Internet
Facebook rimuove la pagina del partito polacco Konfederacja

Konfederacja (la Confederazione) è un movimento politico polacco di destra che, fino a poco tempo fa, aveva la più grande fanpage di Facebook in termini di pubblico tra i partiti polacchi con oltre 671.000 follower.
Il 5 gennaio, la pagina è stata improvvisamente chiusa – ufficialmente per «violazione delle regole informative relative al COVID-19». Lo riporta il sito Britishpoles.uk, da cui riprendiamo il testo e virgolettati.
Il segretario di Stato alla Cancelleria del Primo Ministro polacco, Janusz Cieszyński – che ha deleghe di cybersecurity nazionale – ha annunciato che il governo polacco protesterà ufficialmente contro Meta (il nuovo nome della società che gestisce il social network Facebook). Cieszyński appartiene ad un partito avversario di Konfederacja, la piattaforma Legge e Giustizia (PiS).
L’ufficio stampa di Meta avrebbe confermato di aver rimosso la pagina di Konfederacja a causa di «ripetute violazioni degli standard della community di Facebook in materia di disinformazione sul COVID-19 e hate speech».
«È semplicemente una questione di libertà di espressione e di valori universali per i quali tutti dobbiamo lottare, indipendentemente dalle nostre opinioni specifiche. […] I partiti politici competono tra loro per il favore dei cittadini, e questo va bene. Questa è democrazia. […] Un canale di comunicazione non dovrebbe essere soppresso da una decisione arbitraria presa da una persona anonima, contro la quale non c’è possibilità di ricorso ai tribunali», ha dichiarato Janusz Cieszyński.
Il movimento Konfederacja ha ufficialmente protestato in un comunicato:
«Questa azione di Facebook va contro le regole democratiche […] Annunciamo quindi la presentazione di una causa civile contro Facebook, nonché l’introduzione urgente di un disegno di legge a tutela dei partecipanti al dibattito politico democratico dalla censura. Siamo in attesa del ripristino del profilo della Confederazione e della spiegazione degli elementi che violerebbero gli “standard comunitari”» si legge nel comunicato.
La Cancelleria del Primo Ministro ha rilasciato un comunicato stampa a seguito dell’incidente:
«La rimozione di un intero profilo sulla base di informazioni scientificamente incompatibili relative alla pandemia è un esempio di censura preventiva e – in assenza di un’azione simmetrica nei confronti di altri siffatti contenuti – fa sorgere il sospetto che le vere ragioni della decisione del l’amministrazione del portale avrebbe potuto essere diversa da quelle indicate nella dichiarazione. […] Contiamo su una rapida reazione di Meta e sul ripristino della funzionalità […] dell’account di Konfederacja» si legge nel comunicato.
Facebook blocked the profile of a legal political party in ????????. This is not ok in a modern democracy, regardless of ones political views. We have to unite against political meddling by VLOPs with elections in several EU countries coming soon. @Meta – who is getting banned next? pic.twitter.com/uLrEQY2Ksa
— Janusz Cieszyński (@jciesz) January 5, 2022
Lo stesso primo ministro polacco ha commentato la questione affermando quanto segue:
«Ho spesso […] criticato i parlamentari della Konfederacja. Hanno criticato anche me. Ma criticare non significa impedire a qualcuno di parlare. Ecco perché oggi sono dalla loro parte. Non sono favorevole a tagliare fuori Konfederacja […] La censura digitale è una potente minaccia per la democrazia oggi. I proprietari di piattaforme social devono capire che libertà di dibattito significa che ci sono punti di vista con cui non siamo d’accordo».
Riporta Euronews che anche Adam Andruszkiewicz, un altro Segretario di Stato, ha condannato la rimozione dell’account, affermando che l’ufficio del Primo Ministro è «fortemente contrario a tali azioni». «La libertà di parola in Polonia è il fondamento della democrazia», ha aggiunto.
In risposta al divieto, uno dei leader della Konfederacja, Krzysztof Bosak, ha condannato il fatto che una «multinazionale americana vuole sopprimere la libertà di dibattito e interferire con la democrazia e il processo elettorale in Polonia».
Konfederacja si è inizialmente costituita come coalizione nel 2018 tra KORWiN e il partito del Ruch Narodowy (Movimento Nazionale).
Al Sejm (la Camera Bassa del parlamendo bicamerale della Polonia) Konfederacja dispone di 11 seggi, avendo raggiunto il 6,81% dei voti alle elezioni dell’ottobre 2019.
Immagine della Cancelleria del Senato della Repubblica di Polonia via Wikimedia pubblicata su licenza Creative Commons Attribution-ShareAlike 3.0 Poland (CC BY-SA 3.0 PL)
Internet
Macron minaccia di vietare l’uso dei social ai minorenni

La Francia bloccherà l’accesso ai social media per i bambini sotto i 15 anni «entro pochi mesi» se l’UE non adotterà misure coordinate, ha dichiarato il presidente francese Emmanuel Macron in seguito al mortale attacco con coltello in una scuola locale.
«Dobbiamo vietare l’uso dei social media a chi ha meno di 15 anni», ha dichiarato Macron martedì all’emittente France 2.
Ore prima, uno studente di 14 anni aveva aggredito un assistente scolastico di 31 anni durante un controllo di armi a Nogent, nella Francia orientale. L’uomo aveva poi ferito un agente di polizia con lo stesso coltello ed era stato arrestato sul posto, secondo la Gendarmeria Nazionale.
Sostieni Renovatio 21
«Ci do qualche mese per avviare la mobilitazione europea. Altrimenti… inizieremo a farlo in Francia. Non vediamo l’ora», ha detto Macron.
Lo studente, descritto come ben educato e senza problemi pregressi, aveva partecipato ad attività antibullismo e proveniva da una famiglia stabile. La vittima, madre di due figli, avrebbe lavorato nella scuola da settembre.
Macron ha affermato che i social media sono uno dei fattori responsabili della violenza tra i giovani, poiché l’incidente non è un caso isolato. Ad aprile, uno studente di una scuola superiore nella Francia occidentale ha accoltellato a morte una ragazza e ferito tre ragazzi prima di essere arrestato.
Scrivendo su X dopo l’intervista, Macron ha affermato che tale regolamentazione era supportata da esperti. «Le piattaforme hanno la possibilità di verificare l’età. Facciamolo», ha scritto.
C’est une recommandation des experts de la commission écrans : je porte l’interdiction des réseaux sociaux avant 15 ans. Les plateformes ont la possibilité de vérifier l’âge. Faisons-le.
— Emmanuel Macron (@EmmanuelMacron) June 10, 2025
Iscriviti al canale Telegram
All’inizio di quest’anno, 200 scuole in Francia hanno avviato un progetto pilota per una «pausa digitale», vietando agli studenti sotto i 15 anni di utilizzare gli smartphone durante l’orario scolastico. Il ministero dell’Istruzione ha inoltre rafforzato la sicurezza scolastica, con controlli casuali delle borse che hanno portato al sequestro di 186 coltelli in due mesi questa primavera.
Anche Spagna e Grecia stanno sostenendo un piano per rendere obbligatoria la verifica dell’età su tutti i dispositivi connessi a Internet. La proposta renderebbe tale verifica obbligatoria per piattaforme come Facebook e X.
La Commissione Europea e diversi stati membri stanno sviluppando programmi pilota per testare i controlli dell’età e i controlli parentali. Tuttavia, i progressi sono rallentati dalle diverse normative nei paesi dell’UE e dalla facilità con cui gli utenti possono accedere alle piattaforme di social media dall’esterno dell’Unione.
Come noto la Francia ha arrestato l’anno passato il CEO di Telegram Pavel Durov, che deve riesiedere ancora in Francia in quanto sotto processo. Durov ha concesso a Tucker Carlson un’intervista negli scorsi giorni spiegando le stranezze del suo arresto all’aeroporto di Parigi e delle accuse imputategli.
Come riportato da Renovatio 21, per la questione della verifica dell’età, la Francia ha sospeso Pornhub nel Paese mandando l’uso dei VPN alle stelle.
I colossi della pornografia web sono sotto indagine dalla parte della UE, una mossa che, più che voler salvare la virtù degli europei, sembra indirizzata all’avvio di nuove politiche biototalitarie del blocco.
Iscriviti alla Newslettera di Renovatio 21
Immagine di © European Union, 2025 via Wikimedia pubblicata su licenza Creative Commons Attribution 4.0 International
Internet
Pornhub sospeso in Francia, VPN alle stelle

Sostieni Renovatio 21
Aiuta Renovatio 21
Iscriviti alla Newslettera di Renovatio 21
Internet
Tribù amazzonica fa causa al New York Times: «non siamo porno-dipendenti»

Una remota tribù sudamericana ha fatto causa al New York Times, a TMZ e a Yahoo per diffamazione in seguito a una serie di articoli che sostenevano che la comunità indigena sarebbe caduta nella dipendenza dalla pornografia dopo aver ottenuto l’accesso a Internet. Lo ha riferito il Courthouse News Service (CNS).
I Marubo vivono in circa due dozzine di villaggi remoti nell’estremo ovest della valle del fiume Javari, in Brasile. La popolazione della tribù è stimata in circa 2.000 persone. Nel 2022, sono state donate alla tribù 20 antenne satellitari Starlink per la connessione internet, che hanno consentito comunicazioni più semplici tra insediamenti distanti e l’accesso a internet.
Nel 2024, un giornalista e fotografo del New York Times aveva visitato i Marubo e in seguito aveva pubblicato un articolo che descriveva gli adolescenti come «incollati ai loro telefoni» e «minorenni che guardano pornografia». Ulteriori articoli di TMZ e altri, raccolti da Yahoo News, ripubblicarono o riformularono parti dell’articolo e affermarono che la tribù era diventata dipendente da contenuti sessualmente espliciti.
Sostieni Renovatio 21
Martedì scorso il leader della comunità Enoque Marubo e l’attivista brasiliana Flora Dutra, che ha avuto un ruolo chiave nel connettere la tribù a Internet, hanno intentato una causa presso un tribunale di Los Angeles contro il NYT, TMZ e Yahoo News, accusandoli di diffamazione e reati correlati.
«Il New York Times ha descritto i Marubo come una comunità incapace di gestire l’esposizione a internet, sottolineando le accuse secondo cui i loro giovani sarebbero stati consumati dalla pornografia poco dopo averne avuto accesso», hanno dichiarato i querelanti, secondo quanto riportato dal CNS. Le dichiarazioni sono state descritte come «infiammatorie» e suggerivano che «i Marubo fossero precipitati in un declino morale e sociale».
Il giornalista e il fotografo sono stati invitati a soggiornare in uno dei villaggi per una settimana, ma se ne sono andati dopo meno di due giorni: «appena il tempo sufficiente per osservare, comprendere o interagire rispettosamente con la comunità», si legge nella denuncia.
L’articolo di TMZ, che includeva un filmato della Dutra che consegnava i dispositivi Starlink ai Marubo, avrebbe portato alle minacce di morte di quest’ultima e al fallimento della startup da lei co-fondata, NAVI Global, che un tempo era stata valutata 3 milioni di dollari.
Il giornalista del New York Times ha poi pubblicato un articolo di follow-up intitolato «No, una remota tribù amazzonica non è diventata dipendente dal porno». Il giornale ha poi insistito sul fatto che l’articolo originale non avesse mai affermato esplicitamente tale affermazione.
Secondo CNS, la popolazione Marubo e la Dutra chiedono 180 milioni di dollari di danni, di cui 100 milioni di dollari a titolo punitivo.
Iscriviti alla Newslettera di Renovatio 21
Immagine d’archivio generata artificialmente
-
Cancro2 settimane fa
Come la Repubblica italiana ci ha dato una teoria alternativa sul cancro
-
Essere genitori2 settimane fa
Giurare per Ippocrate, o giurare per il CUP. La macchina sanitaria disumana e tuo figlio
-
Persecuzioni2 settimane fa
Fallito attacco terrorista contro i cristiani nella basilica dei martiri del re omosessuale in Uganda
-
Immigrazione2 settimane fa
Remigrazione, fondamento del futuro dell’Europa e della civiltà
-
Spirito2 settimane fa
Vescovi e referendum, l’accusa di Viganò: «chiesa conciliare alla greppia del Grande Reset e del Piano Kalergi»
-
Oligarcato2 settimane fa
Futuro nero di vaccini e OGM: Bill Gates annunzia che spenderà la sua fortuna per «affrontare le sfide» dell’Africa
-
Persecuzioni1 settimana fa
Serie Apple TV raffigura la profanazione della Santa Eucaristia, e si prende gioco della Presenza Reale
-
Eventi2 settimane fa
Renovatio 21 al convegno sulla Scuola a Reggio Emilia: siete tutti invitati