Persecuzioni
India, cristiani privati del diritto alla sepoltura, costretti a convertirsi all’induismo
Renovatio 21 pubblica questo articolo su gentile concessione di AsiaNews. Le opinioni degli articoli pubblicati non coincidono necessariamente con quelle di Renovatio 21.
A Siunaguda, nello Stato dell’Orissa, una famiglia cristiana si è vista negare il diritto di seppellire un proprio caro finché non avesse accettato di riconvertirlo all’induismo. L’episodio, che rientra in un più ampio contesto di discriminazione religiosa, ha sollevato preoccupazione tra attivisti e leader religiosi, che denunciano una crescente pressione sulle minoranze cristiane negli Stati tribali in India.
Ad alcuni cristiani dello Stato indiano orientale dell’Orissa è stato negato il diritto di seppellire i propri cari finché non si fossero convertiti all’induismo. L’episodio più recente risale al 3 marzo, quando a Siunaguda, un villaggio a 20 km da Umerkote, nel distretto di Nabarangpur, la famiglia di un uomo di 70 anni si è vista rifiutare il permesso di sepoltura.
«Come si legge nel preambolo della Costituzione indiana, l’India è una repubblica sovrana, socialista, laica e democratica che garantisce giustizia, libertà, uguaglianza e fraternità. Il diritto alla libertà di religione è garantito dagli articoli 25-28, che comprendono la libertà di professare, praticare e propagare la religione», ha affermato Turpu Santa, il figlio maggiore dell’uomo deceduto. «Per cui abbiamo tutti i diritti, in quanto cittadini indiani, di seppellire i nostri cari nella nostra terra», ha aggiunto.
«E invece non ci è permesso nemmeno di seppellire il nostro caro padre nella nostra terra in quanto cristiani», ha denunciato Turpu Santa, in seguito alla richiesta, da parte degli abitanti del villaggio di convertirsi all’induismo. Siunaguda è un villaggio a maggioranza indù in cui solo tre famiglie sono cristiane. «Abbiamo accettato l’induismo per paura», ha aggiunto il figlio maggiore, spiegando che il padre aveva abbracciato il cristianesimo cinque anni prima, ma è stato costretto a una riconversione postuma all’induismo.
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Ajay Suna, missionario della Blessings Youth Mission (BYM) a Siunaguda, ha espresso solidarietà alla famiglia in lutto.
L’episodio si inserisce in un quadro più ampio di discriminazioni nei confronti delle minoranze religiose. «A causa di alcune persone irrispettose, insensibili e prive di empatia, l’India, nota per la sua tolleranza, il rispetto, l’ospitalità, la pace, la fraternità e la fratellanza, perde la sua immagine di Paese laico», ha sottolineato Benjamin Upasi, responsabile di Brothers In Assembly a Umerkote.
Secondo Ajaya Singh, sacerdote cattolico e attivista per i diritti umani, la negazione della sepoltura è una grave violazione dei diritti fondamentali: «si tratta di una violazione costituzionale dei diritti umani e di una mancanza di rispetto per la dignità della persona anche dopo la morte».
Singh ha ricordato che la recente sentenza della Corte Suprema indiana, che ha vietato la sepoltura di un cristiano nel proprio terreno in Chhattisgarh, sta diventando un pretesto per ulteriori atti discriminatori: «la negazione della sepoltura dei morti ha aperto il vaso di Pandora; un alibi per i fanatici per intimidire i cristiani e indurli ad abbandonare con la forza la fede cristiana. Questo non è in linea con la nostra fede secolare e con il nostro tessuto sociale».
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Immagine da YouTube; modificata
Persecuzioni
La Turchia espelle i cristiani perché minacciano la sicurezza nazionale
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Persecuzioni
Ultras rumeni espongono lo striscione «Difendiamo i cristiani nigeriani» durante le qualificazioni ai Mondiali
In un gesto significativo per attirare l’attenzione globale sulla persecuzione dei cristiani in Nigeria, i tifosi della nazionale di calcio rumena hanno esposto un grande striscione con la scritta «DIFENDETE I CRISTIANI NIGERIANI» durante una partita di qualificazione alla Coppa del Mondo a Bucarest.
Questa dimostrazione di solidarietà si inserisce nel contesto dei continui e brutali attacchi, spesso mortali, compiuti da gruppi terroristici islamici contro le comunità cristiane nel Paese africano.
‘Defend Nigerian Christians’
Fans of the Romanian national football team unfurled a banner before their Worlld Cup Qualifier pic.twitter.com/asTnmvuV1l
— Catholic Arena (@CatholicArena) October 15, 2025
La persecuzione anticristiana in Nigeria si è aggravata dopo il 1999, quando 12 stati del Nord hanno adottato la sharia. L’ascesa di Boko Haram nel 2009 ha segnato un’ulteriore escalation, con il gruppo noto per il rapimento di centinaia di studentesse nel 2014, di cui 87 risultano ancora disperse.
Recentemente, attacchi nel Paese hanno incluso rapimenti e omicidi di sacerdoti e seminaristi cattolici. A luglio, la diocesi di Auchi, nello Stato di Edo, ha riferito che uomini armati hanno attaccato il Seminario Minore dell’Immacolata Concezione, uccidendo una guardia e rapendo tre seminaristi.
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Come riportato da Renovatio 21, rapporto pubblicato quest’estate dalla Commissione statunitense per la libertà religiosa internazionale (USCIRF) ha evidenziato numerosi attacchi sponsorizzati dallo Stato contro i cristiani in Nigeria.
La situazione è deteriorata al punto che il rapporto 2025 della Lista Rossa di Global Christian Relief (GCR) ha indicato la Nigeria come uno dei luoghi più pericolosi per i cristiani. Nella primavera del 2023, la Società Internazionale per le Libertà Civili e lo Stato di Diritto ha riferito che oltre 50.000 persone sono state uccise nel Paese per la loro fede cristiana dal 2009.
Nel suo rapporto del 2025, l’USCIRF ha esortato il governo statunitense a designare la Nigeria come «paese di particolare preoccupazione», esprimendo delusione per la lentezza, e a volte apparente riluttanza, del governo nigeriano nel rispondere a questa violenza, creando un clima di impunità per gli aggressori.
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Immagine di TUBS via Wikimedia pubblicata su licenza Creative Commons Attribution-Share Alike 3.0 Unported; immagine modificata
Persecuzioni
Spagna, l’islamo-sinistra non riesce a imprigionare un prete
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