Economia
Il fondo sovrano norvegese disinveste dalla grande compagnia di telecomunicazioni israeliana
Il fondo sovrano norvegese, il più grande al mondo con 1,8 trilioni di dollari di asset, ha appena venduto tutte le sue azioni nella principale compagnia di telecomunicazioni israeliana Bezeq. Lo riporta il sito The Cradle.
Il consiglio etico del fondo ha citato come motivo della sua azione la presenza fisica di Bezeq e la fornitura di servizi di telecomunicazione agli insediamenti israeliani illegali in Cisgiordania che, ha affermato, «sta aiutando a facilitare il mantenimento e l’espansione di questi insediamenti».
Così facendo, ha continuato il fondo, «la società sta essa stessa contribuendo alla violazione del diritto internazionale». Il fondo norvegese possiede l’1,5% delle azioni quotate al mondo in 8.700 società.
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A fine giugno, possedeva lo 0,76% delle azioni di Bezeq, per un valore di 22,8 milioni di dollari, in calo rispetto al 2,2% posseduto a gennaio.
Lo scorso maggio, la Norvegia ha riconosciuto ufficialmente la Palestina come stato indipendente, a cui Israele ha risposto revocando i permessi di otto diplomatici norvegesi che erano di stanza a Tel Aviv. Storicamente, la Norvegia ha difeso con forza l’esistenza di uno Stato palestinese.
Come riportato da Renovatio 21, la Norvegia farebbe parte di un gruppo di 9 Paesi guidato dalla Malesia che starebbe redigendo una risoluzione per espellere Israele dall’ONU. Gli altri coinvolti sarebbero Egitto, Guyana, Indonesia, Giordania, Norvegia, Qatar, Arabia Saudita e Slovenia.
La guerra non fa sempre male agli affari di Oslo. L’anno passato era emerso che la Norvegia ha registrato entrate record da petrolio e gas lo scorso anno dopo che il conflitto in Ucraina ha fatto lievitare i prezzi dell’energia.
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Economia
I mercati argentini salgono dopo la vittoria elettorale di Milei, che ringrazia il presidente Trump
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«Grazie, Presidente Trump, per la fiducia accordata al popolo argentino. Lei è un grande amico della Repubblica Argentina. Le nostre nazioni non avrebbero mai dovuto smettere di essere alleate. I nostri popoli vogliono vivere in libertà. Contate su di me per lottare per la civiltà occidentale, che è riuscita a far uscire dalla povertà oltre il 90% della popolazione mondiale».Gracias Presidente @realDonaldTrump por confiar en el pueblo argentino. Usted es un gran amigo de la República Argentina. Nuestras Naciones nunca debieron dejar de ser aliadas. Nuestros pueblos quieren vivir en libertad. Cuente conmigo para dar la batalla por la civilización… pic.twitter.com/G4APcYIA2i
— Javier Milei (@JMilei) October 27, 2025
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Economia
Il declino economico tedesco è «drammatico»: studio sul «rischio di condizioni italiane»
Il declino economico della Germania sta assumendo contorni «drammatici» dopo anni di crescita stagnante e tentativi falliti di invertire la tendenza, ha avvertito il direttore dell’istituto IFO di Monaco, uno dei principali centri di ricerca economica in Europa.
Un recente studio dell’istituto rivela che l’economia tedesca è ferma dal 2018. La spesa pubblica per pensioni, scuole e infrastrutture è aumentata del 25% dal 2015, mentre gli investimenti aziendali in macchinari e stabilimenti sono scesi sotto i livelli del 2015.
Clemens Fuest, presidente dell’IFO, ha dichiarato che la situazione economica critica pone la Germania a rischio di «condizioni italiane», un’espressione usata per indicare una prolungata debolezza economica, stagnazione e inefficienze strutturali, spesso associate all’economia italiana.
«La Germania è in declino economico da anni. La situazione è diventata drammatica», ha detto Fuest al quotidiano Bild in un’intervista pubblicata domenica. «Meno investimenti privati significano meno crescita, minori entrate fiscali e, di conseguenza, meno risorse per i servizi pubblici nel medio termine».
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L’analista ha sottolineato che la recessione sta già colpendo «milioni» di cittadini tedeschi, che avvertono un «calo del tenore di vita», e ha avvertito che senza riforme rapide il Paese potrebbe affrontare una recessione lunga 25 anni.
Fuest ha sollecitato il governo a sviluppare entro sei mesi un «piano di riforme completo», che includa anche la revisione del sistema pensionistico. Ha inoltre chiesto di ridurre gli oneri burocratici per le piccole e medie imprese, eliminando normative su emissioni di CO2, catene di approvvigionamento e salari minimi, che a suo avviso aumentano i costi senza generare valore. La loro rimozione, ha sostenuto, potrebbe produrre fino a 146 miliardi di euro (170 miliardi di dollari) di benefici economici annuali.
L’economia tedesca si è contratta nel 2024, dopo un calo dello 0,3% nel 2023, segnando la prima flessione annuale consecutiva dall’inizio degli anni 2000. L’aumento dei costi energetici, dovuto in gran parte alla perdita di accesso al gas russo a basso costo a causa delle sanzioni legate all’Ucraina, è stato indicato come una delle principali cause della recessione. Ad agosto, il cancelliere Friedrich Merz ha riconosciuto che l’economia versa in una «crisi strutturale», con vasti settori «non più realmente competitivi».
Sia l’IFO che il Fondo Monetario Internazionale prevedono per la Germania una crescita vicina allo zero per quest’anno, intorno allo 0,2%, con un’attività economica complessiva stagnante.
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Economia
Trump grazia l’ex CEO del gigante delle cripto Binance
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