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Epidemie

Dal COVID all’ecotruffa passando per gli extraterrestri

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Renovatio 21 pubblica il comunicato del Comitato Internazionale per l’Etica della Biomedicina (CIEB).

Parere (n. 22)

Dal COVID all’ecotruffa passando per gli extraterrestri

 

 

Emergono ormai quotidianamente le ammissioni, le confessioni, le intercettazioni e le documentazioni, anche ufficiali, che confermano tanto l’artificiosità dell’emergenza COVID quanto l’uso strumentale della scellerata «campagna vaccinale» a essa collegata, l’una e l’altra concepite e attuate allo scopo di legittimare l’introduzione di sistemi digitalizzati di controllo sociale. 

 

Allo stesso tempo, i dati sulla mortalità in eccesso in Italia, riferita agli anni 2021 e 2022, evidenziano un incremento del 10% rispetto alla media degli anni 2015-2019 (1), ciò che sarebbe in grado di gettare ombre sul futuro strutturale della società italiana se non fosse che tutti gli ultimi governi hanno favorito l’ingresso di immigrati non vaccinati, rallentando così il declino demografico del Paese e confondendo non poco – ma è solo una coincidenza – le statistiche sull’eccesso di mortalità e sulle relative cause.

 

Lo stesso Istituto nazionale di statistica, del resto, imputa le cause dell’eccesso in parola nientemeno che al cambiamento climatico. (2)

 

Di fronte a tanti e tali fatti, che con ogni probabilità integrano gli estremi di numerosi e diversi reati, stupisce che la magistratura non abbia ancora avviato alcuna indagine – ciò che da solo basterebbe ad avviare una riflessione sul grado di autonomia dei magistrati e sulle modalità di selezione degli stessi – e che l’intera classe politica, fino a ieri impegnata a sostenere con il voto lockdown e altre misure restrittive inutili e dannose per i singoli e per la collettività, si nasconda oggi dietro sterili commissioni parlamentari d’inchiesta.

 

Stupisce ancor più che (quasi) tutti i media si ostinino a tacere o, peggio, a confondere l’opinione pubblica, evidentemente allo scopo di perseguire un duplice risultato: da una parte, spingere i cittadini a ritenere che la cosiddetta pandemia ha costituito un evento imprevedibile ed eccezionale, tale da giustificare misure altrettanto imprevedibili ed eccezionali, e che ogni forma di analisi critica delle misure così introdotte, come anche ogni recriminazione sulla gestione complessiva dell’emergenza sanitaria, è inutile o dannosa; dall’altra, alimentare il sospetto che quanti forniscono informazioni diverse da quelle «ufficiali» sull’origine del virus SARS-CoV-2 e sulla gestione del COVID facciano parte di un complotto volto a delegittimare l’azione di governo.

 

Ma il ruolo dei media non si ferma qui e conferma ogni giorno di più l’appartenenza organica di questi al sistema di potere che opera per imporre, in modo ormai manifesto, strategie di soggiogamento dell’intera popolazione mondiale. 

 

È infatti innegabile che, al crescere della consapevolezza collettiva in merito a determinati fatti (che il COVID non fosse più letale di una normale influenza; che avrebbe potuto essere curato con farmaci già noti; che il cosiddetto vaccino altro non è che una terapia genica sperimentale in grado di produrre effetti avversi gravi e talora mortali e potenzialmente in grado di modificare il DNA; che la maggior parte delle figure apicali della politica e della sanità erano al corrente di tutto ciò), i media hanno ritenuto di deviare l’attenzione del pubblico su nuove situazioni di crisi – da quella idrica a quella bellica, da quella ambientale a quella energetica – secondo un metodo emergenziale che il CIEB ha definito, in un suo precedente Parere, «biopandemismo». (3)

 

Questo metodo consente, a chi esercita il potere di governo, di mettere sullo stesso piano cause ed effetti, problemi e soluzioni, malanni e rimedi, riducendo a una le diverse prospettive rilevanti e fornendo a esse una risposta univoca, da accettare acriticamente «whatever it takes».

 

Per fare un esempio basti pensare al cosiddetto cambiamento climatico, imputato dalla scienza «ufficiale» e dai media mainstream esclusivamente al «global warming» conseguente all’emissione di anidride carbonica prodotta dalle attività umane, senza tenere conto del fatto che la Terra subisce da milioni di anni variazioni climatiche cicliche anche a causa di fattori solari e astronomici e che l’influenza dell’uomo sul trend attuale di temperature è ancora controversa sul piano scientifico, visto che questo trend è cominciato 15.000 anni fa, quando la popolazione umana era piuttosto esigua e i combustibili fossili non rappresentavano la principale fonte energetica. (4)

 

Rispetto al «climate change» i rimedi proposti assumono la portata di diktat in materia sanitaria, alimentare, sessuale e demografica: dall’«efficientamento» energetico degli edifici, senza il quale gli stessi non potranno più essere venduti o affittati e che di fatto svuota di contenuti il diritto di proprietà; alla «città dei quindici minuti», in cui le persone avranno difficoltà a uscire dal perimetro del proprio quartiere senza speciali permessi, a rischio di essere multate o di vedersi disattivare da remoto l’automobile elettrica, simbolo della tanto propagandata transizione ecologica; ai progetti di riduzione della natalità e degli animali domestici, questi ultimi colpevoli, insieme ai neonati, di produrre troppa CO2 e quindi di non essere sostenibili sul piano ambientale. (5)

 

Per fare un altro esempio basti pensare al must dell’esplorazione spaziale e della colonizzazione di altri pianeti, che la scienza «ufficiale» e i media mainstream (a partire da Hollywood) propongono da tempo quale alternativa all’estinzione «degli esseri umani come razza» (6) e che nel dicembre 2020 – dunque in piena emergenza sanitaria, ma è solo una coincidenza – ha trovato rinnovato impulso nelle dichiarazioni rese dall’ex direttore del programma israeliano di difesa spaziale, secondo cui gli extraterrestri non solo esistono, ma sono da tempo in contatto con alcune personalità degli Stati Uniti d’America e conducono esperimenti scientifici in collaborazione con gli americani, tanto sulla Terra quanto su Marte (sic!). (7)

 

Rispetto all’esplorazione e alla colonizzazione dello spazio risultano funzionali altri diktat, quali la rivoluzione biomedica e la transizione ecologico-alimentare: la prima perché volta a dirottare il ruolo della medicina e della sanità verso pretesi approcci predittivi e preventivi fondati sull’impiego di tecnologie convergenti (nanotecnologie, biorobotica, neuroscienze, biologia sintetica, etc.) in grado di modificare l’identità psico-fisica degli esseri umani, come nel caso del cosiddetto vaccino anti-COVID; la seconda perché volta a fornire «novel foods» (OGM, farine di insetti, carne, pesce e latte clonati o sintetici, etc.) che per taluni costituirebbero l’unica fonte alimentare sostenibile, oltreché coerente con l’accezione anglosassone di «food security» imperniata sulla quantità e non sulla qualità degli alimenti; entrambe perché apparentemente in grado di assicurare quello human enhancement che, se da una parte potrebbe aprire la strada alla conquista di mondi lontani, dall’altra condurrà inevitabilmente a una vera e propria rivoluzione antropologica mediante l’affermazione di modelli postumani e transumani.

 

È agevole osservare che i diktat in parola, elaborati dalle élite finanziarie ed eseguiti da compiacenti governi nazionali, esigono rinunce e sacrifici. Per restare all’ultimo esempio ricordato, infatti, è evidente che la corsa allo spazio – accelerata dalle conseguenze che avrebbe sull’habitat umano una eventuale escalation nucleare del conflitto in Ucraina – non sarà aperta a chiunque, ma solo a chi avrà i «crediti» necessari, secondo il sistema «premiale» sdoganato dal COVID mediante il Green Pass.

 

In altri termini, solo chi ubbidisce si salverà: ciò che vuol dire accettare acriticamente il transumanesimo fondato sulla somministrazione forzata di farmaci sperimentali e sull’imposizione di fonti proteiche che l’organismo umano non può assimilare su base sistematica o, ciò che è peggio, ossequiare il fideismo tecno-scientifico che veicola messaggi quali «Non possiederai nulla e sarai felice». (8)

 

Se i cittadini non contrasteranno adeguatamente questa deriva, il passo successivo e finale potrebbe essere la sterilizzazione di massa, l’eutanasia di Stato, il controllo della mente umana: ciò che alcuni chiamano «Great Reset» e che è altro non che la nuova normalità del mondo post-COVID, del resto largamente anticipata dalla narrativa (un esempio per tutti: La peste scarlatta di Jack London, pubblicato nel 1912) e dalla cinematografia (un esempio per tutti: il film del 1973 2022: i sopravvissuti).

 

Ed è appena il caso di ricordare che nella direzione del «Great Reset» già si indirizzano la revisione del Regolamento sanitario internazionale e il negoziato relativo al trattato sulla cosiddetta prevenzione delle pandemie, condotti in seno all’OMS, di cui il CIEB si è occupato in un suo precedente Parere.

 

Mentre alcuni sembrano adattarsi al nuovo stato di cose – vuoi per ignoranza, vuoi per pavidità, vuoi per collusione – il CIEB assicura che continuerà nella sua azione volta a promuovere un dibattito aperto, trasparente e scientificamente fondato su queste materie, allo scopo di riportare i principi generali della bioetica e del biodiritto al centro delle decisioni politiche e di contribuire, così, alla salvaguardia della dignità e dei diritti fondamentali dell’essere umano nei riguardi delle applicazioni della biomedicina. 

 


CIEB

 

12 maggio 2023

 

 

Il testo originale del Parere è riportato sul sito internet: www.ecsel.org/cieb

 

NOTE

1) Cfr. https://www.assis.it/mortalita-totale-in-eccesso-anni-2021-e-2022-analisi-dei-dati-ufficiali-dallitalia-e-dal-mondo/.

2) Cfr. https://www.repubblica.it/cronaca/2023/04/08/news/anziani_vittime_cambiamento_climatico-395331712/.

3) Cfr. https://www.ecsel.org/wp-content/uploads/2022/05/Parere-n.-11-del-CIEB.pdf.

4) Cfr. http://mpe.dimacs.rutgers.edu/images/climate-data-paleo-temp-anom-450kyr/, nonché https://geo.libretexts.org/Sandboxes/emanuel@mit.edu/Climate_Primer/4:_Global_Temperature_Trends_Over_Time/4.2:_Paleoclimate:_Evidence_from_the_geological_record.

5) Cfrhttps://www.weforum.org/agenda/2015/02/is-birth-control-the-key-to-reaching-climate-goals/, nonché https://thepeoplesvoice.tv/wef-wants-to-slaughter-millions-of-pet-cats-and-dogs-to-fight-climate-change/.

6)  Cfr. https://www.wired.it/scienza/spazio/2014/11/12/stephen-hawking-dobbiamo-prepararci-colonizzare-spazio/.

7) Cfr. https://tg24.sky.it/mondo/2020/12/09/alieni-israele-usa.

8)  Cfr. https://www.facebook.com/worldeconomicforum/videos/10153920524981479/, nonché https://tg24.sky.it/mondo/2023/04/26/uk-huw-pill-banca-inghilterra-piu-poveri.

9) Cfr. https://www.ecsel.org/wp-content/uploads/2022/05/Parere-n.-11-del-CIEB.pdf.

 

 

 

Renovatio 21 pubblicato questo comunicato per dare una informazione a 360º. Ricordiamo che non tutto ciò che viene pubblicato sul sito di Renovatio 21 corrisponde alle nostre posizioni.

 

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Epidemie

L’Uganda sta testando il vaccino contro l’Ebola

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L’Uganda ha iniziato a testare un vaccino contro la malattia da virus Ebola sudanese (SUDV), che ha ucciso una persona e ne ha infettate altre due durante un’epidemia nel paese dell’Africa orientale.

 

In un comunicato stampa di lunedì, l’Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS) ha affermato che il vaccino sviluppato dall’International Aids Vaccine Initiative (IAVI), una società di ricerca senza scopo di lucro con sede a New York, è stato somministrato ai primi partecipanti allo studio clinico.

 

La sperimentazione presso il Makerere University Lung Institute di Kampala, la capitale del Paese, è la prima a valutare l’efficacia di un vaccino contro la variante sudanese dell’Ebola, ha affermato l’agenzia sanitaria delle Nazioni Unite.

 

Il ministero della Salute dell’Uganda sta collaborando con l’OMS e altri gruppi sul programma di vaccinazione, che si rivolge agli operatori sanitari e alle persone che sono state esposte al virus. Secondo l’organizzazione sanitaria globale, 40 contatti della prima vittima dell’epidemia saranno vaccinati durante l’attuale fase di distribuzione.

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«Si tratta di un risultato fondamentale per una migliore preparazione alle pandemie e per salvare vite umane quando si verificano epidemie», ha affermato il direttore generale dell’OMS Tedros Adhanom Ghebreyesus.

 

«Se si dimostrasse efficace, il vaccino rafforzerà ulteriormente le misure per proteggere le comunità da future epidemie», ha scritto lunedì su X anche il direttore dell’OMS per l’Africa, Matshidiso Moeti.

 

L’Ebola è una febbre emorragica trasmessa tramite il contatto con fluidi corporei e tessuti infetti. I sintomi includono febbre, affaticamento, dolori muscolari, mal di testa, mal di gola, vomito, diarrea, rash e sanguinamento interno o esterno.

 

Secondo l’OMS, la variante sudanese della malattia è grave e uccide almeno il 40% delle persone infette.

 

Il ministero della Salute ugandese ha riferito giovedì che un infermiere di 32 anni è morto in un ospedale di Kampala dopo aver riportato un’insufficienza multiorgano dovuta al virus altamente contagioso.

 

L’ultimo focolaio è il sesto incidente SUDV in Uganda, con la morte che è il primo decesso confermato per Ebola nel paese dal 2023. L’ultima grande epidemia del Paese è stata registrata a settembre 2022 nel distretto di Mubende, che è stata ufficialmente dichiarata conclusa dopo quattro mesi.

 

L’ultimo grande focolaio del Paese, causato dal ceppo del virus Ebola del Sudan, si è verificato nel settembre 2022, originato nel distretto di Mubende, ed è stato ufficialmente dichiarato terminato dopo quattro mesi.

 

L’Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS) stima che, in media, il virus mieta la vita cinque persone infette su dieci, anche se nelle precedenti epidemie i tassi di mortalità oscillavano tra il 25% e il 90%, a seconda degli sforzi di risposta e dell’intervento medico.

 

All’inizio di gennaio, la vicina Tanzania ha confermato un’epidemia del mortale virus Marburg nella sua regione nord-occidentale di Kagera. L’Uganda ha registrato tre decessi nel 2017 a causa di questa malattia.

 

Epidemia di Ebola in Africa Occidentale e in Congo si ebbero non più tardi di quattro anni fa. Proprio in Congo nel 2018 si ebbe lo scandalo di operatori sanitari che offrivano vaccinazioni in cambio di sesso.

 

L’ex berretto verde Jeremiah Johnson pubblicò uno scritto sei anni fa dove speculava sulla possibilità che i focolai di Ebola siano test programmati per armi biologiche.

 

«Per testare le armi biologiche le nazioni africane (specialmente quelle come Congo e Zaire) sono perfette per il rilascio di virus creati e di altre armi biologiche su misura» scriveva il Johnson, senza portare prove a carico di quest’idea.

 

«La guerra biologica e tutte le ricerche, i trattamenti, i test e i farmaci associati (sostenuti da aziende farmaceutiche) sono un grande business». Su questo è impossibile non essere d’accordo.

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A maggio 2024 era emerso che scienziati cinesi hanno progettato in un laboratorio un virus con elementi dell’Ebola che ha ucciso un gruppo di criceti.

 

Nel 2022, in un’intervista con Steve Bannon, il dottor Robert Malone, vaccinologo pioniere della tecnologia mRNA, disse che vedeva possibile l’emersione di un super virus da «febbre emorragica stile Ebola» come derivato dal processo di vaccinazione di massa.

 

Come riportato da Renovatio 21, due anni fa l’ex direttore dell’ente epidemico americano CDC Robert Redfield ha dichiarato che gli esperimenti di guadagno di funzione causeranno una prossima pandemia «molto più brutale» di quella del coronavirus.

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Immagine di pubblico dominio CC0 via Wikimedia

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Epidemie

I lockdown COVID hanno interrotto le abilità sociali cruciali dei bambini piccoli

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Le restrizioni sociali dovute al COVID-19 hanno causato cambiamenti significativi nello sviluppo dei bambini di età pari o inferiore a sei anni, ritardando l’acquisizione di un’abilità sociale fondamentale.   Un nuovo studio pubblicato sulla rivista Scientific Reports suggerisce che i lockdown e le altre misure adottate per prevenire la diffusione del COVID-19 hanno causato danni gravi e potenzialmente irreversibili ai bambini in età prescolare.   «È stato notevole osservare il calo delle prestazioni dei bambini», ha affermato la professoressa di psicologia dello sviluppo Rose Scott, autrice principale dello studio.   «In uno dei compiti del mio laboratorio, i bambini hanno fatto il test prima che la pandemia potesse passare a 2 anni e mezzo. Subito dopo i lockdown, abbiamo visto bambini di 5 anni che non lo superavano».

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I ricercatori hanno testato i bambini piccoli per un’abilità sociale chiamata «comprensione delle false credenze», la capacità di riconoscere che le altre persone possono sbagliarsi. L’acquisizione di questa abilità è considerata un passo cruciale per distinguere la mente dalla realtà e consente ai bambini di sviluppare capacità di cooperazione, comunicazione e apprendimento.   Le ricerche attuali dimostrano che le capacità di falsa credenza subiscono importanti sviluppi nei primi cinque anni di vita di un bambino. Un bambino che non possiede queste capacità cognitive può crescere diventando uno studente che fa fatica ad andare d’accordo con i coetanei o che trova più difficili i compiti accademici.   I risultati sono stati confrontati con i risultati ottenuti su bambini della stessa età, raccolti prima della pandemia.   I bambini del gruppo pre-lockdown hanno ottenuto punteggi significativamente più alti nei loro compiti. In un compito, l’80% dei bambini di cinque anni del gruppo pre-lockdown ha superato l’esame, mentre solo il 63% dei bambini del gruppo post-lockdown lo ha superato. I bambini provenienti da contesti più poveri hanno ottenuto risultati ancora peggiori, con solo il 51% dei bambini post-lockdown che ha superato lo stesso compito.   Inoltre, ulteriori test hanno rivelato che i deficit nella comprensione delle false credenze persistevano. I bambini che non avevano questa capacità non l’hanno acquisita in seguito.   Gli autori ritengono che lo stress e l’isolamento dovuti alla pandemia siano stati in gran parte responsabili delle differenze osservate.   Anche il maggiore quotidiano del pianeta, il New York Times, già tre anni fa ammise il danno procurato dai lockdown ai bambini. L’articolo, pubblicato a metà novembre, si intitola «Ecco le prove sorprendenti della perdita di apprendimento».   La lista dei danni dei lockdown sui bambini studiati dall’accademia è oramai imponenti. Il danno è autoevidente, a partire dal chiaro ritardo nell’apprendimento di alcuni a certi disegni disturbanti emersi.   Uno studio britannico aveva rilevato che molti bambini che iniziano la scuola elementare hanno abilità verbali gravemente sottosviluppate, e molti non sono nemmeno in grado di pronunciare il proprio nome.   La canadese York University ha rilevato in uno studio che i bambini ora «hanno difficoltà di riconoscere i volti a causa della mascherina».

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Come riportato da Renovatio 21, una logopedista statunitense ha asserito di aver osservato un aumento del 364% delle segnalazioni di pazienti neonati e bambini piccoli che abbisognano di aiuto per il linguaggio non sviluppato.   Un altro studio ha rivelato come i punteggi medi di quoziente intellettivo tra bambini nati durante la pandemia siano crollati di ben 22 punti mentre le prestazioni verbali, motorie e cognitive hanno tutte sofferto a causa del lockdown. La dannosità delle mascherine a livello respiratorio è stata sottolineata anche dall’agenzia tedesca per la protezione dei consumatori.   Secondo un rapporto di Ofsted, istituzione governativa britannica, la mascherina ha creato una generazione di bambini con problemi nel linguaggio e nelle relazioni.   Vi sarebbero poi problemi al sistema immunitario dei piccoli costretti alla clausura. Pochi mesi fa è emerso come bambini venivano colpiti, fuori stagione, da tre virus contemporaneamente – qualcosa di assolutamente raro, prima.   Qualcuno così propone una connessione tra l’inusuale aumento delle epatiti fra i bambini e le restrizioni pandemiche.   Inoltre, secondo uno studio pubblicato sulla rivista Royal Society Open Science, i lockdown hanno portato 60.000 bambini britannici alla depressione clinica. Un’analogo aumento della depressione giovanile è stata rilevata in Italia dall’ISS.   In Italia si sta assistendo anche al fluire di un’aneddotica significativa sull’aumento della violenza fra i giovani.

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Epidemie

Perché i tassi di mortalità tra i giovani adulti sono aumentati durante la pandemia?

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Renovatio 21 traduce questo articolo per gentile concessione di Children’s Health Defense. Le opinioni degli articoli pubblicati non coincidono necessariamente con quelle di Renovatio 21.

 

I tassi di mortalità tra gli adulti di età compresa tra 25 e 44 anni sono saliti alle stelle negli ultimi anni, a causa dell’uso di droghe e di «altre cause esterne e naturali», secondo un articolo pubblicato oggi su JAMA Network Open. L’articolo non ha tenuto conto delle contromisure alla pandemia di COVID-19 come vaccini e lockdown, hanno affermato i critici.

 

Secondo un articolo pubblicato oggi su JAMA Network Open, i tassi di mortalità tra gli adulti di età compresa tra 25 e 44 anni sono aumentati tra il 2020 e il 2023, in concomitanza con la pandemia di COVID-19.

 

Lo studio ha esaminato l’eccesso di mortalità tra i primi adulti negli Stati Uniti dal 1999 al 2023 e ha concluso che la mortalità tra i primi adulti è «aumentata sostanzialmente» in due fasi, dal 2011 al 2019 e dal 2020 al 2023.

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L’eccesso di mortalità in questo gruppo ha raggiunto il picco durante gli anni della pandemia e poi è diminuito, ma non ai livelli precedenti alla pandemia.

 

Il fattore più determinante dell’eccesso di mortalità entro il 2023 è stato «l’avvelenamento da farmaci», hanno riferito. Tuttavia, hanno affermato che «altre cause esterne e naturali hanno superato quanto previsto dalle tendenze precedenti».

 

Gli autori hanno concluso che si sta verificando una crisi di mortalità «in peggioramento» in questa fascia d’età e le conclusioni politiche dovrebbero affrontare le cause sempre più frequenti di mortalità eccessiva, che secondo loro sono l’uso di oppioidi, il consumo di alcol, la sicurezza stradale e i rischi dietetici.

 

Hanno anche notato che le due «fasi distinte» di aumento della mortalità prima e dopo il 2020 «potrebbero anche suggerire» la «necessità di occuparsi delle conseguenze in corso della pandemia di COVID-19», che hanno affermato essere effetti a lungo termine dell’infezione, dell’interruzione medica e dello smembramento sociale.

 

Il dottor Pierre Kory, autore di numerosi editoriali in cui richiama l’attenzione sull’aumento esponenziale della mortalità e sulle sue correlazioni temporali con la distribuzione dei vaccini, ha criticato duramente il giornale per non aver menzionato il probabile impatto dei vaccini.

 

«Leggere articoli come questo in cui il possibile impatto dei vaccini non viene (e non può) essere menzionato li rende anti-scientifici e sostanzialmente ininterpretabili perché una delle variabili principali probabili non può mai essere esaminata o discussa», ha affermato.

 

«In altre parole, nella conclusione non si fa menzione della potenziale influenza della campagna mRNA», ha affermato. Invece, affermano con sicurezza che potrebbe essere necessario occuparsi delle conseguenze in corso della pandemia.

 

Denis Rancourt, Ph.D., ricercatore sulla mortalità per tutte le cause, che ha ampiamente analizzato i collegamenti tra contromisure pandemiche e mortalità per tutte le cause, ha affermato che ricerche di questo tipo non mettono nemmeno in discussione le cause fondamentali della morte.

 

Gli autori riferiscono sulle cause prossime di morte, come l’uso di droghe e alcol, ma non menzionano le cause fondamentali di morte, come, ad esempio, la perdita del lavoro e la perdita di significato che si sono verificate a seguito dei lockdown, ha affermato.

 

Articoli come questi, ha detto Rancourt, «non dicono volutamente le cose importanti».

 

«È orribilmente disonesto che questi siano i tipi di articoli che vengono pubblicati sulle riviste leader di opinione», ha aggiunto Rancourt. «È semplicemente del tutto disonesto che saremo cortesi e diplomatici e non parleremo di cosa sta succedendo qui».

 

Kory ha aggiunto che altri dati, tra cui i decessi segnalati al Vaccine Adverse Event Reporting System o VAERS e «l’inspiegabile e senza precedenti aumento delle richieste di risarcimento per assicurazioni sulla vita di gruppo tra i giovani di età compresa tra 25 e 44 anni, che si è verificato improvvisamente nel terzo trimestre del 2021, quando gli obblighi erano di gran moda», hanno sollevato importanti questioni sulla relazione temporale tra la distribuzione dei vaccini e l’eccesso di mortalità che non sono state affrontate nel documento.

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Gli autori non sono riusciti a porre domande chiave sulla causa della morte

Gli autori hanno calcolato i tassi di mortalità mensili utilizzando i dati dei Centers for Disease Control and Prevention che includevano la causa di morte insieme alle stime della popolazione di metà anno dell’US Census Bureau per gli adulti di età compresa tra 24 e 44 anni tra il 1999 e il 2023. Hanno creato un modello di tassi di mortalità tra il 1999 e il 2010 per proiettare i trend di mortalità previsti dal 2011 al 2023.

 

Hanno calcolato la mortalità in eccesso per ciascuna causa di morte, ad eccezione del COVID-19, calcolando la differenza tra la mortalità osservata e quella prevista per ogni anno.

 

Hanno scoperto che per tutte le cause di morte analizzate, c’era un eccesso di mortalità significativamente maggiore del previsto nel periodo successivo al 2011. L’eccesso di mortalità precoce degli adulti era del 34,6% superiore al previsto nel 2019, secondo i loro calcoli, e «poi ha subito un’ulteriore accelerazione durante la pandemia di COVID-19».

 

Hanno riferito che nel 2021, al culmine della pandemia, la mortalità in eccesso per tutte le cause era quasi tre volte superiore a quella del 2019: 116,2 contro 41,7 decessi ogni 100.000.

 

Entro il 2023, i tassi di mortalità in eccesso erano scesi, hanno detto, ma solo a metà strada tra i livelli del 2019 e del 2021. Hanno concluso che nel 2023, la mortalità precoce degli adulti è rimasta superiore del 70% rispetto a quanto ci si sarebbe aspettato se i trend precedenti al 2011 fossero continuati.

 

Entro il 2023, le cinque cause di morte che rappresentavano i tre quarti di questo elevato tasso di mortalità includevano l’avvelenamento da farmaci (31,8%), la «causa naturale residua» (16%), i decessi correlati ai trasporti (14,1%), i decessi correlati all’alcol (8,5%) e l’omicidio (8,2%).

 

Hanno anche notato che le condizioni cardiometaboliche , tra cui obesità, diabete, ictus e insufficienza cardiaca, sono responsabili di un altro 9,2% dei decessi.

 

Rancourt ha affermato che la metodologia del documento era profondamente imperfetta e che «l’articolo non avrebbe superato la mia revisione paritaria nella sua forma attuale».

 

«Il loro metodo per ottenere decessi in eccesso per causa utilizzando trend degli anni di riferimento 1999-2010, estrapolati al 2023, è dubbio e ingiustificato», ha affermato. «Non riescono inoltre a esaminare e segnalare il grado in cui la struttura per età all’interno della loro coorte di età compresa tra 25 e 44 anni cambia durante i periodi di riferimento (1999-2010) ed estrapolazione (2011-2023), che è un fattore determinante fondamentale dei trend di mortalità».

 

Rancourt ha affermato che gli autori hanno coperto il fatto che hanno utilizzato metodi diversi per tutte le cause di morte diverse dal COVID-19. A differenza delle altre cause, in cui hanno estrapolato l’eccesso di mortalità da una baseline stimata, per il COVID-19 hanno semplicemente utilizzato il numero di decessi assegnati al COVID-19 segnalati.

 

In sostanza, stanno «confrontando mele e arance», ha affermato.

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Kory ha definito «sconvolgenti» i numeri dei decessi per COVID-19 riportati dal documento, perché riportano un numero enorme di decessi per COVID-19 nel 2021, nonostante sia disponibile un vaccino. «Da quel grafico non sembra che il vaccino abbia funzionato».

 

Altrettanto stridenti, ha detto, sono stati «i ripidi e costanti aumenti, a partire dal 2020 ma in continua crescita fino ad oggi, nella categoria “altre cause naturali”: perché così tanti giovani dovrebbero morire all’improvviso per qualche causa “naturale”»?

 

Ha sottolineato che i dati hanno mostrato anche picchi nel 2021-2022 che poi hanno rallentato in altre categorie, tra cui quella digestiva, endocrina e «altre esterne».

 

«Perché gli autori non hanno discusso la necessità di approfondire queste ‘altre categorie’ e cercare di capire quali sono le cause di morte e perché all’improvviso si verificano così spesso tra i giovani?» ha detto Kory.

 

«È un mistero che credo potrebbe essere risolto se si mettesse il pezzo mancante di questo puzzle, il ‘pezzo mancante’ è la probabilità… che la campagna mRNA abbia contribuito in modo significativo a queste morti misteriose. Dovrebbe almeno essere discusso o menzionato come una possibilità».

 

Rancourt ha anche affermato che è scandaloso che gli autori non abbiano indagato sulle cause fondamentali che determinano l’eccesso di decessi.

 

Ha detto che se avesse esaminato il documento si sarebbe chiesto: «qual è il punto di scrivere un documento come questo senza affrontare le cause fondamentali della morte? Molti grandi scienziati hanno detto che non si può fare. Non si può deliberatamente, volontariamente essere ciechi a ciò che sta realmente accadendo e segnalare questi effetti secondari».

 

Rancourt ha affermato che, prendendo in considerazione una popolazione più giovane, anziché una più anziana, ancora più vulnerabile ai decessi dovuti a fattori quali errori medici e tossicità dei vaccini , gli autori potrebbero più facilmente evitare di affrontare i problemi chiave legati alla pandemia.

 

Brenda Baletti

Ph.D.

 

© 31 gennaio 2025, Children’s Health Defense, Inc. Questo articolo è riprodotto e distribuito con il permesso di Children’s Health Defense, Inc. Vuoi saperne di più dalla Difesa della salute dei bambini? Iscriviti per ricevere gratuitamente notizie e aggiornamenti da Robert F. Kennedy, Jr. e la Difesa della salute dei bambini. La tua donazione ci aiuterà a supportare gli sforzi di CHD.

 

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