Economia
L’UE dipende dai fertilizzanti russi
La dipendenza dell’UE dalle importazioni di fertilizzanti russi è in aumento, secondo Svein Tore Holsether, amministratore delegato del produttore chimico norvegese Yara International. Lo riporta Euractive.
Il blocco europeo ha effettivamente sostituito la dipendenza dall’energia russa con una nuova, quella dei fertilizzanti, ha sostenuto l’alto dirigente questa settimana, sottolineando che non ha senso essere «ingenui riguardo a ciò che potrebbe accadere dopo». L’Holsether ha anche messo in guardia da possibili «disordini» nel settore.
Le importazioni totali di azoto nell’UE sono aumentate del 34% nella campagna di marketing dei fertilizzanti 2022-23 (luglio-giugno) rispetto al periodo precedente, secondo i media citati dalle statistiche di Eurostat che mostrano anche che la Russia rappresentava circa un terzo del totale.
Le importazioni di urea sono aumentate del 53%, quasi raddoppiando i volumi realizzati nel 2020-2021, con il 40% degli acquisti internazionali provenienti dalla Russia. Secondo quanto riferito, la tendenza è rallentata durante la stagione in corso, ma l’urea russa rappresenta ancora quasi un terzo delle importazioni totali del blocco.
«L’Europa è stata in grado di ridurre la dipendenza energetica dalla Russia in un periodo di tempo davvero breve, ma ciò ha anche comportato un costo enorme, sia per le famiglie che per le industrie», ha affermato Holsether, sollevando preoccupazioni sul fatto che la regione potrebbe «sonnambulismo nel ripetere esattamente la stessa cosa sui fertilizzanti» come ha fatto sull’energia.
Il dirigente norvegese ha anche affermato che, sostituendo i fertilizzanti europei con quelli provenienti dalla Russia o da altre parti del mondo, l’UE ottiene prodotti con un’impronta di carbonio molto più elevata, peggiorando così l’impatto ambientale.
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Secondo quanto riferito, la delegazione lettone al Consiglio Europeo ha richiesto un dibattito sulle «sanzioni contro i prodotti agricoli russi importati» al prossimo incontro dei ministri dell’Agricoltura dell’UE, previsto per il 23 gennaio.
Secondo Eurostat, le forniture russe di fertilizzanti azotati agli Stati membri dell’UE hanno registrato un aumento su base annua del 7,6% a 1,8 milioni di tonnellate da gennaio a settembre 2023. Solo a settembre, tali esportazioni sono aumentate del 10% a 297.200 tonnellate.
Le importazioni di fertilizzanti azotati russi da parte della Germania sono più che triplicate nei primi nove mesi dello scorso anno arrivando a 426.300 tonnellate, mentre gli acquisti da parte della Polonia sono quasi raddoppiati arrivando a 257.700 tonnellate. La Francia ha aumentato le importazioni del 18,1% a 362.400, e i Paesi Bassi del 17,7% a 163.100 tonnellate. Le quattro nazioni rappresentavano i due terzi delle esportazioni di fertilizzanti azotati verso l’UE, compresa la Germania – quasi un quarto (23,9%).
Finora la UE non ha imposto alcuna restrizione sulle forniture di fertilizzanti azotati dalla Russia. L’unica misura che ha interessato direttamente il settore sono state le quote di importazione dell’UE per cloruro di potassio e fertilizzanti complessi contenenti potassio, in vigore dal 10 luglio 2022 al 9 luglio 2023.
Come riportato da Renovatio 21, la Russia è un esportatore di fertilizzante di importanza fondamentale per l’agricoltura mondiale. La filiera del fertilizzante è stata messa in stato di squilibrio dalle sanzioni seguite allo scoppio della guerra russo-ucraina, con scarsità di sostanze e aumento vertiginoso dei prezzi, chiusura di stabilimenti europei e conseguente rischio per la produzione di cibo globale.
È stato ipotizzato che il caos riguardo ai fertilizzanti sia parte di un attacco organizzato alle forniture globali. Capi di Stato africani tre settimane fa hanno chiesto alla UE la liberazione di 200 mila tonnellate di fertilizzante russo ferme nei porti europei.
La crisi dei fertilizzanti è dietro al fenomeno dei campi incolti che anche il lettore potrebbe aver visto con i suoi occhi nelle campagne vicino casa.
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Economia
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Alimentazione
La sinistra tedesca vuole un tetto massimo per il prezzo del kebab
Die Linke, il partito della sinistra tedesca ha proposto allo Stato di sovvenzionare i kebab con quasi 4 miliardi di euro all’anno. Negli ultimi anni l’inflazione e l’aumento dei costi energetici hanno quasi raddoppiato il prezzo dello popolare panino turco. Sono i grandi temi della sinistra moderna.
In un documento politico visionato dal tabloid tedesco Bild e riportato domenica, Die Linke ha proposto di limitare il prezzo di un doner kebab a 4,90 euro o 2,50 euro per studenti, giovani e persone a basso reddito. Con un costo medio di un kebabbo pari a 7,90 euro, il resto del conto sarà a carico del governo, si legge nel documento.
«Un limite di prezzo per il kebab aiuta i consumatori e i proprietari dei negozi di kebab. Se lo Stato aggiungesse tre euro per ogni kebab, il prezzo massimo del kebab costerebbe quasi quattro miliardi», scrive il partito sul giornale, spiegando che ogni anno in Germania si consumano circa 1,3 miliardi di kebabbi.
«Quando i giovani chiedono: Olaf, riduci il kebab, non è uno scherzo su Internet, ma un serio grido d’aiuto», ha detto alla Bild la dirigente del partito di sinistra Kathi Gebel, riferendosi al cancelliere tedesco Olaf Scholz. «Lo Stato deve intervenire affinché il cibo non diventi un bene di lusso».
Introdotto in Germania dagli immigrati turchi negli anni ’70, il doner kebab è diventato in pratica la forma di fast food preferito dalla nazione già teutonica, tracimando anche nel resto d’Europa, come in Italia, dove più che turchi i kebabbari sono nordafricani o talvolta pakistani.
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Tuttavia, mentre Die Linke descrive il panino con l’agnello carico di salsa come un alimento base quotidiano per alcune famiglie, la maggior parte dei medici e dei nutrizionisti ne consiglierebbe il consumo solo come spuntino occasionale.
Uno studio scozzese del 2009 ha rilevato che il doner kebab medio conteneva il 98% dell’assunzione giornaliera raccomandata di sale di un adulto e il 150% dell’assunzione raccomandata di grassi saturi, scrive RT.
Per anni in Germania il prezzo di un doner kebab si è aggirato intorno ai 4 euro. Tuttavia, l’aumento dei costi energetici e l’inflazione che hanno seguito la decisione di Scholz di mettere l’embargo sui combustibili fossili russi hanno costretto i venditori ad aumentare i prezzi.
«Siamo stati costretti ad aumentare i prezzi a causa dell’esplosione dei prezzi degli affitti, dell’energia e dei prodotti alimentari», ha detto al giornale britannico Guardian un gestore di uno stand di kebabbi a Berlino. «La gente ci parla continuamente di “Donerflazione”, come se li stessimo prendendo in giro, ma è completamente fuori dal nostro controllo».
Molti tedeschi accusano lo Scholz di averli privati della kebbaberia a buon mercato, una catastrofe che li spinge verso prospettive di pacifismo sul fronte russo. «Pago otto euro per un doner», ha urlato un manifestante a Scholz nel 2022, prima di implorare il cancelliere di «parlare con Putin, vorrei pagare quattro euro per un doner, per favore».
«È sorprendente che ovunque vada, soprattutto tra i giovani, mi venga chiesto se non dovrebbe esserci un limite di prezzo per il doner», ha osservato lo Scholzo in un recente video su Instagram. Tuttavia, il cancelliere ha escluso una simile mossa, elogiando invece il «buon lavoro della Banca Centrale Europea» nel presumibilmente tenere l’inflazione sotto controllo.
Kebabbari, kebabbani e kebabbati non sono gli unici tedeschi a soffrire sotto Scholz. Il mese scorso, il più grande produttore di acciaio tedesco, Thyssenkrupp, ha annunciato «una sostanziale riduzione della produzione» nel suo stabilimento di Duisburg, licenziando 13.000 dipendenti. L’azienda ha attribuito il calo di produttività agli «alti costi energetici e alle rigide norme sulla riduzione delle emissioni».
Meno di una settimana dopo l’annuncio dei tagli da parte della Thyssenkrupp, il Fondo monetario internazionale ha rivisto le prospettive di crescita economica della Germania dallo 0,5% allo 0,2% quest’anno. Secondo i dati, nel 2024 la Germania dovrebbe registrare la crescita più debole tra tutti gli stati appartenenti al gruppo G7 dei paesi industrializzati.
Riguardo al kebab, da decenni circola tra i giovani tedeschi la leggenda metropolitana secondo la quale in un singolo panino kebap sarebbe stata rivenuta una quantità di sperma da uomini differenti, a indicazione, secondo il significato certamente xenofobo della storia, del disprezzo degli immigrati per i cittadini tedeschi.
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Economia
La Turchia sospende ogni commercio con Israele
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Come riportato da Renovatio 21 il leader turco ha effettuato in questi mesi molteplici attacchi con «reductio ad Hitlerum» dei vertici israeliani, paragonando più volte il primo ministro Beniamino Netanyahu ad Adolfo Hitler e ha condannato l’operazione militare a Gaza, arrivando a dichiarare che Israele è uno «Stato terrorista» che sta commettendo un «genocidio» a Gaza, apostrofando il Netanyahu come «il macellaio di Gaza». Il presidente lo scorso novembre aveva accusato lo Stato Ebraico di «crimini di guerra» per poi attaccare l’intero mondo Occidentale (di cui Erdogan sarebbe di fatto parte, essendo la Turchia aderente alla NATO e aspirante alla UE) a Gaza «ha fallito ancora una volta la prova dell’umanità». Un ulteriore nodo arrivato al pettine di Erdogan è quello relativo alle bombe atomiche dello Stato Ebraico. Parlando ai giornalisti durante il suo volo di ritorno dalla Germania, il vertice dello Stato turco ha osservato che Israele è tra i pochi Paesi che non hanno aderito al Trattato di non proliferazione delle armi nucleari del 1968. Il mese scorso Erdogan ha accusato lo Stato Ebraico di aver superato il leader nazista uccidendo 14.000 bambini a Gaza. Israele, nel frattempo, ha affermato che il presidente turco è tra i peggiori antisemiti della storia, a causa della sua posizione sul conflitto e del suo sostegno a Hamas..@RTErdogan is breaking agreements by blocking ports for Israeli imports and exports. This is how a dictator behaves, disregarding the interests of the Turkish people and businessmen, and ignoring international trade agreements. I have instructed the Director General of the…
— ישראל כ”ץ Israel Katz (@Israel_katz) May 2, 2024
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