Persecuzioni
Turchia, cristiani nel mirino: 92enne ucciso per una disputa sui terreni
Renovatio 21 pubblica questo articolo su gentile concessione di AsiaNews. Le opinioni degli articoli pubblicati non coincidono necessariamente con quelle di Renovatio 21.
L’uomo, in compagnia della moglie, stava rientrando nella sua abitazione dopo aver visitato i vicini. L’omicidio avvenuto alle 11 di sera, l’anziano raggiunto da cinque proiettili è deceduto in ospedale. Per alcuni politici locali è in atto una campagna per «spaventare, intimidire e allontanare gli assiri».
Un anziano siriaco di 92 anni, Gavriye Akgüç, è stato ucciso in un attacco a colpi di arma da fuoco nel giardino della propria abitazione nel villaggio di Enhil, a Midyat, nella provincia sud-orientale turca di Mardin.
Fonti locali riferiscono che gli assalitori hanno sparato cinque proiettili verso l’uomo, trasportato d’urgenza in ospedale ma deceduto a causa delle gravi ferite riportate.
Per gli abitanti della zona vi è un elemento confessionale nel nuovo episodio che colpisce la minoranza cristiana, come afferma il rappresentante del Partito della sinistra verde (People’s Equality and Democracy Party, HEDEP) George Aslan: da tempo è in atto una campagna, spiega, che «cerca di spaventare, intimidire e allontanare gli assiri».
Interpellato da Bianet sui dettagli dell’incidente Veysi Parıltı, presidente dell’Associazione per i diritti umani (IHD) di Mardin, ha spiegato che Akgüç è stato ucciso il 6 novembre intorno alle 11 di sera, mentre rientrava dalla casa dei vicini con la moglie, quando è stato raggiunto all’improvviso da una selva di proiettili. La polizia ha sinora fermato 11 persone sospettate in relazione alla vicenda e assicurano di voler fare piena luce sulla vicenda.
Uno dei detenuti è il figlio di una guardia del villaggio.
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Yuhanna Aktaş, membro dell’IHD residente a Midyat, ha spiegato che Gavriye Akgüç e la moglie hanno vissuto a Istanbul negli ultimi 10 anni, ma nell’ultimo anno e mezzo hanno trascorso più tempo nel villaggio. Secondo alcune fonti Akgüç potrebbe essere stato ucciso per una disputa sui terreni usati da altre persone per diversi anni, soprattutto da che la comunità cristiana locale ha iniziato a rivendicare le proprietà in seguito alla registrazione dei terreni avviata nel 2006. Il tentativo di far valere i propri diritti avrebbe innescato tensioni e conflitti, e anche la vittima avrebbe avuto di recente dissapori e scontri verbali.
Secondo intimidazioni e migrazioni forzate delle minoranze, unite al sequestro delle loro proprietà, non sono eventi nuovi: fra il 1990 e il 2000, solo a Midyat, 52 cittadini siriaci sono stati uccisi e i loro assassini sono rimasti ignoti.
Gavriye Akgüç e la moglie erano l’ultima generazione che intendeva vivere nel villaggio, perché i loro figli vivevano già all’estero e non avevano alcun legame con il villaggio. L’opinione comune è che la vittima sia stata uccisa per potersi appropriare liberamente dei terreni contesi. Dopo l’autopsia il corpo verrà conservato nella cappella della chiesa, fino all’arrivo di figli e parenti per poi essere tumulato nel cimitero della famiglia a Istanbul.
Il deputato siriaco nel Parlamento turco George Ario ha condannato l’omicidio dell’anziano, indicando l’ipotesi di una uccisione orchestrata e volta a intimidire i siriaci che cercano di tornare nei loro villaggi. Ario ha anche si è poi appellato al governo turco, chiedendo di rivelare le identità degli autori.
George Aslan, esponente HEDEP, aggiunge che pur senza generalizzare vanno denunciati tentativi di «spaventare, intimidire e allontanare» i cristiani. Qualche giorno fa, un csiriaco del villaggio di Iwardo (Gülgöze) è stato «picchiato dalle guardie del villaggio».
In Turchia vi è libertà di culto, tuttavia negli ultimi 20 anni si sono registrati diversi casi di violazione alla pratica religiosa, cambi d’uso di quelle che un tempo erano basiliche cristiane (Santa Sofia e Chora) e fatti di sangue a sfondo confessionale.
In particolare le interferenze del governo nella scelta dei leader o l’assassinio di personalità di primo piano, fra cui don Andrea Santoro nel 2006 e mons. Luigi Padovese nel 2010.
Vi sono poi sequestri di chiese ed edifici, la controversa vicenda del pastore USA Andrew Brunson e la sparizione di una coppia cristiana, col successivo ritrovamento del cadavere della donna.
Nei mesi scorsi si sono inoltre verificati casi di scontri sui terreni, profanazione di cimiteri ed espropri dei luoghi di culto.
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Immagine di Kbr.arala via Wikimedia pubblicata su licenza Creative Commons Attribution-Share Alike 4.0 International
Persecuzioni
Continuano i massacri di cristiani in Nigeria
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Persecuzioni
Pakistan, conversioni forzate: tentato avvelenamento di un cristiano di 13 anni
Renovatio 21 pubblica questo articolo su gentile concessione di AsiaNews. Le opinioni degli articoli pubblicati non coincidono necessariamente con quelle di Renovatio 21.
Saim era uscito di casa per andare a tagliarsi i capelli, quando una guardia di sicurezza, che aveva notato addosso al ragazzo una collana con la croce, ha iniziato a chiedergli di recitare preghiere islamiche. Il giovane, dopo essersi rifiutato, è stato costretto a ingerire una sostanza nociva.
In Pakistan si è verificato l’ennesimo tentativo di conversione forzata nei confronti di un ragazzo cristiano di 13 anni, costretto a ingerire una sostanza tossica dopo essersi rifiutato di abbracciare l’Islam.
L’episodio è avvenuto nella città di Lahore il 13 aprile: Saim era uscito di casa per andare a tagliarsi i capelli, ma è stato fermato da una guardia di sicurezza musulmana che aveva notato che il ragazzo aveva al collo una croce.
La guardia, di nome Qadar Khan, ha strappato la collana e costretto Saim a recitare una preghiera islamica, ma il ragazzo si è rifiutato, dicendo di essere cristiano. L’uomo ha quindi costretto Saim a ingerire una sostanza tossica nel tentativo di avvelenarlo.
Sono stati i genitori del giovane a trovare il corpo del figlio senza conoscenza dopo diverse ore che Saim mancava da casa. Il padre, Liyaqat Randhava, si è rivolto alla polizia ma ha raccontato di aver ricevuto un trattamento iniquo.
Gli agenti hanno registrato la denuncia solo dopo diverse insistenze e una copia del documento non è stata rilasciata alla famiglia di Saim, che ha detto inoltre che diverse parti del racconto non sono state incluse nella denuncia (chiamata anche primo rapporto informativo o FIR).
Joseph Johnson, presidente di Voice for Justice, ha espresso profonda preoccupazione per i crescenti episodi di conversioni religiose forzate in Pakistan e ha condannato quanto successo a Saim, aggiungendo che la polizia sta mostrando estrema negligenza nel caso. «Evitando di includere i dettagli cruciali nel FIR, la polizia ha sottoposto Saim e la sua famiglia a ulteriori abusi», ha affermato Johnson, chiedendo l’intervento del governo per un’indagine.
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Immagine di Guilhem Vellut via Flickr pubblicata su licenza Creative Commons Attribution 2.0 Generic
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