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Cancro

Il Dottor Hamer è la vera eredità del principe Savoia

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È morto il principe Savoia, e tutti hanno voglia di parlarne.

 

Suppongo che alla base vi sia, sotto sotto, il solito equivoco ucronico: l’italiano pensa che, in un universo parallelo, il tizio poteva essere il re d’Italia. Si tratta, chiaramente, del medesimo brivido distopico alla base delle reiterate ed abbondanti comparsate TV dell’irsuto figlio Emanuele Filiberto: il pubblico italiano, guardandolo nei varietà e nei programmi qualsiasi, viene portato a sbirciare nel burrone della storia potenziale – e se… ma davvero, vorremmo che fosse re?

 

Il montaggio esistenziale che stampa e televisioni stanno facendo della vita del principe defunto non è lusinghiero, nemmeno per un minuto: l’eredità che lascia pare essere fatta solo di scandali, anche violenti, processi, accuse che poi finiscono nel niente – e anche questo, per molti giornalisti, è motivo per la polemica.

 

Ci dicono che la vita di Vittorio Emanuele lascia poco alla storia – anzi, per lo più i giornali hanno ricordato come, in fatto di eredità ci fosse quel contenzioso con lo Stato italiano per riavere i gioielli della Corona, stimati attorno a 300 milioni di euro.

 

In realtà, qualcosa di profondo, di davvero significativo, al Paese e al mondo l’aristocratico morto potrebbe averlo lasciato. Certo, non lo ha fatto volontariamente: quello di cui stiamo per parlare è un disegno non lineare, metafisico, qualcuno potrebbe perfino definire in termini spirituali. Perché questa è una storia per cui dal male, nasce altro.

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In questi giorni tutti hanno rivangato, e a ragione, la storia di Cavallo, con l’accento sulla o. Perché quella tragedia tenne banco sui giornali e rotocalchi per anni. Tuttavia, nessuno ha osato, se con cenni sbrigativi, parlare di quella che fu una oscura, grande ramificazione di quel mare di dolore: la teoria oncologica del dottor Hamer, una delle uniche alternative al pensiero unico biomedico sul cancro.

 

Per chi non conoscesse i fatti: il 17 luglio 1978, un gruppo di ragazzi della Roma bene (e non solo) sta facendo vacanza in Sardegna. Tra di essi, «pariolini» che avranno successo come l’attuale presidente del CONI Giovanni Malagò, o Nicky Pende, chirurgo cugino della giornalista Stella, ritenuto un playboy in grado di segnare colpacci come Stefania Sandrelli, all’epoca assai ambita (chiedere a Gino Paoli e a Tenco). Nel gruppo, anche tante ragazze di buona famiglia. Si tratta di una masnada di venti-trentenni ricchi e spensierati, che si mette in testa di fare una traversata e dirigersi a Cavallo, l’isola all’estremo Sud della Corsica.

 

Alcuni giovani del gruppo, prima di partire, vedono in piazza una bellissima fanciulla che di fatto conoscevano già da Roma: è Birgit Hamer, è in vacanza in Sardegna con la famiglia: il padre è un medico tedesco di nome Ryke Geerd Hamer, che si è trasferito nella capitale italiana in cerca di affari per i suoi brevetti chirurgici (come il «bisturi di Hamer»); la madre di Birgit, Ursula, è anche lei medico; poi ci sono gli altri tre fratelli: Ghunield, Berni e Dirk.

 

Dirk, 19 anni, è un ragazzo che frequenta la scuola tedesca di Roma e si impegna molto nell’atletica (si allena nei 400 con Pietro Mennea) e nella pittura. Birgit, Miss Germania 1976 che successivamente rappresentò il suo Paese d’origine a Miss Universo a Hong Kong, chiede al padre se può andare a fare quel giro in barca con quel gruppo di giovani belli e immersi nella Dolce Vita.

 

Il dottor Hamer dice che va bene, però deve portarsi dietro Dirk – e ci mancherebbe.

 

Sono tre barche, e da quanto si capisce si trattava di una trentina di persone. L’entusiasmo, la joie de vivre, trasuda anche solo a pensare una situazione del genere, estate, agio, gioventù.

 

L’isola di Cavallo, tuttavia, ha una particolarità: è una sorta di piccolo feudo di Vittorio Emanuele di Savoia, che vi ha una villa dalle strane architetture.

 

I ragazzi ancorano le barche proprio lì davanti, e scendono a terra, per andare al ristorante a riva, dove pare ci siano stati i primi contatti tra il gruppo e il reale esiliato. La torma è chiassona, il principe infastidito: alcuni testimoni dicono di averlo sentito urlare «italiani di merda vi ammazzo tutti», che non si capisce se pronunciata in serata o durante l’epilogo cruento della notte. Tuttavia, frase curiosa, anzi, molto significativa, detta da chi degli italiani vorrebbe essere il re.

 

Essendoci mare grosso, i giovani sono costretti a passare la notte lì. Alcuni dormono nella dinette (il salottino delle barche) dei cabinati, altri si piazzano sul ponte, altri ancora vanno a riva per dormire sulla spiaggia all’addiaccio. Qualcuno prende il gommone Zodiac sul pontile, che si apprenderà essere di Vittorio Emanuele.

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A notte fonda, quando tutti stanno dormendo, Vittorio Emanuele si sarebbe avvicinato alle barche all’ancora con un fucile che in seguito sarebbe stato definito «arma da guerra». Ne nasce una colluttazione con Pende, e parte un colpo che trapassa la barca e colpisce proprio Dirk, che era nel sonno, recidendogli l’arteria femorale.

 

Seguì il disastro. Dirk dovette aspettare quattro ore prima di ricevere cure, poi, in ospedale, per salvarlo gli amputeranno una gamba. Morirà dopo mesi di agonia, con Birgit e la famiglia al suo capezzale. I giornali raccontarono del dramma degli Hamer in tutti i modi.

 

La vicenda è raccontata nei dettagli da una docuserie Netflix piuttosto bella, Il principe. Alla regia c’è una ex giornalista del Fatto quotidiano, Beatrice Borromeo, che adesso si firma Beatrice Borromeo-Casiraghi, ma non è che se si scrivesse anche «principessa» qui ci offenderemmo, anzi; tuttavia capiamo che una principessa che fa un documentario che si chiama Il principe non suona benissimo.

 

La nobile giornalista-regista omette di mettere in chiaro una cosa: lei la storia la conosce bene, perché Birgit è un’amica intima di sua madre, che è Paola Marzotto, figlia della celeberrima Marta e fotografa sul set di Apocalypse Now. È proprio la signora Marzotto a raccontare, forse ancora con un filo di spremuta d’occhi, uno dei particolari più struggenti: al funerale di Dirk, prima che chiudano la bara, Birgit si sfila un anello che ha al dito e lo butta dentro. È l’incredibile sposalizio, onorato fino alla fine, tra la ragazza e la sete di giustizia per la morte del fratello.

 

Birgit Hamer combatterà 45 anni, e noi con lei ne vedremo di ogni: armi che scompaiono, confessioni che scompaiono, un processo parigino che una dozzina di anni dopo il fatto, assolverà il principe, e su tutto una cappa opaca, inscalfibile: facile ricordare che il Savoia fosse un iscritto alla P2, e che i suoi contatti volendo arrivavano ovunque.

 

È lui che vende gli elicotteri Agusta (quelli del marito della contessa Vacca, protagonista di altri misteri da rotocalco anni e anni dopo) allo scià di Persia, allora potentissimo, che di Vittorio Emanuele diverrà testimone alle nozze sposate in una chiesa di Teheran (lo scià non era cattolico: si poteva?) ed Emanuele Filiberto, nella sfilza dei nomi, ad un certo punto ci ha pure un «Reza». Secondo quanto ricostruito dai giornali, alcuni di quegli elicotteri potrebbero essere riemersi poi, armati di tutto punto, in Sud Africa, Paese allora sotto embargo, al quale quindi non si poteva vendere direttamente…

 

La rete che può attivarsi dietro al Savoia non è piccola: sempre considerando poi la parentela con gran parte dei casati regnanti in Europa, e il favore dei grembiulini, che perdura per la famiglia dai tempi del Risorgimento, che altro non è se non una rivoluzione massonica ed anticristiana fatta in Italia utilizzando la monarchia Savoia come prestanome.

 

«Politica, aristocrazia e massoneria si mobilitarono per depistare il processo. Fu una farsa. Vittorio Emanuele è stato assolto. Si parlò di una seconda pistola, inesistente invece» dice oggi Birgit.

 

La storia, per la vulgata dei media, potrebbe chiudersi qui, quindi.

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In realtà, ci sarebbe ben altro da raccontare sui giornali. Solo che, diciamo così, non si può. Ma si tratta di argomenti sui quali, pensano molte penne, è meglio tacere. Perché quello che può succederti, se tocchi determinate questioni – sulle quali, uno pensa, dovrebbe poter esserci libertà di dibattito – lo abbiamo visto in azione durante il COVID, ed è tremendo.

 

La tragedia di Dirk segnò la famiglia Hamer profondamente. Birgit farà la sua crociata, ma anche gli altri cinque ne saranno trasformati. Ursula, la madre, morirà di cancro al seno nel 1985. Il padre, il dottor Hamer, il tumore invece lo ebbe subito, appena dopo la morte del figlio. Un carcinoma al testicolo, che gli verrà asportato.

 

L’esperienza della morte di Dirk e il trauma conseguente del tumore scombineranno non solo la vita di Hamer, ma anche il suo pensiero medico. Davanti all’evidenza – il tumore che insorge a poca distanza dalla perdita del figlio – il medico comincia a sviluppare una teoria tutta sua, secondo cui le malattie, che chiama «conflitti biologici», vengono da traumi drammatici, che se non risolti non possono portare alla guarigione. L’ipotesi dello shock biologico viene da lui chiamata «Sindrome Dirk Hamer».

 

Hamer in seguito elaborerà quelle che chiama le «cinque leggi biologiche», ed elaborerà controverse idee sulla cura delle malattie (come l’ingestione di batteri, visti non come danno ma come vettori di guarigione), e in particolare sulle origini psicologiche dei tumori.

 

Il dottore, quindi, comincia a curare pazienti che rifiutano l’oncologia mainstream – ossia il dogma assoluto della chemioterapia. Ne segue una vita spericolata: radiato dall’ordine, denunciato, condannato, incarcerato, arrestato ancora, fuggiasco, latitante, estradato, fuggito ancora. Nel frattempo, visita persone in tutto il continente. I giornali europei dicono che si tratta di una «setta», lui registra il marchio «Nuova Medicina Germanica».

 

I tribunali lo accusano di esercizio illegale della professione medica. Le autorità impazziscono dietro ai casi di persone curate con il metodo Hamer, con accuse che fioccano contro i dottori suoi seguaci. Perché ci sono dei pazienti che muoiono – i quali magari ci sono anche nei Centri oncologici istituzionali, forse, ma lì, certo, c’è anche la chemio, che mica possiamo mettere in discussione. Anzi: quando il paziente chemioterapico muore, magari dopo essere passato per mesi di sostanze che lo hanno reso calvo e scheletrico, lì magari scatta pure il classico ringraziamento al «professor» nel necrologio nel giornale locale.

 

Hamer in Norvegia perché, non essendo un Paese UE, l’estradizione è più difficile. Ecco le accuse di antisemitismo: ci sono dichiarazioni sugli ebrei, e pure una lettera al settimo e ultimo rebbe degli Chabad-Lubavitcher, il rabbino Menachem Mendel Schneerson, e sostiene che gli ebrei lavorano per negare a tutti i ritrovamenti della Nuova Medicina Germanica ma poi di nascosto si curano con essa. Ovviamente siamo nello strampalato, nell’incredibile, tuttavia ricordiamo che, proprio i Lubavitcher, ci hanno mostrato che la storia dei tunnel sotto le sinagoghe forse non era una fantasia antisemita

 

Non basta: lo accusano di negare l’olocausto, e pure di negare lo sbarco sulla luna, e mettiamoci anche gli attentati dell’11 settembre, che non sarebbero terrorismo islamico. L’accusa di «incitamento all’odio razziale», articolo 130 del Codice Penale Tedesco, arriva. Di fatto, viene demonizzato come nessuno: neanche come Bin Laden, che in realtà si sapeva dove stesse, mentre per Hamer c’è il terrore dei gatekeeper della medicina cancrocentrica di non sapere se sta lavorando in qualche Paese europeo grazie al suo fedele network di medici, pazienti, fiancheggiatori…

 

Se andate su Wikipedia, troverete una sfilza di nomi di pazienti di Hamer morti, con relativi strascichi giudiziari. La dettagliosa cura messa nella pagina fa impressione, chi ha scritto questa voce deve essersi proprio sforzato.

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Tuttavia, manca qualcosa: ci chiediamo, è possibile che qualcuno sia guarito seguendo i dettami di Hamer? Ad oggi, non lo sappiamo. Abbiamo solo qualche eco aneddotico, tuttavia c’è da chiedersi come mai tutta questa gente decida di curarsi così – c’è per caso qualche storia di guarigione che non conosciamo? Ce lo chiediamo sul serio.

 

Quanti sono stati i pazienti di Hamer? Lui diceva che aveva visto più di 30 mila casi. Non abbiamo idea quale percentuale di questi sia morta atrocemente e quale possa potenzialmente essere invece guarita.

 

Nessun giornalista, neanche se ha dietro di sé la frenesia di inchiesta giudiziaria de Il Fatto, conoscenze famigliari e pure l’intero casato principesco monegasco, vuole toccare questo argomento: il dottor Hamer va liquidato come una nota a piè pagina della questione di Vittorio Emanuele a Cavallo. Egli è definito come «chiacchierato», o per alcuni direttamente «ciarlatano», o peggio.

 

È esattamente quello che accadde, dal 1997, al dottor Andrew Wakefield, che osò dire, in uno studio firmato con altri 12 scienziati, che forse era il caso di approfondire riguardo a possibili correlazioni tra il vaccino MPR e l’autismo. Vi sfido a trovare un articolo di giornale – destra, sinistra, quel che volete – che non apponga al suo nome l’aggettivo «screditato», «radiato», etc.

 

I nostri lettori sanno che i vaccini non si possono toccare. Per la chemio, pare di aver capito anche con la vicenda Di Bella, pure.

 

Di mezzo c’è un tema enorme, scritto a chiare lettere nella Costituzione (sì, lei) quella della libertà di cura, espressione che dopo il biennio pandemico può far sorridere. Si tratta però della vita di tante persone, che in barba ai diktat biomedici, decidono di curarsi secondo le proprie convinzioni. Di loro, lo sappiamo, non vorrà parlare nessuno, delle loro vite non ci sarà traccia nelle cronache.

 

Tuttavia, noi crediamo che una Nazione non sia è fatta di beghe fra ricchi, gossip e rotocalchi: una Nazione, ente che deriverebbe dal termine nascere, è fatta della carne e della sofferenza dei suoi membri. Di questo, valutando ora la triste storia dei Savoia, avevamo voglia di scrivere.

 

C’è tutta una storia da compilare, quindi, una storia che riguarda tanti italiani, tedeschi, francesi, austriaci, spagnoli, norvegesi – una storia che si è originata dalla fucilata del re mancato in quella notte d’estate del 1978.

 

Il dottor Hamer e l’oceano di persone sofferenti che gli hanno chiesto aiuto costituiscono la vera eredità del principe Savoia.

 

È un disegno intrigante, tragico, pazzesco, mistico, fatale. Qualsiasi cosa dobbiamo, per legge, pensarne.

 

Roberto Dal Bosco

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Cancro

Vaccino mRNA, «aumenti significativi» delle morti per cancro dopo la terza dose: studio giapponese

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Un nuovo studio ha rilevato «aumenti statisticamente significativi» dei decessi per cancro dopo l’assunzione di una terza dose di vaccini COVID-19 a base di mRNA, secondo uno studio giapponese pubblicato l’8 aprile sulla rivista Cureus .   Lo studio ha esaminato i tassi di mortalità aggiustati per età per diversi tipi di cancro dal 2020 al 2022 nei dati del governo giapponese, riporta LifeSite.   «Durante il primo anno della pandemia (2020) non è stato osservato alcun eccesso significativo di mortalità», si legge nel paper. «Tuttavia, nel 2021 sono stati osservati alcuni eccessi di mortalità per cancro dopo la vaccinazione di massa con la prima e la seconda dose di vaccino, e un significativo eccesso di mortalità è stato osservato per tutti i tumori e per alcuni tipi specifici di cancro (incluso cancro ovarico, leucemia, cancro alla prostata, cancro del labbro/orale) /cancro faringeo, cancro al pancreas e cancro al seno) dopo la vaccinazione di massa con la terza dose nel 2022».   In particolare, il lancio dei vaccini anti-COVID ha coinciso con l’interruzione e il rallentamento del calo dei tassi di mortalità per cancro osservato in tutte le fasce d’età nell’arco del decennio precedente. Le terze dosi di mRNA erano correlate con un «significativo eccesso di mortalità» di tutti i tumori, compreso il cancro al seno, alla prostata e alle ovaie, nonché la leucemia. Quasi tutti i vaccini COVID in questione erano basati su mRNA, di cui il 78% di Pfizer e il 22% di Moderna.   «Per tutti i tumori, abbiamo stimato che l’eccesso di mortalità fosse rispettivamente del -0,4% (-0,9, 0,1), 1,1% (0,5, 1,8) e 2,1% (1,4, 2,8), indicando nessun eccesso nel 2020 e aumenti statisticamente significativi nel 2021 e soprattutto nel 2022», scrivono gli autori.

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I cambiamenti nel 2020 possono essere attribuiti all’intensità dei blocchi che costringono a ritardi e cancellazioni di interventi chirurgici e altri trattamenti contro il cancro, ma i ricercatori notano diversi potenziali collegamenti causali tra i vaccini e le morti per cancro nel 2021 e oltre.   «Alcuni studi hanno dimostrato che le risposte all’interferone di tipo I (INF), che svolgono un ruolo essenziale nell’immunosorveglianza del cancro, vengono soppresse dopo la vaccinazione con mRNA-LNP SARS-CoV-2», scrivono gli scienziati nipponici.   «È stato dimostrato che il vaccino SARS-CoV-2 causa immunosoppressione e porta alla riattivazione di virus latenti come il virus varicella-zoster (VZV, herpesvirus umano 3; HHV3) o l’herpesvirus umano 8 (HHV8) in alcuni casi (…) Questi fenomeni potrebbero anche aiutare a spiegare l’eccesso di morti per cancro del labbro/orale/faringeo nel 2022, quando era in corso la vaccinazione di massa con la terza e successive dosi».   I ricercatori concludono che «negli aumenti particolarmente marcati dei tassi di mortalità di questi tumori sensibili all’ERα possono essere attribuibili a diversi meccanismi della vaccinazione mRNA-LNP piuttosto che all’infezione da COVID-19 stessa o alla riduzione delle cure contro il cancro a causa del blocco. L’importanza di questa possibilità merita ulteriori studi».   «Ho sospettato a lungo un legame tra cancro e vaccini basandosi solo sulla scienza dell’immunologia», ha detto alla testata americana Epoch Times la ricercatrice del politecnico bostoniano MIT Stephanie Seneff in risposta allo studio. «Ciò che penso stia accadendo, in generale, è che il vaccino sta causando un deterioramento della risposta immunitaria innata, che porta ad una maggiore suscettibilità a qualsiasi infezione, ad un aumento delle malattie autoimmuni e ad un’accelerazione della progressione del cancro».   Come riportato da Renovatio 21, il fenomeno dei cosiddetti «turbocancri» sta creando vaste domande nei medici che osano ancora porsene, mentre è ignorato completamente dai rapporto istituzionali come quelli dell’OMS sull’aumento dell’incidenza dei tumori anche nei giovani.  

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Cancro

Il rapporto dell’OMS che prevede un aumento del 77% dei tumori entro il 2050 ignora i «turbo-cancri» nei giovani

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Renovatio 21 traduce questo articolo per gentile concessione di Children’s Health Defense. Le opinioni degli articoli pubblicati non coincidono necessariamente con quelle di Renovatio 21.

 

L’Agenzia internazionale per la ricerca sul cancro dell’OMS ha attribuito l’aumento dei tassi di cancro all’invecchiamento della popolazione, insieme al tabacco, all’alcol, all’obesità e all’esposizione all’inquinamento atmosferico.

 

L’OMS IARC ha pubblicato una previsione scoraggiante sull’impatto globale del cancro. Si stima che ci saranno più di 35 milioni di nuovi casi di cancro nel 2050, un aumento del 77% rispetto ai 20 milioni di casi di cancro stimati verificatisi nel 2022.

 

Mentre l’OMS ha indicato l’invecchiamento della popolazione come fattore chiave dietro l’aumento del carico di cancro, insieme al tabacco, all’alcol, all’obesità e all’esposizione all’inquinamento atmosferico, ciò che stanno ignorando è la tendenza preoccupante dei tumori turbo che si verificano subito dopo le vaccinazioni di COVID-19.

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I casi di cancro sono destinati ad aumentare in modo significativo entro il 2050

Le stime dell’IARC sul carico del cancro si basano sulle «migliori fonti di dati disponibili in [185] paesi nel 2022». Quell’anno, ci furono circa 20 milioni di nuovi casi di cancro e 9,7 milioni di decessi, con l’OMS che riportava: «Circa 1 persona su 5 sviluppa il cancro nel corso della sua vita, circa 1 uomo su 9 e 1 donna su 12 muore a causa della malattia».

 

Circa due terzi dei nuovi casi di cancro e dei decessi sono stati causati da 10 tipi di cancro. Il cancro al polmone era il più comune, seguito dal cancro al seno femminile, dal cancro del colon-retto, dal cancro alla prostata e dal cancro allo stomaco.

 

Se suddiviso per sesso, il cancro al seno è stato quello più comunemente diagnosticato – e la principale causa di morte per cancro – tra le donne. Per gli uomini era il cancro ai polmoni.

 

Il cancro al polmone e il cancro del colon-retto rappresentano il secondo e il terzo tipo più diagnosticati e causa della maggior parte dei decessi tra le donne. Tuttavia, per gli uomini, i tumori della prostata e del colon-retto erano il secondo e il terzo più comuni, mentre il cancro del fegato e del colon-retto causavano il secondo e il terzo maggior numero di decessi per cancro.

 

Sono state rilevate anche disparità sulla base dell’indice di sviluppo umano (ISU), uno strumento statistico che valuta tre dimensioni dello sviluppo umano: una vita lunga e sana, l’accesso alla conoscenza (istruzione) e uno standard di vita dignitoso.

 

Secondo l’OMS, «in termini di onere assoluto, si prevede che i Paesi ad alto HDI sperimenteranno il maggiore aumento assoluto di incidenza, con ulteriori 4,8 milioni di nuovi casi previsti nel 2050 rispetto alle stime del 2022».

 

«Tuttavia l’aumento proporzionale dell’incidenza è più sorprendente nei paesi a basso ISU (aumento del 142%) e nei paesi a medio ISU (99%). Allo stesso modo, si prevede che la mortalità per cancro in questi paesi quasi raddoppierà nel 2050».

 

Cosa sta facendo aumentare i tassi di cancro?

L’OMS ha attribuito il previsto aumento del carico di cancro a una combinazione di età e fattori ambientali, affermando:

 

«Il rapido aumento del peso globale del cancro riflette sia l’invecchiamento e la crescita della popolazione, sia i cambiamenti nell’esposizione delle persone ai fattori di rischio, molti dei quali sono associati allo sviluppo socioeconomico».

 

«Il tabacco, l’alcol e l’obesità sono fattori chiave alla base della crescente incidenza del cancro, e l’inquinamento atmosferico è ancora un fattore chiave dei fattori di rischio ambientale».

 

Ma non menzionava l’emergere di tumori a rapida crescita del seno, del colon, dell’esofago, dei reni, del fegato, del pancreas, del dotto biliare, del cervello, dei polmoni e del sangue – compresi tipi di cancro estremamente rari.

 

Come notato dall’oncologo e ricercatore canadese sul cancro dottor William Makis nell’intervista a Highwire di seguito, questi tumori si manifestano nei giovani, molti sotto i 30 anni, senza storia familiare di cancro.


Si manifestano nelle donne incinte e nei bambini piccoli. Altrettanto strano è il fatto che la maggior parte si trova allo stadio 3 o 4 quando viene diagnosticata, con sintomi che compaiono solo giorni o settimane prima.

 

I tumori crescono e si diffondono così rapidamente che molti di questi pazienti muoiono prima ancora che il trattamento possa iniziare. La maggior parte di essi è resistente anche ai trattamenti convenzionali.

 

Il fenomeno è diventato abbastanza comune che è stato coniato il termine «turbocancri» per descrivere questi tumori in rapida crescita nelle persone che hanno ricevuto uno o più vaccini anti-COVID-19.

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Casi di cancro turbo segnalati a seguito di iniezioni di COVID

In un caso clinico descritto dall’internista e cardiologo certificato Dr. Peter McCullough e colleghi, il carcinoma basaloide, un tipo di cancro aggressivo, si è sviluppato in un uomo di 56 anni poco dopo aver ricevuto un’iniezione di mRNA COVID-19.

 

I primi sintomi, iniziati appena quattro giorni dopo l’iniezione, erano simili a quelli causati dalla paralisi di Bell e comportavano dolore alla testa, ma presto si sviluppò un tumore all’orecchio e al viso.

 

Secondo lo studio:

 

«Inseriamo questo nel contesto di molteplici disturbi immunitari potenzialmente correlati alle iniezioni di mRNA che ci si aspetterebbe di potenziare la presentazione e la progressione più aggressiva del cancro».

 

«Il tipo di tumore maligno che descriviamo suggerisce un rischio nella popolazione per la comparsa di una grande varietà di cellule tumorali con fenotipo basaloide relativamente comuni, che possono avere il potenziale per la malattia metastatica».

 

«Poiché la paralisi/dolore facciale è uno degli eventi neurologici avversi più comuni dopo l’iniezione di mRNA, è necessario condurre un’attenta ispezione dei tessuti cutanei/molli per escludere la presenza di tumori maligni».

 

Questo è solo un esempio. Un altro caso clinico, pubblicato su Frontiers in Medicine, ha anche riscontrato una «rapida progressione» del linfoma angioimmunoblastico a cellule T – un raro tipo di linfoma non Hodgkin – a seguito di un’iniezione di richiamo di mRNA COVID.

 

Il linfoma angioimmunoblastico a cellule T è un cancro che colpisce il sistema linfatico, coinvolgendo principalmente le cellule T, un tipo di globuli bianchi che svolgono un ruolo cruciale nel sistema immunitario.

 

«Poiché i vaccini a mRNA modificati con nucleosidi attivano fortemente le cellule T helper follicolari, è importante esplorare il possibile impatto dei vaccini a mRNA SARS-CoV-2 approvati sulle neoplasie che colpiscono questo tipo di cellule», osserva lo studio.

 

Il cancro si è verificato in un uomo di 66 anni, pochi giorni dopo aver ricevuto la terza iniezione di Pfizer. Ironicamente, gli venne fatta l’iniezione per proteggerlo durante la chemioterapia, e in otto giorni il cancro esplose e si diffuse a macchia d’olio.

 

Secondo Makis, questo tipo di progresso richiederebbe normalmente un paio d’anni o almeno qualche mese.

 

«Un’evoluzione così rapida sarebbe del tutto inaspettata nel decorso naturale della malattia», secondo lo studio.

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In che modo le iniezioni di COVID potrebbero scatenare il cancro?

Nel maggio 2021 ho intervistato Stephanie Seneff, Ph.D., ricercatore senior presso il MIT da oltre cinquant’anni, sui probabili rischi derivanti dalla sostituzione dell’uracile nell’RNA utilizzato nelle iniezioni di COVID-19 con metilpseudouridina sintetica.

 

L’uracile è una delle quattro basi azotate dell’acido nucleico dell’RNA rappresentate dalle lettere A, G, C e U.

 

Questo processo di sostituzione delle lettere nel codice genetico è noto come ottimizzazione dei codoni, ed è noto per essere problematico.

 

All’epoca, Seneff predisse che le iniezioni avrebbero causato un aumento delle malattie da prioni, delle malattie autoimmuni, delle malattie neurodegenerative in età più giovane, dei disturbi del sangue e dell’insufficienza cardiaca, e una delle ragioni principali di ciò è perché hanno manipolato geneticamente l’RNA nelle iniezioni con metilpseudouridina sintetica, che migliora la stabilità dell’RNA inibendone la degradazione.

 

Ma quando si sostituiscono parti del codice in questo modo, la proteina risultante può facilmente piegarsi male, e questo è stato collegato a una varietà di malattie croniche, tra cui l’Alzheimer, il morbo di Parkinson e l’insufficienza cardiaca.

 

Come spiegato da Makis, l’inserimento della pseudouridina può anche sopprimere la sorveglianza immunitaria innata smorzando l’attività dei recettori toll-like, e un effetto a valle di ciò è la ridotta sorveglianza del cancro.

 

«Più iniezioni di mRNA si effettuano, maggiore è il danno al sistema immunitario, maggiore è il rischio di compromissione della sorveglianza del cancro e, quindi, maggiore è il rischio di cancro turbo», afferma Makis.

 

Contaminazione del DNA scoperta nei vaccini COVID

In uno studio prestampato, il microbiologo Kevin McKernan – ex ricercatore e team leader per il progetto Genoma Umano del MIT – e colleghi hanno valutato la composizione dell’acido nucleico di quattro fiale scadute di mRNA di Moderna e Pfizer.

 

È stata rilevata una «contaminazione del DNA che supera i requisiti di 330 ng/mg dell’Agenzia europea per i medicinali (EMA) e di 10 ng/dose della FDA».

 

Quindi, oltre alla proteina spike e all’mRNA nelle iniezioni di COVID-19, il team di McKernan ha scoperto i promotori del virus di scimmia 40 (SV40) che, da decenni, sono sospettati di causare il cancro negli esseri umani, inclusi mesoteliomi, linfomi e tumori del cervello e nelle ossa.

 

Il chirurgo generale della Florida Joseph Ladapo, ha chiesto la fine dell’uso di iniezioni di mRNA COVID-19, citando preoccupazioni sui frammenti di DNA nei prodotti.

 

In una lettera inviata il 6 dicembre 2023 alla Food and Drug Administration e ai Centri per il controllo e la prevenzione delle malattie degli Stati Uniti, Ladapo ha delineato i risultati che mostrano la presenza di complessi di nanoparticelle lipidiche e del DNA promotore/potenziatore di SV40.

 

Sebbene esistano limiti sulla quantità di DNA che può essere presente in un vaccino a causa della preoccupazione per l’integrazione del DNA, le linee guida non considerano le nanoparticelle lipidiche e altri fattori nelle iniezioni di COVID-19 che potrebbero aumentare la quantità di DNA che può entrare in una cellula.

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«Le nanoparticelle lipidiche sono un veicolo efficiente per il rilascio dell’mRNA nei vaccini COVID-19 nelle cellule umane e possono quindi essere un veicolo altrettanto efficiente per fornire il DNA contaminante nelle cellule umane».

 

La presenza del DNA promotore/potenziatore dell’SV40 può anche comportare un rischio unico e maggiore di integrazione del DNA nelle cellule umane”, secondo un comunicato stampa del Dipartimento della Salute della Florida (DOH).

 

Inoltre, secondo il Dipartimento della Salute (DOH) della Florida , le linee guida della FDA del 2007 affermano:

 

  • L’integrazione del DNA potrebbe teoricamente avere un impatto sugli oncogeni umani, i geni che possono trasformare una cellula sana in una cellula cancerosa.

 

  • L’integrazione del DNA può provocare instabilità cromosomica.

 

  • La Guida per l’industria discute della biodistribuzione dei vaccini a DNA e di come tale integrazione potrebbe influenzare parti non previste del corpo tra cui sangue, cuore, cervello, fegato, reni, midollo osseo, ovaie/testicoli, polmone, linfonodi drenanti, milza, sito di somministrazione e sottocute nel sito di iniezione.

 

Come recuperare dall’infortunio post-vaccino

Se hai ricevuto un vaccino per il COVID-19, ci sono dei passaggi che puoi eseguire per riparare l’assalto al tuo sistema. Ricorda, più iniezioni di mRNA fai, maggiore sarà il danno al sistema immunitario.

 

Quindi, il primo passo è evitare di ricevere altre iniezioni COVID-19. Successivamente, se hai sviluppato sintomi insoliti, chiedi aiuto a un esperto.

 

Anche la Front Line COVID-19 Critical Care Alliance (FLCCC) ha un protocollo di trattamento per le lesioni post-vaccino. Si chiama I-RECOVER e può essere scaricato da covid19criticalcare.com.

 

Il dottor Pierre Kory, co-fondatore della FLCCC, è passato al trattamento più o meno esclusivo dei feriti da vaccino. Per ulteriori informazioni, visitare DrPierreKory.com.

 

McCullough sta anche studiando i trattamenti post-vaccino, che puoi trovare su PeterMcCulloughMD.com.

 

Il Consiglio Mondiale per la Salute ha anche pubblicato elenchi di rimedi che possono aiutare a inibire, neutralizzare ed eliminare la proteina Spike, che secondo la maggior parte degli esperti è il principale colpevole. Ne ho parlato nel mio articolo del 2021, «Il World Council for Health rivela la disintossicazione dalle proteine ​​Spike».

 

Joseph Mercola

 

Originariamente pubblicato da Mercola .

I punti di vista e le opinioni espressi in questo articolo sono quelli degli autori e non riflettono necessariamente le opinioni di Children’s Health Defense.

 

© 17 aprile 2024, Children’s Health Defense, Inc. Questo articolo è riprodotto e distribuito con il permesso di Children’s Health Defense, Inc. Vuoi saperne di più dalla Difesa della salute dei bambini? Iscriviti per ricevere gratuitamente notizie e aggiornamenti da Robert F. Kennedy, Jr. e la Difesa della salute dei bambini. La tua donazione ci aiuterà a supportare gli sforzi di CHD.

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Cancro

I PFAS nei cerotti possono renderli cancerogeni?

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Vari cerotti distribuiti sul mercato contengono livelli pericolosi di sostanze chimiche legate al cancro. Lo riporta il quotidiano britannico Daily Mail.   Secondo quanto riportato una sostanza chimica, il fluoro, sarebbe stata trovata in oltre due dozzine di bende diverse.   «Le sostanze chimiche PFAS vengono talvolta utilizzate per produrre adesivi e gli investigatori ritengono che siano prodotti del normale processo di produzione. Il fluoro, utilizzato anche per produrre carburante per missili, può causare ustioni alla pelle e danni agli occhi, ma è molto pericoloso se inalato» scrive la testata inglese. «La dottoressa Linda Birnbaum, tossicologa ed ex capo del Programma nazionale di tossicologia che ha co-diretto i test di laboratorio, ha affermato che il fatto che le sostanze chimiche rischiose entrino in contatto diretto con le ferite aperte è “preoccupante”».   «Le sostanze chimiche PFAS possono facilmente entrare nel flusso sanguigno dopo che una persona beve acqua o mangia cibo con esse. Una volta nel flusso sanguigno, i PFAS possono depositarsi all’interno dei tessuti sani dove possono iniziare a danneggiare il sistema immunitario, il fegato, i reni e altri organi».   Su 40 cerotti di 18 marche testate da un laboratorio certificato EPA, i ricercatori hanno trovato livelli rilevabili di fluoro in 26 di esse. Il test, finanziato dal blog di controllo dei consumatori Mamavation e Environmental Health News, ha cercato sostanze chimiche PFAS nei tamponi assorbenti e nei lembi adesivi delle bende vendute presso le principali catene di distribuzione americane.

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Secondo Mamavation, i PFAS contenuti nei cerotti sono probabilmente utilizzati per le loro proprietà resistenti all’acqua e al grasso.   Livelli di fluoro superiori a 100 parti per milione sono stati riscontrati in vari cerotti delle principali marche statunitensi.   «Poiché i cerotti vengono applicati su ferite aperte, è preoccupante apprendere che potrebbero esporre anche bambini e adulti ai PFAS», ha affermato il dottor Birnbaum. «Dai dati risulta evidente che i PFAS non sono necessari per la cura delle ferite, quindi è importante che l’industria ne rimuova la presenza per proteggere il pubblico dai PFAS e opti invece per materiali privi di PFAS».   «Le sostanze PFAS contengono legami tra atomi di carbonio e fluoro, creando una sostanza chimica molto resistente che può rimanere nell’ambiente per anni o addirittura decenni. Le sostanze chimiche sono ovunque, più comunemente nei prodotti idrorepellenti e antimacchia, nonché nelle pentole antiaderenti. Il Teflon, il rivestimento antiaderente di base della cucina, è realizzato con un fluorocarburo chiamato politetrafluoroetilene (PTFE)».   Secondo un rapporto del CDC, i PFAS sono stati trovati nel sangue del 97% degli americani, e sono stati rilevati persino nell’acqua del rubinetto.   Come riportato da Renovatio 21, PFAS sono stati rinvenuti anche negli assorbenti di 5 marche popolari, comprese due etichettate come «bio».   Nel gennaio del 2023, il produttore di biancheria intima Thinx ha accettato di risolvere una causa collettiva per una sostanza «forever chemical» («sostanza chimica per sempre», cioè non degradabile) trovate nella loro biancheria intima per 4 milioni di dollari.   Come riportato da Renovatio 21, test dell’anno scorso hanno rivelato presenza di PFAS nei prodotti per bambini, mentre uno studio ha suggerito che le cannucce di carta contengono più PFAS di quelle di plastica.   Secondo altri studi i PFAS potrebbero essere legati al crollo della conta di spermatozoi, in particolare se vi è un’esposizione alle sostanze durante il primo trimestre della gravidanza. Più in generale, allarmanti livelli di 29 sostanze chimiche sono stati rinvenuti nei campioni di urina maschile da uno studio uscito quest’anno.   I PFAS – o sostanze perfluoroalchiliche, molecole usate tra le altre cose per rendere scivolose le superfici di piumini e padelle antiaderenti – avevano sollevato molte preoccupazioni anche in Italia, che, dopo un incidente industriale dei primi anni 2000, avrebbero contaminato le acque sotterranee di zone del Vicentino.   Si tratta del più grave inquinamento delle acque della storia italiana: tre province, 350 mila persone coinvolte, 90 mila cittadini a cui fare check up clinici. Sulla questione vi è un processo.

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