Geopolitica
Consenso: Londra si allea a Facebook, Twitter, Google/YouTube, Reuters
L’associazione britannica Full Fact ha istituito una coalizione tra i ministeri competenti di Regno Unito e Canada da un lato e i giganti dell’informazione (Facebook, Twitter, Google/YouTube, Reuters) dall’altro per combattere la disinformazione sulla rete internet anglofona.
Oggi pressoché tutti i governi delle grandi potenze dispongono di un servizio specializzato per diffondere la propaganda
Oggi pressoché tutti i governi delle grandi potenze dispongono di un servizio specializzato per diffondere la propaganda. Dalla prima guerra mondiale i più efficaci sono proprio i servizi britannici (1).
Alcuni giornalisti inglesi pensano che l’informazione sia binaria: o è vera o è falsa. Si attribuiscono perciò la missione di dare la caccia a errori fattuali, che pensano di poter scovare in poche ore, mentre, nei processi per diffamazione, ai tribunali britannici occorrono mesi per stabilire la verità.
In concreto, se è possibile e necessario snidare accuse errate non è altrettanto facile stabilire l’esattezza dei fatti. L’unico antidoto alla disinformazione è lo spirito critico, che però richiede tempo e cultura generale. Il solo rimedio rapido è la verifica della logica dei fatti riportati (2), altrimenti non si combatterà la disinformazione, ma la si nutrirà a beneficio del consenso.
NOTE
(1) «Le tecniche della propaganda militare moderna», di Thierry Meyssan, Rete Voltaire, 8 maggio 2016, traduzione di Matzu Yagi.
(2) «Propaganda e post-verità», di Thierry Meyssan, Rete Voltaire, 5 novembre 2019, traduzione di Rachele Marmetti.
Articolo ripubblicato su licenza Creative Commons CC BY-NC-ND
Fonte: «Consenso: Londra si allea a Facebook, Twitter, Google/YouTube, Reuters», Traduzione Rachele Marmetti, Rete Voltaire, 26 novembre 2020.
Geopolitica
Sanzioni sul petrolio, Trump ora è «completamente sul piede di guerra con la Russia»: parla Medvedev
L’ex presidente della Federazione Russa Dmitrij Medvedevha qualificato le recenti sanzioni imposte dal presidente Donald Trump ai colossi petroliferi russi come un «atto di guerra» che colloca gli Stati Uniti in aperta ostilità con Mosca.
«Gli Stati Uniti sono nostri nemici, e il loro chiacchierone “pacificatore” ha ormai intrapreso la via della guerra contro la Russia», ha affermato Medvedev, alto esponente della sicurezza nazionale russa. «Le decisioni adottate rappresentano un atto di guerra contro la Russia. E ora Trump si è completamente allineato con l’Europa folle», ha precisato nella sua dichiarazione.
Rosneft e Lukoil, le principali compagnie petrolifere russe, sono state bersaglio delle sanzioni del Tesoro statunitense, unitamente a decine di loro filiali, con un conseguente rialzo del 3% dei prezzi mondiali del petrolio giovedì. Ulteriori effetti si sono riverberati sull’India, primo importatore di greggio russo, che sta considerando una contrazione dei propri acquisti.
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Trump ha ripetutamente sostenuto che «la guerra non sarebbe mai dovuta iniziare» e che le responsabilità ricadono su Joe Biden, ma Medvedev ha criticato anche il leader repubblicano su questo punto, secondo i media statali russi.
Medvedev ha ipotizzato che Trump sia stato influenzato da falchi interni e internazionali a irrigidirsi, piuttosto che da una convinzione ideologica come per il suo predecessore Biden. «Ma ora è il suo conflitto», ha concluso, ribadendo che la Russia deve puntare al raggiungimento degli obiettivi militari anziché ai negoziati.
«Certo, diranno che non aveva scelta, che è stato costretto dal Congresso e così via», ha ammesso Medvedev nella dichiarazione. Tuttavia, non emergono indizi chiari che l’amministrazione Trump abbia esercitato pressioni concrete sul suo alleato Zelens’kyj per concedere cessioni territoriali sostanziali o per abbandonare definitivamente l’aspirazione all’adesione alla NATO. Al contrario, Trump ha autorizzato attacchi a lungo raggio sul suolo russo e ha persino approvato il supporto dei servizi segreti agli ucraini per colpire infrastrutture energetiche nel cuore del Paese.
Con queste escalation promosse da Trump, Medvedev asserisce che il presidente è in carico ormai il conflitto in atto, anche dopo che la Casa Bianca ha confermato l’annullamento del vertice di Budapest con Putin. «Non voglio che un incontro sia sprecato», aveva detto Trump all’inizio della settimana. «Non voglio buttare via tempo, quindi valuteremo cosa accadrà».
Anche il Cremlino aveva sottolineato che «serve una preparazione, una preparazione seria» prima di concretizzare un summit.
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Immagine di Bashkortostan.ru via Wikimedia pubblicata su licenza Creative Commons Attribution 4.0 International
Geopolitica
Ebrei VIP chiedono sanzioni contro Israele
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Geopolitica
Putin: la risposta della Russia agli attacchi Tomahawk sarebbe «schiacciante»
La risposta della Russia a un attacco ucraino con missili Tomahawk di fabbricazione statunitense sarebbe «molto seria, se non schiacciante», ha dichiarato giovedì il presidente Vladimir Putin ai giornalisti. Fornire a Kiev armi a lungo raggio di questo tipo rappresenterebbe «un tentativo di escalation», ha avvertito.
Kiev ha più volte richiesto i missili Tomahawk. Il presidente ucraino Volodymyr Zelens’kyj ha sollevato la questione durante un incontro con il presidente degli Stati Uniti Donald Trump alla Casa Bianca la scorsa settimana. Secondo Axios, Zelens’kyj non è riuscito a ottenere la consegna dell’arma. Funzionari americani avevano precedentemente indicato che l’opzione poteva essere considerata, ma la decisione finale spettava a Trump.
Parlando mercoledì alla Casa Bianca durante un incontro con il Segretario Generale della NATO Mark Rutte, Trump non ha chiarito se gli Stati Uniti potrebbero fornire i missili a Kiev in futuro, ma ha sottolineato che il loro utilizzo richiede un addestramento lungo e intensivo. I missili hanno una gittata massima di circa 2.500 km.
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«Sarebbe un’escalation. È un tentativo di escalation», ha commentato Putin riguardo a una possibile consegna. «Se il territorio russo fosse colpito con un’arma del genere, la risposta sarebbe molto seria, se non addirittura schiacciante», ha aggiunto, invitando i leader occidentali a «rifletterci».
Mosca aveva già avvertito che, pur non influenzando lo stato del campo di battaglia ucraino, la consegna dei Tomahawk ridurrebbe le prospettive di pace e danneggerebbe gravemente le relazioni tra Stati Uniti e Russia.
Putin ha discusso la questione con Trump in una telefonata la scorsa settimana. La consegna dei missili avrebbe «gravemente compromesso le prospettive di una soluzione pacifica», aveva dichiarato allora. In seguito alla chiamata, Trump ha affermato che fornire i Tomahawk a Kiev «non sarebbe stato facile» per gli Stati Uniti e ha sostenuto che Washington non dovrebbe esaurire il proprio arsenale per l’Ucraina.
Come riportato da Renovatio 21, Trump nelle scorse ore ha annullato il vertice con Putin a Budapest. Al contempo, gli USA hanno posto nuove sanzioni sul petrolio russo.
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Immagine di President of Russia pubblicata su licenza Creative Commons Attribution 4.0 International (CC BY 4.0)
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