Animali
Orche, l’oscena moda di mettersi un salmone morto in testa
Gli scienziati hanno riportato il ritorno di una rivoltante usanza cosmetica presso la popolazione delle orche assassine: i malvagi cetacei avrebbero reiniziato a farsi vedere con un salmone in morto sulla testa.
Il fenomeno è stato notato a fine 2024, ma era stato già notato dagli scienziati 37 anni prima, spingendo taluni ricercatori a ipotizzare che si tratti di una e propria «moda», scrive IFLScience. Le orche, che passano pure per essere animali «intelligenti» come i loro parenti delfini (che tuttavia non disdegnano di divorare, anche teatralmente), sono note per la capacità di produrre atteggiamenti sociali condivisi, come quello recente, criminale e rivelatore, di attaccare le imbarcazioni a vela nei pressi dello stretto di Gibilterra, strappandone poi via il timone.
«Popolazioni diverse presentano spesso distinte specializzazioni alimentari che vengono mantenute dalla trasmissione culturale, e questi “ecotipi’ presentano tipicamente una varietà di tradizioni comportamentali persistenti legate alla loro divergenza nel foraggiamento», spiega un rapporto della International Whaling Commision (IWC) sulla recente tendenza al comportamento teppista delle killer whales.
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«Alcune popolazioni possono anche sviluppare “mode” comportamentali insolite e temporanee e altre idiosincrasie che non sembrano avere un chiaro scopo adattativo. La comprensione delle recenti interazioni con le imbarcazioni delle orche iberiche potrebbe trarre beneficio dall’esame di queste tradizioni effimere in altre popolazioni di orche ben studiate».
E quindi, saremmo in presenza ad una specie che, come gli adolescenti ebeti e un’altra larga parte della popolazione umana, è prona alle mode, anche alle più oscene e grottesche.
Ecco quindi la moda del cappello necrosalmonato, ipotizzata per la prima volta nel 1987: nella zona del Puget Sound, nel Pacifico nord-orientale, un’orca femmina del branco K iniziò a portare in giro un salmone morto sul naso. Nel giro di cinque o sei settimane, il comportamento si diffuse e, alla fine, le orche del suo branco e di altri due branchi indossavano cappelli di salmone morto.
Poi, all’improvviso – come è successo per i paninari, i metallari, i punk, i gabber, i sorcini, gli emo, i grillini, i mods, i dark – la moda è finita. A parte un paio di occasioni l’estate successiva – non differentemente quelli che circolano con il giaccone con il cappuccio col pelo, gli anfibi Doctor Martens, il Barbour (à la Steve Bannon), gli Ugg – la orrenda tendenza non si era più vista nella scena orcina. Almeno, fino a quando non è ricomparsa di recente.
Delle orche appartenenti al gruppo detto «branco J» («J-pod») sono state avvistate nel Puget Sound, sulla costa nord-occidentale dello stato americano di Washington, nel mese di ottobre.
«Le osservazioni indicano che è probabile che abbiano trovato molti salmoni durante la loro permanenza e questo potrebbe spiegare perché sono rimasti nell’entroterra così a lungo», riporta la rete di avvistamento delle balene, aggiungendo: «guardate questa foto di J27 Blackberry che sfoggia un cappello salmone».
Sul perché di questa disgustosa moda cetacea gli scienziati brancolano nel buio. Un’ipotesi, evidenziata da New Scientist, è che stiano semplicemente usando la testa come spazio di riserva, conservando il salmone in eccesso pescato durante l’abbondanza per un consumo successivo. Forse non si tratta tanto di una tendenza a catturare il salmone, quanto piuttosto di un modo per usare la testa come porta pranzo.
C’est-à-dire, in mancanza di zaini, perché non hanno né braccia né schiena (e ci sarà un perché), le orche assassine dunque si piazzano sulla fronte la merenda. Non siamo molto convinti. Sappiamo che ricercatori e giornalisti fanno di tutto per romantizzare questa specie maledetta: dire che le orche assassine sono schiave di una moda oscena ed assassine per l’establishment cetaceofilo – fatto di illusioni disneyane e parchi a tema con istruttori morti e volgarità varie – è impossibile.
Tuttavia tra le pubblicazioni scientifiche cominciano ad annotare i comportamenti culturali mostruosi delle creature, ad esempio quelli osservati nelle orche del Salish Sea rientrano le molestie nei confronti delle focene e talvolta la loro uccisione.
«Non mangiano le focene», ha detto ad Atlas Obscura Deborah Giles, direttrice scientifica e di ricerca presso l’ente Wild Orca, «si limitano a giocarci fino alla morte».
«Le orche hanno delle mode che vanno e vengono, e spesso sono più diffuse in determinate fasce di sesso e di età nella popolazione. Poi, col tempo, tendono a scomparire», ha detto a Discover Jared Towers, direttore di Bay Cetology. «Spero proprio che questo sia ciò che accade con questo comportamento. Ma è in corso da qualche anno ormai. Quindi, non sappiamo bene cosa aspettarci».
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Mode aggressive che disturbano anche la sfera umana: «al largo della costa occidentale degli Stati Uniti, sono state viste orche giovani giocare con l’attrezzatura da pesca, spostare nasse per granchi e gamberi e avvolgersi in lenze, forse per gioco» scrive IFLScience.
Renovatio 21 in realtà da anni riporta con tanta dovizia di particolari ben altri comportamenti terrificanti, come gli attacchi agli esseri umani, il consumo cannibalistico ed esibizionista di delfini, il sadismo verso gli squali a benefizio delle fotocamere degli scienziati, l’inondazione di turisti dei parchi acquatici con diaree prodotte con tattica e sardonica crudeltà.
Renovatio 21 garantisce il suo lettore di continuare nella lotta per un oceano libero dal bullismo cetaceo, un mondo blu dove orche, delfini, balenotteri siano castigati e rimessi al loro posto – o denunciati e trascinati in tribunale, come potrebbe a breve prevedere la legge neozelandese auspicata dal re Maori Wherowhero VII che ha chiesto di dare personalità giuridica alle balene, e non è chiaro se minaccia di fare una inguardabile danza Haka performata alla Camera di Wellingtone per ottenere questo e magari i soliti privilegi assistenzialistici.
Le chiamano orche assassine, ma è ormai ovvio che l’apposizione è errata. Sono orche bastarde, orche infami, orche bagasce.
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Immagine di pubblico dominio CC0 via Wikimedia
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Londra vieterà la bollitura di aragoste e granchi vivi
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Lo strumento per capire quando i lupi attaccano l’uomo: ecco la scala di Geist
Valerius Geist (1938-2021) fu un etologo canadese, professore all’Università di Calgary, famoso per i suoi studi sul comportamento dei grandi mammiferi nordamericani, e in particolare i lupi.
Il suo lavoro è di grande attualità in questo momento ed in particolare per la cosiddetta «Scala di Geist». La scala è metodo, una sorta di vero e proprio metro, per determinare quando e come i lupi, in assenza di ostacoli e di dissuasioni, arrivino progressivamente a perdere il timore dell’uomo e ad attaccarlo e predarlo attivamente.
Tale progressione si articola in sette tappe e sebbene prenda in considerazione il contesto canadese
1) All’interno del territorio dei branchi di lupi le prede scarseggiano non solo a causa di aumento della predazione, ma anche dall’emigrazione in massa delle prede spaventate, portando a una virtuale assenza di prede. I lupi frequentano sempre di più le discariche di rifiuti di notte.
2) I lupi in cerca di cibo cominciarono ad avvicinarsi alle abitazioni umane di notte. La loro presenza è spesso annunciata da frequenti e forti latrati di cani da cortile. A volte cani da pastore affrontano i lupi, con conseguenti lunghi duelli notturni. I lupi vengono sentiti ululare anche durante il giorno.
3) I lupi appaiono alla luce del giorno e ad una certa distanza osservano le persone che fanno le loro faccende quotidiane. Si avvicinano agli edifici durante il giorno.
4) Il bestiame di piccola taglia e gli animali domestici vengono attaccati anche vicino agli edifici durante il giorno. I lupi agiscono decisamente con più audacia nelle loro azioni. Le persone con i cani si ritrovano a difendere i loro cani da un lupo o diversi lupi. Tali attacchi sono ancora attacchi titubanti e le persone riescono a salvare alcuni cani. In questa fase i lupi non si concentrano sugli umani, ma attaccano animali domestici e alcuni capi di bestiame con determinazione. Tuttavia, possono minacciar e gli esseri umani con i denti scoperti e ringhiando quando questi difendono i loro cani da difesa o vicino a una cagnolina in calore, o vicino a una carcassa di un animale ucciso sulla strada. I lupi stanno ancora delimitando il loro nuovo territorio.
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5) I lupi attaccano il bestiame di grandi dimensioni, con conseguenze di code tagliate, orecchie e garretti morsicati. Vengono ritrovati i primi bovini gravemente feriti; tendono ad avere severe lesioni alle mammelle, all’inguine e agli organi sessuali e devono essere soppressi. Le azioni dei lupi diventano più sfacciate e bovini o cavalli possono essere uccisi vicino a case e fienili dove il bestiame o i cavalli stavano cercando di trovare rifugio. I lupi possono seguire gli equini e circondarli. Sono in grado di salire sulle verande e guardare dentro le finestre.
6) I lupi rivolgono la loro attenzione alle persone e incominciano ad avvicinarsi, inizialmente semplicemente esaminandole da vicino per diversi minuti di fila. Questo è un passaggio dallo stabilire il territorio al prendere di mira le persone come prede. I lupi possono compiere attacchi esitanti, quasi giocosi, mordendo e strappando i vestiti, pizzicando gli arti e il busto. Si ritirano quando vengono affrontati. Difendono le loro prede muovendosi verso le persone e ringhiando e abbaiando contro di loro da 10-20 passi di distanza.
7) I lupi attaccano le persone. Questi attacchi iniziali sono goffi, perché i lupi non hanno ancora imparato ad abbattere efficacemente la nuova preda. Le persone attaccate possono spesso scappare a causa della goffaggine degli attacchi. Un uomo preparato fisicamente e coraggioso può respingere o strangolare un lupo che attacca. Tuttavia, contro un branco di lupi non c’è difesa e anche due uomini capaci e armati possono essere uccisi. I lupi, come cacciatori in branco, sono dei predatori esperti che possono uccidere cinghiali ed orsi. I lupi ora attaccano e predano attivamente l’uomo.
La scala di Geist è un modello e pertanto va interpretata sulla base della situazione esistente nei diversi Paesi ma costituisce un ausilio efficace per determinare a che punto ci troviamo.
In Italia, la situazione è affatto peculiare in quanto i lupi, protettissimi e coccolati da associazioni ambientaliste e da leggi ad hoc, come se fossero animali indifesi e in via d’estinzione, hanno proliferato fino a divenire presenza invasiva e infestante in ogni parte della penisola.
Le succitate leggi e una propaganda che dipinge il lupo come animale schivo e timoroso dell’uomo hanno contribuito ad abbassare il livello di allerta di amministrazioni locali e gente comune e ora ci troviamo di fronte ad un escalation di attacchi agli animali e alle persone che ci conducono ad affermare che ci troviamo all’inizio della fase 7 della scala di Geist.
I lupi hanno iniziato ad attaccare l’uomo in Italia. Ancora non ci è «scappato il morto» ma è solo questione di tempo. È altresì noto che l’inazione, l’arrendevolezza portano queste belve ad abbandonare ogni sorta di remora e di timore nei confronti degli uomini.
Il «lupo cattivo», sì, solo una storia per bambini, ci hanno fatto credere fin dall’infanzia..e invece no, i lupi hanno predato l’uomo fino almeno alla fine del XIX secolo come testimonianze e resoconti storici tramandano. Poi misure drastiche adottate da comunità e istituzioni, hanno messo fine al problema, ecco perché il lupo per almeno un centinaio di anni ha temuto l’uomo e lo ha evitato attivamente, contribuendo così a creare la leggenda del lupo timido e pauroso.
Ora la situazione è cambiata. Le belve sono più attive e potenzialmente pericolose di quando scorrazzavano per un’Europa ricoperta di boschi. Ora hanno la pellaccia lisciata da leggi compiacenti e draconiane con chi non le rispetta oltre che dai lai beoti di ambientalisti tanto incoscienti quanto in malafede.
Anarco-tirannia lupina – oltre che migratoria – in piena regola e noi, i nostri cari e specialmente i nostri bambini siamo le vittime designate.
Siamo disposti ad accettarlo?
Victor García
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Lupi investiti da auto in tutta Italia. Quanti esemplari circolano davvero nella penisola?
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