Economia
La Russia supererà l’Arabia Saudita come il più grande produttore di petrolio OPEC +
L’Arabia Saudita perderà il suo status di maggiore produttore di petrolio OPEC+ a vantaggio della Russia quando inizierà il taglio unilaterale di 1 milione di barili al giorno (bpd), con il Regno dei Saud che si impegna a pompare circa 9 milioni di barili al giorno a luglio e agosto, il livello più basso in due anni. Lo riporta il sito OilPrice.com.
Escludendo i profondi tagli durante la pandemia, una produzione saudita di appena circa 9 milioni di barili al giorno sarebbe il livello più basso che il principale esportatore mondiale di greggio abbia pompato dal 2011.
«La produzione di greggio del Regno è destinata a precipitare al minimo di due anni di circa 9 mb/d in luglio e agosto, lasciandola dietro la Russia come principale produttore di greggio del blocco» ha affermato l’Agenzia internazionale per l’energia (IEA) nel suo rapporto sul mercato del petrolio uscito l’altro ieri.
Nel tentativo di spingere al rialzo i prezzi del petrolio, o di «stabilizzare il mercato», come affermano l’Arabia Saudita e l’OPEC, il Regno ha annunciato il mese scorso un taglio unilaterale di 1 milione di barili al giorno ai suoi livelli di produzione per luglio, mentre i produttori dell’OPEC+ che avevano promesso tagli tra maggio e dicembre ha esteso tali tagli fino al 2024.
La scorsa settimana, l’Arabia Saudita ha dichiarato che avrebbe esteso il suo taglio unilaterale alla produzione fino ad agosto e produrrà circa 9 milioni di barili al giorno sia a luglio che ad agosto.
«Questo ulteriore taglio volontario viene a rafforzare gli sforzi precauzionali compiuti dai paesi OPEC Plus con l’obiettivo di sostenere la stabilità e l’equilibrio del mercato petrolifero», ha dichiarato l’Arabia Saudita il 3 luglio.
Pochi minuti dopo l’annuncio saudita, il vice primo ministro russo Alexander Novak ha affermato che la Russia taglierà le sue esportazioni di greggio di 500.000 barili al giorno ad agosto nel tentativo di garantire un mercato equilibrato.
Tuttavia, il massimo funzionario petrolifero in Russia e principale negoziatore dell’OPEC+, non ha fornito alcuna cifra sul volume della produzione e delle esportazioni russe per agosto, né la linea di base da cui sarebbe stato effettuato il taglio.
Il taglio delle esportazioni di agosto significherebbe un ulteriore taglio della produzione di petrolio di 500.000 barili al giorno ad agosto, ha dichiarato l’ufficio di Novak al quotidiano russo Vedomosti.
Come riportato da Renovatio 21, il mercato del petrolio per la Russia, nonostante le sanzioni occidentali, non si è mai fermato, anzi: la sua evoluzione sta producendo cambiamenti di natura sistemica. come il fatto che l’India ha iniziato inizia a usare lo yuan per pagare il petrolio russo.
Le importazioni di greggio dell’India dalla Russia sono aumentate di dieci volte nell’anno finanziario conclusosi il 31 marzo, ha dichiarato a maggio Bank of Baroda, il secondo più grande prestatore del settore pubblico della nazione. Giappone e India hanno deciso di andare comunque avanti con il progetto russo per petrolio e gas da Sakhalin, nell’Estremo Oriente siberiano.
Il ministro dell’Energia russo Nikolay Shulginov, le nazioni occidentali non hanno smesso di acquistare energia russa sotto forma di gas e petrolio.
Come riportato da Renovatio 21, la Cina ha rivenduto il gas russo in Europa, facendo il giro del mondo e con un sovraprezzo poi ripercossosi sulle bollette impazzite servite ai cittadini. La Francia è passata a comprare GNL direttamente da Pechino in yuan due mesi fa.
Gli USA quest’anno ha quindi sostituito la Russia come principale fornitore di petrolio alla UE, che ha rinunciato anche alle importazioni del petrolio venezuelano.
Tra le sanzioni occidentali, la Russia ha reindirizzato le sue esportazioni di petrolio in altre parti del mondo, in particolare in Asia e America Latina.
A inizio conflitto la Slovacchia aveva espresso un netto rifiuto all’embargo del petrolio russo.
Il caos sul tetto al prezzo dell’oro nero piazzato da Bruxelles ha creato caos con petroliere occidentali bloccate sul Bosforo.
L’Europa sta commettendo un «suicidio energetico», aveva dichiarato nella primavera 2022 Igor Sechin, il capo del colosso petrolifero russo Rosneft.
Immagine di President of Russia pubblicata su licenza Creative Commons Attribution 4.0 International (CC BY 4.0), immagine tagliata.
Cina
La Cina supera il trilione di dollari di surplus commerciale
Per la prima volta, il surplus commerciale della Cina ha superato i mille miliardi di dollari nei primi 11 mesi del 2025. Mentre le esportazioni verso gli Stati Uniti sono diminuite di circa un terzo a causa dei dazi, le esportazioni verso Europa, Australia e Sud-est asiatico sono aumentate.
Gran parte di questa impennata è stata trainata dalla forte crescita dei beni high-tech, che ha superato del 5,4% l’aumento delle esportazioni complessive. Le esportazioni di automobili hanno registrato un boom, sostituendo Giappone e Germania in termini di quota di mercato. Le esportazioni di semiconduttori sono aumentate del 24,7% nello stesso periodo e le esportazioni di cantieristica navale sono aumentate del 26,8%.
Il canale all-news cinese CGTN ha pubblicato un articolo che attacca le narrative occidentali di «sovracapacità» o «dumping» come spiegazioni del boom delle esportazioni cinesi.
«Per i politici e i leader dell’industria occidentali, la questione non è come presentare la Cina come un rivale, ma come riconoscere le realtà strutturali che rappresenta. Comprendendo il surplus come parte del panorama economico globale, si apre l’opportunità di adattare le strategie, esplorare le complementarietà, promuovere la collaborazione e ricercare miglioramenti dell’efficienza che vadano a vantaggio di entrambe le parti».
Vari allarmi sulla tenuta dell’economia cinese erano stati lanciati negli ultimi anni.
Come riportato da Renovatio 21, la Cina, dopo la guerra dei dazi di Trump, è ancora impegnata in un conflitto con gli USA e i satelliti occidentali per i chip.
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Immagine di pubblico dominio CC0 via Wikimedia
Economia
Hollywood al capolinea: Netflix vuole comprare Warner Bros
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Economia
L’ex proprietario di Pornhub vuole acquistare le attività del gigante petrolifero russo
Bernd Bergmair, l’ex proprietario di Pornhub, starebbe valutando l’acquisto delle attività internazionali del gigante petrolifero russo sanzionato Lukoil. Lo riporta l’agenzia Reuters, citando fonti riservate.
A ottobre, gli Stati Uniti hanno colpito Lukoil con sanzioni che hanno costretto la compagnia a dismettere le proprie partecipazioni estere, stimate in circa 22 miliardi di dollari. Lukoil aveva inizialmente accettato un’offerta del trader energetico Gunvor per l’intera controllata estera, ma l’operazione è saltata dopo che il Tesoro americano ha accusato Gunvor di legami con il Cremlino.
Secondo Reuters, Bergmair avrebbe già sondato il dipartimento del Tesoro statunitense per una possibile acquisizione. Interpellato tramite un legale, ha né confermato né smentito, limitandosi a dichiarare: «Lukoil International GmbH rappresenterebbe ovviamente un investimento eccellente; chiunque sarebbe fortunato a possedere asset del genere», senza precisare quali porzioni gli interessino o se abbia già contattato l’azienda. Un portavoce del Tesoro ha declinato ogni commento.
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Il finanziere austriaco è l’ex azionista di maggioranza di MindGeek, la casa madre di Pornhub, la cui identità è emersa solo nel 2021 dopo anni di strutture offshore. Il Bergmair ha ceduto la propria partecipazione nel 2023, quando la società è stata rilevata da un fondo canadese di private equity chiamato «Ethic Capital», nella cui compagine spicca un rabbino. Il patrimonio dell’uomo è stimato intorno a 1,4 miliardi di euro, investiti principalmente in immobili, terreni agricoli e altre operazioni private.
Il mese scorso, il Tesoro statunitense ha autorizzato le parti interessate a intavolare negoziati per gli asset esteri di Lukoil; l’approvazione è indispensabile poiché, senza licenza, ogni transazione resterebbe congelata. La finestra concessa scade il 13 dicembre.
Fonti giornalistiche indicano che diversi player, tra cui Exxon Mobil e Chevron, avrebbero manifestato interesse, ma Lukoil preferirebbe cedere il pacchetto in blocco, complicando le trattative per chi punta su singoli asset. L’azienda ha reso noto di essere in contatto con più potenziali acquirenti.
Mosca continua a condannare le sanzioni occidentali come «politiche e illegittime», avvertendo che finiranno per danneggiare chi le ha imposte». Il portavoce del Cremlino Dmitrij Peskov ha definito il caso Lukoil la prova che le «restrizioni commerciali illegali» americane sono «inaccettabili e ledono il commercio globale».
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Immagine di Marco Verch via Flickr pubblicata su licenza Creative Commons Attribution 2.0 Generic (CC BY 2.0)
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