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Terrorismo

L’ISIS torna a far paura nell’area dei curdi siriani

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Renovatio 21 pubblica questo articolo su gentile concessione di AsiaNews. Le opinioni degli articoli pubblicati non coincidono necessariamente con quelle di Renovatio 21.

 

 

I miliziani sfruttano l’allentamento delle misure di sicurezza e l’ostilità di alcune tribù di stampo conservatore verso l’egemonia curda. Aumentano gli attacchi sferrati dai «lupi solitari». Non battaglie in campo aperto, ma operazioni mirate. I finanziamenti al jihad anche attraverso tasse e balzelli «sanciti» dal Corano.

 

 

Sfruttando l’allentamento delle misure di sicurezza e delle operazioni militari sul terreno, di recente lo Stato islamico (SI, ex ISI) ha lanciato una serie di attacchi contro le forze curde nel nord-est della Siria, guadagnando parte del terreno perduto in passato.

 

Al momento sembrano ancora lontani i tempi in cui, fra il 2014 e il 2017, gli uomini del «califfato islamico» controllavano larghe porzioni di Siria e Iraq, al prezzo di sangue e terrore. Tuttavia, seppur sconfitta sul piano militare la minaccia jihadista rischia di seminare nuova confusione e alimentare l’escalation di violenze nel Paese arabo.

 

Fonti locali riferiscono di una «rinnovata attività» dell’ISIS nelle zone sotto il controllo curdo e pattugliate dalle Forze democratiche siriane (SDF). Il 14 ottobre i miliziani hanno rivendicato una operazione nel villaggio di Tal Alo, nella provincia di Hassaké, in cui è rimasto colpito Hamidi Bandar Hamidi al-Hadi, figlio del capo delle Forze di al-Sanadid. Si tratta di una formazione composta dalla tribù araba Shammar e che opera sotto le direttive congiunte della coalizione USA e delle SDF. La vettura di Hadi è esplosa mentre nel tragitto fra Tal Alo e l’azienda agricola di famiglia, nella campagna di Qamishli: l’uomo è riuscito però a sopravvivere.

 

Il 19 ottobre un miliziano ISIS ha ucciso Amer Awad al-Shawi, ex membro delle forze SDFe il collega Ayman al-Shawi, in una imboscata ad al-Busayrah, periferia orientare di Deir ez-Zor. Una fonte locale rilanciata da al-Monitor spiega che il gruppo jihadista ha interrotto le operazioni «solo per tornare a colpire in modo ancor più feroce».

 

Inoltre, spiega il giornalista Zain al-Abidin al-Akeidi «alcune tribù stanno creando un ambiente adatto per lo SI. Il gran numero di sfollati nelle campagne orientali e nord-orientali di Deir ez-Zor – prosegue – consente allo Stato islamico di nascondere le cellule e i combattenti», potendo poi contare sula «fragilità» e la mancanza di «sicurezza» nei territori controllati dalle Forze democratiche siriane.

 

L’ISIS, spiega il cronista, sfrutta la corruzione diffusa per indebolire le forze di sicurezza, liberando detenuti e alimentando il malcontento delle tribù di stampo conservatore che non vedono con favore l’egemonia e il controllo dei curdi.

 

I miliziani compiono attentati e attacchi secondo la tecnica dei lupi solitari, mantengono una grande influenza nelle campagne di Deir ez-Zor e, a volte, impongono il pagamento della Zakat [l’obbligo imposto dal Corano di «purificazione» della propria ricchezza] ai residenti dell’area.

 

Nel mirino anche lavoratori e dipendenti nei giacimenti petroliferi controllati dalle SDF.

 

Raed al-Hamid, esperto di gruppi armati con base a Erbil, afferma che le strategie ISIS si fondano su tre elementi principali: la tutela dei propri uomini, operando in piccoli gruppi inferiori ai 15 combattenti evitando le grandi offensive o le battaglie in campo aperto; la diffusione dell’ideologia, sebbene la popolarità sembra essere in deciso calo; il terzo, e più cruciale, è quello finanziario con operazioni su diversi fronti per sostenere il jihad, la guerra santa.

 

 

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Terrorismo

Jihadisti francesi attaccano le forze governative siriane

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Le nuove autorità siriane hanno lanciato un’ampia operazione militare contro le forze jihadiste straniere rimaste nella provincia nord-occidentale di Idlib, con particolare attenzione ai militanti di origine francese.

 

Il governo damasceno ha dichiarato che questi gruppi, che in passato hanno contribuito a rovesciare l’ex presidente Bashar Assad, costituiscono ora una minaccia alla sicurezza.

 

Secondo l’Osservatorio siriano per i diritti umani (SOHR), con sede nel Regno Unito, gli scontri sono scoppiati durante un assalto notturno delle forze governative a un campo noto come «campo francese» nella città di Harem, a ovest di Idlib. Entrambe le parti avrebbero subito perdite, ma il numero esatto di vittime non è stato confermato. Almeno due jihadisti sono stati catturati. Secondo le autorità, il campo sarebbe gestito da combattenti stranieri guidati da Omar Omsen, un cittadino francese di origini senegalesi.

 

Il Servizio di Sicurezza Generale siriano ha specificato che l’obiettivo era arrestare Omsen e ripristinare la stabilità nella regione. Un canale Telegram legato ai jihadisti ha diffuso una dichiarazione del loro leader, che accusava il governo di collaborare con gli Stati Uniti e una «coalizione internazionale» per eliminare i militanti stranieri in Siria, minacciando Damasco di rappresaglie jihadiste e citando il supporto di altri gruppi militanti stranieri.

 

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Un articolo del Washington Post dello scorso maggio riferisce che il governo del presidente ad interim Ahmed al-Sharaa, precedentemente conosciuto come il terrorista jihadista al-Jolani, legato ad al-Qaeda e ISIS, sta affrontando minacce dalle stesse forze che lo hanno insediato al potere a novembre.

 

Secondo un rapporto di Le Monde del 2023, circa 200 cittadini francesi, tra combattenti e loro familiari, si sono stabiliti a Idlib dopo il collasso dello Stato Islamico nel 2019, descritti come «jihadisti francesi irriducibili».

 

Il WaPo a maggio riportava che «militanti sunniti estremisti» hanno compiuto stragi di alawiti sulla costa siriana a marzo, causando almeno 1.300 morti, con altre migliaia morti nei mesi successivi.

 

Come noto, anche i cristiani sono oggetto di continue violenze assassine e genocide da parte dei takfiri jihadisti che perseverano nella loro opera di cruenta persecuzione, tra esecuzioni di donne cristiane e bombe nelle chiese, mentre diviene sempre più chiaro che la sharia è l’unica legge del Paese un tempo laico.

 

Alcuni di questi gruppi jihadisti hanno poi rivolto la loro ostilità contro al-Jolani, specialmente dopo il suo incontro con il presidente degli Stati Uniti Donald Trump, che ha portato alla rimozione delle sanzioni contro la Siria, ma lo ha fatto apparire come un «infedele» agli occhi dei radicali.

 

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Terrorismo

Episodio di terrorismo a Belgrado

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Il presidente serbo Aleksandar Vucic ha descritto la sparatoria di mercoledì vicino all’Assemblea nazionale di Belgrado come un «terribile attacco terroristico». Un uomo di 70 anni avrebbe aperto il fuoco nella capitale serba e dato fuoco a una tenda.   L’autore, identificato come Vladan Andelkovic, è stato arrestato. Secondo i resoconti, ha ferito un uomo di 57 anni, Milan Bogdanovic, sparandogli e ha poi incendiato una tenda dei sostenitori del presidente Vucić davanti all’Assemblea nazionale. Kurir ha riportato che il sospettato ha anche gettato munizioni tra le fiamme.   La vittima, colpita alla coscia, non ha subito ferite gravi. I vigili del fuoco hanno domato l’incendio, mentre la polizia ha isolato l’area e avviato un’indagine.  

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In un discorso televisivo, Vucic ha condannato l’episodio come un «attacco terroristico contro persone e proprietà», dichiarando che il sospettato aveva acquistato benzina per appiccare intenzionalmente il fuoco alla tenda, con l’obiettivo di seminare paura. Vučić ha mostrato un video in cui Andelkovic afferma di aver agito con intenti suicidi: «L’occupazione del centro città mi infastidisce. Ho dato fuoco alla tenda con la benzina», si sente nella registrazione.   «Volevo che mi uccideste perché non posso più vivere», ha aggiunto l’uomo.   Tuttavia, Vucic ha suggerito che l’uomo potrebbe aver «finto di essere pazzo», sottolineando che il suo passato nelle forze di sicurezza indica una piena consapevolezza delle sue azioni. «Questa persona e i suoi eventuali complici saranno puniti severamente», ha promesso.   Il presidente ha poi invitato a evitare reazioni impulsive: «Ho visto la rabbia causata da questo episodio, alcuni oppositori dei bloccanti vogliono radunarsi, ma chiedo loro di non farlo. La vendetta non porta a nulla di buono. Non deve esserci vendetta, e metto in guardia tutti dal cercarla».     SOSTIENI RENOVATIO 21
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Terrorismo

Preparavano un altro attentato a Trump?

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Il direttore dell’FBI Kash Patel ha dichiarato domenica 19 ottobre a Fox News che i Servizi Segreti (USSS) hanno individuato una «postazione di caccia» con vista diretta sull’uscita dell’Air Force One del presidente Donald Trump presso l’aeroporto internazionale di Palm Beach. L’FBI sta collaborando con l’USSS e le forze dell’ordine della contea di Palm Beach per le indagini.

 

Il Patel ha riferito che, fino a ieri, nessuna persona è stata vista o associata alla postazione sopraelevata. Secondo una fonte anonima delle forze dell’ordine citata da Fox, la postazione, situata su un ramo d’albero, sembra essere stata preparata «mesi fa».

 

 

Tuttavia, il capo delle comunicazioni dell’USSS, Anthony Guglielmi, ha precisato che gli agenti hanno scoperto la postazione giovedì 16 ottobre durante i «preparativi di sicurezza avanzati» per l’arrivo di Trump a Palm Beach. «Non ci sono state ripercussioni sui movimenti e nessuna persona era presente o coinvolta nel luogo», ha dichiarato Guglielmi a Fox News.

 

«Sebbene non possiamo fornire dettagli sugli oggetti specifici o sul loro scopo, questo incidente evidenzia l’importanza delle nostre misure di sicurezza a più livelli», ha aggiunto.

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