Economia
Italia e Germania si preparano al razionamento energetico

Italia e Germania, le due nazioni più dipendenti dal gas russo, si stanno preparando ad un uso limitato e regolato delle fonti energetiche.
Nonostante il fatto che le forniture di gas naturale di Gazprom dalla Russia all’Europa occidentale non siano state colpite dal conflitto ucraino, i Paesi membri dell’UE stanno condizionando le loro popolazioni per un prossimo razionamento dell’energia.
L’amministrazione di regolamentazione dell’Agenzia federale di rete tedesca il 18 marzo ha confermato i colloqui con l’industria e il settore energetico sulla preparazione alla crisi in caso di crisi dell’approvvigionamento di gas, ha riferito la testata tedesca Der Spiegel.
I colloqui erano motivati per preparare il sistema economico all’eventualità di inevitabili chiusure del settore, ha affermato l’agenzia. Come riportato da Renovatio 21, da diverso tempo varie industrie, in Europa e in particolare in Italia stanno chiudendo a causa degli alti costi dell’energia.
L’Unione Europea ha già fatto pilatescamente sapere un mese fa che i prezzi dell’energia e dei generi alimentari rimarranno alti per tutto il 2022.
«I clienti domestici sono soggetti a una protezione legale speciale in una situazione del genere e verrà data priorità alla fornitura», ha sottolineato un portavoce dell’ente tedesco.
Il Belgio invece vuole posticipare di dieci anni il phase-out dal nucleare. La centrale nucleare di Tihange 3, situata vicino al confine tedesco, e la centrale nucleare di Doel 4, situata vicino ad Anversa, continueranno a funzionare fino al 2035. Lo ha confermato il primo ministro belga Alexander De Croo il 18 marzo a seguito di consultazioni del governo secondo il giornale tedesco Handelsblatt.
In Italia, il 18 marzo il presidente del Consiglio Mario Draghi ha ammesso che «se le cose dovessero peggiorare dovremmo sicuramente entrare in una logica di razionamento».
Il governatore della Banca d’Italia Ignazio Visco ha affermato che la possibilità di carenze di gas che potrebbero spingere ancora più in alto i prezzi dell’energia, e ciò potrebbe «forzare per qualche tempo il razionamento di gas ed elettricità, interrompendo la produzione».
Come riportato da Renovatio 21, i problemi energetici europei ed italiani sono partiti ben prima della guerra in Ucraina, che sta divenendo il grande scusante per il disastro economico in corso, con il sacrificio del capro espiatorio Vladimir Putin.
Come ripetuto da questo sito, in tutti i Paesi, compreso il Bel Paese, si è fatta una grande campagna nei mesi scorsi per avvisare dei possibili blackout, ammessi perfino da documenti dei servizi segreti nostrani. Blackout hanno colpito anche, fuori dall’Europa, la Cina, la Turchia, il Centrasia, Taiwan.
Il mondo va verso uno shock permanente. Vorrebbero dargli la colpa, ma qui non ci ha portato Putin.
Ci hanno portato qui, come denunziato proprio dal Putin, élite incompetenti e corrotte.
«la verità è che i problemi attuali affrontati da milioni di persone in Occidente sono il risultato di molti anni di azione delle élite dominanti dei loro Stati, dei loro errori, della miopia e delle loro ambizioni» ha detto il presidente della Federazione Russa la scorsa settimana.
Ora che si sta inceppando anche la filiera alimentare, andiamo verso una crisi mai vista, nemmeno nel 1929.
Il grano, che sta sparendo, diviene costosissimo, così come i fertilizzanti.
Stiamo andando più in là della guerra: stiamo per vedere il ritorno della fame e delle carestie.
E del caos e del dolore totale che ciò comporterà
Economia
Il debito francese è un pericolo per tutta l’Eurozona

Il crescente debito sovrano della Francia, unito alle lotte politiche interne, potrebbe minacciare la stabilità fiscale dell’Eurozona. Lo riporta l’emittente pubblica tedesca Deutsche Welle, citando un esperto.
La Francia ha uno dei debiti nazionali più elevati dell’UE, attualmente pari a 3,35 trilioni di euro (3,9 trilioni di dollari), pari a circa il 113% del PIL. Si prevede che il rapporto salirà al 125% entro il 2030. Il deficit di bilancio è previsto al 5,4-5,8% quest’anno, ben al di sopra del limite del 3% previsto dall’Unione.
Friedrich Heinemann del Centro Leibniz per la Ricerca Economica Europea ZEW di Mannheim, in Germania, ha dichiarato alla testata in un articolo pubblicato sabato: «dovremmo essere preoccupati. L’eurozona non è stabile in questo momento».
Un drastico piano di austerità proposto dal primo ministro francese François Bayrou, membro del governo di minoranza, ha innescato un voto di sfiducia, che ha perso lunedì sera, portando al collasso il governo francese.
Il piano del Bayrou prevedeva tagli ai posti di lavoro nel settore pubblico, una riduzione della spesa sociale e la soppressione di due festività. Il Rassemblement National di Marina Le Pen, i Socialisti e il partito di sinistra La France Insoumise si sono opposti con veemenza alla proposta.
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Anche un sondaggio Elabe condotto prima del voto ha mostrato che la maggior parte degli intervistati era contraria alle misure.
Lo Heinemann ha dichiarato a DW di dubitare che la Francia troverà presto una via d’uscita, visti gli aspri scontri politici.
A luglio, Bloomberg, citando gli esperti di ING Groep NV, ha affermato in modo analogo che il crescente debito della Francia potrebbe rappresentare una «bomba a orologeria» per la stabilità finanziaria dell’UE.
Nonostante il considerevole deficit di bilancio, la Francia prevede di aumentare la spesa militare a 64 miliardi di euro nel 2027, il doppio di quanto speso nel 2017.
Il presidente Emmanuel Macron ha ripetutamente citato una presunta minaccia russa. Il Cremlino ha costantemente liquidato le accuse come «assurdità», accusando l’UE di una rapida militarizzazione.
A maggio, gli Stati membri hanno approvato un programma di debito da 150 miliardi di euro per l’approvvigionamento di armi.
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Immagine di Philippe Druesne via Flickr pubblicata su licenza CC BY-NC-ND 2.0
Economia
Trump porge il ramoscello d’ulivo a Musk. Cui Tesla prepara un possibile pagamento da un trilione

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Economia
La Turchia interrompe totalmente gli scambi commerciali con Israele

La Turchia ha interrotto tutti i legami commerciali ed economici con Israele, chiudendo il suo spazio aereo ad alcuni voli israeliani, ha annunciato il Ministro degli Esteri Hakan Fidan. I due Paesi sono in conflitto da mesi a causa della campagna militare israeliana a Gaza, con la Turchia che accusa il Paese di aver commesso un genocidio.
In un discorso al parlamento nazionale di venerdì, il Fidan ha affermato che la Turchia ha «completamente interrotto i nostri scambi commerciali con Israele» e «chiuso i nostri porti alle navi israeliane».
«Non permettiamo alle navi portacontainers che trasportano armi e munizioni verso Israele di entrare nei nostri porti e agli aerei di entrare nel nostro spazio aereo», ha aggiunto il ministro di Ankara, affermando che alle navi battenti bandiera turca è vietato fare scalo nei porti israeliani e che alle imbarcazioni israeliane è vietato entrare nei porti turchi.
Come riportato da Renovatio 21, la guerra commerciale con Israele era partita un anno fa con la sospensione degli scambi.
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Una fonte diplomatica turca ha dichiarato all’agenzia Reuters che le restrizioni ai voli riguardano solo i voli ufficiali israeliani e gli aerei con armi o munizioni, non il transito di routine dei vettori commerciali.
L’agenzia ha inoltre riferito che le autorità portuali turche stanno ora richiedendo informalmente agli agenti marittimi di attestare che le navi non sono collegate a Israele e non trasportano carichi militari o pericolosi diretti nel Paese.
Tuttavia, un funzionario israeliano ha dichiarato al Jerusalem Post che la Turchia aveva «già annunciato in passato la rottura delle relazioni economiche con Israele, e che tali relazioni sono continuate», riferendosi apparentemente alla sospensione delle importazioni ed esportazioni da parte di Ankara a maggio.
I commenti del ministro sono l’ultimo segnale del deterioramento delle relazioni tra Turchia e Israele, rese ancora più tese dalla guerra a Gaza. La Turchia, unendosi agli altri Paesi che hanno portato il caso al tribunale dell’Aia, ha accusato Israele di aver commesso un genocidio a Gaza. Il presidente Recep Tayyip Erdogan in precedenza aveva definito il primo ministro Benjamin Netanyahu «il macellaio di Gaza», suggerendo a un certo punto – in una reductio ad Hitlerum che è andata in crescendo, con contagio internazionale – che la portata dei suoi crimini di guerra superasse quelli commessi dal cancelliere della Germania nazionalsocialista Adolfo Hitlerro.
Nel 2023 la Turchia ha richiamato il suo ambasciatore da Israele e nel 2024 ha interrotto tutti i rapporti diplomatici. Mesi fa Ankara aveva dichiarato che Israele costituisce una «minaccia per la pace in Siria». Erdogan ha più volte chiesto un’alleanza dei Paesi islamici contro Israele.
Come riportato da Renovatio 21, in settimana i turchi hanno guidato gli sforzi per far sospendere Israele all’Assemblea generale ONU. L’anno scorso il presidente turco aveva dichiarato che le Nazioni Unite dovrebbero consentire l’uso della forza contro lo Stato degli ebrei.
Un anno fa Erdogan aveva ventilato l’ipotesi che la Turchia potesse invadere Israele.
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Immagine di Rob Schleiffert via Flickr pubblicata su licenza CC BY-NC 4.0
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