Bioetica
Quarta dose, il parere del Comitato per l’Etica della Biomedicina
Renovatio 21 pubblica questo parere del Comitato Internazionale per l’Etica della Biomedicina (CIEB).
Comitato Internazionale per l’Etica della Biomedicina (CIEB)
Parere (n. 13) sulla «quarta dose»
Sono sempre di più i medici che escono allo scoperto, anche sul mainstream, per denunciare l’irragionevolezza della campagna vaccinale e per scongiurare la somministrazione della «quarta dose» nel momento in cui il virus è più debole, promuovendo al contrario un approccio fondato sulla convivenza con il virus medesimo. (1)
Ovviamente, i dati su cui poggiano le affermazioni di questi medici – come anche quelli che in tutto il mondo hanno ampiamente dimostrato l’insicurezza e l’inefficacia del cosiddetto vaccino anti-COVID– sono sistematicamente smentiti dagli organismi regolatori europei, secondo l’eterno gioco della contrapposizione strumentale tra evidenze scientifiche: gioco da cui esce vincitore, come noto, non già l’evidenza più fondata o obiettiva, ma quella più funzionale agli interessi economici degli stakeholder e della politica.
In tal senso possono ricordarsi ad esempio le affermazioni secondo cui tra i meriti della campagna vaccinale andrebbe ascritta l’attenuazione della virulenza del virus o la riduzione dei danni da esso causati, vera e propria professione di fede in cui si rispecchia più o meno inconsapevolmente la maggioranza dei soggetti vaccinati e che tuttavia è ampiamente contraddetta dai Report dell’Istituto Superiore di Sanità, secondo cui i vaccinati con quarta dose hanno tassi di ospedalizzazione doppi rispetto ai soggetti non vaccinati e tassi di ricovero in terapia intensiva dieci volte superiori a quelli dei non vaccinati; o, più di recente, l’affermazione – chiaramente finalizzata a ripristinare quel po’ di terrorismo mediatico a sua volta necessario per favorire la ripresa delle attività degli hub vaccinali ed evitare il temuto flop della quarta dose – secondo cui la mortalità della variante del virus oggi dominante (Omicron 5) sarebbe 7 volte più alta per i non vaccinati: là dove 7 volte zero è sempre zero. (2)
In ogni caso, le scontate decisioni pro-vaccinali degli organismi europei costituiscono la chiave di volta della strategia del governo italiano intesa a fornire – tra la generale acquiescenza del pubblico – continue «spinte gentili» verso l’assunzione di nuove, ulteriori, infinite dosi del vaccino. (3)
Che questa strategia non persegua scopi di natura medica è ormai evidente. Dopo due anni e mezzo di pretesa emergenza sanitaria, infatti, è sotto gli occhi di molti che il vero obiettivo della gestione della cosiddetta pandemia è stato, più che l’introduzione dell’obbligo vaccinale, l’introduzione del green pass, che a sua volta ha gradualmente aperto la strada all’introduzione di analoghi strumenti «premiali» in campi diversi: dal clima all’energia, dall’ambiente all’acqua, riprendendo il modello cinese del «credito sociale». Modello che ha di recente mostrato il suo vero scopo di strumento di controllo totalitario della popolazione in occasione della tentata protesta nei confronti di una banca cinese che aveva congelato i conti correnti di centinaia di migliaia di cittadini: protesta stroncata dalle autorità semplicemente controllando a distanza le app dei manifestanti e impedendo loro l’accesso – in quanto «contagiati» – a qualsiasi mezzi di trasporto. (4)
Così, quando al ricatto vaccinale si sostituirà – per legge – un ricatto diverso (per esempio energetico: «se non compri il gas sul mercato libero, non avrai il pass per lavorare»; o alimentare: «se non compri le sementi OGM per le tue coltivazioni non potrai uscire dal tuo comune»; o educativo: «se non concordi con una determinata visione della storia, tuo figliò non potrà frequentare la scuola pubblica»), la portata effettiva dell’affaire COVID apparirà evidente anche alla parte della popolazione per la quale risulta ancora oggi difficile credere che un governo che ha giurato fedeltà alla Costituzione possa finire per attentare alla salute, alla sicurezza e alle libertà dei cittadini.
Il problema è che quando si arriverà a questo risultato sarà probabilmente troppo tardi per invertire pacificamente la rotta.
Sulla base di queste considerazioni, il CIEB:
– invita ancora una volta l’opinione pubblica a sviluppare le capacità di analisi critica e d’autonomia di giudizio necessarie per inquadrare correttamente i problemi sopra richiamati;
– mette nuovamente in guardia dall’opera di distrazione di massa pianificata dal governo e attuata dai media mediante la proliferazione di situazione di crisi di natura diversa (strategica, energetica, climatica, idrica) che si sono succedute dalla fine apparente dell’emergenza COVID;
– stigmatizza l’atteggiamento di cortigiano appiattimento funzionale alle posizioni governative mostrato negli ultimi due anni e mezzo dalle classi politica, medica, sindacale, giornalistica e imprenditoriale, che hanno perso ogni credibilità agli occhi della parte ancora raziocinante della nazione;
– sollecita i corpi dello Stato e gli esponenti delle sopra citate categorie sociali e produttive non ancora allineati alla menzionata opera di distopizzazione della società italiana a “gettare il cuore oltre l’ostacolo” e ad esporsi pubblicamente a difesa di un modello di società ancorato ai valori morali, etici e di verità che stanno venendo sistematicamente e scientificamente demoliti;
– auspica la creazione di nuove forze sociali in grado di opporsi alla deriva totalitaria in atto e di porre le basi per un nuovo modello di convivenza civile che ribadisca il primato dell’essere umano sugli interessi della scienza, del mercato, della società e dell’Unione europea.
CIEB
11 luglio 2022
Il testo originare del parere è pubblicato sul sito www.ecsel.org/cieb
NOTE
1) Cfr. https://bologna.repubblica.it/cronaca/2022/07/09/news/linfettivologo_pierluigi_viale_va_controcorrente_il_virus_ora_e_piu_debole_facciamolo_circolare_o_si_bloccano_gli_ospeda-357154480/.
2) Cfr. https://www.lastampa.it/cronaca/2022/07/09/news/covide_omicron_5_il_virus_corre_serve_la_quarta_dose_chi_deve_farla_e_a_partire_da_quando-5434086/.
3) Cfr. https://tg24.sky.it/salute-e-benessere/approfondimenti/covid-quarta-dose-over-60-vaccini-omicron.
4) Cfr. https://www.tgcom24.mediaset.it/mondo/cina-l-app-di-tracciamento-covid-sarebbe-stata-utilizzata-per-impedire-una-protesta_51591388-202202k.shtml; https://www.pro-memoria.info/wp/wp-content/uploads/Protesta-impedita_-Green-Pass-ROSSO_-_Engen-Tham-Thomson-Reuters.pdf.
Bioetica
Polonia, l’aborto avanza in Parlamento
Il 12 aprile 2024, i parlamentari polacchi hanno votato a favore di quattro progetti di legge volti a generalizzare l’accesso delle donne all’aborto nel paese. Fatto senza precedenti in quasi trent’anni, ma che non dovrebbe cambiare radicalmente la situazione a breve termine, perché una modifica della legge in questa direzione si scontrerebbe con il veto presidenziale del conservatore Andrzej Duda.
«Lo Stato deve fare tutto affinché l’aborto sia accessibile, legale, praticato in condizioni adeguate, senza pericoli». I commenti espressi l’11 aprile 2024 da Katarzyna Kotula non hanno mancato di offendere più di un cattolico polacco, poiché erano inimmaginabili anche un anno fa.
Tuttavia, è dalla piattaforma della Dieta – la camera bassa del parlamento polacco – che il ministro dell’Uguaglianza presenta il disegno di legge portato avanti dalla Coalizione Civica del primo ministro Donald Tusk, volto a liberalizzare l’accesso all’aborto fino a dodici settimane di gravidanza.
Per essere più precisi, quattro testi sono stati presentati da componenti della coalizione filoeuropea arrivata al potere in seguito alle elezioni del 15 ottobre 2023, dopo otto anni di governo del partito nazionalista Diritto e Giustizia (PiS).
La Sinistra Unita ha presentato i primi due progetti che prevedono, da un lato, la depenalizzazione dell’aborto assistito, e dall’altro la legalizzazione completa dell’aborto, senza ostacoli, fino alla dodicesima settimana di gravidanza.
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Il terzo progetto viene dal partito politico del primo ministro Donald Tusk, e chiede anch’esso la legalizzazione fino alla dodicesima settimana, con diverse riserve rispetto al testo della Sinistra Unita.
Il quarto testo, presentato dalla Terza Via, un’alleanza del partito contadino conservatore PSL e del movimento cristiano-democratico Polonia 2050 del presidente della Dieta, Szymon Holownia, chiede il ritorno allo status quo in vigore tra il 1993 e il 2020. L’IVG era possibile in tre casi: malformazione del feto, pericolo per la vita o la salute della madre, stupro o incesto.
Il partito della Terza Via è anche favorevole all’indizione di un referendum su un’eventuale legalizzazione più ampia dell’aborto, un ricorso al voto popolare sorprendentemente criticato dalle organizzazioni femministe – che però hanno sulle labbra solo le parole di «democrazia» e «libertà» – e per una buona ragione.
Secondo un sondaggio effettuato poco prima del voto in Parlamento da IPSOS, la società polacca appare divisa sulla questione. Il 35% delle intervistate vuole avere accesso all’aborto fino alla dodicesima settimana di gravidanza; Il 21% è favorevole al ripristino di questo diritto in caso di malformazione fetale; Il 23% vuole un referendum e il 14% si ritiene soddisfatto dell’attuale stato della legislazione nel Paese. Una prova, se fosse necessaria, che la secolarizzazione avanza a passi da gigante sulle rive della Vistola.
Tuttavia, il campo progressista non rivendica la vittoria: «abbiamo motivi di soddisfazione, tuttavia molto moderati e cauti», ha dichiarato Donald Tusk dopo il voto alla Dieta del 12 aprile. Perché la liberalizzazione dell’aborto in Polonia non è per domani: resta da convocare la Commissione parlamentare speciale che dovrà essere incaricata di adottare un disegno di legge da sottoporre in seconda lettura.
Probabilmente il futuro testo dovrà essere corretto in senso meno liberale per conquistare la maggioranza del parlamento polacco e, se così fosse, il capo dello Stato potrebbe porre il veto. Andrzej Duda – affiliato al PiS – dovrebbe normalmente rimanere al potere fino al 2025: abbastanza per dare ai conservatori polacchi qualche mese di tregua per organizzare la difesa del diritto alla vita.
Articolo previamente apparso su FSSPX.news.
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Immagine di pubblico dominio CC0 via Flickr
Bioetica
Bioeticiste contro la genitorialità genetica: «usare liberamente gli embrioni congelati»
Bioetica
Approvato il progetto di inclusione dell’aborto nella Carta europea
Mercoledì 11 aprile 2024 gli eurodeputati hanno adottato, con 336 voti favorevoli, 163 contrari e 39 astensioni, una risoluzione che chiede l’inclusione dell’aborto nella Carta dei diritti fondamentali dell’Unione europea, che stabilisce “diritti, libertà e principi riconosciuti” negli Stati membri.
La risoluzione, promossa dai liberaldemocratici (Renew), dai socialdemocratici (S&D) e dalla sinistra, afferma che «controllare la propria vita riproduttiva e decidere se, quando e come avere figli è essenziale per la piena realizzazione dei diritti umani per le donne, le ragazze e tutte coloro che possono rimanere incinte».
I promotori hanno motivato la loro posizione con documenti delle Nazioni Unite che invitano a mantenere la «decisione individuale di ricorrere all’interruzione volontaria di gravidanza».
La mozione cita anche la decisione della Francia di includere l’aborto nella Costituzione come esempio da seguire, sostenendo la «necessità di una risposta europea al declino dell’uguaglianza tra uomini e donne».
Minaccia ai gruppi pro-vita
I deputati sono preoccupati anche per «l’aumento dei finanziamenti ai gruppi contrari all’uguaglianza di genere e all’aborto» in tutto il mondo e nell’UE. Chiedono alla Commissione di garantire che le organizzazioni che «lavorano contro l’uguaglianza di genere e i diritti delle donne» non ricevano finanziamenti dall’UE.
Il testo insiste affinché gli Stati membri e le amministrazioni aumentino la spesa per programmi e servizi sanitari e di pianificazione familiare.
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Contro gli «agenti religiosi ultraconservatori»
La mozione adottata parla ancora di «forze regressive e attori religiosi ultraconservatori e di estrema destra» che «stanno cercando di annullare decenni di progressi nel campo dei diritti umani e di imporre una visione del mondo dannosa sui ruoli degli uomini e delle donne nelle famiglie e nella vita pubblica».
Il testo adottato dal Parlamento europeo critica alcuni Stati membri: Polonia, Malta, Slovacchia e Ungheria, le cui politiche sull’aborto sono più conservatrici della maggior parte degli altri. Esorta i governi europei a «rendere obbligatori i metodi e le procedure di aborto nel curriculum dei medici e degli studenti di medicina».
Nel 2022, il Parlamento Europeo aveva già adottato una risoluzione a favore dell’aborto, che condannava la decisione della Corte Suprema degli Stati Uniti di abolire Roe vs Wade.
Una risoluzione che, si spera, non dovrebbe essere adottata
Questa risoluzione chiede solo una modifica alla Carta dei diritti fondamentali dell’Unione europea, senza avere il potere di apportare tale modifica. La risoluzione adottata propone che l’articolo 3.2a sia modificato come segue:
«Tutte le persone hanno diritto all’autonomia corporea, all’accesso libero, informato, pieno e universale alla salute e ai diritti sessuali e riproduttivi e a tutti i servizi sanitari correlati senza discriminazioni, compreso l’accesso all’aborto sicuro e legale».
Per apportare una modifica alla Carta dei diritti fondamentali sarebbe necessaria l’approvazione unanime dei 27 Stati membri. Alcuni Paesi in cui la vita dei bambini non ancora nati è meglio tutelata – Malta, Ungheria e Polonia – non dovrebbero, al momento, dare il loro consenso.
Articolo previamente apparso su FSSPX.news.
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