Pensiero
Il vero motivo per cui hanno fatto nuotare gli olimpionici nella cacca della Senna

Lo abbiamo già scritto in un articolo precedente. È il caso tuttavia che ci torniamo un attimo sopra. Perché la vicenda è succosa (…mbleah) e magari va spiegata per via metafisica.
Dopo le meraviglia della cerimonia di apertura, con la transessualanza apocalittica, e dopo le gioie della boxe, dove si è sbloccato il livello «LGBT che menano le donne», le Olimpiadi ci hanno regalato questa ulteriore perla che non abbiamo intenzione di lasciar cadere così.
Sì, dopo mesi che se ne parlava – anche su Renovatio 21 – abbiamo avuto la certezza mondiale: la Senna è piena di cacca, e di quant’altro. Dicevano Escherichia coli, nome scientifico che nobilitava la questione del fiume della Ville Lumière ridotto a torrente escrementizio, in realtà si trattava di ben altro. Anche perché quel coli, ci parrebbe il genitivo di colum, che sta a significare il colon, tuttavia con sicumera crediam che vi derivi pure la parola culo.
E il culo, a queste Olimpiadi, sembra davvero protagonista. E non nel senso della fortuna sportiva.
Dobbiamo realizzarlo, per quanto sia scurrile e brutale, infantile ed inopportuno: dove c’è il culo, c’è la cacca. I sodomiti lo sanno, gli eterosessuali di tipo antico (ape-fiore, pistillo, insomma quella cosa lì) un po’ meno.
Iscriviti al canale Telegram
Le reazioni di chi ha fatto la gara di Triathlon sono state univoche e sconvolgenti.
«”Ho vomitato 10 volte“: il racconto del triatleta dopo la gara nella Senna alle Olimpiadi»
«Giochi di Parigi: la Senna inquinata devasta gli atleti di triathlon, vomito e malori. L’allarme dei medici»
«Parigi 2024, un atleta dopo aver nuotato nella Senna: “Ho visto cose…”».
Triathletes vomit after risking their health by swimming in the Seine, the worst Olympic Games in history. pic.twitter.com/OZcpLGpKbW
— Wall Street Cartel (@wallstreetcar) July 31, 2024
Poi ha vinto un francese: non sappiamo se si è tappato naso, bocca e orifizi vari per carità di patria (letteralmente) o se semplicemente è abituato. (Bleah!)
Sappiamo che cose del genere possono capitare. Renovatio 21 aveva ironizzato sui mondiali di Triathlon a Sunderland, in Inghilterra, che lo scorso anno era finita allo stesso modo. Il lettore ricorderà che ci chiedemmo pure se la diarrea non possa costituire, grazie alla propulsione ulteriore garantita, una forma di doping natatorio.
Tuttavia, c’erano mille modi, abbiamo già avuto modo di scrivere, per evitare questo schifo (letteralmente). Perché c’erano mesi, anni per organizzare in altro modo.
Il surf lo fanno dietro l’angolo: a Tahiti. Farci lì il nuoto? Troppo lontano, ci sono quelli che gareggiano anche in piscina, e quella è a Parigi. Ma allora farlo nella Manica? Sull’Atlantico? È dietro l’angolo. Abbiamo pure fatto una nostra proposta: una bombetta atomica della force de frappe a disposizione di Macron gettata in campagna – dove ci stanno cattolici, anzi magari proprio in Vandea – ed ecco che si sarebbero fatti con grandeur nucleare un bel lago, un fiume, quello che comandava il cuore imperiale bonapartista-gollista.
Ma no. La scelta è stata forzata. Si doveva fare per forza sulla Senna, malgrado le proteste, i test raccapriccianti dell’E. Coli – cioè E. Culo. La sindachessa Hidalgo qualche giorno prima ha fatto il bagno nelle marroni acque per dimostrare che andava tutto bene. Hanno insistito. Hanno ottenuto quello che volevano.
Ma perché?
Sostieni Renovatio 21
L’ipotesi che facciamo, avendo visto l’andazzo omo-esoterico, se non apertamente massonico-satanico, è che l’intenzione fosse proprio quella: immergere i corpi degli atleti nella merda.
Farli soffrire, umiliarli, degradarli.
Gli atleti olimpici rappresentano la perfezione del corpo, l’organismo in salute, l’ideale apollineo della biologia umana. Chiedete a Leni Riefenstahl.
I nuotatori ancora di più: è lo sport dove i muscoli divengono ancora più simmetrici, le spalle larghe (con l’esplosione di muscoli non sviluppati da altre discipline, come il teres maior, le alette tra le ascelle e le braccia), gli addominali scolpiti, la massa grassa che raggiunge i livelli più bassi tra gli sport: non è un caso che un tempo tutti i Tarzan, tutti gli attori del vecchio cinema, da Johnny Weissmuller (1904-1984) a Carlo Pedersoli (1929-2016) detto Bud Spencer, fossero nuotatori Olimpici.
Il mondo che ora muore – con giustizia, probabilmente – dietro a Thomas Ceccon di Magrè, il campione venuto dalle piscine di Creazzo («comune antitransgenico», dice il cartello, alle porte di Vicenza) ripete questa grande, incontrovertibile verità: i nuotatori sono belli.
Che qualcuno, dunque, abbia voluto infangare questa bellezza? Che abbiano voluto gettare questo fiume di cacca (letteralmente) contro chi è bello come Apollo?
Lo abbia detto: malgrado i riti pagani iniziali, non è Apollo il dio di questa Olimpiade: è Dioniso, apparso in un’Ultima Cena blasfema con corpi deformati dalla grassezza e dal transessualismo, il Dioniso-Shiva, Dioniso-puffo di cui vi abbiamo parlato.
E Dioniso non è un dio apollineo, non è nemmeno un dio olimpico: è un dio ctonio, un dio notturno, sotterraneo. Il dio delle baccanti: nella tragedia di Euripide, il dio che scombina la società sino alla distruzione violenta della famiglia (le donne divengono mostri allucinati e sanguinari), sino al regicidio – che è un qualcosa che abbiamo visto poche settimane fa: un re, un vero sovrano amato dal popolo di tutto il mondo, che viene mancato per un soffio, e i dionisiaci arcobalenati che se ne dispiacciono.
E quindi, nell’Olimpiade dionisiaca (contradictio in adjecto) l’apollo natatorio va umiliato. Va riempito di merda. Detto, fatto: centinaia di stupendi corpi scolpiti dalla passione e dal sacrificio di sé (non esattamente facoltà di chi predica l’orgoglio) immersi in un fiume di deiezioni. E state pure zitti, che se parlate l’eschericchia vi entra dentro. E magari neanche solo quella.
Aiuta Renovatio 21
Perché se è vero che in questo momento il Regno Sociale di Satana sembra prendersela con la donna – del trans-pugilato parliamo domani – è anche vero che il Male non può amare davvero il maschio. Aleister Crowley, padre del satanismo moderno, ebbe a dire suggestivamente nel suo Libro delle menzogne (1913): «La vita è brutta e necessaria come il corpo femminile. La morte è bella e necessaria quanto il corpo maschile». La femmina, per il diabolico, è brutta come l’esistenza, l’uomo è bello ma va associato alla sua terminazione. Avete capito: l’essere umano deve essere combattuto, degradato. Fatto ammalare.
La contaminazione, qualcuno lo ricorderà, è pure una parola d’ordine di quella schiera, che ne parla come di un fatto artistico, sociale, ma anche epidemiologico: ricorderete che esistono comunità, dietro l’arcobaleno nero, che desiderano dare e perfino ricevere virus tremendi.
Ma come hanno fatto gli atleti ad accettarlo? Se lo chiedono in tanti. Non lo sappiamo. Per inerzia. Per conformità. Non sappiamo, del resto, quanti di loro a suo tempo pur di stare in pista si sono iniettati RNA messaggero alieno, altro che batteri fecali.
Sarà, però lo spettacolo di questi Giochi è davvero sempre più grottesco, rivelatore. Forse è giusto che sia così. Sun Tzu al capitolo sesto della sua Arte della guerra dice che bisogna forzare il nemico a rivelarsi: qui non c’è neanche bisogno di forzare, perché tra i tanti morbi che abbiamo dinanzi a noi c’è sicuro quello dell’esibizionismo, del narcisismo brutto e malato, come ci hanno fatto vedere con grande voluttà.
Olimpiadi del culo, dicono alcuni. Olimpiadi del cazzo, dicono altri. Ma smettetela: sono semplicemente le Olimpiadi di Macron.
Roberto Dal Bosco
Iscriviti alla Newslettera di Renovatio 21
Pensiero
Renovatio 21 saluta Giorgio Armani. Dopo di lui, il vuoto che inghiottirà Milano e l’Italia

Sostieni Renovatio 21
Iscriviti alla Newslettera di Renovatio 21
Aiuta Renovatio 21
Iscriviti alla Newslettera di Renovatio 21
Bizzarria
Ecco la catena alberghiera dell’ultranazionalismo revisionista giapponese

Per chi è stato in viaggio in Giappone il nome APA hotels potrebbe risultare familiare. La catena di alberghi dalla caratteristica insegna arancione è onnipresente nel Paese del Sol Levante, possiede circa 900 strutture alberghiere e in alcune zone urbane la loro densità è incredibile: così a memoria direi che ce ne sono almeno 5 nella zona tra Asakusa e Asakusabashi (due fermate di metro o mezz’ora scarsa a piedi).
La catena ha anche già iniziato la sua espansione nell’America settentrionale, con 40 strutture tra Stati Uniti e Canada.
Di recente ho avuto l’occasione di provare per la prima volta un hotel APA a Kanazawa, dove la catena è nata nei primi anni ottanta. Il giudizio complessivo è positivo: pulito, molto pratico da usare, al netto di stanze piuttosto anguste (ma nella norma nipponica) non posso dire che mi sia mancata alcuna comodità.
Anzi, le stanze dispongono del «bottone buonanotte» (oyasumi botan) cioè un pulsante vicino al comodino che spegne tutte le luci in un colpo solo. Di questo sono particolarmente grato perché mi ha risparmiato la classica caccia agli interruttori che contraddistingue le serate passate negli alberghi meno recenti qui in Giappone – in alcuni ryokan ci sono persone che si rassegnano a dormire con le luci accese per la disperazione, spossati dalla caccia all’interruttore nascosto.
Sostieni Renovatio 21
Un’altra caratteristica degli hotel APA è l’onnipresenza dell’effigie della presidentessa dell’azienda, la buffa Fumiko Motoya, sempre accompagnata da uno dei suoi vistosissimi cappelli (la sua collezione ne conta circa 240).

Fumiko Motoya, di hirune5656 via Wikimedia CC BY 3.0
Insegne, pubblicità, bottiglie di acqua minerale, confezioni di curry liofilizzato: non c’è posto da cui non spunti il sorriso della nostra Fumiko, il tutto ha una lieve sfumatura di culto della personalità da regime totalitario.
Ma quello che porta ripetutamente questa azienda al centro di aspre polemiche non sono i vistosi copricapo del suo presidente, né tanto meno la folle varietà di ristoranti ospitati dagli alberghi APA (a seconda della località mi è capitato di vedere ristoranti italiani, indiani, singaporiani, coreani, caffè in stile europeo, letteralmente la qualsiasi). Si tratta, invece, della cifra politica della catena alberghiera.
Ogni stanza d’albergo ha in dotazione almeno un paio di copie degli scritti del fondatore dell’azienda, Toshio Motoya, storico e ideologo di orientamento decisamente patriottico.
Gli scritti in questione innescano periodicamente polemiche furibonde: il picco era stato raggiunto tra 2016 e 2017, quando il volume che si trovava nelle stanze degli alberghi conteneva una revisione storica del massacro di Nanchino (1937). Apriti cielo: il clima allora era meno liberticida di adesso, si era agli albori dei social media totalitari come li conosciamo oggidì, ma le polemiche in Asia e occidente furono furibonde.
Il bello è che l’autore e l’azienda hanno fatto quello che oggi nessuno fa: nessun passo indietro, nessuna scusa, soltanto ribadire le proprie ragioni in maniera più articolata. In un mondo come quello in cui viviamo, in cui la gogna internettiana ha reso tutti ominicchi, quaquaraquà e, d’altronde love is love, un po’ invertiti, un atteggiamento del genere si può forse definire eroico.
Cotale attitudine mi ha ricordato l’epoca d’oro del movimento ultrà italiano, quando ancora dalle curve, allora libere da qualsiasi controllo da parte di partiti politici, malavita e istituzioni, si alzava il coro liberatorio: «Noi facciamo il cazzo che vogliamo!».
La pagina in inglese dell’azienda usa uno stile revisionistico che in Europa sarebbe ragione sufficiente per arresto, condanna e detenzione. Ve la ricordate la libertà, voi europei? Pensate che brivido trovare in albergo letteratura che rivede il dogma riguardo agli eventi accaduti nei primi anni quaranta tra Polonia, Germania e Austria…
Di fronte alle furiose contestazioni, l’azienda continua imperterrita a fare trovare in ogni camera delle copie di Theoretical modern history (理論近現代文学), i volumi che raccolgono gli scritti del fondatore della catena Motoya. Durante il mio soggiorno a Kanazawa ho avuto modo di leggere alcuni articoli che mi hanno dato una prospettiva diversa della storia giapponese.
Aiuta Renovatio 21
L’insegnamento della storia nel Giappone post bellico ha frequentemente preso l’aspetto di una forma di autoflagellazione (sotto la guida dell’occupante statunitense). Questa colpevolizzazione del paese a scapito di tutte le altre forze coinvolte nel conflitto mondiale raggiunge picchi disturbanti nelle prefetture più sinistrorse del Paese, le così dette H2O (Hiroshima, Hokkaido, Oita).
Ci sono stati casi di genitori che hanno protestato dopo avere sentito che ai figli veniva insegnato che «le bombe atomiche ce le siamo meritate». Dopo decenni di scuse a capo chino, non c’è da stupirsi che parte del Paese inizi a manifestare insofferenza verso questo clima culturale e a volersi riconciliare con la propria storia, senza intenti necessariamente autoassolutori.
L’articolo che riporto nella foto riguardo al pilota suicida (quelli che l’occidente chiama kamikaze, ma che in Giappone sono tokkoutai, 特攻隊、le squadre speciali d’assalto), mi ha ricordato il manifesto elettorale del partito Sanseito, in cui due piloti «kamikaze» sono raffigurati abbracciati e con le lacrime agli occhi, un’immagine dei cosiddetti kamikaze diversa da quella che solitamente ci viene mostrata.
Passare una notte all’APA hotel è stata l’occasione per capire una volta di più che al popolo del Giappone, come a quelli d’Europa, è stato messo sulle spalle il giogo di un senso di colpa che impedisce loro di esistere in quanto tali, costringendoli ad abiurare sé stessi quotidianamente.
Adesso basta, noi facciamo il katsu che vogliamo.
Taro Negishi
Corrispondete di Renovatio 21 da Tokyo
Iscriviti alla Newslettera di Renovatio 21
Immagine di Mr.ちゅらさん via Wikimedia pubblicata su licenza Creative Commons Attribution-Share Alike 4.0 International; immagine tagliata
Geopolitica
«L’era dell’egemonia occidentale è finita»: parla un accademico russo

Sostieni Renovatio 21
Aiuta Renovatio 21
Iscriviti alla Newslettera di Renovatio 21
-
Spirito2 settimane fa
Vescovo messicano «concelebra» la messa con una «sacerdotessa» lesbica anglicana «sposata» che ha ricevuto l’Eucaristia
-
Armi biologiche1 settimana fa
I vaccini COVID «sono armi biologiche» che «hanno provocato danni profondi»: nuovo studio
-
Spirito1 settimana fa
Leone punisca l’omoeresia: mons. Viganò sull’udienza papale concessa a padre Martin
-
Vaccini1 settimana fa
Vaccino COVID, mentre Reuters faceva «fact-cheking sulla «disinformazione» il suo CEO faceva anche parte del CdA di Pfizer
-
Spirito2 settimane fa
Don Giussani, errori ed misteri di Comunione e Liberazione. Una vecchia intervista con Don Ennio Innocenti
-
Gender2 settimane fa
Transessuale fa strage in chiesa in una scuola cattolica: nichilismo, psicofarmaci o possessione demoniaca?
-
Geopolitica2 settimane fa
Mosca conferma attacchi missilistici ipersonici contro l’Ucraina
-
Salute2 settimane fa
I malori della 35ª settimana 2025