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Spirito

Caso Casalgrande Alto, lettera dei fedeli cattolici tradizionali alla diocesi

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In questi giorni la stampa parla di Casalgrande Alto, un piccolo comune in provincia Reggio Emilia, perché una comunità di fedeli cattolici ha deciso di resistere alla  diocesi reggiana.

 

Da meno di un anno, due sacerdoti hanno deciso di radicarsi nell’altura di un piccolo monte per creare una comunità di cattolici ancorati alla tradizione immortale della Chiesa.

 

In poco tempo, la presenza di numerosi fedeli provenienti per la maggior parte da quegli ambienti parrocchiali – ormai invivibili sotto ogni aspetto – è aumentata a dismisura.

 

Ciò ha messo in allerta la Diocesi di Reggio-Emilia e Guastalla, che ha iniziato ad inviare messaggi pubblici per mettere all’angolo i due sacerdoti, «colpevoli» di celebrare la Messa in latino e di non credere a tutto ciò che stato decantato dal mainstream sulla pseudo-pandemia.

 

«Oltranzisti», «no-mask», «no-vax», «anti-papisti», e ora, addirittura, anche «scismatici»: sono solo alcune delle etichette affibbiate loro.

 

Con un recente comunicato, infatti, i due sacerdoti hanno deciso di rispondere alla Curia reggiana, comunicando la loro adesione all’opera della cosiddetta «Resistenza», a cui fa capo Mons. Richard N. Williamson, vescovo britannico consacrato ad Êcone nel 1988 da Mons. Marcel Lefebvre.

 

Questa pubblica dichiarazione ha spinto la Diocesi a rispondere subito gridando allo «scisma», richiamo piuttosto assurdo, e minacciando sanzioni canoniche.

 

Alcuni dei fedeli che frequentano la Messa a Casalgrande Alto, hanno deciso di rispondere alla Diocesi riemettendo in discussione ciò per cui la stessa Diocesi aveva messo in guardia con un esplicito comunicato del giugno scorso

 

Renovatio 21 pubblica la loro lettera.

 

 

 

In qualità di fedeli cattolici prima di tutto, e quindi senza alcun tipo di etichetta, ci sentiamo in dovere, dopo essere stati chiamati in causa già più volte, di entrare nel merito della questione sollevata dalla Curia Vescovile il 13 giugno scorso, a proposito dei cosiddetti «incontri in contesti privati in cui vengono replicati e guidati da don Claudio Crescimanno e don Andrea Maccabiani».

 

In quanto fedeli che frequentano e presenziano a questi c.d. incontri, che altro non sono che Riti Liturgici di Santa Romana Chiesa — oltre ai momenti formativi —  ci preme precisare alcune questioni poste dal comunicato della Curia.

 

Non prima, però, di alcune altrettante doverose premesse:

 

1. Ci rallegra vedere sì tanto zelo per l’applicazione delle norme da parte della Curia reggiana; Curia che, storicamente e specialmente nei recenti anni passati, ha mostrato tuttavia il contrario, bypassando il tema della dottrina cattolica sull‘omosessualità attraverso la sintesi dell’ambiguità.

 

2. Nel suddetto comunicato, vi è scritto giustamente che «i compiti di un Vescovo comportano cura continua, allontanando per quanto possibile pericoli e minacce». Ebbene, ci chiediamo se questa premura valga veramente per tutto certi che, ad esempio, il Vescovo appena entrato — il quale certo non può avere responsabilità dirette per ciò che è successo prima del suo arrivo in Diocesi — non mancherà di togliere le chiese cattoliche agli scismatici ortodossi, o non esiterà a condannare la veglia contro la cosiddetta «omotransfobia» svoltasi il 6 giugno scorso proprio a Reggio Emilia, nella parrocchia di San Bartolomeo, in ottemperanza a ciò che venne iniziato nel 2018 in Regina Pacis. Una vera e propria veglia ideologica a stampo LGBT, avente come titolo «Dove c’è lo Spirito del Signore c’è libertà», laddove la «libertà» ben sappiamo come venga intesa in questi contesti. Vogliamo inoltre auspicare che il Vescovo non mancherà di ribadire a tutti i fedeli della Diocesi l’esistenza dei Novissimi, trasmettendo l’integrità della Fede cattolica in ogni sua forma.

 

3. Un discreto numero di fedeli che frequentano la Santa Messa dai suddetti sacerdoti — a dire il vero la maggior parte — , viene da un lunghissimo percorso in parrocchia: il livello di saturazione (e vedremo dopo il perché), è arrivato ad un punto tale da rendere impossibile la permanenza nelle comunità parrocchiali, anzitutto per un vero e proprio rischio legato alla Fede. Il numero di fedeli che si staccano dalle parrocchie per ricercare luoghi o comunità in cui è custodito il senso del sacro, non potrà che continuare ad aumentare — e noi lo osserviamo di domenica in domenica.

 

Venendo ora agli specifici punti in cui i fedeli cattolici vengono messi in guardia dalla frequentazione degli «incontri» (la celebrazione della Santa Messa, gli annessi Riti Liturgici della Santa Chiesa e alcuni momenti formativi ed aggregativi), presieduti da don Crescimanno e don Maccabiani, osserviamo quanto segue:

 

1. Il Missale Romanum ante-riforma non è mai stato e mai potrà essere abolito da nessuna autorità ecclesiastica, per quanto nella fattispecie questo si sia tentato di fare. Esso è deposito della tradizione bimillenaria della Santa Chiesa Cattolica, e in quanto tale non ha bisogno di alcuna autorizzazione per essere celebrato. Trattasi della Messa di sempre, della Messa degli Apostoli, della Messa del Concilio di Trento per opporsi all’eresia protestante, oggi tanto corteggiata dalle gerarchie cattoliche. Il Missale Romanum ante-riforma è dunque la cosa più conforme alla tradizione della Chiesa Cattolica, nella sua ritualità cristocentrica e non antropocentrica, come lo è invece nel Messale riformato (esso sì, non conforme alla tradizione cattolica).

 

2. Per quanto concerne le confessioni, quanto scritto nella nota vescovile sarebbe totalmente corretto se la Chiesa Cattolica non versasse in uno «stato di necessità grave generale». Nella Chiesa persiste da oltre cinquant’anni una crisi conclamata: ogni ambiente della vita cattolica è divenuto problematico: dalla professione esterna e completa della fede senza ambiguità, passando per la liturgia, la vita sacramentale, la vita di preghiera, l’insegnamento della fede tanto nel catechismo quanto nella formazione dei sacerdoti, l’insegnamento morale conforme alla dottrina in tutti i suoi aspetti. Potremmo dire che oggi, per un cattolico è  quasi impossibile continuare a vivere da cattolico nelle strutture ordinarie della Chiesa (questo ovviamente non inficiando l’indefettibilità della Santa Chiesa). A motivo di questo, anche le confessioni, come è esplicitamente concesso dai canoni (c. 882; nc. 976), possono essere amministrate da ogni sacerdote il quale può lecitamente e validamente assolvere il fedele in punto di morte, cioè nell’estrema necessità. E, quest’estrema necessità del singolo, è appunto equiparata alla grave necessità comune in cui i fedeli cattolici versano oggi.

 

Il fedele, infatti, oggi, non ha più le garanzie necessarie di essere confessato, istruito, guidato e assolto secondo la morale che ha sempre contraddistinto la prassi cattolica, con particolare riferimento al senso del peccato, al dramma del peccato mortale, alla conoscenza di ciò che è peccato, alla necessità della grazia per essere perdonati e salvarsi. Questa grave situazione di necessità generale comporta a confidare e anzi ad esser certi che la Chiesa, per mezzo del Signore Gesù Cristo, offre i suoi mezzi straordinari ai sacerdoti che, resistendo a questo imperante sfacelo, amministrano i santi sacramenti secondo la tradizione di sempre e quindi nella piena adesione al depositum fidei.

 

Dal canto nostro, non possiamo che essere solidali appoggiando chi resiste alla dilagante protestantizzazione della Chiesa, abusata da una visione totalmente deforme e contraria alla Fede cattolica, ricolma di ambiguità e di modernismo, ovvero «la sintesi di tutte le eresie» (Pascendi).

 

Il professore di dogmatica alla facoltà protestante di Strasburgo, M. Siegeval, nel 1969 scrisse al vescovo della città una lettera nella quale constatava che «niente nella messa adesso rinnovata può veramente disturbare il cristiano evangelico».

 

Ebbene, come cattolici non ci è lecito frequentare un rito che offende Dio per esaltare l’uomo, facendo nostro e invitando tutti i sacerdoti di buona volontà a far proprio quell’accorato e coraggioso appello che il padre domenicano Roger-Thomas Calmel, grande teologo, fece nell’aprile del 1972 quando i protestanti di Taizé adotteranno le preghiere eucaristiche della nuova messa per i loro riti eretici:

 

«Che i sacerdoti cattolici rinuncino una volta per tutte a portare i travestimenti preparati da superiori traditori per far piacere a dei predicatori eretici. Che rifiutino di celebrare la messa con il Novus Ordo poiché questo Novus Ordo, con il suo smantellamento calcolato di formulari e di riti è diventato ciò che era destinato a divenire: un libro liturgico all’uso di ufficianti eretici che non credono alla messa e che non sono sacerdoti».

 

In conclusione, a motivo di quanto fin qui puntualizzato, la Curia Vescovile voglia definitivamente comprendere come sia impossibile, per noi, rinunciare al deposito della tradizione cattolica nella sua dottrina, nella sua liturgia, nella sua morale ed in tutto quello splendore spirituale e finanche materiale che oggi è stato smantellato e distrutto per abbracciare lo scientismo mondano e le logiche massonico-umanitarie che caratterizzano il pensiero moderno comune.

 

Non è una questione personale, ma una questione di retta coscienza: se obbedire agli uomini comporta anche solo una minima disobbedienza a Dio, la scelta da fare è una sola: obbedire a Dio, piuttosto che agli uomini.

 

Va da sé che, qualunque provvedimento di natura canonica verrà preso, per la crisi e lo stato di necessità grave in cui versa la Santa Chiesa, sarà da considerarsi invalido a tutti gli effetti.

 

 

I fedeli cattolici

 

Daniele Desiderio, 27/05/1987, ARCETO
Vera Tagliavini, 24/10/1974, MODENA
Gian Luca Gatti, 02/04/198, SASSUOLO
Rosaria Gualerzi, 12/06/1952, CAVRIAGO
Maria Mancino, 08/08/1952, REGGIO EMILIA
Monica Madini, 24/11/1982, CASINA
Cristiano Lugli, 10/11/1992, CASINA
Maria Angela Boni, 06/02/1956, MONTECCHIO EMILIA
Laura Spaggiari, 16/08/1963, CAVRIAGO
Maria Denise Sighinolfi, 09/06/1953, CASTELLARANO
Marta Brambilla, 04/08/1955, CAVRIAGO
Ciro Mauriello, 11/09/1992, FABBRICO (RE)
Matteo Maselli, 14/05/1983, FORMIGINE
Ester Venturelli, 22/09/1992 FORMIGINE
Giovanni Maselli, 27/04/1944 FORMIGINE
Gabriella Cavani, 16/10/1950 FORMIGINE
Alessandro Corsini, 11/05/1987, REGGIO EMILIA
Federica De Gregorio, 13/08/1987, REGGIO EMILIA
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Cina

Il cardinale Parolin conferma che il Vaticano vuole rinnovare l’accordo segreto con la Cina

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Il Segretario di Stato del Vaticano, cardinale Pietro Parolin, ha confermato che la Santa Sede intende rinnovare il suo accordo segreto con la Cina comunista entro la fine dell’anno. Lo riporta LifeSiteNews, che cita comunicazioni dirette col segretario di Stato vaticano.

 

In uno scambio di e-mail con il sito pro-life canadese, Parolin ha affermato che il controverso accordo sino-vaticano che la Santa Sede ha con le autorità comuniste di Pechino sarà rinnovato quest’autunno.

 

Rispondendo a una domanda di LifeSiteNews che chiedeva se il Vaticano intendesse rinnovare l’accordo, Parolin ha dichiarato che «con riferimento alla tua domanda sull’accordo della Santa Sede con la Cina… speriamo di rinnovarlo».

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«Su questo punto dialoghiamo anche con i nostri interlocutori cinesi», ha aggiunto il cardinale segretario di Stato.

 

Parolin è segretario di Stato e capo diplomatico del Vaticano dall’ottobre 2013 ed è nel servizio diplomatico della Santa Sede dal 1986. La sua conferma dell’intenzione del Vaticano arriva mentre l’accordo altamente segreto con la Cina è pronto per il suo terzo rinnovo biennale a settembre o ottobre.

 

Si ritiene che l’accordo ufficialmente segreto riconosca la Chiesa approvata dallo Stato in Cina e consenta al Partito comunista cinese (PCC) di nominare i vescovi. Apparentemente il Papa mantiene il potere di veto, anche se in pratica pare essere il solo PCC ad avere il controllo. Inoltre, presumibilmente, la rimozione dei vescovi legittimi può essere sostituita da vescovi approvati dal PCC.

 

Parlando nel luglio 2023, Parolin difese la natura segreta dell’accordo, affermando che «il testo è confidenziale perché non è stato ancora approvato definitivamente».

 

L’accordo, che «ruota attorno al principio fondamentale della consensualità delle decisioni che riguardano i vescovi», si realizza «confidando nella saggezza e nella buona volontà di tutti», ha detto il cardinale.

 

Nei commenti della scorsa estate, il porporato veneto aveva inoltre difeso l’accordo come mezzo necessario di «dialogo» con le autorità comuniste in Cina.

 

Papa Francesco e il cardinale Parolin si sono entrambi espressi in difesa dell’accordo, con il Papa che ha affermato prima del suo rinnovo nel 2022 che l’accordo «sta andando bene». In una lettera del 2018 ai cattolici cinesi, Francesco ha descritto l’accordo come la formazione di un «nuovo capitolo della Chiesa cattolica in Cina».

 

Ma fuori dalle mura del Palazzo Apostolico del Vaticano, le critiche sono arrivate dal clero cattolico, dai sostenitori della libertà e dagli esperti cinesi, scrive LifeSite.

 

L’accordo altamente segreto sino-vaticano è stato definito dal cardinale emerito di Hong Kong Joseph Zen come un «tradimento incredibile», con l’amato cardinale che accusa ulteriormente il Vaticano di «svendere» i cattolici cinesi. Nel 2018, il presule chiese le dimissioni di Parolin, criticando la sua «resa completa» della Chiesa alle autorità comuniste.

 

«È un tradimento della vera Chiesa», ha poi detto Zen dell’accordo nel luglio 2020 prima di aggiungere: «non è un episodio isolato. Quella di non offendere il governo cinese è già una politica di lunga data del Vaticano».

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Come noto, il cardinale Zen è sotto processo nell’Hong Kong oramai interamente pechinizzata. In una conferenza stampa aerea, di ritorno da Budapest, Bergoglio aveva di fatto mollato il cardinale cinese, ex arcivescovo di Hong Kong che ha passato la vita a combattere le persecuzioni della Cina comunista e a difendere quei cattolici cinesi «sotterranei» che da quando è in corso l’accordo sino-vaticano, hanno il tremendo timore di essere stati abbandonati dal Vaticano. Zen è sotto processo nella nuova Hong Kong telecomandata da Pechino: l’assenza di mosse del Vaticano per difenderlo ha spinto persino il Parlamento Europeo (!) a chiedere alla Santa Sede di fare qualcosa.

 

L’inchiostro sull’accordo si era appena asciugato nel 2018 prima che AsiaNews riferisse che «i cattolici (sotterranei) sospettano amaramente che il Vaticano li abbia abbandonati».

 

Nei quasi sei anni trascorsi dall’attuazione dell’accordo, la persecuzione dei cattolici – in particolare dei cattolici «clandestini» che non accettano la Chiesa controllata dallo Stato – è aumentata in modo evidente.

 

L’accordo ha portato ad un aumento della persecuzione religiosa, che la Commissione esecutiva del Congresso degli Stati Uniti sulla Cina ha descritto come una conseguenza diretta dell’accordo. Nel suo rapporto del 2020, la Commissione ha scritto che la persecuzione testimoniata è «di un’intensità che non si vedeva dai tempi della Rivoluzione Culturale».

 

«Tutti i vescovi che rifiutano di aderire all’Associazione patriottica cattolica vengono messi agli arresti domiciliari, o scompaiono, dal PCC», ha detto a LifeSiteNews l’esperto cinese Steven Moser all’inizio di questo mese. «Sebbene il Vaticano abbia affermato diversi anni fa che l’accordo sino-vaticano non richiede che nessuno si unisca a questa organizzazione scismatica, il rifiuto di farlo comporta persecuzioni e punizioni. E il Vaticano resta a guardare e non fa nulla».

 

Il momento in cui la Santa Sede si è avvicinata di più al riconoscimento delle carenze dell’accordo è stato tramite il suo ministro degli Esteri, l’arcivescovo Paul Gallagher. L’arcivescovo, che funge da segretario vaticano per le relazioni con gli Stati e le organizzazioni internazionali, ha affermato l’anno scorso che l’accordo «non era il migliore accordo possibile» a causa della «controparte».

 

Proprio il mese scorso, il Gallagherro lo aveva descritto come ancora «un mezzo utile per la Santa Sede e le autorità cinesi per affrontare la questione della nomina dei vescovi», pur ammettendo con molta cautela dei limiti all’accordo. «Abbiamo sempre creduto che ciò sarebbe stato utile», non c’era alcuna «disponibilità o apertura» da parte delle autorità cinesi su questo punto, ha detto lo scorso mese il cardinale britannico.

 

Una serie di nomine episcopali – fatte mentre sacerdoti vengono torturati – dall’ultimo rinnovo dell’accordo nell’ottobre 2022 hanno evidenziato il primato del potere esercitato da Pechino nell’accordo. In tre occasioni note, tra cui la nomina del nuovo vescovo di Shanghai, il PCC ha nominato nuovi vescovi o li ha assegnati a nuove diocesi, lasciando che il Vaticano si mettesse al passo con gli eventi ed esprimesse la sua frustrazione espressa in termini diplomatici. «Appaiono quindi improbabili nuovi sviluppi nell’accordo a favore del Vaticano» scrive LSN.

 

Tutto dimostra che il papato del gesuita si è di fatto sottomesso al volere del Dragone.

 

Nel luglio 2023, il cardinale Parolino aveva dichiarato che la Santa Sede auspica «l’apertura di un ufficio di collegamento stabilito della Santa Sede in Cina» che «non solo favorirebbe il dialogo con le autorità civili ma contribuirebbe anche alla piena riconciliazione all’interno della Chiesa cinese e dei suoi viaggio verso una normalità desiderabile».

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I segni dell’infeudamento della gerarchia cattolica al potere cinese sono visibili da tempo, e appaiono in forme sempre più rivoltanti: un articolo in lingua inglese nel portale internet della Santa Sede sembrava lasciar intendere che le persecuzioni dei cristiani in Cina ad opera del Partito Comunista Cinese sono «presunte».

 

Come ipotizzato da Renovatio 21, dietro all’accordo sino-vaticano potrebbero esserci ricatti a vari membri del clero: la Cina per un periodo ha disposto dei dati di Grindr, l’app degli incontri omosessuali, dove si dice vi siano immense quantità di consacrati. Da considerare, inoltre, che per lungo tempo il messo per l’accordo con Pechino fu il cardinale Theodore McCarrick, forse la più potente figura cattolica degli USA, noto per lo scandalo relativo non solo ai suoi appetiti omofili (anche con ragazzini) ma alla struttura che vi aveva costruito intorno. McCarrick quando andava in Cina a trattare per la normalizzazione dei rapporti tra Repubblica Popolare e Santa Sede, dormiva in un seminario della Chiesa Patriottica Cinese…

 

Mentre continuano i cattolici desaparecidos, le delazioni sono incoraggiate e pagate apertamente, il lavaggio del cervello investe quantità di sacerdoti, le suore sono perseguitate e le demolizioni di chiese ed istituti religiosi continua senza requie, il Vaticano invita due vescovi patriottici al Sinodo, e Pechino, come ringraziamento, «ordina» nuovi vescovi senza l’approvazione di Roma – mentre i veri sacerdoti vengono torturati dal governo del Dragone.

 

Il controverso miliardario cinese Guo Wengui, ora rifugiato negli USA, sostiene che il Vaticano sarebbe corrotto con «1,6 miliardi di dollari l’anno per fermare le critiche alla politica religiosa di Pechino».

 

Il disastro del gesuita sul trono di Pietro va così. Come abbiamo già detto varie volte: prepariamoci ad ondate di sangue di martiri, che il pontefice attuale non riconosce come semen christianorum.

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Pensiero

«Preghiera» pagana a Zeus ed Apollo recitata durante cerimonia di accensione della torcia olimpica. Quanti sacrifici umani verranno fatti, poi, con l’aborto-doping?

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All’inizio di questo mese, il rituale dell’accensione della torcia olimpica – di fatto la prima cerimonia dei Giochi Olimpici – si è tenuta ad Olimpia, in Grecia, presso l’antico tempio di Era, la moglie di Zeus, padre degli dei greci detti, appunto, olimpici. Lo riporta LifeSite.   Accompagnata da uno stuolo di vestali per qualche ragione tutte bianche, l’attrice greca Mary Mina ha interpretato il ruolo di «alta sacerdotessa» che aveva funzione, tra le altre cose, di offrire una «preghiera» agli dèi olimpici.   «Apollo, dio del sole e dell’idea della luce, invia i tuoi raggi e accendi la sacra fiaccola per la città ospite», cioè Parigi. «E tu, Zeus, dona la pace a tutti i popoli della terra e incorona i vincitori della corsa sacra».    

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Il Comitato Olimpico Ellenico organizza l’evento, che ha una durata di circa 30 minuti, ed elenca sul suo sito il resto dell’«Invocazione ad Apollo».   Silenzio sacro   Risuonino il cielo, la terra, il mare e i venti. Le montagne tacciono. I suoni e i cinguettii degli uccelli cessano. Per Febo, il Re portatore di Luce ci terrà compagnia.   Apollo Dio del sole e dell’idea della luce manda i tuoi raggi e accendi la sacra fiaccola per l’ospitale città di… E tu Zeus dona la pace a tutti i popoli della terra e incorona i vincitori della Razza Sacra   Il gruppo spiega che la prima cerimonia di accensione della torcia ebbe luogo nel 1936 con «l’alta sacerdotessa Koula Pratsika, considerata una pioniera della danza classica in Grecia e fu la prima coreografa della cerimonia di accensione». La Pratsika nell’ambito dei celeberrimi Giochi di Berlino – quelli dello Hitler e di Jesse Owens, e di Leni Riefenstahl – e che da allora si è svolta più o meno prima di ogni Olimpiade.   La coreografa Artemis Ignatiou dirige lo spettacolo dal 2008. Originaria della Grecia, ha precedentemente interpretato il ruolo di «alta sacerdotessa» ed è stata coinvolta nella produzione dagli anni Novanta.   È, ammetterà anche il lettore, molto molto curioso: la preghiera ai dei dell’Ellade rispunta per lo Sport, quando invece, l’invocazione che nei secoli si è pronunziata per la medicina – il giuramento di Ippocrate – è oramai quasi del tutto sparito in tutto il mondo – e mica lo vediamo solo in Israele, lo abbiamo visto anche sotto casa durante il COVID. I motivi, li sapete: quelle frasi sul fatto che il medico non darà sostanze abortive, né cagionerà la morte del paziente… Siamo lontani anni luce da ciò che oggi deve fare il dottore, e cioè servire la Necrocultura, estendendo la morte ovunque si possa.   È bene ricordare anche che il mondo moderno ora esige un altro culto pagano greco, quello alla dèa preolimpica (cioè, ctonia) Gaia, che tramite le elucubrazioni dell’ambientalismo è divenuta la Terra stessa, intesa come unico essere vivente minacciato dalla presenza umana. Del resto, Gaia apparteneva alla stirpe dei titani, come Crono, il dio che divorava i suoi figli…   Ma torniamo al fuoco pagano dei Giuochi. Il sito olimpico ricorda che i giochi iniziarono nel 776 a.C. e continuarono fino al 393 d.C. quando l’imperatore cristiano Teodosio I li abolì. «Le sue cerimonie di apertura sembrano quasi sempre incorporare temi massonici o globalisti» scrive LifeSite. «I giochi di quest’anno sono stati annunciati come le prime Olimpiadi “della parità di genere”. Ciò significa che uomini e donne avranno una rappresentanza 50-50 nella competizione. Detto in altro modo, ci saranno tanti atleti maschi quante sono le atlete. Questo è stato presentato come un importante segno di “progresso”».   Alla cerimonia di accensione della torcia, il presidente del Comitato Olimpico Internazionale Thomas Bach ha sottolineato che i giochi di quest’anno saranno «più giovani, più inclusivi, più urbani, più sostenibili». Si riferiva al fatto che sarà allestita una «Pride House» pro-LGBT per «sostenitori, atleti e alleati LGBTI+».   «I Giochi sono una celebrazione della diversità», afferma il sito ufficiale delle Olimpiadi. «In occasione della Giornata internazionale contro l’omofobia, la transfobia e la bifobia, Parigi 2024 ribadisce il suo impegno nella lotta contro ogni forma di discriminazione», riferendosi eufemisticamente a qualsiasi opposizione all’omosessualità o al transgenderismo e aggiungendo che la «Pride House» ha lo scopo di «celebrare» le «minoranze» LGBT e il loro «orgoglio».   LifeSiteNews ci tiene a ricordare che «come i precedenti Giochi Olimpici, Parigi 2024 sarà probabilmente una cloaca di impurità. (…) la fornicazione è dilagante e nel Villaggio Olimpico dove soggiornano gli atleti vengono distribuiti contraccettivi gratuiti».   Riguardo al sesso al villaggio olimpico, chi ha partecipato da atleta ad un’Olimpiade in genere torna con racconti impressionanti – dionisiaci, erotici, del resto sempre di dèi greci si tratta, Dioniso, Eros, e mettiamoci pure dentro pure la poetessa greca Saffo, che dea non è, ma popolare di certo lo deve essere presso certe giocatrici di basket, ad esempio, e neanche solo quelle.   Del resto, metti quantità di giovani sani (in teoria: da Tokyo sappiamo quanti ne ha rovinati, financo sportivamente, l’mRNA) tutti insieme nello stesso luogo, e cosa vuoi che succeda? Sappiamo che la cosa capita anche alla Giornate Mondiale della Gioventù organizzate dai papati moderni, al termine delle quali trovano a terra tra la spazzatura, oltre che le ostie consacrate, anche preservativi usati da giovani e previdenti papaboys.   La questione, semmai, è capire che l’abominio pagano dello sport olimpico potrebbe essere andato molto oltre le semplici fornicazioni degli atleti: da anni si parla sommessamente del fenomeno dell’aborto-doping. Funziona così: per giovarsi della biochimica ormonale fantastica offerta dalla gravidanza e migliorare quindi le proprie prestazioni sportive, le atlete si fanno ingravidare per poi uccidere il figlio e godere del beneficio organico e muscolare della gravidanza.   Praticamente: vero e proprio doping, senza alcuno steroide sintetico – quindi perfettamente legale. Specie, immaginiamo, nelle Olimpiadi delle «pari opportunità».   «Ora che i test antidroga sono di routine, la gravidanza sta diventando il modo preferito per ottenere un vantaggio sulla concorrenza» avvertiva ancora nel 2013 Mona Passiganno, direttrice di un gruppo pro-life texano. In quell’anno emerse anche la storia di un atleta russo che avrebbe raccontato a un giornalista che già negli anni Settanta, alle ginnaste di appena 14 anni veniva ordinato di dormire con i loro allenatori per rimanere incinte e poi abortire. La procedura sarebbe così conosciuta da arrivare persino anche sui libri di testo: un libro di testo online di fisiologia del dipartimento di Fisiologia Medica dell’Università di Copenaghen sembra averne ancora traccia.   «Le atlete di punta – proprio dopo il momento in cui hanno dato alla luce il loro primo figlio – hanno stabilito diversi record mondiali» scrive il testo danese di fisiologia sportiva. «Naturalmente, questo è accettabile come evento naturale e non intenzionale. Tuttavia, in alcuni Paesi le atlete rimangono incinte per 2-3 mesi, al fine di migliorare le loro prestazioni subito dopo l’aborto».

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Altro che preghiera ad Apollo: questo è un sacrificio umano, un atto propiziatorio tramite l’uccisione della propria prole al dio pagano della prestanza fisica, della vittoria sportiva, della ricca sponsorizzazione, dell’ego incoronato etc.   E quindi: quanti sacrifici umani agli dèi antichi e moderni verranno consumati per i Giochi parigini?   Va ricordato l’aborto nel mondo sportivo non è una novità, una importante multinazionale di vestiario, negli anni, è stata accusata di aver fatto pressioni affinché le proprie atlete sponsorizzate abortissero, anche se non è chiaro se semplicemente per continuare a sfruttarne le prestazioni o per ottenerne anche i benefici corporei del doping feticida.   Diciamo pure che la strage olimpica occulta dei bambini delle atlete non potrebbe essere l’unico accento di morte da aspettarsi a Giochi di Parigi. Come noto, Macron ha fatto capire di temere per l’incolumità della sua Olimpiade, arrivando a chiedere, anche grottescamente, una «tregua» dei conflitti in corso – lui che, contro l’opinione degli omologhi europei e dello stesso popolo francese, paventa truppe NATO in Ucraina, e che secondo alcuno già sarebbero state spedite ad Odessa.   Abbiamo visto, nel frattempo, come qualcuno degli organizzatori olimpici si stia lamentando del fatto che per il nuoto la Senna sembra non andare bene: è stata rilevato troppo Escherichia Coli, cioè troppa materia fecale. Parigi è baciata da un fiume escrementizio, e vuole che gli atleti di tutto il globo vi si tuffino.   Questa immagine, del fiume di cacca in cui obbligano la gente ad immergersi, racconta bene il senso occulto dell’Olimpiade.   Tuffatevi anche voi nell’acqua marrone: dietro l’Olimpiade non c’è solo l’afflato neopagano e massonico (con le logge che da sempre rivendicano la consonanza con i principi olimpici), potrebbe esserci un’ondata di morte vera e propria.   Giochi di morte: lo Stato moderno pare volerceli infliggere a tutti i costi.   Roberto Dal Bosco

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Spirito

I funerali di mons. Huonder

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Secondo il suo desiderio, espresso più volte, mons. Vitus Huonder è stato sepolto nel seminario di Ecône, «vicino al vescovo che ha tanto sofferto per la Chiesa», ha detto. La messa funebre pontificia è stata celebrata nella chiesa del seminario da mons. Bernard Fellay. Successivamente nella cripta del seminario furono deposte le spoglie del vescovo emerito di Coira.

 

Un lungo corteo ha accompagnato il feretro del vescovo Huonder dalla cripta alla chiesa dove è stato celebrato il pontificale, dove è stata vegliata tutta la notte dopo il canto dell’Ufficio dei Morti. Il corteo lo accompagnerà poi alla tomba dove furono resi gli ultimi onori al vescovo Huonder e dove troverà la sua ultima dimora.

 

Erano presenti, infatti, 150 sacerdoti e seminaristi, una trentina di suore e circa 900 fedeli tra cui i 150 studenti della scuola Wangs, dove mons. Huonder ha concluso santamente e felicemente i suoi giorni.

 

 

 

Articolo previamente apparso su FSSPX.news.

 

Immagini da FSSPX.news

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