Nucleare
Gli USA si preparano a far tornare le bombe nucleari in Gran Bretagna? E in Europa?
L’11 aprile 2022, Hans Kristensen, direttore del Nuclear Information Project della Federation of American Scientists, ha scritto riguardo i documenti di bilancio dell’amministrazione Biden per l’anno fiscale 23 che aggiungevano la Gran Bretagna all’elenco dei siti di stoccaggio di «armi speciali» in fase di ammodernamento come parte di un programma da 384 milioni di dollari in programmi di costruzione militare in corso negli ultimi 13 anni.
Il termine «armi speciali» è solitamente usato per riferirsi alle bombe nucleari, ma il documento citato da Kristensen diceva poco altro. Il documento non menziona località nel Regno Unito come RAF Lakenheath, che ha ospitato aerei da combattimento statunitensi per decenni, ed è stata l’ultima base in Gran Bretagna ad ospitare anche armi nucleari statunitensi.
Kristensen ha riferito, quindi, che le bombe statunitensi B61 sono state ritirate da Lakenheath nel 2008, ma i 33 depositi per loro stoccaggio sono stati mantenuti in condizioni utilizzabili.
Ieri, in un nuovo intervento, Kristensen e il suo collega, Matt Korda, hanno offerto nuove prove, in documenti e immagini satellitari, sostenendo che Lakenheath verrà aggiornato per una nuova missione nucleare.
La presentazione del budget per l’anno fiscale 24 da parte dell’Aviazione americana include la giustificazione per la costruzione di un dormitorio da 144 posti letto a Lakenheath «come risultato della potenziale missione Surety». Il termine «surety» («sicurezza», «garanzia») è comunemente usato all’interno del Dipartimento della Difesa e del Dipartimento dell’Energia degli Stati Uniti per riferirsi alla capacità di mantenere le armi nucleari sicure, protette e sotto controllo.
«Con l’afflusso di aviatori dovuto all’arrivo della potenziale missione Surety e alla sistemazione dei due squadroni di F-35 c’è una significativa carenza nella quantità di alloggi non accompagnati disponibili per gli E4 e inferiori presso la Royal Air Force Lakenheath», afferma il documento.
Kristensen nota inoltre che il documento FY23 menziona Belgio, Germania, Turchia, Paesi Bassi, Regno Unito e Italia come Paesi in cui erano in corso aggiornamenti di sicurezza, ma il documento FY24 omette del tutto tale elenco. «La rimozione dei nomi dei Paesi dalla richiesta di bilancio del Programma di costruzione militare del Pentagono fa seguito al rifiuto di una recente richiesta di declassificazione da parte della FAS dei numeri di testate nucleari precedentemente disponibili. Queste decisioni contraddicono e minano l’appello dell’amministrazione Biden alla trasparenza nucleare in altri stati dotati di armi nucleari», scrive Kristensen, che conclude dicendo:
«Gli ultimi due anni di dati di bilancio suggeriscono fortemente che gli Stati Uniti stanno adottando misure per ristabilire la propria missione nucleare sul suolo del Regno Unito».
Le prove circostanziali includono la conversione di due squadroni di caccia a Lakenheath per pilotare gli F-35 con capacità nucleare e la sostituzione delle vecchie bombe B61 in Europa con le B61-12 potenziate.
Kristensen osserva che gli aggiornamenti, tuttavia, non indicano necessariamente che sia stata presa la decisione di schierare i B61-12 a Lakenheath, ma solo che lì viene fornita loro la capacità, sia come schieramento permanente che in caso di trasferimento temporaneo di bombe da altre basi in Europa.
Come riportato da Renovatio 21, tre mesi fa il ministro degli Esteri russo Sergej Lavrov ha ricordato che l’F-16, cioè il caccia che i Paesi NATO vogliono regalare all’Ucraina, può trasportare testate nucleari.
Di fatto, nel 2017 l’F-16 Falcon è stato collaudato con successo dall’Aviazione degli Stati Uniti per il trasporto delle bombe nucleari all’idrogeno B61, che sono schierate dagli USA anche in Europa.
Secondo il precedente rapporto di Kristensen, gli Stati Uniti hanno circa 100 bombe nucleari a gravità B61 situate presso la base aerea di Kleine Brogel in Belgio, la base aerea di Buchel in Germania, la base aerea di Volkel nei Paesi Bassi, la base aerea di Incirlik in Turchia e, naturalmente, le basi aeree italiane di Aviano (Pordenone) e Ghedi (Brescia).
Immagine di pubblico dominio CC0 via Wikimedia
Economia
Il pericolo di guerra nucleare è dovuto al crollo finanziario sistemico: ex parlamentare messicano
In un documento preparato per il 28° Seminario Internazionale «Partiti e Nuova Società», tenutosi dal 26 al 28 settembre a Città del Messico, Benjamin Robles, un importante ex senatore ed ex membro del Congresso messicano, attualmente membro della Commissione Politica Nazionale del Partito dei lavoratori (PT), ha denunciato il pericolo di una guerra nucleare che minaccia l’umanità e ha sostenuto che ciò è dovuto «all’inevitabile disintegrazione finanziaria» del sistema speculativo occidentale. Lo riporta EIRN.
Per affrontare questi pericoli gemelli, Robles ha proposto «l’implementazione di una nuova architettura finanziaria mondiale … [e] un nuovo ordine di sicurezza su scala globale». Robles all’inizio di quest’anno aveva pubblicato una lettera aperta su carta intestata della Camera dei Deputati intitolata «più urgente che mai: fermare il pericolo di una guerra nucleare!».
Nel suo discorso preparato per la conferenza a cui hanno partecipato rappresentanti di 134 partiti da 55 paesi, Robles ha iniziato affermando che «ciò che è in atto è il processo di disintegrazione del sistema finanziario del dollaro, che minaccia la pace nel mondo». L’ex membro del senato messicano ha osservato che le discussioni sulla «possibilità di attaccare la Russia con missili a lungo raggio … fanno parte di uno scenario molto pericoloso che indica uno scontro nucleare».
«Perché l’oligarchia dei rentier vuole usare la carta della guerra in questo momento?» ha chiesto. «Beh, oltre a voler restare al potere per altri mille anni, la ragione sta nell’inevitabile disintegrazione finanziaria e, d’altra parte, nell’audace e creativa emergenza della “multipolarità” composta dal Sud del mondo, dalle nazioni BRICS e da quei paesi che fanno parte della Belt and Road Initiative e di tutti i nuovi meccanismi di collaborazione».
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Dopo aver approfondito le cause della crisi finanziaria Robles si è concentrato sulle soluzioni.
«Vorrei sottolineare la mia proposta a questo proposito, che è la creazione di una Nuova Architettura Finanziaria Mondiale. Non è una de-dollarizzazione fine a se stessa, senza proporre un’alternativa. Bisogna fare molta attenzione», ha sottolineato. L’ex senatore ha poi lanciato un appello per un «Programma di Azione Minimo» che comprendesse:
«1. Una mobilitazione di massa mondiale a favore della pace e del progresso di tutte le nazioni».
«2. Implementazione di una nuova architettura finanziaria mondiale».
«3. Attuazione di un nuovo ordine di sicurezza su scala mondiale».
«4. Una riorganizzazione delle Nazioni Unite per la costruzione della pace».
«A tal fine, dovrebbe essere creato un gruppo di lavoro per raggiungere accordi globali con i paesi del Sud del mondo, i BRICS e la regione latinoamericana in quanto tale».
Come riportato da Renovatio 21, l’anno passato il Messico, sotto il presidente Andres Manuel Lopez Obrador (AMLO) ha rinunciato all’adesione ai BRICS. Quattro mesi fa è stata eletta presidente Claudia Sheinbaum, una scienziata del clima ebrea pro-LGBT nota, tra le altre cose, per aver demolito una chiesa.
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Nucleare
Parlamentare ex generale russo delinea le condizioni per un possibile attacco nucleare
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Nucleare
Medvedev al generale estone: le nucleari tattiche trasformano chi attacca la Russia in una macchia
I piccoli membri della NATO che sognano di attaccare la Russia dovrebbero sapere che l’articolo 5 non è efficace contro le armi nucleari tattiche, ha affermato il vice capo del Consiglio di sicurezza russo, Demetrio Medvedev.
L’ex presidente e primo ministro russo ha commentato le recenti dichiarazioni del generale estone in merito agli attacchi «preventivi» contro la Russia al servizio degli obiettivi della NATO.
«Più lo Stato è sciocco, maggiore è l’arroganza dei suoi singoli, folli leader», ha detto Medvedev ai giornalisti venerdì. «Le persone dovrebbero tenere conto solo di una cosa: se la Russia dovesse usare, diciamo, armi nucleari tattiche contro uno Stato che si permette tali dichiarazioni, non ne rimarrà altro che una macchia».
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L’Estonia potrebbe sferrare «il primo colpo» in caso di una minaccia percepita dalla Russia, aveva detto a Vikerraadio a metà settembre il maggiore generale Vahur Karus, capo del quartier generale congiunto delle Forze di difesa estoni. «Non possiamo semplicemente aspettare di essere colpiti con una mazza e dobbiamo essere in grado di fare alcune cose prima», ha detto, aggiungendo che la «capacità di attacco profondo della sua nazione è pienamente parte dei piani NATO odierni».
Secondo il generale, Tallinn potrebbe dover «occuparsi di certi obiettivi» per dare agli altri membri della NATO il tempo di «arrivare e fare i passi successivi».
«Certo, l’articolo 5 del Trattato di Washington potrebbe essere applicato, ma lo Stato non esisterà più», ha aggiunto Medvedev, riferendosi alla famosa disposizione di difesa reciproca della NATO.
Medvedev ha parlato al poligono missilistico di Kapustin Yar, nella regione di Astrakhan, dove l’aeronautica militare russa testa tecnologie missilistiche all’avanguardia.
Come riportato da Renovatio 21, all’inizio di questa settimana, il presidente russo Vladimir Putin aveva svelato i cambiamenti alla dottrina nucleare di Mosca in una riunione del Consiglio di sicurezza della nazione, alla presenza di Medvedev. Ampiamente considerata come un messaggio agli Stati Uniti e ai suoi alleati, così come all’Ucraina, la dottrina aggiornata consentirebbe alla Russia di schierare il suo deterrente nucleare in caso di un attacco convenzionale da parte di uno stato sostenuto da una potenza nucleare.
Il capo dello Stato maggiore estone, il generale di divisione Vahur Karus, ha dichiarato la scorsa settimana che i nuovi piani di emergenza della NATO per un conflitto con Mosca prevedevano che lo Stato baltico lanciasse un attacco oltre confine.
«Le nostre capacità di attacco a lungo raggio sono pienamente prese in considerazione nei piani della NATO, e la NATO ci dice che dobbiamo occuparci di determinati obiettivi [in Russia], ed è allora che possono venire [in Estonia] e fare i passi successivi», ha dichiarato il Karus all’emittente statale estone ERR.
Il generale Karus ha descritto la nuova missione come un «cambiamento fondamentale» nella dottrina militare dell’Estonia, sottolineando che prima del conflitto in Ucraina il blocco guidato dagli Stati Uniti si aspettava che lo Stato baltico avrebbe resistito per circa 10 giorni prima di poter ottenere rinforzi dalla NATO.
L’ex repubblica sovietica ha aderito all’organizzazione nel 2004 ed è stata uno dei più accaniti sostenitori dell’Ucraina nel conflitto con la Russia.
Come riportato da Renovatio 21, mesi fa Mosca si è opposta alla nomina del premier estone Kaja Kallas a responsabile della politica estera UE, ritenendola una «russofoba rabbiosa».
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La Kallas aveva dichiarato un mese fa che Paesi NATO stanno già addestrando truppe in Ucraina. Si tratta di una delle poche figure europee a essersi schierata apertamente con il presidente francese Emmanuel Macron, il quale in questi mesi ha enigmaticamente iniziato a dire che non si può escludere un dispiegamento formale di truppe NATO in Ucraina per impedire una vittoria russa nel conflitto, affermando oscuramente che questa politica mantiene Mosca nel dubbio sulle intenzioni del blocco.
Come riportato da Renovatio 21, l’anno passato la Kallas è stata investita da uno grave scandalo che ha coinvolto suo marito, con media estoni che hanno riferito come l’azienda di logistica del consorte presidenziale abbia continuato ad operare in Russia dopo lo scoppio del conflitto tra Kiev e Mosca lo scorso febbraio. La presidente, nota come falco-anti russo inflessibile, aveva insistito pubblicamente sul fatto che «tutti gli affari con la Russia devono cessare» finché i combattimenti continuano.
Nonostante la tempesta mediatica la Kallas disse che non aveva intenzioni di dimettersi.
Come riportato da Renovatio 21, l’Estonia si sta preparando a testare una serie di prototipi di bunker, destinati a far parte di una linea di fortificazione lungo il confine di 294 chilometri con la Russia.
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Immagine di President of Russia pubblicata su licenza Creative Commons Attribution 4.0 International (CC BY 4.0)
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