Economia
5 predizioni economiche per i prossimi mesi
Patrick Fagan è un giovane studioso di psicologia del comportamento applicata.
«Questo è quello che faccio: prendere l’accademia psicologica e applicarla al mondo degli affari».
Nel curriculum di Fagan c’è l’impressionante ruolo di capo psicologo a Cambridge Analytica, la celeberrima azienda che usava i dati dei social – che allora erano accessibili – per profilare l’elettorato, finita nell’occhio del ciclone in uno dei tanti tentati pogrom anti-Trump.
Patrick, che vuole essere chiamato «Pat» perché gli studi dimostrano che questo lo rende più gradevole alla psiche degli interlocutori, ha scritto in un tweet le sue predizioni economiche per il futuro, «così posso gongolarmene più tardi».
Lo psicologo londinese dice:
1. I prezzi dell’energia alzeranno il prezzo di qualsiasi cosa. Ogni prodotto richiede energia per essere prodotto.
2. Il governo «aiuterà» con la stampa di ancora più denaro. Le persone che dissentiranno verranno chiamati «negazionisti economici» etc.
3. Le valute diverranno senza valore. Saranno sostituite da una CBDC [Central Bank Digital Currency, valuta digitale emessa da Banca Centrale, ndr] per «resettare» l’economia.
4. I risparmi di una vita saranno spazzati via se non investiti in cose tangibili come immobili o oro. Questo è il motivo per cui BlackRock sta comprando case, Bill Gates sta comprando terreni agricoli, etc.
5. La classe media sarà distrutta. Questo porterà a formazioni di massa che richiederanno una sorta di sacrificio catartico come una guerra per spendere tutta l’energia psichica negativa.
Making my economic predictions now so I can gloat about it later pic.twitter.com/hagp5iCOkN
— Patrick Fagan (@PFagan87) August 28, 2022
Il post continua con una nota in cui sembra accennare, un po’ stucchevolemente, ad un fenomeno di violenza ciclica che avviene ogni 70 anni, dalla Rivoluzione Francese, alla Guerra Civile Americana, all’avvento della Germania nazista.
Tale idea sembra riprendere la teoria generazionale di Strass-Howe, che proponeva un andamento ciclico della storia degli Stati Uniti, che ha una certa influenza su Steve Bannon, consigliere di Donald Trump in campagna elettorale e nel primo peridio della Casa Bianca.
Di ognuno di questi punti, Renovatio 21 ha parlato con insistenza.
Dell’aumento del costo di ogni cosa dovuto all’impennata del prezzo energetico.
Della folle stampa di danaro a cui stiamo per assistere.
Dell’introduzione coatta delle criptovalute di Stato – da noi sarà l’«inevitabile» euro digitale.
Del collasso finanziario in arrivo e della quantità di danaro che si sta spostando sul piano fisico.
Della distruzione della classe media, che è sotto i nostri occhi da decenni, e sulla nostra pelle ora più che mai.
Continuate a leggere Renovatio 21 per capire, in anticipo, cosa vi sta accadendo.
Economia
La Spagna è uno dei principali importatori di gas russo
La Spagna ha intensificato gli acquisti di gas naturale russo nel 2023, con le importazioni che dovrebbero raggiungere il massimo storico entro la fine dell’anno, ha riferito venerdì il quotidiano El Mundo, citando i dati dell’operatore della rete di gas del Paese Enagas.
Secondo il rapporto, quest’anno la Spagna ha finora acquistato l’equivalente di 60.770 gigawatt di gas naturale liquefatto (GNL) dalla Russia, con un aumento del 43% rispetto allo stesso periodo del 2022.
Da gennaio a ottobre, la Russia è stata il terzo maggiore esportatore di GNL verso la Spagna, fornendo il 18,1% delle importazioni complessive di gas del paese, superata solo dall’Algeria (28,8%) e dagli Stati Uniti (20,1%). Dal 2018, quando il gas russo rappresentava solo il 2,4% delle importazioni di gas della Spagna, la dipendenza del Paese dall’energia russa è aumentata di sei volte.
Il GNL russo non è soggetto alle sanzioni imposte dall’UE a Mosca dallo scorso anno in risposta al conflitto in Ucraina, nonostante i ripetuti appelli di alcuni funzionari dell’UE a vietarne l’importazione. La Spagna ha sei impianti di rigassificazione ed è uno dei principali porti di ingresso per le navi metaniere nel blocco.
Oltre alla Spagna, Francia e Belgio sono stati tra i paesi che quest’anno hanno incrementato i loro acquisti di GNL russo, come mostrano i dati di localizzazione delle navi.
Secondo un precedente rapporto del Financial Times, l’UE ha rivenduto più di un quinto delle sue importazioni di GNL russo, tramite trasbordo nei suoi porti, a paesi come Cina, Giappone e Bangladesh.
Nel frattempo, le sanzioni hanno visto la maggior parte delle importazioni di gasdotto dalla Russia nell’UE bloccate dallo scorso anno. Hanno cominciato a diminuire a causa della distruzione dei gasdotti Nord Stream e del rifiuto di alcuni Stati membri dell’UE di pagare il carburante in rubli.
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Immagine di Andrew Rees via Flickr pubblicata su licenza Creative Commons Attribution-NoDerivs 2.0 Generic
Economia
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Alimentazione
La sinistra tedesca vuole un tetto massimo per il prezzo del kebab
Die Linke, il partito della sinistra tedesca ha proposto allo Stato di sovvenzionare i kebab con quasi 4 miliardi di euro all’anno. Negli ultimi anni l’inflazione e l’aumento dei costi energetici hanno quasi raddoppiato il prezzo dello popolare panino turco. Sono i grandi temi della sinistra moderna.
In un documento politico visionato dal tabloid tedesco Bild e riportato domenica, Die Linke ha proposto di limitare il prezzo di un doner kebab a 4,90 euro o 2,50 euro per studenti, giovani e persone a basso reddito. Con un costo medio di un kebabbo pari a 7,90 euro, il resto del conto sarà a carico del governo, si legge nel documento.
«Un limite di prezzo per il kebab aiuta i consumatori e i proprietari dei negozi di kebab. Se lo Stato aggiungesse tre euro per ogni kebab, il prezzo massimo del kebab costerebbe quasi quattro miliardi», scrive il partito sul giornale, spiegando che ogni anno in Germania si consumano circa 1,3 miliardi di kebabbi.
«Quando i giovani chiedono: Olaf, riduci il kebab, non è uno scherzo su Internet, ma un serio grido d’aiuto», ha detto alla Bild la dirigente del partito di sinistra Kathi Gebel, riferendosi al cancelliere tedesco Olaf Scholz. «Lo Stato deve intervenire affinché il cibo non diventi un bene di lusso».
Introdotto in Germania dagli immigrati turchi negli anni ’70, il doner kebab è diventato in pratica la forma di fast food preferito dalla nazione già teutonica, tracimando anche nel resto d’Europa, come in Italia, dove più che turchi i kebabbari sono nordafricani o talvolta pakistani.
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Tuttavia, mentre Die Linke descrive il panino con l’agnello carico di salsa come un alimento base quotidiano per alcune famiglie, la maggior parte dei medici e dei nutrizionisti ne consiglierebbe il consumo solo come spuntino occasionale.
Uno studio scozzese del 2009 ha rilevato che il doner kebab medio conteneva il 98% dell’assunzione giornaliera raccomandata di sale di un adulto e il 150% dell’assunzione raccomandata di grassi saturi, scrive RT.
Per anni in Germania il prezzo di un doner kebab si è aggirato intorno ai 4 euro. Tuttavia, l’aumento dei costi energetici e l’inflazione che hanno seguito la decisione di Scholz di mettere l’embargo sui combustibili fossili russi hanno costretto i venditori ad aumentare i prezzi.
«Siamo stati costretti ad aumentare i prezzi a causa dell’esplosione dei prezzi degli affitti, dell’energia e dei prodotti alimentari», ha detto al giornale britannico Guardian un gestore di uno stand di kebabbi a Berlino. «La gente ci parla continuamente di “Donerflazione”, come se li stessimo prendendo in giro, ma è completamente fuori dal nostro controllo».
Molti tedeschi accusano lo Scholz di averli privati della kebbaberia a buon mercato, una catastrofe che li spinge verso prospettive di pacifismo sul fronte russo. «Pago otto euro per un doner», ha urlato un manifestante a Scholz nel 2022, prima di implorare il cancelliere di «parlare con Putin, vorrei pagare quattro euro per un doner, per favore».
«È sorprendente che ovunque vada, soprattutto tra i giovani, mi venga chiesto se non dovrebbe esserci un limite di prezzo per il doner», ha osservato lo Scholzo in un recente video su Instagram. Tuttavia, il cancelliere ha escluso una simile mossa, elogiando invece il «buon lavoro della Banca Centrale Europea» nel presumibilmente tenere l’inflazione sotto controllo.
Kebabbari, kebabbani e kebabbati non sono gli unici tedeschi a soffrire sotto Scholz. Il mese scorso, il più grande produttore di acciaio tedesco, Thyssenkrupp, ha annunciato «una sostanziale riduzione della produzione» nel suo stabilimento di Duisburg, licenziando 13.000 dipendenti. L’azienda ha attribuito il calo di produttività agli «alti costi energetici e alle rigide norme sulla riduzione delle emissioni».
Meno di una settimana dopo l’annuncio dei tagli da parte della Thyssenkrupp, il Fondo monetario internazionale ha rivisto le prospettive di crescita economica della Germania dallo 0,5% allo 0,2% quest’anno. Secondo i dati, nel 2024 la Germania dovrebbe registrare la crescita più debole tra tutti gli stati appartenenti al gruppo G7 dei paesi industrializzati.
Riguardo al kebab, da decenni circola tra i giovani tedeschi la leggenda metropolitana secondo la quale in un singolo panino kebap sarebbe stata rivenuta una quantità di sperma da uomini differenti, a indicazione, secondo il significato certamente xenofobo della storia, del disprezzo degli immigrati per i cittadini tedeschi.
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