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Amnesty International accusa l’Ucraina di mettere a rischio i civili

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Per la prima volta, un’organizzazione internazionale per i diritti umani ha confermato che l’esercito ucraino sta effettivamente mettendo a rischio i civili, un’accusa che i russi portano avanti da molti mesi.

 

«Le forze ucraine hanno messo in pericolo i civili stabilendo basi e facendo funzionare sistemi d’arma in aree residenziali popolate, comprese scuole e ospedali», ha scritto Amnesty International in un rapporto appena pubblicato.

 

«Tali tattiche violano il diritto umanitario internazionale e mettono in pericolo i civili, poiché trasformano oggetti civili in obiettivi militari. I conseguenti attacchi russi nelle aree popolate hanno ucciso civili e distrutto infrastrutture civili».

 

«Abbiamo documentato un modello in cui le forze ucraine mettono a rischio i civili e violano le leggi di guerra quando operano in aree popolate», ha affermato Agnès Callamard, segretario generale di Amnesty International.

 

«Essere in una posizione difensiva non esenta l’esercito ucraino dal rispetto del diritto umanitario internazionale».

 

Durante le loro indagini, i ricercatori di Amnesty «hanno trovato prove di forze ucraine che hanno lanciato attacchi dall’interno di aree residenziali popolate e si sono stabilite in edifici civili in 19 città e villaggi delle regioni», afferma il rapporto.

 

«Il Crisis Evidence Lab dell’organizzazione ha analizzato le immagini satellitari per corroborare ulteriormente alcuni di questi incidenti. La maggior parte delle aree residenziali in cui si trovavano i soldati erano a chilometri di distanza dalle linee del fronte. Erano disponibili alternative praticabili che non mettessero in pericolo i civili, come basi militari o aree densamente boscose nelle vicinanze o altre strutture più lontane dalle aree residenziali».

 

«Nei casi documentati, Amnesty International non è a conoscenza del fatto che l’esercito ucraino che si trova in strutture civili in aree residenziali abbia chiesto o aiutato i civili a evacuare gli edifici vicini, non avendo preso tutte le precauzioni possibili per proteggere i civili» scrive la nota ONG.

 

«I sopravvissuti e i testimoni degli attacchi russi nelle regioni del Donbass, Kharkiv e Mykolaiv hanno detto ai ricercatori di Amnesty International che l’esercito ucraino aveva operato vicino alle loro case durante il periodo degli attacchi, esponendo le aree al fuoco di rappresaglia delle forze russe. I ricercatori di Amnesty International hanno assistito a tale condotta in numerose località».

 

Si tratta di una novità sorprendente: ad oggi, Amnesty era stata completamente coerente con la linea ufficiale NATO, cioè del russocattivo aggressore che viola la sovranità dell’Ucraina commettendo, stradafacendo, gravi violazioni dei diritti umani. A questa narrativa, tuttavia, il rapporto rende omaggio scrivendo che «in alcune altre località in cui Amnesty International ha concluso che la Russia aveva commesso crimini di guerra, anche in alcune aree della città di Kharkiv, l’organizzazione non ha trovato prove di forze ucraine situate nelle aree civili illegalmente prese di mira dall’esercito russo».

 

L’uso di strutture civili usate come scudi da parte delle forze ucraine era visibile, incredibilmente, in un servizio del programma di RAI 3 Report, che tuttavia non sembrava sconvolto dal vedere i carrarmati ucraini nascosti tra i condomini dei civili.  «Stiamo camminando in una zona piena di palazzi bombardati dai russi – diceva l’inviato RAI – e qui come vedete l’esercito ucraino ha piazzato i carrarmati sia perché i russi sono vicini, sia perché in questo quadrato si possono nascondere bene».

 

Potete vederlo al minuto 2:41. Tuttavia, già a inizio servizio, i tank piazzati vicino agli appartamenti erano già pienamente visibili.

 

 

Il tema dell’utilizzo di «scudi umani» da parte ucraina era stato a lungo considerato propaganda del Cremlino, tuttavia quattro settimana fa l’ONU aveva ammesso la questione.

 

Storie di scuole ed ospedali colpiti si erano rincorsi, per esempio a Mariupol’. I video del reporter Patrick Lancaster mostravano che essi erano esattamente utilizzate come basi dai miliziani di Kiev, cosa ribadita in varie interviste che l’americano ha fatto alla popolazione locale.

 

Come riportato da Renovatio 21, Google ha iniziato a demonetizzare attivamente i siti che non si allineavano con la narrativa ucraina riguardo a queste storie; Facebook invece ha consentito agli utenti ucraini di inneggiare al battaglione neonazista Azov, accusato poi, tra le altre cose, dell’uso di scudi umani.

 

Non è possibile pensare che la presenza di centinaia, forse migliaia di civili portati nel bunker di Azovstal avesse altra funzione che quella di scudo umano.

 

Lancaster ha mostrato varie volte scuole e asili delle zone filorusse colpiti dall’artiglieria ucraina, ma questo non trova alcuna eco nella stampa occidentale, nemmeno quando è chiaro che, non essendovi altri obbiettivi nella zona, si volesse colpire proprio le strutture per i bambini…

 

 

 

 

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F-16 ucraino abbattuto dal fuoco amico

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L’Ucraina potrebbe aver abbattuto accidentalmente uno dei suoi caccia F-16 a causa della decisione dell’amministrazione Biden di trattenere tecnologie di coordinamento fondamentali. Lo riporta il Wall Street Journal.

 

L’incidente di fine agosto ha ucciso il pilota ucraino Aleksey Mes, 30 anni, che era appena tornato dall’addestramento in Danimarca. Lo Stato maggiore delle Forze armate ucraine ha dichiarato all’epoca che un caccia F-16 si era schiantato mentre respingeva un attacco missilistico russo. Mosca non ha rilasciato dichiarazioni sull’incidente. È in corso un’indagine.

 

Secondo la giornalista Jillian Kay Melchior, che cita un parlamentare ucraino e altre fonti, che hanno parlato a condizione di mantenere l’anonimato, è probabile che l’incidente sia stato causato da fuoco amico e che abbia coinvolto il sistema di difesa aerea Patriot fornito dall’occidente ucraino.

 

L’accusa è stata avanzata per la prima volta dalla parlamentare ucraina Maryana Bezuglaya pochi giorni dopo l’incidente. Melchior ha citato una fonte con conoscenza diretta delle indagini, la quale ha affermato che le prove fisiche sul luogo dell’incidente suggerivano che il jet fosse stato abbattuto da un missile.

 

Secondo Melchior, l’amministrazione Biden ha trattenuto la rete tattica Link 16, una tecnologia chiave che aiuta i sistemi di difesa aerea a terra a distinguere tra aerei amici e nemici. Link 16 fornisce consapevolezza della situazione in tempo reale collegando tutti i membri della rete, inclusi aerei, unità di terra e difesa aerea.

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Né gli F-16 né i sistemi Patriot dell’Ucraina erano equipaggiati con Link 16 quando i jet arrivarono in Ucraina a metà del 2024, si legge nell’articolo.

 

«Link 16 è uno strumento così essenziale e delicato che gli Stati Uniti potrebbero essere stati riluttanti a fornirlo, in linea con l’abbondanza di cautela che ha caratterizzato la politica ucraina dell’amministrazione Biden».

 

Sebbene gli Stati Uniti siano stati uno dei maggiori sostenitori militari dell’Ucraina, la consegna di armamenti avanzati è stata spesso ritardata a causa delle preoccupazioni circa l’escalation del conflitto con la Russia. Washington inizialmente ha esitato a fornire missili a lungo raggio, sistemi di difesa aerea avanzati e jet da combattimento, solo per approvarne il trasferimento dopo mesi di dibattito.

 

Gli F-16 consegnati a Kiev da Danimarca e Paesi Bassi, erano visti come un potenziale punto di svolta. Tuttavia, la loro efficacia è stata limitata da sistemi radar obsoleti e dall’assenza del Link 16. L’Ucraina ha ricevuto finora meno di 20 F-16 e l’incidente di agosto è stata la prima perdita segnalata di uno degli aerei.

 

Diversi membri europei della NATO, tra cui l’Olanda, hanno consegnato un «piccolo numero» di caccia di fabbricazione statunitense all’Ucraina a luglio. Pubblicizzati da Kiev come un punto di svolta nella sfida alla superiorità aerea russa, avvistati pubblicamente sopra i cieli di Odessa, gli aerei hanno finito per non essere mai utilizzati in combattimenti aria-aria.

 

Pare che un certo numero di F-16 siano stati utilizzati per difendersi dai missili russi in arrivo ad agosto, ma uno dei caccia è andato perduto. Un parlamentare ucraino ha poi rivelato che era stato abbattuto da una batteria di difesa aerea Patriot, anch’essa donata dalla NATO.

 

Come riportato da Renovatio 21, due mesi fa i russi avevano fatto circolare la notizia secondo cui le forze di Mosca avevano abbattuto un F-16 di Kiev.

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Un F-16 l’anno passato è stato umiliato da un caccia russo Su-35 che lo ha spinto lontano da un bombardiere nucleare al largo dell’Alaska. Scene da Top Gun, ma con i russi al posto del Tom Cruise. Gli americani hanno protestato per la «mancanza di professionalità» del pilota russo.

 


A marzo Vladimir Putin aveva detto che la Russia distruggerà gli aerei da combattimento F-16 di fabbricazione statunitense che alla fine arriveranno in Ucraina, proprio come ha fatto con altri equipaggiamenti occidentali.

 

L’anno scorso Robert F. Kennedy jr. ha definito gli F-16 all’ucraina «un disastro per l’umanità».

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Immagine di Airwolfhound via Flickr pubblicata su licenza CC BY-SA 2.0

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Il capo del Pentagono afferma che vorrebbe più truppe USA in Polonia

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Il neosegretario alla Difesa degli Stati Uniti Pete Hegseth ha affermato che accoglierebbe personalmente con favore la presenza di più truppe americane in Polonia, poiché la forma finale dei confini dell’Ucraina è ancora incerta, definendo Varsavia un alleato NATO «modello».   Il capo del Pentagono ha rilasciato queste dichiarazioni venerdì durante una conferenza stampa congiunta nella capitale polacca con il suo omologo Wladyslaw Kosiniak-Kamysz. La Polonia è stata l’ultima tappa di Hegseth in un tour europeo di questa settimana che ha incluso visite al quartier generale del Comando europeo degli Stati Uniti a Stoccarda, in Germania, e al quartier generale della NATO a Bruxelles.   Lo Hegseth ha ribadito le sue precedenti dichiarazioni secondo cui il ritorno dell’Ucraina ai confini precedenti al 2014 e l’adesione alla NATO sono entrambi «improbabili» e che le truppe americane non saranno di stanza in Ucraina.   «Quindi, resta da vedere come saranno alla fine questi confini», ha affermato lo Hegseth, difendendo gli sforzi del presidente degli Stati Uniti Donald Trump per avviare negoziati con Mosca.   Mercoledì, Trump ha sorpreso gli alleati europei tenendo una lunga chiamata con il presidente russo Vladimir Putin, la loro prima conversazione annunciata pubblicamente dal ritorno di Trump al potere. Hanno discusso possibili passi verso la fine del conflitto in Ucraina. Il presidente statunitense ha poi parlato con Volodymyr Zelens’kyj, che ha affermato che Kiev è pronta a proseguire i colloqui di pace con la Russia.   Trump ha appoggiato le dichiarazioni del suo capo del Pentagono, secondo cui Kiev deve accettare la realtà: il ritorno ai confini precedenti al 2014 non è fattibile, mentre l’adesione dell’Ucraina alla NATO è fuori discussione.   Alla conferenza stampa di Varsavia, Hegseth ha elogiato la Polonia, grande sostenitrice di Kiev, per il suo impegno nella spesa per la difesa.   «L’invito che riceviamo qui, se non altro, mi farebbe desiderare di inviare più truppe in Polonia: questa non è una dichiarazione politica, è solo ciò che penso», ha detto il segretario Hegseth ai giornalisti.   Gli Stati Uniti avrebbero oltre 8.000 soldati di stanza in Polonia, la maggior parte dei quali sono schierati a rotazione. Una presenza permanente dell’esercito statunitense è stata istituita a Poznan nel 2023. Lo Hegseth ha inoltre ribadito la richiesta di Washington che gli alleati europei della NATO si facciano carico di una parte maggiore dell’onere finanziario per la propria sicurezza.   Il segretario ha affermato che lui e Trump ritengono importanti le truppe americane in Europa, ma ha avvertito che gli alleati europei non devono dare per scontato che rimarranno per sempre.   «Quello che accadrà tra cinque, dieci, quindici anni fa parte di una discussione più ampia che riflette il livello di minaccia…» ha spiegato il capo del Pentagono.   Come riportato da Renovatio 21,

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Intelligence

L’esercito cinese sta trasformando l’AI open source di Facebook in un’arma

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Il modello open source Llama di Meta sarebbe utilizzato dall’esercito cinese. Lo ha riportato l’agenzia Reuters lo scorso giugno.

 

Secondo quanto riportato, lo strumento di Intelligenza Artificiale incentrato sull’ambito militare denominato «ChatBIT» sarebbe stato in fase di sviluppo per raccogliere informazioni di intelligence e fornirle per il processo decisionale operativo, come illustrato nel documento accademico pubblicato da Reuters.

 

L’allora presidente degli affari globali di Meta, Nick Clegg, aveva pubblicato un post sul blog dopo il rapporto di Reuters, sostenendo che l’azienda sta lavorando per rendere Llama «disponibile alle agenzie governative statunitensi e ai contractor che lavorano su applicazioni per la sicurezza nazionale».

 

Il post del blog tentava di toccare le corde più profonde dei leader tecnologici americani, con Clegg a sostenere che modelli di intelligenza artificiale come Llama «non solo supporteranno la prosperità e la sicurezza degli Stati Uniti, ma aiuteranno anche a stabilire standard open source statunitensi nella corsa globale per la leadership dell’Intelligenza Artificiale».

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Tuttavia tale tempismo è parso sospetto, come nota Gizmodo. Cos’altro potrebbe spiegare l’attrattiva sdolcinata che esercita sugli americani oggi, mentre l’Esercito Popolare di Liberazione (ELP) stava utilizzando la sua IA prima ancora che il governo degli Stati Uniti prendesse in considerazione di fare lo stesso?

 

Come sottolinea sempre Reuters, il post sul blog di Meta viola anche la politica di utilizzo accettabile dell’azienda, che proibisce «attività militari, belliche, industrie o applicazioni nucleari, spionaggio». Poiché l’IA è completamente open source, queste disposizioni sono del tutto inefficaci e inapplicabili, e servono principalmente a Meta per coprire le proprie tracce.

 

Il Cleggo sosteneva che, rendendo open source i modelli di Intelligenza Artificiale, gli Stati Uniti potrebbero competere meglio con altre nazioni, «tra cui la Cina», che stava «correndo per sviluppare i propri modelli open source» e «investendo molto per superare gli Stati Uniti».

 

«Riteniamo che sia nell’interesse sia dell’America sia del mondo democratico in generale che i modelli open source americani eccellano e abbiano successo rispetto ai modelli cinesi e di altri Paesi», ha scritto l’ex vice primo ministro britannico.

 

«Resta da vedere se questo tipo di ragionamento soddisferà i funzionari del Pentagono. Il barcamenarsi di Meta è sintomatico di un enorme punto cieco della sicurezza nazionale» commenta il sito Futurism.

 

La vecchia amministrazione Biden aveva annunciato che stava ultimando le regole per limitare gli investimenti statunitensi nell’Intelligenza Artificiale in Cina che potrebbero minacciare la sicurezza nazionale degli Stati Uniti, ma dato l’approccio veloce e sbrigativo di Meta, queste regole sono sembrate troppo poche e troppo tardive.

 

Meta, d’altro canto, ritiene che la sua Intelligenza Artificiale sia troppo debole per fare qualche differenza per la Cina, scriveva Futurism. Di nostro notiamo la riverenza con cui Mark Zuckerberg, che ha imparato il mandarino, tratta il governo cinese, facendosi vedere con la biografia Xi Jinping sulla scrivania.

 

«Nella competizione globale sull’Intelligenza Artificiale, il presunto ruolo di una versione unica e obsoleta del modello open source americano è irrilevante quando sappiamo che la Cina sta già investendo più di mille miliardi di dollari per superare gli Stati Uniti nell’Intelligenza Artificiale», aveva dichiarato un portavoce alla Reuters.

 

Da quando era emersa la notizia l’anno scorso, tuttavia il mondo è già cambiato: l’arrivo dell’IA cinese Deepseek, in grado di funzionare senza l’uso di costosi e sofisticati nuovi microprocessori, ha sconvolto il settore, creato contraccolpi in borsa per titoli come NVIDIA nonché ridefinito la corsa mondiale all’AI.

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