Necrocultura
Perché le grandi imprese vogliono l’aborto?
Il caos scaturito dal ribaltamento della sentenza Roe v. Wade da parte della Corte Suprema americana – ossia, la fine dell’era dell’aborto considerato diritto con copertura costituzionale implementabile a livello federale – sta portando a galla moltissime cose.
È stato notato come siano cambiato i linguaggi, e le immagini, usati dal fronte abortista: prima si tendeva a cancellare del tutto il fatto biologico, l’aborto nella sua essenza materiale, per eliminare ogni riferimento all’omicidio del bambino. Oggi invece, come vediamo da innumerevoli video finiti in rete, gli abortisti rivendicano apertamente – e con ghigno sprezzante – l’uccisione dei bambini.
Gli abortisti stanno attaccando centri di aiuto alla maternità e pure chiese cattoliche durante la Santa Messa – emerge quindi che, a differenza dei genitori di bambini contrari al gender a scuola considerati domestic terrorists dall’FBI, se è per il feticidio, il terrorismo (con tanto di bandiere bruciate) è tollerato dagli USA e dagli arbitri morali della Nazione.
Sono saltati fuori idoli conservatori che ora si dicono talmente sconvolti dalla fine dell’aborto che dicono che ora sono disposti a votare democratico: è il caso del fondatore del popolare sito Barstool sports David Portnoy, divenuto per qualche ragione importante per una certa area giovane di Partito Repubblicano e dintorni. (Il ragazzo è già finito in qualche controversia sessuale, forse pure fatta per incastrarlo)
Molti nodo stanno venendo al pettine.
Ad esempio – tema su cui in tanti anni non abbiamo sentito nulla – il ruolo che le aziende private hanno nella questione dell’aborto.
Il giornalista americano Tucker Carlson lo ha spiegato mirabilmente in un monologo visto la settimana scorsa alla TV americana.
«Non è semplicemente un attacco esplicito alla legittimità del terzo ramo del governo, la Corte Suprema. Non è solo un attacco al diritto delle persone di autogovernarsi. È qualcosa di più grande di questo. Quello che vedete è un attacco coordinato alla famiglia e ai bambini».
«Le persone a queste proteste sono arrabbiate all’idea che i bambini stiano nascendo. Guarda cosa sta succedendo. Non è certo un’esagerazione. Ecco una fotografia s(…) di questo fine settimana. È stata fatta fuori dalla Corte Suprema. Mostra una madre che umilia i suoi figli in pubblico, il che implica che sono un peso per lei perché sono ancora in vita. Abbiamo visto cose del genere ovunque e proteste a favore dell’aborto spesso sotto gli occhi dei bambini».
Carlson ha quindi mostrato un’immagine che anche Renovatio 21 ha pubblicato, quella di una madre abortista con dei bambini e il cartello «non forzate questo su nessuno».
A woman standing outside of SCOTUS with her two kids holding a sign that reads “DON’T FORCE THIS ON ANYONE.”
Big ole yikes. pic.twitter.com/92UjN2tlVF
— Scott Zipp (@scottzipperle) June 24, 2022
«Allora, di cosa si tratta, esattamente? Che dire che il pensiero di avere figli rende queste persone così arrabbiate? Da dove viene un atteggiamento del genere?» si chiede il giornalista statunitense.
«Ebbene, a quanto pare, quell’atteggiamento viene dallo stesso punto in cui il Partito Democratico ora ottiene tutti i suoi atteggiamenti, direttamente dall’America delle multinazionali».
«Corporate America [cioè, l’America della grandi aziende, ndr] ti vuole senza figli e questo è un grande cambiamento. Cento anni fa le grandi aziende costruivano alloggi per le famiglie dei propri dipendenti e poi scuole e biblioteche per educarli. Era una cosa umana da fare, ma all’epoca sembrava anche una cosa di buon senso per gli affari».
È vero. Quanti esempi, anche in Italia, di questo tipo: intere industrie, costruite lungo quasi due secoli, dove i «padroni» e, fino a un certo punto, le generazioni di discendenti, conoscevano tutti gli operai e le loro famiglie, dava loro una casetta (una casetta, attenzione: non un appartamento in un alveare) e magari pure un pezzettino di giardino su cui fare l’orto.
Tuttavia, quel paradigma è finito.
«Se volevi lavoratori su cui poter contare, dovevi prenderti cura di loro e della loro prole, ma nel tempo quell’accordo è diventato costoso».
«I dipendenti con famiglie chiedevano salari più alti per mantenere i propri figli e, in molti casi, formavano sindacati per ottenere quegli aumenti. Quindi, il costo del lavoro è aumentato vertiginosamente».
«Quindi l’America delle grandi aziende, in risposta a ciò, ha sviluppato un nuovo modello: assumere donne single. In molte grandi aziende, compreso il settore bancario tradizionalmente maschile, le giovani donne ora costituiscono la maggioranza dei nuovi dipendenti e puoi capire perché lo fanno. Lavorano sodo, sono affidabili. Tendono ad essere fedeli alle aziende per cui lavorano».
Con una controindicazione: «l’unico aspetto negativo dell’assunzione di giovani donne è che possono rimanere incinte».
Esempio concreto:
«Se gestisci il dipartimento delle risorse umane di Citibank, questa è l’ultima cosa che desideri. I figli rendono il tuo piano sanitario più costoso. Peggio ancora, tendono a competere con l’attenzione del dipendente. Rispondere alle e-mail dopo il lavoro sembra meno urgente per la maggior parte delle neomamme che mettere a letto i propri figli».
Per cui, logicamente, «questo è un grosso problema per le grandi aziende, quindi hanno tutti gli incentivi per impedire ai loro lavoratori di avere figli».
Il baratto esistenziale a cui sono costrette le donne, se visto nella sua essenza, è orrendo, spaventoso.
«Non puoi dirlo ad alta voce, ovviamente. Sarebbe troppo ovvio. Dacci gli anni migliori della tua vita e in cambio ti pagheremo quello che è effettivamente un salario di sussistenza in qualunque inferno urbano troppo costoso in cui risiediamo e poi ti prenderemo l’unica cosa che potrebbe dare alla tua esistenza un significato e gioia nella mezza età , che è avere figli».
«Questo è l’affare che stiamo offrendo. Questo è l’accordo che stanno offrendo, ma non possono dirlo. Sembrerebbe proprio che questo sia sfruttamento. Uno sfruttamento non peggiore di quello delle ragazze di 14 anni che lavoravano nei campi di cotone».
Proprio così: il lavoro femminile diviene l’esatto contrario di ciò che crede di essere – non emancipazione, ma sottomissione. La parità dei sessi ha prodotto nella donna qualcosa di terrificante, una schiavitù biologica che mai la storia umana aveva visto prima.
«Quindi, invece di dire questo, che è la verità, l’America delle grandi aziende usa il linguaggio del movimento sociale che ha creato, il femminismo, per trasformare l’intero accordo come una sorta di movimento di liberazione progressista. “Combatti il patriarcato. Abortisci. Non ha nulla a che fare con l’abbassamento del nostro costo del lavoro, lo promettiamo”. Ma ovviamente, ha tutto a che fare con l’abbassamento dei loro costi di manodopera».
Carlson ha qui il coraggio non solo di denunciare l’infelice falsità del femminismo, ma pure le sue origini: il femminismo è stato creato dal grande Capitale.
Ecco spiegata anche l’ora presente, con le multinazionali che asseriscono non solo il loro favore al figlicidio, ma anche la disponibilità a pagarlo col danaro aziendale.
«In tutto il Paese stanno usando questo argomento: l’aborto come liberazione. Molte delle più grandi aziende americane stanno ora pagando dipendenti donne per abortire, per porre fine alle loro gravidanze. Ciò includerebbe Microsoft e Apple, Facebook, Yelp, Netflix, Comcast, Goldman Sachs, Citibank, JP Morgan, Nike, Starbucks, etc.».
C’è quindi l’esempio della catena di articoli sportivi Dick’s Sporting Goods, che «offre alle dipendenti fino a 4.000 dollari se abortiscono. L’azienda offre lo stesso importo alle dipendenti donne che desiderano avere figli?»
In pratica, aziende senz’anima hanno deciso che privare i dipendenti di una vita personale – cioè, ad un certo punto, di una famiglia – li rende più produttivi, e più economici.
Questo è ciò che è successo in tutto il mondo, ma piuttosto che metterlo in discussione o resistergli, il pubblico progressista, magari dotato pure di un’istruzione universitaria, «annuisce in un vigoroso accordo bovino e poi diventa completamente isterico quando qualcuno suggerisce che forse c’è un altro modo di vivere,» dovere «avere figli potrebbe essere più gratificante come scelta di vita rispetto a fare il pendolare in una baraccopoli con i mezzi pubblici per farsi strada fino ai quadri intermedi della Deutsche Bank».
Conosciamo i tanti benefit che lo stile di vita creato dal capitale offre: weekend Ryanair in giro per il mondo, migliaia di ore di Netflix con cui narcotizzarsi, sesso occasionale potenzialmente con chiunque e qualsiasi cosa, il consumo di cultura (concerti, libri che ti fanno sentire intelligente), il miraggio del benessere tra l’Ikea e l’auto a rate, magari qualche droga illegale, o pure qualche droga legale (una bella dose di barbiturici, di benzodiazepime, di SSRI, a chi vogliamo negarla?).
Oramai chiunque sa che tutte queste cose nemmeno lontanamente coprono quel vuoto invincibile che entra nelle vite di chi è senza figli.
Strumenti di distrazione esistenziale di massa – in realtà, strumenti massivi di sterilizzazione.
Questo ci porta alla scelta esistenziale di milioni di persone ipnotizzate dallo Stato delle Multinazionali e dalla sua «etica» artificiale, da cui non è possibile dissentire.
Come nota Tucker: «scegliere una famiglia al posto di servire capitalismo globale? È disgustoso, stai zitto».
Diciamo che, a questo punto dell’articolo, molte cose dovrebbero essere più chiare – anche qui in Italia.
Forse ricorderete le prime pagine dei quotidiani italiani dopo la sentenza della Corte Suprema americana.
Il Corriere: «Obama è un attacco alla libertà» «Biden: tragico errore, siamo gli unici al mondo».
Il Messaggero (di proprietà del gruppo Caltagirone): «Aborto USA, diritto negato».
La Stampa di Torino (cioè, degli Agnelli): «L’America che odia le donne».
La Repubblica (sempre degli Agnelli): «Shock in America, l’aborto non è più un diritto».
Domani (di Carlo de Bendetti): «Cancellato il diritto all’aborto. Gli USA tornano indietro di 50 anni».
La pubblicazione dell’ebreo ora svizzero riassumeva bene, con più coraggio, quello che tutti i giornali stavano cercando di scrivere: la protezione dei non nati come «regressione» della società moderna. La fine dell’aborto, per le gazzette oramai prive di lettori materiali, è un flagello mai visto.
E adesso, chiedetevi: a chi appartengono i grandi giornali italiani? A grandi gruppi industriali, a gruppi finanziari, qualcuno appartiene a Confindustria, in alcuni casi ci sono state dietro direttamente le banche.
Ecco perché diciamo, una volta per tutte, che l’unica vera battaglia proletaria è quella per la vita. La battaglia proletaria è naturaliter contro l’aborto.
Perché, etimologicamente, i proletari sono coloro che hanno i figli, forse hanno solo quelli: eccoci, siamo noi, ci riconosciamo pienamente nella definizione.
Noi amiamo i nostri figli, noi ci commuoviamo alla nascita dei bambini, consideriamo sia la più sacra necessità dell’universo.
Non permetteremo mai – mai! – che il capitalismo terminale, le sue filosofie funebri e i suoi eserciti atlantici, ce li portino via.
Donne, uomini, svegliatevi: siate pronti alla guerra proletaria contro il Capitale globale della Necrocultura.
Roberto Dal Bosco
Necrocultura
Un altro feto trovato nel cassonetto. Volete davvero credere alla favola del disagio sociale?
Due giorni fa è stato rinvenuto un feto di poche settimane in un cassonetto situato in un parco a Parona, un comune della Lomellina nei pressi di Vigevano, in provincia di Pavia.
L’individuazione è avvenuta grazie agli operatori ecologici impegnati nelle operazioni di pulizia dell’area. Durante la loro attività di svuotamento dei cestini lungo via Papa Giovanni XXIII, il feto è emerso dal cassonetto.
Si tratta esattamente della trama della canzone Cassonetto differenziato (1989) di Elio e le Storie Tese, quella che ipotizzava una raccolta differenziata per i feti, vista la quantità di casi che finivano sui giornali: «lo spazzino è più sereno/ e poi si impressiona meno». Trentacinque anni fa già questo tipo di eventi seguiva un pattern molto riconoscibile, al punto da divenire una canzone satirica.
Sostieni Renovatio 21
Conosciamo, ad ogni modo, anche il ruolino di marcia delle cronache di situazioni come questa: secondo quanto riportano all’unisono i giornali locali e nazionali, i carabinieri sono stati tempestivamente contattati e si sono recati sul luogo. Possiamo annunciarvi che, nonostante si parli di telecamere ed altro, con molta difficoltà verrà trovato chi ha lasciato lì il bambino. Ad oggi, non abbiamo presente di casi di «scagliatrici di feto nel cassonetto» (cit. sempre Elio) identificate ed arrestate (e a dire il vero, non siamo nemmeno sicuri che si tratti di donne).
Torniamo alle cronache fetali pavesi: il feto, delle dimensioni di dieci centimetri, è stato affidato agli esperti dell’Istituto di Medicina Legale dell’Università di Pavia per essere sottoposto a esame, è stato riportato. La cosa potrebbe creare una certa dissonanza cognitiva: il lettore sa che in certi casi – come quelli degli enigmatici feti imbarattolati disseminati in tutto il Paese – inizialmente si sospetta proprio di ospedali ed università, da cui «il residuo» potrebbe essere uscito. Abbiamo appreso anche che il giallo dei bidoni gialli di Granarolo, dove furono trovati feti umani, si risolse esattamente con l’Università che ne chiese la restituzione, e la procura che ne dispose il dissequestro. (Altro non ci è dato sapere: quanti erano, perché erano lì, a cosa servivano, chi erano… tutte domande che ci rimangono addosso)
Le cronache, in coro, continuano informandoci che date le sue ridotte dimensioni, si suppone che la gravidanza della madre del bambino del cassonetto pavese sia stata breve,
Nessuno osa ovviamente specificare come sia possibile che il bambino, che si presume sia uscito intero dal grembo materno, possa essere finito lì: vi sarebbe da fare la dolorosa ammissione per la quale – è la possibilità meno allucinante – il bambino sia uscito con la RU486, la pillola dell’aborto domestico che permette di espellere il feto integro, in genere nel water, pronto per farlo viaggiare nelle tubature giù giù sino alle fogne, dove sarà divorato da pantegane, batraci e pesci coprofagi, magari pure qualche insetto goloso che apprezza la carne umana tenera e i concentrati di staminali.
La RU486 – che qualcuno giustamente ha chiamato «il pesticida umano» – permette di far uscire integri dal grembo materno questi bambini minuscoli, ma mica questo orrore può essere detto pubblicamente (la storia dei bambini divorati nelle sentine, che Renovatio 21 va ripetendo da anni, dove altro credete di poterla leggere?), perché la pasticca della morte va sdoganata sempre più: ricorderete il ministro Roberto Speranza (quello che adesso ha qualche problemino nel presentare i suoi libri in giro per l’Italia, dove lo aspettano alcune persone che ha fatto vaccinare genicamente) e la sua spinta, in pieno lockdown, per la distribuzione più libera della pillola dell’aborto fai-da-te, da rifilare alle donne senza ricovero. Di nostro possiamo dire che più di una decina di anni fa abbiamo visto politici sedicenti pro-life – ancora in circolo, presso pure le alte sfere – votare a favore della distribuzione ampliate del pastiglione omicida.
Ciò detto, non è per parlarvi della RU486 – ora distribuita su internet anche per impulso civico delle femministe americane, sconvolte dalla defederalizzazione dell’aborto subita due anni fa tramite la sentenza della Corte Suprema USA Dobbs v. Jackson – che scriviamo queste righe.
In realtà, non è nemmeno per parlare dell’aborto – o meglio, per cercare di raccontare, una volta di più, che oramai siamo convinti di come esso sia solo un pezzo del puzzle, e il puzzle è talmente mostruoso che non c’è film o libro che lo abbia anche solo concepito.
In breve, abbiamo maturato la convinzione che il ritrovamento di feti in luoghi improbabili e degradanti – o misteriosi, inspiegabili – non sia un fenomeno spontaneo, una storia spiegabile con le categorie che ci forniscono giornali e politici – di sinistra, di destra, abortisti, pro-lifi.
Iscriviti alla Newslettera di Renovatio 21
La narrazione, che perdura dai casi di feto nel cassonetto che avanza dagli anni Ottanta, vuole farci pensare che l’abominevole atto è un segno di degrado. Si tratta di persone povere, disperate. Forse una donna che non può permettersi di avere un bambino, o che non vuole averlo perché vive in un appartamento dove il patriarcato le imporrebbe di divenire madre. Cose così.
Insomma: lo shock del feto trovato nella spazzatura serviva a consolidare l’aborto di Stato, ad estenderlo: se la donna avesse abortito avremmo evitato di scandalizzare il netturbino («Ma mettetevi nei panni di chi / il cassonetto pulisce / mi trova e non capisce / il perché di tanta inciviltà / poi scende in piazza e sciopera / e la colpa è anche un po’ tua / se non ti batti per un mondo migliore / in cui una madre sappia dove gettare il bebè»: sono i realistici versi di Elio).
Logica ferrea: fai a pezzi il bambino dentro il grembo materno con il metodo Karman (facendolo diventare un rifiuto ospedaliero, o in certi casi materiale da esperimento) invece che farlo trovare poche settimane dopo nell’immondizia. Non una grinza: come diceva una filastrocca delle scuole medie, «era meglio morire da piccoli / con i…»
Il problema è che oggi tutta questa teoria non tiene più. Il bambino non è nato, è stato fatto uscire dalla madre prima, integro, quando era lungo poco più di un dito – eppure, già perfettamente umano, già Imago Dei.
L’aborto è libero, liberissimo: consentito dalle autorità anche senza essere incinte (è successo), celebrato come grande conquista sociale dalla stampa, dalla politica (tutta!), glorificato da fiction e serie TV. Perché mai allora, continuiamo a trovare feti nel cassonetto?
Se qualche voce «laica» ora si alza per dire che è per colpa del clima intollerante causato dalla chiesa cattolica, può tacersi anche subito: perché sappiamo come Roma non solo non abbia intenzione in alcun modo di andare contro la legge di figlicida (abbiamo cardinali che lo hanno pure dichiarato, e casi sussurrati di confessori che consigliano la procedura a fedeli disperate) ma come abbia fatto di tutto per infliggere il mondo un prodotto che dall’aborto è derivato, il vaccino COVID (e prima ancora, altri vaccini, tutti – come sa il lettore che ci segue negli anni 0 ottenuti con cellule di aborto). Il Vaticano sapeva, ma ha fatto spallucce.
E quindi? Se non si tratta di disagio, dramma sociologico, di repressione del diritto umano all’ammazzare la propria discendenza, cosa sono questi feti nei cassonetti?
Quello che pensiamo noi, adesso, è che siano essenzialmente dei segni. Non sono stati abbandonati, sono stati piazzati. Sono delle puntine su una mappa oscura, sono capitelli di un territorio letto secondo una mistica del male. Sono antenne, amuleti, sono prove di un sacrificio avvenuto sopra una determinata zona del Paese.
Chi li mette? Qualcuno che concepisce l’aborto, o meglio l’uccisione della vita umana innocente, come una realtà da rendere simbolo ripetibile distribuito sul territorio.
Immaginate tutte quelle vecchie chiesette, anche minuscole, ora deserte, che vedete un po’ ovunque. Immaginate che lì vi è un altare, che serve per il sacrificio di Dio per l’uomo. Invertite tutto: ecco che bisogna puntellare la Terra del segno del sacrificio dell’essere umano per il dio – o meglio, per il demone.
Si può trattare, quindi, di una sorta di pratica satanica, o forse perfino«post-satanica», di cui non abbiamo mai sentito nulla, perché tenuta davvero segreta da chi la pratica?
Aiuta Renovatio 21
Abbiamo ipotizzato questa spiegazione per la storia dei feti in barattolo rinvenuti nel corso di più decenni in vari luoghi improbabili, spesso nel verde: campi, argini dei fiumi, aiuole urbane, cimiteri. Probabilmente, siamo stati i primi a cercare di unire i puntini di questi casi: chi può avere interesse, nell’arco di trenta o quaranta anni, ad abbandonare vasetti con bambini dentro a Nord e Sud, in città e in campagna? Come può trattarsi di un unico soggetto che lo fa?
Ora stiamo cercando di allargare la medesima idea ai bimbi nei cassonetti. Forse non si tratta di donne disperate, a cui gli obiettori di coscienza cattivi hanno negato l’accesso al feticidio. Non si tratta di degrado sociale, non si tratta di quelle storie brutte che ci fanno allargare le braccia e dire «ma dove andremo a finire», così da spingerci sempre più dentro il nostro bozzolo domestico.
Forse non è una storia che potete ancora immaginare. Perché potrebbe essere talmente spaventosa da dover essere tenuta segreta – sia da chi la pratica, che da chi forse lo ha capito, ma non può dirlo, vuoi perché teme il panico sociale che potrebbe scatenare, vuoi perché forse qualcuno in alto desidera che continui, perché parte di un meccanismo, di un accordo indicibile.
Mentre meditate dentro questo abisso, abbiate una certezza: quella di non credere più, nemmeno per un secondo, a quanto vi dicono sull’aborto i politici, i giornali, i pregatori seriali, i pro-life a caccia dei vostri soldini.
Rifiutate del tutto chi vuole farvi fissare il dito invece che la luna di sangue che è sopra tutti noi.
Roberto Dal Bosco
Iscriviti alla Newslettera di Renovatio 21
Immagine ottenuta con immagini su licenza Envato
Autismo
Finestra di Overton per l’inarrestabile incremento dell’autismo: dal vaccino al sacrificio umano dell’eutanasia infantile
Sostieni Renovatio 21
Aiuta Renovatio 21
«Abbiamo visto che eliminano completamente i down, perché la loro è una vita indegna di essere vissuta» dicevo indicando il caso dell’Islanda down-free. «E una vita indegna di essere vissuta, va eliminata… voi pensate che sia impossibile? Il re cattolico del Belgio nel 2014 ha firmato una legge per cui si può fare l’eutanasia del bambino, basta che il bambino sia “consenziente”… l’eutanasia infantile è arrivata… qualcuno lo chiama aborto post-natale» dicevo. Poi parlavo del caso di Charlie Gard, il bambino lasciato morire della Sanità inglese, e del suo messaggio, e cioè il «pensare che si possono ammazzare i bambini anche già nati… i bambini danneggiati si possono ammazzare». «Quindi io mi chiedo, e sono conscio della forza di questa mia domanda: quanti anni ci vorranno prima che i bambini autistici finiranno in questo calderone?» Ricordo il gelo che scese nella sala. Da persona che lavora con i teatri, so percepire la temperatura di una sala. Lì era precipitato tutto sottozero all’istante, al punto che mi fermai prima ancora di finire la frase. L’eutanasia dei bambini autistici sarà una proposta che la realtà globale comincerà a discutere, e ad accettare, a brevissimo. Il cittadino del futuro è dipendente, prevedibile, domestico – e soprattutto spendibile. Scartabile a piacere, eliminabile magari pure con l’assenso dei famigliari. Il capolavoro della Necrocultura di Satana è più visibile che mai: come con l’aborto – dove è la madre ad uccidere il suo figlio indifeso – anche qui l’eliminazione massiva di questa parte della popolazione in crescita verrà fatta passare per il consenso della famiglia, distruggendone, di fatto, ogni suo tessuto morale. La famiglia da luogo della vita, diventa luogo della Morte. La famiglia, la cellula primaria della società nella quale visse lo stesso Dio incarnato, il cuore della legge naturale, viene pervertita in modo sanguinario. È il Regno Sociale di Satana: parte dalle siringhe dei sieri e, dopo dolore e malattia, torna alle siringhe, ma dello sterminio biomedico di Stato. Dalla siringa al sacrificio umano. Lo Stato moderno fa così Quanto ci piacerebbe che la «consapevolezza sull’autismo», e le sue giornatone ONU pagate dal contribuente, parlasse di queste cose. Un’ultima cosa detta ai censori e ai «normalisti» che leggono queste righe e ridacchiano, o si scandalizzano, magari presi dalla voglia di segnalarci alle «autorità competenti» per «disinformazione»: ecco a voi il nostro dito medio, e ve lo siete meritato tutto, perché le vostre azioni stanno portando avanti nei decenni questo programma di morte e devastazione che usa i bambini come strumenti, come armi per la rivoluzione biologica che sta rovinando il mondo. Siatene consapevoli: la Necrocultura travolgerà anche voi e le vostre patetiche esistenze di volonterosi carnefici di Moloch. Svegliatevi. Convertitevi. Roberto Dal Bosco SOSTIENI RENOVATIO 21Autismo ed eutanasia infantile. Intervento di Roberto Dal Bosco dal convegno di Renovatio 21 «Vaccini fra obbligo e libertà di scelta», Reggio Emilia, 9 settembre 2017 pic.twitter.com/5aYBo27Gb8
— Renovatio 21 (@21_renovatio) April 17, 2024
Controllo delle nascite
Continua il crollo delle nascite in Italia
Il crollo delle nascite in Italia si è confermato nel corso del 2023, in Italia. Lo riporta l’agenzia ANSA.
L’ulteriore declino del numero dei bambini messi al mondo, come indicato dai dati demografici relativi a tale anno pubblicati oggi dall’Istituto Nazionale di Statistica (ISTAT).
Secondo le statistiche preliminari, il numero dei neonati residenti nel Paese si attesta a 379 mila, accompagnato da un tasso di natalità pari al 6,4 per mille (rispetto al 6,7 per mille registrato nel 2022).
Sostieni Renovatio 21
Tale diminuzione delle nascite rispetto all’anno precedente si attesta a 14 mila unità, equivalenti al 3,6%.
Risalendo al 2008, ultimo anno di aumento delle nascite in Italia, si osserva un calo complessivo di 197 mila unità (-34,2%).
La media di figli per donna diminuisce da 1,24 nel 2022 a 1,20 nel 2023, avvicinandosi notevolmente al minimo storico di 1,19 figli riscontrato nel lontano 1995. L’Italia, come da imperativo della Necrocultura, si sta spopolando.
Gli articoli di stampa che analizzano tale numero non osa metterlo in relazione con l’altra quota ufficiale che la logica vorrebbe andasse subito citata: il numero degli aborti nel Paese. Il dato del 2021 è di un totale nel notificato di 63.653 «interruzioni volontarie di gravidanza», o IVG, termine della neolingua orwelliana per il feticidio di Stato.
In pratica, secondo il dato ufficiale, ogni sei bambini uno viene sacrificato a Moloch – e non sappiamo che fine possa fare il corpo dei piccoli assassinati, se smaltito con i residui ospedalieri, bruciato come rifiuto, smembrato e venduto per esperimenti e linee cellulari per le farmaceutiche (in America, lo sappiamo, succede: e i produttori di vaccini possono ringraziare) oppure finito misteriosamente in barattoli disseminati per le campagne, o ancora in enigmatici bidoni gialli abbandonati in depositi fuori città.
A chi si rallegra del continuo andamento in diminuzione dell’aborto (-4,2% rispetto al 2020) a partire dal 1983, vogliamo ricordare che il dato ufficiale rappresenta la punta dell’iceberg, e forse nemmeno quella.
I bambini di fatto oggi muoiono a causa di quella che chiama contraccezione, che crea il fenomeno della cosiddetta «microabortività»: alcuni anticoncezionali, come la cosiddetta spirale (o IUD), ostacolando l’annidamento dell’embrione, di fatto agiscono come sistemi di aborto permanente. Qualcuno ritiene quindi che i dispositivi intrauterini possono considerarsi in grado di procurare alla donna anche un aborto al mese: è l’infanticidio automatico, impiantato macchinalmente dentro il corpo stesso della donna. Capolavori della medicina moderna…
Aiuta Renovatio 21
Stesso discorso va fatto per il numero sommerso dei bambini uccisi dalla RU486, il pesticida umano utilizzato per l’aborto chimico: come usiamo ripetere, qui il feto viene espulso nel water e poi inviato con lo sciacquone nelle fogne dove sarà presumibilmente divorato da ratti, rane, pesci, insetti vari.
Esistendo un mercato nero diffuso della pillola dell’aborto – negli USA pure sostenuto da alcuni gruppi femministi specialmente dopo la defederalizzazione del «diritto di aborto» avvenuta con la sentenza della Corte Suprema Dobbs v. Jackson del 2022 – il numero di bambini trucidati con la pasticca assassina non è dato conoscerlo.
Vi va aggiunta, in ogni caso, anche la quantità di esseri umani terminati dalla pillola del giorno dopo, per la quale la stampa sincero-democratica si sgola da anni spiegando che non è aborto, quando invece lo è.
In questa sede, poi, non inizieremo nemmeno il discorso sulla quantità di embrioni prodotti e scartati con la riproduzione artificiale (sono centinaia di migliaia…), né il numero di esseri creati in provetta e poi congelati sotto azoto liquido in un limbo teologicamente, politicamente, legalmente biologicamente indefinito (sono vivi? Sono morti?).
Il numero dei bambini uccisi dallo Stato-Erode non è quindi di 65 mila individui, ma molto superiore. Non si tratta di una città di piccole dimensioni che sparisce ogni anno: forse è una metropoli, è una piccola regione che viene nuclearizzata nel grembo materno mentre la popolazione si contrae mostruosamente, e – molto causalmente – il Paese, anche sotto un sedicente governo nazionalista e sovranista, importa a spese del contribuente milionate di africani, le cui cifre sembrano decisamente essere quelle di una sostituzione vera e propria.
Caro lettore sincero-democratico, qualche campanello in testa ti si accende?
C’è qualcosa che vuoi fare, che non sia dare spago a danari a qualche stupido gruppo pro-life?
Roberto Dal Bosco
Iscriviti alla Newslettera di Renovatio 21
-
Pensiero2 settimane fa
La giovenca rossa dell’anticristo è arrivata a Gerusalemme
-
Cervello2 settimane fa
«La proteina spike è un’arma biologica contro il cervello». Il COVID come guerra alla mente umana, riprogrammata in «modalità zombie»
-
Salute1 settimana fa
I malori della 16ª settimana 2024
-
Pensiero1 settimana fa
Foreign Fighter USA dal fronte ucraino trovato armato in Piazza San Pietro. Perché?
-
Animali2 settimane fa
«Cicala-geddon»: in arrivo trilioni di cicale zombie ipersessuali e forse «trans» infettate da funghi-malattie veneree
-
Spirito2 settimane fa
Sinodo 2024, grandi manovre in favore dell’ordinazione delle donne
-
Autismo2 settimane fa
Autismo, 28enne olandese sarà uccisa con il suicidio assistito: i medici la ritengono che «incurabile»
-
Vaccini2 settimane fa
Vaccino mRNA sviluppato in 100 giorni, professore di medicina avverte: «possibile solo ignorando i diritti umani»