Alimentazione
Guerra in Ucraina, la FAO: divario nelle esportazioni mondiali di cereali a 20 milioni di tonnellate

L’ultima stima dell’Organizzazione delle Nazioni Unite per l’Alimentazione e l’Agricoltura (FAO) è che circa 20 milioni di tonnellate di grano (principalmente grano, e poi di mais) non saranno disponibili per il resto di questo anno di esportazione (dal 1 luglio al 30 giugno) a causa dell’interruzione delle forniture dalla regione del Mar Nero. Lo riporta EIRN.
Anche l’orzo, i semi di girasole e l’olio e altre materie prime sono stati colpiti dall’interruzione del trasporto marittimo del Mar Nero.
Gran parte delle spedizioni annuali di quest’anno dalla Russia e dall’Ucraina sono già terminate, rappresentando insieme circa il 30% delle esportazioni mondiali annuali di grano, ma ora il resto non avverrà.
I rapporti sull’immagine sono stati forniti alla CGTN dal capo economista della FAO Maximo Torrero, l’11 marzo, parlando dalla conferenza FAO Asia-Pacifico a Dhaka, in Bangladesh, e dall’economista FAO Monica Tothova a Roma.
Torrero spera che l’immediato «divario di grano» possa essere compensato da Stati Uniti, Australia, Argentina, India e alcune altre nazioni. Mette le potenziali esportazioni di grano dell’India a 7 milioni di tonnellate. Ma non c’è alcun intervento coordinato per sfruttare al meglio gli stock esistenti.
L’unico punto positivo è che la Russia indica che esporterà selettivamente il grano. Tothova ha riferito che il grano è un alimento base per il 35% della popolazione mondiale.
C’è già un maltempo in due importanti cinture di grano dell’emisfero settentrionale. Le alte pianure del Nord America sono gravemente aride, chiamate in alcuni punti una siccità che si verifica una volta ogni 1200 anni.
La Cina, che non è un grande esportatore, ma la seconda più grande fonte di produzione di grano dopo l’UE, ha avuto un autunno molto piovoso, quando viene piantato il grano invernale, limitando così la sua superficie seminata e il suo progresso delle colture.
Il G7 ha tenuto una video riunione straordinaria dei ministri dell’agricoltura l’11 marzo e ha pubblicato una «Dichiarazione sull’invasione dell’Ucraina da parte delle forze armate della Federazione Russa» in 11 punti.
Non è stato affrontato alcun coordinamento concreto per la produzione o l’allocazione dei prodotti esportabili. La maggior parte dei verte sul supporto all’Ucraina, dare aiuto ai suoi agricoltori, cibo e aiuti umanitari alla sua popolazione e prendere atto della sicurezza alimentare mondiale, «ma la premessa è che il sistema finanziario e produttivo mondiale è intatto e solo leggermente sconvolto» scrive EIRN notando la sicumera alimentare G7.
L’Indice mondiale dei prezzi alimentari della FAO mensile del 4 marzo ha riportato un aumento complessivo del 20% dei prezzi dei generi alimentari anno su anno a febbraio negli oli commestibili e molto più di quello nei prodotti lattiero-caseari.
Ci sono già condizioni terribili, da nazione a nazione, data la carenza di cibo esistente e l’iperinflazione, mentre gli aiuti alimentari per 43 nazioni, che comprendono più di 258 milioni di persone, rappresentano una crisi di approvvigionamento.
Ad esempio, in Libano c’è meno di un mese di grano a disposizione. All’inizio di marzo, il ministro dell’Economia e del Commercio Amin Salam ha chiesto agli Stati Uniti un aiuto per coprire l’importazione di grano per un valore di 20 milioni di dollari. Il Libano sta cercando grano da Stati Uniti, Francia e India. Il governo ha ordinato che il grano al momento possa essere utilizzato solo per fare la focaccia, l’alimento quotidiano di base, e nient’altro. Ci sono tentativi di acquisti presi dal panico, con il governo che cerca di fermare l’accaparramento.
I prezzi del cibo sono aumentati del 1.000% negli ultimi due anni. Fino al 90% del grano e dell’olio da cucina del Libano sono stati forniti da Ucraina e Russia.
Alimentazione
Ragazzino muore dopo aver mangiato una patatina piccante per una sfida su TikTok

Un ragazzo di 14 anni è morto tragicamente dopo aver mangiato una patatina super-piccante per una sfida sul social cinese TikTok. La denuncia della famiglia è stata riportata da varie testate internazionali.
Harris Wolobah del Massachusetts è morto lo scorso venerdì, poche ore dopo aver preso parte alla «One Chip Challenge», che incoraggia gli spettatori a mangiare una delle tortilla chips più piccanti del mondo filmando la consumazione per documentare quanto tempo riescono a resistere a masticare e deglutire senza bere o mangiare alcunché per ottenere sollievo.
Le autorità locali hanno aperto un’indagine, e la causa della morte di Harris deve ancora essere determinata in attesa del rapporto dell’autopsia. Tuttavia la famiglia dell’adolescente ha attribuito la colpa della sua morte alla sfida sul social della Repubblica Popolare Cinese.
Dopo la sua morte, il produttore dello snack piccante, Paqui, ha ora chiesto ai rivenditori negli Stati Uniti di smettere di vendere le patatine confezionate singolarmente, un passo che la catena di supermercati 7-Eleven avrebbe già compiuto.
Secondo la NBC Boston, Wolobah è morto lo stesso giorno in cui ha partecipato alla «One Chip Challenge». Il ragazzo riferito di aver avuto mal di pancia a scuola dopo aver mangiato la patatina, e più tardi è collassato ed è stato trovato privo di sensi a casa sua.
Il giovane adolescente si è sentito meglio dopo essere tornato a casa, ma è svenuto alle 16:30 mentre stava per partire per le prove di basket.
Parlando con la testata locale Worcester Telegram, il tenente della polizia Sean Murtha ha detto che il ragazzo non rispondeva e non respirava. È stato portato in ospedale e dichiarato morto.
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La «One Chip Challenge» è una campagna di marketing che promuove una singola tortilla chip come «la più piccante del mondo». La sfida ha attirato un seguito sui social media, con il tag “#onechipchallenge” che vanta oltre due miliardi di visualizzazioni su TikTok.
Ogni anno viene rilasciato un nuovo sapore di patatina piccante e l’edizione 2023 è diventata disponibile su Amazon a partire dal 9 agosto. Sebbene siano elencati meno di dieci ingredienti, due che risaltano di più sono il Carolina Reaper Pepper e il Naga Viper Pepper.
Il peperoncino Carolina Reaper è stato ufficialmente nominato il peperoncino più piccante del mondo, misurando fino a 2,2 milioni di unità di calore Scoville (SHU) sulla scala Scoville: si tratta del record di piccantezza registrato nel Guinness dei primati nel dicembre del 2013. Il Naga Viper Pepper si è piazzato appena sotto con 1.382.118 SHU.
La scala Scoville è un metodo di misurazione scientifica della piccantezza delle sostanze, dove in genere si misurano i peperoncini, frutti del genere capsicum e ogni oggetto contenga la capsaicina e i capsaicinoidi, composti chimici che stimolano nell’essere umano i recettori per i vanilloidi 1 (VR1), ossia i recettori del caldo.
Il farmacista Wilbur Scoville ideò la scala nel 1912. Ancora oggi in Nordamerica e in Sudamerica le etichette di salse piccanti in genere scrivono in unità Scoville il livello di piccantezza del prodotto.
Per dare un’idea, nella scala Scoville il Peperone dolce e la Paprica dolce stanno tra gli 0 e i 100 SHU; il jalapeno tra i 5.000 e i 15.000; il tabasco e il peperoncino calabrese tra i 30.000 e i 50.000; lo habanero tra i 100.000 e i 350.000; lo spray antiaggressione al peperoncino tra 1.067.286 e 2.000.231, così come appunto il Naga Viper. In cima alla scala Scoville troviamo la temibile resiniferatossina (RTX), composto contenuto nella Euphorbia resinifera, una sorta di cactus diffuso in Marocco, e nella Euphorbia poissonii, che cresce nel Nord della Nigeria.
I danni delle sfide su TikTok sono ancora tutti da calcolare, tuttavia i segni della devastazione che l’app sta generando nei giovani (e non solo) è oramai incontrovertibile.
Come riportato da Renovatio 21, la settimana scorsa una nota TikToker e sua madre sono state condannate all’ergastolo per l’omicidio di due uomini.
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L’idea che TikTok stia alterando la psiche di una generazione, rendendola immorale e dipendente, si sta facendo larga anche nella politica, soprattutto negli Stati Uniti.
Un gruppo di eletti di ambo i partiti guidati dal senatore repubblicano della Florida Marco Rubio stanno introducendo in America una legislazione che vieterebbe completamente a TikTok di operare negli Stati Uniti.
«TikTok è il fentanil digitale che crea dipendenza negli americani, raccogliendo i loro dati e censurando le loro notizie», ha affermato il rappresentante repubblicano del Wisconsin Mark Gallagher, citando la droga di produzione cinese che sta uccidendo in questi anni centinaia di migliaia di americani – il fentanil appunto, cioè la sostanza 50 volte più potente dell’eroina che arriva dal Dragone attraverso le tratte degli immigrati dal Messico.
Come riportato da Renovatio 21, due anni fa l’India aveva messo al bando 59 app cinesi, tra cui TikTok. Gli scontri tra Dehli e Pechino sono continuati successivamente con le truppe che si picchiano come fabbri presso il confine a 5000 metri di altitudine.
La settimana scorsa TikTok è stato vietato dalla Somalia per motivi legati alla sicurezza del Paese: il ministro delle comunicazioni Jama Hassan Khalif ha dichiarato domenica in una dichiarazione che «terroristi e gruppi immorali» stanno utilizzando le applicazioni dei social media per «diffondere costantemente immagini orribili e disinformazione al pubblico».
USA e UE si sono più volte scagliati contro TikTok app cinese rea di «rubare» i dati degli utenti a favore della Repubblica Popolare Cinese oltre che ad essere utilizzata per fini impropri inquietanti.
La Commissione Europea ha fatto disinstallare TikTok a tutti i suoi dipendenti; il controllo sui contenuti del social, tuttavia, è in teoria già ottenuto con l’entrata in vigore del Digital Service Act (DSA) entrato in vigore lo scorso 25 agosto.
Gli USA, invece, preparano una legge anti-TikTok che in realtà colpirà con una censura micidiale l’intera rete.
Alimentazione
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Alimentazione
La più grande banca alimentare francese sta per morire di fame

Les Resto du cœur, creata dal comico Coluche nel 1985, è una delle principali organizzazioni di beneficenza che offre aiuti alimentari ai più poveri della Francia. L’ente avrebbe ora seri problemi che minaccerebbero la sua stessa esistenza.
«Les Resto du cœur potrebbe cessare l’attività entro i prossimi tre anni», ha dichiarato Patrice Drouet, presidente dell’associazione, a TF1 il 3 settembre. «Dovremo adottare misure molto difficili e dire no alle persone che hanno bisogno di aiuti alimentari».
Il Douret stima che oltre 150.000 persone potrebbero essere allontanate nei prossimi mesi. L’associazione, infatti, rivedrà l’ammontare delle risorse necessarie per qualificarsi.
«Con la crisi e l’inflazione, il Resto du cœur si trova ad affrontare un grande afflusso di persone che vivono in povertà. Tra questi ci sono giovani, studenti, pensionati e famiglie monoparentali, ma anche un numero crescente di francesi della classe media che non riescono più ad arrivare a fine mese» scrive la testata francese La Tribune.
«L’inflazione è una cosa inaudita», osserva Patrice Drouet.
La banca alimentare fornisce oltre un terzo degli aiuti alimentari di emergenza in Francia e ha già accolto 1,3 milioni di persone solo nel 2023, rispetto a 1,1 milioni dell’anno scorso, anche se l’inverno non è ancora iniziato. L’afflusso di richieste sta aumentando i costi operativi dell’associazione. Il suo budget per gli acquisti alimentari, che vengono poi ridistribuiti gratuitamente ai beneficiari, è già raddoppiato.
In questo contesto, l’associazione stima di aver bisogno di ulteriori 35 milioni di euro. Altrimenti non si riuscirà ad arrivare nemmeno alla fine dell’anno fiscale.
L’associazione dispone di un budget operativo annuale di 200 milioni di euro, proveniente principalmente da donazioni di privati, aziende, nonché sovvenzioni governative e dell’UE.
Il 3 settembre, il presidente Drouet ha lanciato «un appello alle forze politiche ed economiche del nostro Paese», chiedendo «un piano alimentare di emergenza».
«Non siamo sufficientemente ascoltati, né presi sul serio… ma gli argini si stanno rompendo» ha dichiarato.
Come riportato da Renovatio 21, anche nella vicina Gran Bretagna vi è stato un aumento dei cittadini che si rivolgono al banco alimentare, con statistiche apocalittiche per cui milioni di persone sarebbero alla fame.
Il dato più inquietante è forse il fatto che stanno chiedendo aiuto al banco alimentare anche membri dell’esercito britannico.
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