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Gender

La Namibia vieta il matrimonio omosessuale

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La scorsa settimana il parlamento della Namibia ha approvato un disegno di legge che vieta il riconoscimento dei «matrimoni» tra persone dello stesso sesso tra namibiani e stranieri.

 

Secondo quanto previsto dal disegno di legge, approvato mercoledì, i «matrimoni» tra persone dello stesso sesso contratti tra namibiani e stranieri all’estero non saranno riconosciuti come matrimoni nella nazione africana a maggioranza cristiana.

 

Il disegno di legge vieta inoltre la promozione, la solennizzazione, la partecipazione e la pubblicità di tali unioni. Il disegno di legge definisce parimenti il ​​matrimonio come un’unione tra persone di sesso opposto e i coniugi come persone che costituiscono la metà di un’unione legale tra persone nate geneticamente maschio e femmina.

 

Le violazioni del disegno di legge comporteranno la reclusione fino a sei anni e una multa fino a 5.500 dollari. Il disegno di legge è stato approvato dalla camera alta del parlamento namibiano senza opposizione.

 

Parlando a favore del disegno di legge durante il dibattito parlamentare, Elder Filipe, uomo del partito al governo – l’Organizzazione del Popolo dell’Africa Sudoccidentale (SWAPO), ha affermato che «l’unione familiare è tra uomo e donna e deve essere rispettata», sottolineando che l’atto di sodomia è immorale.

 

«Dio ha creato l’uomo con un ano solo per l’uscita, e trasformarlo in un’uscita-entrata è estremamente immorale», ha detto il deputato namibiano.

 

Il disegno di legge dovrebbe tornare alla camera bassa del Parlamento per una seconda votazione prima di essere inviato al presidente Hage Geingob per l’approvazione.

 

Il Paese ha già una legge del 1927 che vieta la sodomia, tuttavia raramente viene applicata, riporta Lifesitenews. Negli ultimi anni, tuttavia, sono sorti una serie di casi giudiziari che si occupano di questioni LGBT, riguardanti il ​​«matrimonio» tra persone dello stesso sesso e la capacità degli omosessuali di avere figli ed emigrare dal Paese.

 

Lo scorso maggio, la Corte Suprema della Namibia ha stabilito che il paese avrebbe riconosciuto i «matrimoni» tra persone dello stesso sesso formati all’estero tra namibiani e stranieri, provocando il contraccolpo dei conservatori namibiani.

 

La Namibia non è la prima nazione africana a respingere l’omosessualità quest’anno.

 

A maggio, il presidente ugandese Yoweri Museveni ha firmato una legge approvata dal parlamento del Paese a marzo che prevede disposizioni che limitano rigorosamente il comportamento e l’identificazione omosessuali, chiedendo la pena di morte in alcuni casi di stupro e molestie su minori, con grande dispiacere dei leader occidentali.

 

Sia il presidente degli Stati Uniti Joe Biden che il Dipartimento di Stato americano hanno minacciato di sospendere gli aiuti al Paese, col l’ammiraglio Kirby, portavoce del Consiglio di Sicurezza della Casa Bianca, a dichiarare i «valori» LGBT come fondamento della politica estera USA.

 

Gli studenti ugandesi, tuttavia, hanno protestato contro la minaccia, cantando davanti all’edificio del parlamento del Paese: «Non vogliamo i vostri soldi a favore dei gay. Vogliamo e amiamo il nostro Paese più del denaro».

 

Museveni si è espresso contro le critiche dell’Occidente alla legge, dicendo il mese scorso al parlamento ugandese: «Nessuno ci smuoverà». L’omosessualità «non è genetica, non è ormonale, è un disorientamento psicologico», ha continuato. Ad un evento panafricano pro-famiglia il Museveni aveva esortato gli altri Paesi africani a sottrarsi dall’imperialismo LGBT dell’Occidente.

 

Come riportato da Renovatio 21, dopo l’approvazione della legge anti-sodomia l’Uganda è stata improvvisamente teatro di attacchi terroristici con enormi stragi sia sul suo territorio che all’estero, presso le basi del contingente di pace ugandese in Somalia. Lo scorso mese decine persone sono state uccise e ferite dai militanti di un gruppo estremista – il quale non si faceva vivo dal 1998 – che hanno attaccato una scuola secondaria nell’Uganda occidentale. Due settimane prima, 54 suoi soldati ugandesi stati trucidati dai terroristi islamici in Somalia dove si trovavano in missione di pace per conto dell’Unione Africana.

 

 

 

 

 

Immagine di Zairon via Wikimedia pubblicata su licenza Creative Commons Attribution-ShareAlike 4.0 International (CC BY-SA 4.0)

 

 

 

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Gran Bretagna, definizione legale di donna basata sul sesso biologico

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Mercoledì 16 aprile 2025, la Corte Suprema del Regno Unito si è pronunciata in una controversia tra il governo scozzese e l’associazione For Women Scotland: i termini «donne» e «sesso» utilizzati nell’Equality Act 2010 si riferiscono a «una femmina biologica e un sesso biologico». Che esclude le donne «transgender».

 

Il caso è iniziato nel 2018, quando il Parlamento scozzese ha approvato un disegno di legge per garantire l’equilibrio di genere nei consigli di amministrazione del settore pubblico. Quest’ultima offre protezione contro le discriminazioni, in particolare quelle legate al «sesso» e al «cambiamento di sesso».

 

Il governo scozzese sostiene che le donne transgender, indipendentemente dal fatto che siano in possesso o meno di un Gender Recognition Certificate (GRC), hanno diritto alle tutele previste dal Women’s Equality Act, mentre For Women Scotland sostiene che tali tutele si applicano solo alle persone nate donne.

 

I cinque giudici hanno quindi dovuto decidere se le implicazioni di questa legge si estendano alle donne transgender titolari di un GRC e cosa la legge intenda per «sesso»: se si tratta di sesso biologico o di sesso legale e «certificato», come definito dal Gender Recognition Act del 2004.

 

Per il governo scozzese, la legislazione del 2004 affermava chiaramente che ottenere un GRC equivaleva a cambiare sesso «a tutti gli effetti pratici». Aidan O’Neill KC, rappresentante di For Women Scotland, ha sostenuto il significato «di buon senso» delle parole maschile e femminile, affermando alla corte che il sesso è uno «stato biologico immutabile».

 

 

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«La decisione unanime di questa corte è che i termini “donna” e “sesso” nell’Equality Act 2010 si riferiscono a una donna biologica e al sesso biologico», ha affermato Lord Patrick Hodge, vicepresidente della Corte Suprema, pronunciando il verdetto mercoledì 16 aprile.

 

Ciò potrebbe avere implicazioni significative.

 

For Women Scotland è un’organizzazione senza scopo di lucro fondata nel giugno 2018 «nel contesto di un crescente disagio» riguardo al modo in cui i diritti delle donne vengono influenzati dai «piani del governo scozzese», come si legge sul suo sito web. I membri dell’associazione si sono dichiarati indignati per il fatto che le persone transgender siano state incluse nelle quote previste dalla legge volta a garantire l’uguaglianza.

 

Il sistema di finanziamento dell’associazione è partecipativo e ha raccolto non meno di sterline 230.000, di cui 70.000 sterline da J.K. Rowling, creatrice della saga di Harry Potter. È stato con questi finanziamenti che vennero presentati diversi ricorsi legali, prima presso i tribunali scozzesi e poi, infine, presso la Corte Suprema di Londra per una decisione definitiva.

 

Questo verdetto potrebbe avere importanti implicazioni sul modo in cui i diritti di genere vengono applicati in Scozia, Inghilterra e Galles. Potrebbe avere ripercussioni su spazi e servizi riservati a un solo sesso, come reparti ospedalieri, carceri, rifugi e gruppi di supporto, nonché sulle richieste di parità di retribuzione o di pari opportunità negli eventi sportivi.

 

È comunque incoraggiante vedere il declino delle ideologie woke e transgender, anche se per il momento sembra limitato. Ma è un primo passo che potrebbe gradualmente ristabilire un po’ di ordine, soprattutto se alle persone transgender verrà concesso l’accesso a spazi e servizi non misti e se le persone transgender saranno escluse dagli eventi sportivi femminili, come deciso dal Consiglio mondiale di atletica leggera per gli eventi di sua competenza.

 

Articolo previamente apparso su FSSPX.News

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Immagine di David Iliff via Wikimedia pubblicata su licenza Creative Commons Attribution-Share Alike 3.0 Unported

 

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L’Ungheria modifica la Costituzione per vietare i gay pride

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Il Parlamento ungherese ha approvato un emendamento costituzionale che conferma il divieto di eventi pubblici LGBTQ+ precedentemente introdotto nel Paese.   Il mese scorso, i parlamentari ungheresi hanno votato una legge che vieta le parate gay e consente alle autorità di utilizzare la tecnologia di riconoscimento facciale per identificare i partecipanti e di comminare multe di 500 dollari. La legge è stata introdotta dal partito al governo Fidesz del Primo Ministro Vittorio Orban, che ha definito il suo governo «illiberale» e si è impegnato a proteggere i bambini del Paese dalla «rete internazionale di genere» e dall’«ideologia woke».   Lunedì i parlamentari hanno approvato un emendamento alla legge principale ungherese che codifica il divieto, con 140 voti a favore e 21 contrari.

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Prima del voto, i politici dell’opposizione filo-europea e gli attivisti LGBTQ+ hanno tentato di bloccare l’ingresso del parcheggio del Parlamento per impedire ai parlamentari del Fidesz di entrare nell’edificio. La polizia è intervenuta per allontanare i manifestanti, che si sono legati con delle fascette. Sono stati segnalati diversi arresti.   I parlamentari dell’opposizione hanno fatto ricorso alle trombe da stadio nel tentativo di interrompere i lavori parlamentari, ma il presidente dell’Assemblea nazionale ha continuato a votare nonostante i disordini.   Un parlamentare del partito di opposizione Momentum, David Bedo, ha affermato che negli ultimi 15 anni Orban e Fidesz «hanno smantellato la democrazia e lo stato di diritto e negli ultimi due o tre mesi abbiamo visto che questo processo si è accelerato».   Il nuovo emendamento dichiara che i diritti dei bambini allo sviluppo morale, fisico e spirituale prevalgono su qualsiasi altro diritto che non sia il diritto alla vita, compreso il diritto di riunirsi pacificamente.   La Costituzione ora stabilisce che l’Ungheria tutela il diritto dei bambini a identificarsi in base al sesso assegnato alla nascita e garantisce un sistema di valori basato sulla cultura cristiana del Paese.   Identifica inoltre l’istituzione del matrimonio come «unione volontaria di un uomo e una donna» e la famiglia come base per la sopravvivenza della nazione.   Nel 2021 l’Ungheria ha messo al bando la «propaganda» LGBTQ+ rivolta ai minori, spingendo la Commissione europea ad avviare un’azione legale contro Budapest e a congelare miliardi di fondi UE per presunte violazioni dei diritti fondamentali.   Lunedì, l’Orban aveva elogiato l’approvazione dell’emendamento in un post su X, affermando che «stiamo proteggendo lo sviluppo dei bambini, affermando che una persona nasce maschio o femmina e opponendoci fermamente alla droga e alle interferenze straniere. In Ungheria, il buon senso conta».

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La stretta sulle manifestazioni omotransessualista era stata largamente annunciata dal premier magiaro negli scorsi mesi.   Come riportato da Renovatio 21, lo scorso mese l’Ufficio dell’Alto Commissariato delle Nazioni Unite per i diritti umani ha lanciato l’allarme sulla recente legge ungherese che vieta gli eventi del pride, esortando il governo ad abrogarla.   Come riportato da Renovatio 21, Orban l’anno scorso aveva definito la UE come una «parodia dell’URSS». I suoi attacchi alle politiche di immigrazione di Bruxelles vanno avanti da anni, con il risultato di essere messo sotto accusa dai potentati UE per la questione dello «stato di diritto», espressione che, dopo la pandemia, in bocca a qualsiasi istituzione fa piuttosto ridere.   Come riportato da Renovatio 21, Orban è stato osteggiato fortemente dall’ambasciatore omosessuale americano a Budapest, che è arrivato a fare velate minacce contro il governo ungherese.

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Immagine di Justin Van Dyke via Flickr pubblicata su licenza CC BY 2.0
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Trump sospende gli aiuti federali alle prigioni che permettono i transessuali nelle carceri femminili

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L’amministrazione Trump ha revocato tutti i finanziamenti non essenziali al Dipartimento di correzione del Maine, citando la presenza di un «detenuto transgender» (un uomo con un genere confuso che si presenta come donna) detenuto in una prigione femminile.

 

Il procuratore generale Pam Bondi ha annunciato la decisione questa mattina nel programma mattutino di Fox News, Fox and Friends.

 

«Abbiamo ritirato tutti i finanziamenti non essenziali dal Dipartimento di correzione del Maine perché stavano permettendo a un uomo di entrare in una prigione femminile», ha detto Bondi mentre si trovava sul prato antistante la Casa Bianca.

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La Bondi ha descritto il detenuto confuso come «un tizio gigante, alto 1,85 m e pesante 113 kg, che ha commesso un duplice omicidio con un coltello, ha accoltellato a morte i suoi genitori e il cane di famiglia, e si è identificato come una donna!»

 

«Quindi, lo lasciavano rinchiudere in una prigione femminile. Non più!»  ha dichiarato la Bondi.

 

«Vi toglieremo i finanziamenti», ha avvertito. «Proteggeremo le donne in carcere. Proteggeremo le donne nello sport. Proteggeremo le donne in tutto il Paese. Basta così».

 

Nel frattempo, il chyron di Fox News sotto Bondi spiegava: «il Maine perde più di 1,5 milioni di dollari in sovvenzioni federali per aver permesso alle donne trans di entrare nelle carceri femminili».

 

La decisione di sospendere i finanziamenti è in linea con l’ordine esecutivo (EO) di Trump, «Difendere le donne dall’estremismo dell’ideologia di genere e ripristinare la verità biologica nel governo federale», firmato il primo giorno della sua nuova amministrazione.

 

Tra le sue numerose disposizioni, l’ampio EO stabiliva che «i fondi federali non devono essere utilizzati per promuovere l’ideologia di genere. Ogni agenzia valuterà le condizioni di concessione e le preferenze dei beneficiari e garantirà che i fondi non promuovano l’ideologia di genere».

 

In particolare, al «Procuratore generale e al Segretario per la sicurezza interna» è stato ordinato di «garantire che gli uomini non vengano detenuti nelle carceri femminili o ospitati nei centri di detenzione femminili».

 

Inoltre, incarica il Procuratore generale di «garantire che il Bureau of Prisons riveda le sue politiche in materia di assistenza medica per renderle coerenti con questo ordine e di garantire che nessun fondo federale venga speso per alcuna procedura medica, trattamento o farmaco allo scopo di conformare l’aspetto di un detenuto a quello del sesso opposto».

 

Da febbraio, il presidente Trump e la governatrice del Maine Janet Mills si sono scontrati in merito alla possibilità per gli atleti maschi con connotazioni di genere di competere negli sport scolastici femminili nel Pine Tree State.

 

 

 

Nel suo discorso d’insediamento nella rotonda del Campidoglio degli Stati Uniti, Trump è stato inequivocabile: «metterò fine alla politica governativa che mira a manipolare socialmente razza e genere in ogni aspetto della vita pubblica e privata».

 

«Da oggi in poi, la politica ufficiale del governo degli Stati Uniti sarà che ci siano solo due generi: maschile e femminile», ha proclamato.

 

Quello dei transessuali nelle carceri femminili, tra violenze, stupri e gravidanze, è un problema che affligge l’intero arco angloamericano e non solo.

 

Come riportato da Renovatio 21, in New Jersey si era avuto il caso di detenute che hanno preso a rimanere incinte, fenomeno prima sconosciuto nelle carceri femminili. Lo stesso carcere era noto per denunce delle carcerate di aggressione sessuale da parte di transgender.

 

Anche in Iscozia si è avuto il caso dello stupratore di donne che, dichiaratosi trans al processo, è stato messo in un carcere femminile, con le autorità a dire che non rappresenta una minaccia per le detenute.

 

Un pedofilo americano condannato per aver violentato la figliastra di 7 anni fa appello contro la sua condanna all’ergastolo dopo aver annunciato di essere ora transgender; l’anno scorso, un pedofilo britannico è stato condannato a soli 16 mesi di prigione e afferma di identificarsi come una bambina di 5 anni.

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In Spagna, un assassino che sta scontando una pena detentiva di 30 anni per aver ucciso la sua vicina di casa si sta ora identificando come donna e viene trasferito in un carcere femminile.

 

Durante le elezioni presidenziali era emersa la volontà del Partito Democratico USA di fornire parrucche e cambi di sesso gratuiti ai detenuti transgender.

 

L’anno passato si era avuta notizia del fatto che nello Stato americano dell’Oregon un transessuale che aveva dato in pasto due persone ai maiali era stato incarcerato come donna in una prigione femminile.

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