale sono diminuiti nel 2023, rimanendo del 14% al di sotto delle stime del 2019 e invariati dal 2021.

 

I tassi di screening per tutti i tumori erano più alti tra le persone con istruzione universitaria. Una ricerca separata indica che le donne sui 20 anni hanno meno probabilità di essere aggiornate sugli screening.

 

Lo studio è stato pubblicato due giorni dopo un’altra analisi degli screening per il papillomavirus umano (HPV) pubblicata su JAMA Network Open, che ha rilevato che le donne che vivono in aree rurali hanno il 25% in più di probabilità di ricevere una diagnosi di cancro cervicale e il 42% in più di probabilità di morire di cancro cervicale rispetto alle donne che vivono in aree urbane.

 

I ricercatori hanno affermato che ciò è probabilmente dovuto ai tassi di screening più bassi nelle aree rurali. «Se non affrontata, la minore assunzione di vaccino contro il papillomavirus umano nelle aree rurali potrebbe contribuire ad ampliare ulteriormente le disparità in futuro», hanno concluso gli autori del secondo studio.

 

La NBC News ha erroneamente confuso i due studi JAMA e ha suggerito che i risultati indichino che più persone dovrebbero vaccinarsi contro l’HPV.

 

Lee ha affermato che secondo lui lo scopo degli articoli del JAMA era quello di spaventare le persone, inducendole a temere che il cancro cervicale sarebbe aumentato nel periodo post-pandemia.

 

Lee, direttore del Milford Molecular Diagnostics Laborator, ha affermato che gli articoli citati da Star et al. dimostrano che i tassi di screening del cancro cervicale erano in calo ben prima del 2019 e potrebbero aver continuato a scendere indipendentemente dalla pandemia.

 

«Certo, i media mainstream sfruttano ogni opportunità per promuovere i vaccini contro l’HPV. Ma i fatti sono i seguenti», ha affermato:

 

«Il tasso di incidenza del cancro cervicale negli Stati Uniti era di circa 44 ogni 100.000 donne nel 1947. Tuttavia, da quando è stato ampiamente utilizzato lo screening annuale con Pap test per la rilevazione seguito dal trattamento di queste lesioni precancerose, il tasso di incidenza del cancro cervicale è già sceso a 8,8 ogni 100.000 nel 1970. Questo tasso ha continuato a diminuire in seguito».

 

Questo, ha detto, era secondo la testimonianza della Dott. ssa Nancy C. Lee, ex direttrice associata per la scienza all’interno della Divisione di Controllo della Prevenzione del Cancro dei National Centers for Chronic Disease Prevention and Health Promotion, Centers for Disease Control and Prevention (CDC). Nancy Lee ha presentato la testimonianza dinanzi alla Commissione per il Commercio della Camera degli Stati Uniti, Sottocommissione per la Salute e l’Ambiente il 16 marzo 1999.

 

Sin Hang Lee ha osservato che la testimonianza di Nancy Lee ha confermato che lo screening ha ridotto i tassi di cancro cervicale molto prima che venissero commercializzati i vaccini contro l’HPV.

 

Secondo Sin Hang Lee, il cancro cervicale si manifesta in media a 54 anni. Tuttavia, la neoplasia intraepiteliale cervicale (o CIN), la lesione precursore del cancro cervicale, si manifesta più spesso in donne molto più giovani.

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«Per una donna con CIN, la probabilità di sopravvivenza è quasi del 100% con un trattamento tempestivo e appropriato», ha affermato. Il fatto che la CIN si verifichi in età più giovane indica che di solito ci vuole molto tempo perché il cancro cervicale si sviluppi.

 

«Ciò significa che lo screening delle donne più giovani è una strategia importante che in realtà impedisce che il cancro cervicale si sviluppi. Inoltre, quando il cancro cervicale viene rilevato nella sua fase iniziale, il tasso di sopravvivenza a cinque anni è superiore al 90%».

 

Eppure, anziché promuovere lo screening, i media tradizionali come la NBC continuano a promuovere il vaccino contro l’HPV come soluzione al problema del cancro cervicale.

 

Brenda Baletti

Ph.D.

 

© 4 aprile 2025, Children’s Health Defense, Inc. Questo articolo è riprodotto e distribuito con il permesso di Children’s Health Defense, Inc. Vuoi saperne di più dalla Difesa della salute dei bambini? Iscriviti per ricevere gratuitamente notizie e aggiornamenti da Robert F. Kennedy, Jr. e la Difesa della salute dei bambini. La tua donazione ci aiuterà a supportare gli sforzi di CHD.

 

Renovatio 21 offre questa traduzione per dare una informazione a 360º. Ricordiamo che non tutto ciò che viene pubblicato sul sito di Renovatio 21 corrisponde alle nostre posizioni

 

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Cancro

I vaccini mRNA collegati a cambiamenti genetici che possono causare cancro e malattie autoimmuni: studio

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Renovatio 21 traduce questo articolo per gentile concessione di Children’s Health Defense. Le opinioni degli articoli pubblicati non coincidono necessariamente con quelle di Renovatio 21.   Uno studio sottoposto a revisione paritaria, condotto da 19 ricercatori tedeschi, collega i vaccini mRNA contro il COVID-19 a cambiamenti a lungo termine nelle strutture genetiche che possono provocare una risposta infiammatoria e portare all’insorgenza di cancro e malattie autoimmuni.   Un nuovo studio sottoposto a revisione paritaria collega i vaccini mRNA contro il COVID-19 a cambiamenti a lungo termine nelle strutture genetiche che possono provocare una risposta infiammatoria e portare all’insorgenza di cancro e malattie autoimmuni.   Lo studio condotto da 19 scienziati tedeschi è stato pubblicato la scorsa settimana su Molecular Systems Biology. I ricercatori hanno affermato che le loro scoperte potrebbero spiegare le «malattie infiammatorie post-vaccinazione che si verificano in un piccolo numero di individui vaccinati».   Il giornalista Alex Berenson ha affermato che lo studio dimostra che i vaccini a mRNA possono alterare i cromosomi umani in modi collegati alla leucemia e ai tumori cerebrali. Ciò avviene quando i vaccini a mRNA «addestrano» le cellule immunitarie a sostenere una risposta immunitaria pro-infiammatoria.   Secondo l’epidemiologo Nicolas Hulscher, «questo studio si aggiunge alla vasta mole di prove che descrivono i potenti effetti di disregolazione immunitaria delle iniezioni di mRNA».

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Hulscher ha affermato che lo studio solleva «serie preoccupazioni circa l’omeostasi immunitaria a lungo termine e il potenziale per malattie infiammatorie croniche, sequele autoimmuni e persino processi oncogeni».   L’immunologa e biochimica Jessica Rose, Ph.D., ha affermato che lo studio conferma ciò che è già noto sui rischi dei vaccini mRNA. Ha affermato:   «L’iniezione ripetuta porta a un carico di modifiche immunologiche. Questa non è una novità. Sappiamo che questo tipo di cambiamenti possono verificarsi. Non mi sorprende che l’abbiano scoperto».   «Se la portata sistemica si spinge abbastanza lontano, come ad esempio alle cellule staminali, allora l’iniezione ripetuta potrebbe potenzialmente indurre cambiamenti epigenetici in queste cellule, soprattutto perché è noto che le cellule staminali emopoietiche sviluppano una memoria immunitaria innata in risposta a determinati stimoli come infezioni o altri vaccini».   L’epigenetica si riferisce al modo in cui il comportamento umano e l’ambiente possono causare cambiamenti che influenzano il funzionamento dei geni. Secondo Berenson, i cambiamenti causati dai vaccini mRNA COVID-19 sono epigenetici, poiché «si verificano attorno al nucleo del DNA e attivano i geni in modi che possono promuovere la crescita del tumore».   «Il rischio in questo caso è, ovviamente, un’infiammazione prolungata ed eccessiva, che potrebbe contribuire al danno tissutale o a condizioni infiammatorie croniche in alcuni contesti, come vediamo nei dati di farmacovigilanza», ha affermato Rose.  
 

L’mRNA ha portato ad alterazioni genetiche collegate alla leucemia e ai tumori cerebrali

Per il loro studio, i ricercatori hanno esaminato i cambiamenti nei cromosomi dei macrofagi (cellule immunitarie che circolano nel sangue) tra le persone che avevano fatto vaccini mRNA contro il COVID-19.   Lo studio ha scoperto che i vaccini alteravano una componente chiave di questi cromosomi: gli istoni.   Un istone è una «proteina legante il DNA che conferisce al DNA la sua struttura tridimensionale», ha affermato Karl Jablonowski, Ph.D., ricercatore senior presso Children’s Health Defense. La maggior parte degli studi scientifici sulla modifica degli istoni “si concentra principalmente sulla manifestazione della malattia», ha affermato Jablonowski.   «Le familiari immagini X e Y dei cromosomi sono possibili solo perché il DNA avvolge le proteine ​​istoniche. Sono tra le proteine ​​più conservate a livello evolutivo tra tutte le forme di vita multicellulari. Le piante, gli animali o i funghi che tentano di riprodursi con una piccola mutazione casuale che modifica la proteina istonica non sopravviveranno, probabilmente non oltre la divisione della prima cellula» ha aggiunto.   Berenson ha affermato che gli istoni svolgono un ruolo chiave nell’elaborazione del materiale genetico. «Quando gli istoni sono più ampiamente separati, le cellule elaboreranno o trascriveranno il DNA in modo più attivo, il che potrebbe portare alla crescita del tumore».

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I ricercatori hanno identificato un cambiamento chiamato «acetilazione dell’istone 3 lisina 27» (H3K27ac) e hanno osservato «Memoria epigenetica persistente della vaccinazione mRNA SARS-CoV-2 nei macrofagi derivati ​​dai monociti».   Secondo Berenson, questa alterazione «è nota per essere presente in diversi tipi di cancro e ha attirato una crescente attenzione scientifica».   Lo studio ha scoperto che i cambiamenti H3K27ac si sono verificati in più regioni cromosomiche e sono stati riscontrati persistere per molti mesi dopo la vaccinazione. Secondo i ricercatori, ciò suggerisce che alterazioni simili si stanno verificando nei monociti, un tipo di globuli bianchi che produce macrofagi.   I risultati rispecchiano i risultati di altri recenti studi peer-reviewed che hanno esaminato le alterazioni di H3K27ac. Uno studio cinese pubblicato a febbraio ha scoperto che H3K27ac ha «potenziale emergente come bersaglio terapeutico nel cancro».   Uno studio polacco condotto lo scorso anno ha scoperto che le alterazioni dell’H3K27ac erano associate a tumori come la leucemia e i gliomi, ovvero tumori cerebrali.  
 

I risultati dello studio rafforzano le richieste di sospensione o ritiro dei vaccini a mRNA

Lo studio è stato accompagnato da una discussione pubblicata con revisori esterni, in cui i ricercatori hanno affermato che le alterazioni da loro identificate si verificano probabilmente anche nelle cellule del midollo osseo, da cui può avere origine la leucemia.   Berenson ha ipotizzato che ciò potrebbe spiegare l’aumento delle diagnosi di leucemia in paesi come il Giappone, dove la vaccinazione a mRNA è molto diffusa.   «La leucemia è essenzialmente un cancro delle cellule staminali e i ricercatori giapponesi hanno riscontrato un aumento statisticamente significativo della leucemia in Giappone nel 2022 e nel 2023. Il Giappone si è affidato quasi esclusivamente alle iniezioni di mRNA contro il COVID e quasi tutti gli adulti hanno fatto sia il regime iniziale di due iniezioni che un richiamo», ha scritto Berenson.   L’anno scorso, il Giappone è stato il primo, e finora l’unico, Paese ad approvare un vaccino anti-COVID-19 a mRNA auto-amplificante.   Berenson ha affermato che i ricercatori hanno evitato di stabilire un collegamento tra i vaccini a mRNA e le alterazioni del midollo osseo nello stesso articolo pubblicato per ragioni poco chiare.   Gli autori dell’articolo non hanno risposto alla richiesta di commento.   Jablonowski ha affermato che è stato «doloroso» leggere l’articolo «a causa della loro convinzione e arroganza che la modifica degli istoni avesse solo un lato positivo».   «Era il risultato di un vaccino e, agli occhi degli autori, non poteva fare nulla di sbagliato», ha detto Jablonowski. «La riprogrammazione involontaria delle cellule progenitrici» – cellule con la capacità di differenziarsi in diversi tipi di cellule, comprese le cellule staminali – «non è da lodare, è da temere». Ha aggiunto:   «Con ogni progresso nella conoscenza dei vaccini anti-COVID-19 basati sull’mRNA, ci viene nuovamente ricordata la nostra stessa compiacenza riguardo alla corsa cieca a spingere questi prodotti verso ogni americano».

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«Con la rivelazione della riprogrammazione epigenetica delle cellule progenitrici, capaci di causare malattie, la Food and Drug Administration [FDA] degli Stati Uniti approverebbe così ciecamente i prodotti a mRNA, i Centers for Disease Control and Prevention [CDC] li raccomanderebbero così ciecamente e i politici li imporrebbero così ciecamente?»   Rose ha affermato che i risultati dello studio rafforzano le crescenti richieste degli scienziati di sospendere o vietare i vaccini a mRNA.   Una petizione presentata alla FDA all’inizio di quest’anno da un gruppo di scienziati chiede la sospensione o il ritiro dei vaccini mRNA COVID-19. La petizione cita prove che i prodotti sono terapie geniche non approvate e contaminate da plasmidi di DNA.   Anche diversi studi recenti hanno messo in dubbio la sicurezza delle iniezioni di mRNA.   Uno studio pre-stampato del 2023 ha rilevato livelli di DNA sintetico nei vaccini Pfizer e Moderna contro il COVID-19 da 18 a 70 volte superiori ai limiti normativi.   Uno studio sottoposto a revisione paritaria del dicembre 2024 e supervisionato dagli scienziati della FDA ha rilevato livelli di contaminazione da DNA sintetico nei vaccini Pfizer e Moderna che erano da 6 a 470 volte superiori ai limiti normativi.   La scorsa settimana, il Segretario del Dipartimento della Salute e dei Servizi Umani Robert F. Kennedy Jr. ha annunciato la creazione di una sottoagenzia all’interno del CDC che si concentrerà sui danni da vaccino.   Michael Nevradakis Ph.D.   © 1 aprile 2025, Children’s Health Defense, Inc. Questo articolo è riprodotto e distribuito con il permesso di Children’s Health Defense, Inc. Vuoi saperne di più dalla Difesa della salute dei bambini? Iscriviti per ricevere gratuitamente notizie e aggiornamenti da Robert F. Kennedy, Jr. e la Difesa della salute dei bambini. La tua donazione ci aiuterà a supportare gli sforzi di CHD.   Renovatio 21 offre questa traduzione per dare una informazione a 360º. Ricordiamo che non tutto ciò che viene pubblicato sul sito di Renovatio 21 corrisponde alle nostre posizioni.

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