Pensiero
Viva San Patrizio!

«Arrivato in Irlanda, ogni giorno portavo al pascolo il bestiame, e pregavo spesso nella giornata; fu allora che l’amore e il timore di Dio invasero sempre più il mio cuore, la mia fede crebbe e il mio spirito era portato a far circa cento preghiere al giorno e quasi altrettante durante la notte, perché allora il mio spirito era pieno di ardore»
Così si racconta San Patrizio nella sua Confessio — uno dei due scritti da lui lasciati, insieme alle Epistula — parlando di quando fu rapito in giovane età e poi venduto come schiavo.
Lo stesso ardore alimentò questo grande vescovo cristiano per tutta la sua vita, convertendo al Cristianesimo tutte le terre pagane ed inglobando, sotto il segno della Croce di Cristo, la cultura celtica con tutti i suoi simboli.
Così come i simboli della tradizione romana vennero non soppressi, ma cristianizzati, così si deve a San Patrizio la cristianizzazione dell’affascinante cultura celtica. Si deve al santo vescovo, ad esempio, l’introduzione della croce solare sulla croce latina, a formare ciò che oggi conosciamo come croce celtica.
Al di là del carattere ampiamente goliardico che ha assunto questa festività, in particolare in Irlanda della quale San Patrizio è patrono assieme a Santa Brigida e a San Columba, la festività porta una piccola pausa nel digiuno quaresimale, invitandoci ad ammirare la semplicità ma allo stesso la profondità con cui San Patrizio evangelizzava i popoli pagani.
Prendiamo, ad esempio, l’immagine del trifoglio, che vediamo utilizzato come magno simbolo per il St. Patrick day: esso non è solo un addobbo o un ricamo da indossare per questa festività, ma è il simbolo attraverso il quale, con una genialità ed un intelletto che ben si addice ai santi, San Patrizio spiegò ai pagani il mistero della Santissima Trinità, del Dio Trino ed Uno, di quelle Tre Persone uguali ma distinte.
Un’usanza tipicamente irlandese vuole che quest’oggi si beva un buon boccale di birra in compagnia, con un trifoglio posizionato proprio sul fondale del bicchiere e che, a fine bevuta, andrebbe mangiato.
Possa questo santo vescovo missionario accompagnarci in questi tempi bui, scacciare i serpenti come fece in Irlanda secondo ciò che narra la tradizione: non è banale pensare che quei serpenti fossero proprio il simbolo delle impurità, delle corruzioni, e di tutti quei mali che una società senza Dio ha attirato a sé.
La corazza di San Patrizio, una potente preghiera composta dal Santo stesso, ci accompagni, ci protegga e ci guidi oggi e sempre:
Io sorgo oggi Grazie a una forza possente, l’invocazione della Trinità,
Alla fede nell’Essere Uno e Trino,
Alla confessione dell’unità
Del Creatore del Creato.
Io sorgo oggi
Grazie alla forza della nascita di Cristo e del suo battesimo,
Alla forza della sua crocifissione e della sua sepoltura,
Alla forza della sua resurrezione e della sua ascesa,
Alla forza della sua discesa per il Giudizio Universale.
Io sorgo oggi
Grazie alla forza dell’amore dei cherubini,
In obbedienza agli angeli,
Al servizio degli arcangeli,
Nella speranza della resurrezione e della ricompensa,
Nelle preghiere dei patriarchi,
Nelle predizioni dei profeti,
Nella predicazione degli Apostoli,
Nella fede dei confessori,
Nell’innocenza delle sante vergini,
Nelle imprese degli uomini giusti.
Io sorgo oggi
Grazie alla forza del cielo:
Luce del sole,
Fulgore della luna,
Splendore del fuoco,
Velocità del lampo,
Rapidità del vento,
Profondità del mare,
Stabilità della terra,
Saldezza della roccia.
Io sorgo oggi
Grazie alla forza del Signore che mi guida:
Il potere di Dio per sollevarmi,
La saggezza di Dio per guidarmi,
L’occhio di Dio per guardare davanti a me,
L’orecchio di Dio per udirmi,
La parola di Dio a parlare per me,
La mano di Dio a difendermi,
la via di Dio che si apre davanti a me,
Lo scudo di Dio che mi protegge,
L’esercito di Dio che mi salva
dai tranelli dei diavoli,
Dalle tentazioni del vizio,
Da chiunque mi voglia del male,
vicino e lontano,
Solo e nella moltitudine.
Io invoco oggi tutte queste forze tra me e questi mali
Contro ogni crudele e impietoso potere che si opponga al mio corpo e alla mia anima
Contro le stregonerie di falsi profeti,
Contro le leggi nere del paganesimo,
Contro le leggi false degli eretici,
Contro la pratica dell’idolatria,
Contro i sortilegi di streghe e druidi e maghi,
Contro ogni conoscenza che corrompe il corpo e l’anima dell’uomo.
Cristo fammi da scudo oggi
Contro il veleno, contro il fuoco,
Contro l’annegamento, contro ogni ferita,
Così che io possa avere un’abbondanza di ricompense,
Cristo con me, Cristo davanti a me, Cristo dietro di me,
Cristo in me, Cristo sotto di me, Cristo sopra di me,
Cristo alla mia destra, Cristo alla mia sinistra,
Cristo quando mi corico, Cristo quando mi siedo,
Cristo quando mi alzo,
Cristo nel cuore di ogni uomo che mi pensa,
Cristo sulle labbra di tutti coloro che parlano di me,
Cristo in ogni occhio che mi guarda,
Cristo in ogni orecchio che mi ascolta.
Io sorgo oggi
Grazie a una forza possente, l’invocazione della Trinità,
Alla fede nell’Essere Uno e Trino,
Alla confessione dell’unità
Del Creatore del Creato.
Buon Festa di San Patrizio!
Cristiano Lugli
Immagine di Nheyob via Wikimedia pubblicata su licenza Creative Commons Attribution-ShareAlike 4.0 International (CC BY-SA 4.0)
Pensiero
Papa Francesco ha avuto un «malore»?

Delle voce che correva ieri fuori dalle mura leonine, che ora sarebbe smentita dei fatti, non parleremo – anche perché, credetici, non notizia del genere non vorremmo mai essere i primi a darla. Bergoglio è già tornato in pista, va a trovare i bambini del nosocomio (le foto con i piccoli, ricordiamo, sono immancabili nel profilo dei dittatori). Dice che alla domenica delle Palme ci sarà, i riti della Settimana Santa avverranno in suo presenza, era stato detto il contrario.
Possiamo parlare, tuttavia, di quello che, in un turbine di confusione crescente, stanno dicendo giornali, agenzie stampa, siti.
Tre giorni la Sala Stampa della Santa sede comunicava che «il papa si trova da questo pomeriggio al Gemelli per alcuni controlli precedentemente programmati».
Poi arrivano notizie contraddittorie: non si tratta di «controlli programmati». No, Bergoglio si sarebbe sentito male nella mattinata di mercoledì, dopo l’udienza generale. «Dall’ospedale si fa sapere che il pontefice, giunto in ambulanza a seguito di un malore, ha avuto problemi cardiaci e un affaticamento respiratorio nella tarda mattinata e per sicurezza è stato portato per controlli al reparto cardiologia» scriveva il Corriere.
I giornali giovedì cominciano a battere a senso unico la storia dell’infezione respiratoria, magari ricordando che proprio un’infezione gli fece perdere cinquanta anni fa l’uso del polmone destro. (E magari, anche la tremenda sciatalgia, che gli impedisce di inginocchiarsi di fronte al Santissimo, ma gli permette di lavare i piedi agli immigrati alla grandissima durante il Giovedì Santo).
Anche qui, è una nota della Sala Stampa del Vaticano a dettare la linea:
«Nei giorni scorsi Papa Francesco ha lamentato alcune difficoltà respiratorie e questo pomeriggio si è recato presso il Policlinico A. Gemelli per effettuare alcuni controlli medici. L’esito degli stessi ha evidenziato un’infezione respiratoria (esclusa l’infezione da COVID-19) che richiederà alcuni giorni di opportuna terapia medica ospedaliera. Papa Francesco è toccato dai tanti messaggi ricevuti ed esprime la propria gratitudine per la vicinanza e la preghiera».
Bella la precisazione: non è il COVID. Del resto il papa è pluridosato mRNA, anzi, è il sacro testimonial del vaccino genico sperimentale, figurarsi se si ammala. E poi sai che disdetta: una quarantena fuori tempo massimo in Settimana Santa?
Quindi: non è in Ospedale per un checkup di routine, ma perché sta male, ha qualcosa hai polmoni. OK.
Poche ore dopo, salta fuori l’inarrestabile Dagospia, e fa una rivelazione: «altro che “infezione respiratoria”…. Le voci che si rincorrono in Vaticano, invece, vanno in un’altra direzione: “Infarto”».
Sono voci che Dagospia raccoglie da chissà quali fonti oltretevere, ma non è difficile pensare che ne abbia di buone. I responsabili della comunicazione vaticana, scrive il sito sarebbero «stati tenuti ai margini del problema di salute di Bergoglio» e che starebbero «annaspando nel “controllare” il flusso di notizie da Oltretevere». Essi, «secondo le malelingue, avrebbero un po’ “improvvisato” i due comunicati stampa diffusi di ieri mettendo in imbarazzo la Segreteria di Stato».
Le rivelazioni sul cuore del papa, anzi no. «Da quanto trapela il Papa è stato ricoverato non per la fibrillazione atriale in sé, ma per una insufficienza respiratoria legata a questa» dice un eminente cardiologo interpellato da La Stampa.
Insomma, cuore o polmoni? Dobbiamo dire polmoni perché quella è stata la prima versione dell’ufficio stampa, una volta sbugiardato sul fatto che il romano pontefice non era in ospedale per controlli?
In realtà, non rileva. È già abbastanza che abbiano cominciato a scriverlo loro, i giornali servi del sistema, che hanno gonfiato il distruttore argentino sin dal primo giorno. «Malore». Sissì, proprio così. «Malore».
Chi segue Renovatio 21 sa cosa significa. Oramai c’è un’ampia parte della popolazione per cui «malore» è il codice per dire altro, per dire quello che non si può dire, pena esclusioni dalle piattaforme social, e magari pure la pubblica censura. Questi «malori», la cui crescita spaventosa è verificabile da voi con pochi click (fino a che Google non modificherà anche quello) sono parte del biototalitarismo caricatosi definitivamente negli ultimi tre anni. La neolingua orwelliana vuole che li chiamiamo così, con questo termini leggero, «malori»: sappiamo perfettamente, invece, di cosa potrebbe trattarsi. Specie se parliamo del cuore, dove di dubbi, con questa bizzarra miocardite rampante che colpisce sportivi e bambini, non ce ne sono più.
Vogliamo ricordare che il Vaticano si è trasformato per volere di Bergoglio in un monolite fatto di vaccino Pfizer? Da quanto abbiamo appreso, la Città del Vaticano offriva quell’unica opzione ai suoi: vaccino Pfizer o vattene. Ricorderete lo scoop che fece Renovatio 21 intervistando una guardia svizzera che rifiutò il vaccino e per questo se ne dovette andare. Ci disse che il suo capitano, affranto, glielo confessò: non possiamo farci niente, è una decisione presa ben più in alto che la Segreteria di Stato – sopra la quale, ovvio, c’è solo il papa.
Bergoglio ha incontrato segretamente il CEO di Pfizer, Albert Bourla, quello che rifiuta di presentarsi al Parlamento Europeo, e di rispondere alle domande dei giornalisti che a Davos gli hanno chiesto anche dei malori, mentre messaggia tranquillo di dosi da vendere alla UE con Ursula Von der Leyen (moglie di un medico esperto, fatalità, in terapie geniche), ma gli SMS sono magicamente spariti.
Il papa che ha reso il Vaticano il posto più vaccinato della terra è, rammentiamo, quello che ha ordinato che il primo volo di soli vaccinati della storia fosse organizzato dal papato due anni fa, quando chiese ai giornalisti che volevano seguirlo nel viaggio apostolico Iraq la prova di avvenuta vaccinazione. La cosa continua ancora oggi, e con accenti piuttosto grotteschi: è stata chiesta la vaccinazione totale anche di coloro che avrebbero accompagnato il viaggio in Africa di pochi mesi fa, compresi quelli che non andavano con lui: se in Sud Sudan ci arrivavi in macchina, per partecipare agli eventi dovevi comunque avere in corpo plurime dosi di mRNA sintetico.
Non abbiamo idea degli accordi tra Pfizer e il Vaticano. Sappiamo tuttavia che, da rivelazioni fatte in altri Paesi, l’azienda pone ai Paesi condizioni notevoli, talvolta anche «beni pubblici come collateral» ha scritto il Washington Post. Immobili e opere d’arte la chiesa ne ha, in effetti.
Bergoglio ha agito come il più alto promotore del vaccino al mondo. Ha mostrato di essersi vaccinato lui stesso, ha definito il siero mRNA «un atto d’amore». Non si è nemmeno avvicinato al tema dell’uso di linee cellulari da feto abortito, con cui, come in una sorta di stregoneria rinata e distribuita globalmente, è stata prodotta la pozione anti-COVID.
Pamela Acker, la biologa cattolica che più a fondo ha trattato il tema dei vaccini in chiave religiosa, ad un certo punto lo aveva detto: «ha senso anche se ci pensi considerando la legge naturale. Se fai una cosa così atroce come l’iniettarti i residui di qualcuno che è stato assassinato, ci sarà una conseguenza naturale a questo. Non puoi farlo e non avere alcun effetto negativo».
È un giudizio morale, da credente, di qualcuno che, a differenza della gerarchia cattolica, ritiene ancora che esista il bene e il male, e che le nostre azioni hanno conseguenze, terrene e celesti.
Su Renovatio 21 lo avevamo chiamato «il papa del Battesimo di Satana», e il fondo demoniaco di tutta questa storia c’è ancora tutto.
Il tizio potrebbe non averci pensato: se apri le porte dell’Inferno, è difficile che non ti tirino dentro. Del resto sono lì per quello, fanno il loro lavoro. È il pontefice che invece non fa il suo lavoro, è il papa che opera, oggi, contro il suo ruolo, contro la natura stessa del papato, che combatte il Male e protegge il suo gregge.
Di papi all’Inferno Dante ne aveva messi un po’, e per peccati che, di fronte all’ecatombe globale sotto i nostri occhi, ci paiono robette, mentre tutto intorno i malori fanno scomparire innumeri persone, come in una piccola anteprima del tempo dell’Apocalisse.
Roberto Dal Bosco
Immagine di Yakov Fedorov via Wikimedia pubblicata su licenza Creative Commons Attribution-ShareAlike 4.0 International (CC BY-SA 4.0)
Pensiero
Chi c’è dietro alle proteste in Israele?

Israele vive il più alto momento di protesta dalla sua esistenza. Manifestazioni con più di un milione di partecipanti nel Paese non si erano mai viste. Così come era difficilmente vedere le sigle sindacali del Paese scioperare e saldarsi in tempo zero con il fiume della protesta.
L’obiettivo delle dimostrazioni massive non è di quelli che ti fanno pensare immediatamente ad una levata della popolazione, come le tasse, la guerra o la libertà personale: è la questione, certamente più complessa e politica, dell’autonomia della magistratura.
Netanyahu è indagato e lo è stato in passato varie volte. Come riportato da Renovatio 21, è emerso che i famigerati software di sorveglianza che Israele esporta controversamente nel resto del mondo sarebbero stati usati anche contro lo stesso Bibi, vincitore delle ultime elezioni e ora al governo con sigle dell’estrema destra ebraica, con personaggi che vogliono proibire le bandiere palestinesi e il proselitismo cristiano.
Nelle intense immagini delle proteste, abbiamo di colpo visto apparire una nuova edizione di un simbolo piuttosto noto: il pugno.
👀 who is supporting the protests
The WEF is destroying Israel’s government pic.twitter.com/ssHVllYbar
— Jayne Potvin (@Fisherlady111) March 29, 2023
Chi segue le vicende di politica internazionale conosce quel segno come Otpor, che in serbocroata che significa «resistenza».
Otpor è forse l’operazione più capillare ed efficace che gli specialisti hanno fatto risalire a George Soros. Ufficialmente si ritiene che Otpor sia nato nel 1998 durante le proteste contro Slobodan Milosevic nell’allora Repubblica di Yugoslavia, dove era apparso d’improvviso come un semplice movimento di protesta non violento fatto di giovani svegli. Il gruppo fu premiato con il Free Your Mind Award da MTV, canale televisivo legato a potentati finanziari un tempo preposto alla manipolazione delle masse giovanili su base mondiale.
Otpor quindi divenne protagonista di vari documentari che vinsero premi a destra e a manca – una nuova strategia di egemonia culturale, portata all’apoteosi da Al Gore con il suo documentario premio Oscar sul cambiamento climatico (invece che parlare di film, anche agli Oscar si parla del tema ecologico) e poi arrivata al parossisimo con i documentari sui caschi bianchi siriani, presentati come eroi dall’Occidente che li foraggiava ma considerati da altri come sostenitori di Al Qaeda.
Il coinvolgimento di Soros nei disordini serbi degli anni a cavallo del 2000 fu descritto dal quotidiano Los Angeles Times già nel 2001:
«È un risultato che il finanziere ungherese George Soros non ostenta. Vantarsene, dopo tutto, potrebbe solo rendere la sua missione globale di costruzione democratica più difficile (…) il multimiliardario filantropo ha silenziosamente giocato un ruolo chiave nella drammatica detronizzazione l’anno passato del Presidente Slobodan Milosevic. La sua Soros Foundations Network ha aiutato a finaziare molti gruppi pro-democrazia, inclusa l’organizzazione studentesca Otpor, che ha lanciato la resistenza dal basso all’autoritario leader yugoslavo».
«“Noi eravamo qui per fiancheggiare il settore civile – la gente che stava combattendo contro il regime di Slobodan Milosevic negli ultimi 10 anni”, ha detto Velimir Curgus del ramo di Belgrado del network di Soros. “Molto del nostro lavoro era sotto copertura (…) il ramo belgradese di Soros fu tra i primi finanziatori di Otpor, sotto cui creebe una giovane e decentralizzata leadership che rafforzava alla frammentaria opposizione a Milosevic: “gli abbiamo dato i primi fondi già nel 1998, quando apparvero come organizzazione studentesca” ha detto Ivan Vejvoda, direttore esecutivo del Fund for an Oper Society-Yugoslavia, il ramo del network qui».
Otpor aveva come logo quell’inconfondibile pugno pugno – che si sostiene essere modellato in base al pugno di Saruman, un personaggio de Il Signore degli Anelli – che avremo poi visto comparire infinite altre volte in tutte le rivoluzioni colorate in tutto il globo.
Pochi anni dopo, il logo del pugno fa capolino nella Georgia e della sua «Rivoluzione delle Rose» di Mikheil Saak’ashvili, quello poi scappato dal suo Paese per divenire, forse perché padrino del figlio del precedente presidente ucraino Petro Poroshenko, governatore di Odessa, quindi scappato anche lì, tornato in patria, arrestato e incarcerato. Anche se dolorante e in gabbia, Saak’ashvili, un favorito dei neocon, sta assistendo ai nuovi, stranissimi moti georgiani di questi giorni, dove la popolazione d’improvviso protesta contro una legge che limita le attività delle ONG straniere .
L’impiego del laboratorio di Otpor è descritto dal giornale britannico Globe and Mail, che nel 2003 scrive direttamente il nome di Soros già nel titolo del reportage, «La rivolta in Georgia portava i segni di Soros»
«Fondi dal suo Open Society Institutes hanno mandato l’attivista trentunenne di Tbilisi chiamato Giga Bokeria in Serbia per incontrare i membri del movimento Otpor e imparare come hanno usato le dimostrazioni di strada per buttare giù il dittatore Slobodan Milosevic. Poi, nell’estate, la fondazione del signor Soros ha pagato per un viaggio in Georgia di attivisti di Otpor, che hanno dato un corso di 3 giorni insegnando a più di mille studenti come mettere in piedi una rivoluzione pacifica».
Soros, sostiene sempre il Globe and Mail, avrebbe poi proclamato nel 2003 il proprio coinvolgimento in molte altre trasformazioni politiche:
«È necessario mobilitare la società civile per ottenere libere ed oneste elezioni perché vi sono molte forze che sono determinata a falsificare o a prevenire che le elezioni siano oneste e libere (…) questo è quello che abbiamo fatto in Slovacchia al tempo di [Vladimir] Meciar, in Croazia al tempo di [Franjo] Tudjman e in Yugoslavia al tempo di Milosevic».
L’anno successivo, è il turno dell’Ucraina, è Otpor fa scuola di rivoluzione a Pora, movimento giovanile che sarà protagonista della nota «Rivoluzione Arancione» che porterà al potere a Kiev un Presidente anti-putiniano, Viktor Yushenko, un uomo sposato con un ufficiale del Dipartimento di Stato (USA). La Rivoluzione Arancione di Kiev è fallita con il ritorno, via urne, del filo-russo Viktor Yanukovich: a quel punto, si fece un’altra «rivoluzione», quella di Maidan, ben più violenta – con tanto di misteriosi cecchini che sparavano dai tetti. Il messaggio è chiaro: il regime change se non si fa con le buone lo si fa con le cattive, perché poi serve la guerra alla Russia. La realtà sotto i nostri occhi è diretta conseguenza di questa storia.
Whenever a rogue nation resists the crushing will of the globalist dream of a "new world order," the intelligence agencies of the U.S. take out their tried and true "Otpor" or "Canvas" color revolution model – a revolution in a box. pic.twitter.com/UwBlSgWfIo
— Michael O'Fallon – Sovereign Nations (@SovMichael) July 12, 2021
Ma non basta. Otpor avrebbe il movimento antigovernativo bielorusso Zubr (a Minsk si sarebbe dovuta tenere una «Rivoluzione di Jeans»), il kirgizo Kelkel (d’aiuto nella cosiddetta «Rivoluzione dei Tulipani» del 2005, anche quella non riuscita perfettamente), l’uzbeko Bolga (l’uomo forte da abbattere a Tashkent è Islam Karimov), e in Libano c’è Nabad Al Horriye (in arabo, «Impulso alla Libertà»: lì l’affare si chiama «Rivoluzione dei Cedri»).
Si segnalano schegge anche in Albania (Mjaft!), in Venezuela dove bisognava deporre Chavez, ovviamente in Russia con un piccolo movimento chiamato Oborona, il cui fine è – sorpresa, sorpresa – combattere Vladimir Putin.
Add an Otpor-like iconography and lets go pic.twitter.com/qZuFWZtj10
— sukoithirtyfive (@sukoithirtyfive) March 8, 2023
Le cosiddette «rivoluzioni colorate» il meglio lo hanno dato quando si trovò il modo di declinarle in salsa levantina. In varie interviste, i leader di Otpor – ora divenuti una ONG che dà ripetizioni si sovversione a tempo pieno vantando studenti palestinesi, papuani, eritrei, azeri, tongolesi, birmani, zimbabweani – hanno rivendicato la programmazione e il coordinamento di diverse azioni della primavera araba, in ispecie istruendo il Movimento giovanile 6 aprile, un raggruppamento egiziano che ha come bandiera, senza tanto pudore, proprio il pugno di Otpor.
Ora, nelle proteste israeliane al momento abbiamo visto solo una foto di un grande striscione con l’inconfondibile pugno. Abbiamo cercato altre immagini, abbiamo trovato però delle vignette.
In #Israele, l’indignazione popolare ha costretto #Netanyahu a ritirare la sua legge ad personam, formulata per mettersi al riparo dalle conseguenze delle proprie malversazioni
Dove si vede che non sempre e non dovunque “tutto il mondo è Paese”Così Paolo Lombardi pic.twitter.com/d9ndcKAEPa
— Vignettisti per la Costituzione🇮🇹 (@vignettisti) March 28, 2023
C’è da dire tuttavia che l’immagine è stata usata per impaginare un editoriale al vetriolo contro Netanyahu scritto da… Yuval Harari. Sapete di chi si tratta: uno dei filosofi preferiti dal World Economic Forum, portatore di un transumanismo mondialista estremista che ritiene che la maggior parte della popolazione diverrà inutile, e quindi forse si dovrà drogarla, o altro.
Ebbene, Harari, mingherlino, omosessuale (con il marito dona un milione all’OMS dopo che Trump aveva fatto ritirare il supporto degli USA), con la voce calma e monotona e l’immancabile erremoscia dei madrelingua ivrit, tira fuori l’artiglieria pesante: «Il mio messaggio a Benjamin Netanyahu: ferma il tuo colpo di Stato o fermeremo il Paese» titola il pezzo.
Ebbene sì: Harari minaccia Netanyahu. Abbiamo visto anche questa: il filosofo israeliano di Davos e del pensiero postumano sterminatore che dice al sempiterno suo premier, già commando nelle guerre ebraiche, cosa deve fare – per forza.
Harari è immerso totalmente nella proposta: «ci sono momenti nella storia in cui la paura è la reazione più sensata. Ci sono momenti nella storia in cui la paura è necessaria per spingerci all’azione» scrive, raccontando la sua metamorfosi rivoluzionaria anti-Netanyahu (la cui casa, abbiamo visto, è stata assediata dai dimostranti).
«Non capite con chi avete a che fare» dice Harari rivolgendosi al primo ministro Netanyahu, al ministro della giustizia Levin, membro della Knesset Simcha Rothman. «Gli israeliani non sono una buona materia prima per creare schiavi. Noi israeliani siamo testardi, abbiamo uno spirito libero e nessuno è mai riuscito a zittirci. Non vi permetteremo di trasformare Israele in una dittatura».
Il fatto che chi parla dell’inevitabilità dell’hacking degli esseri umani dica che non diverrà mai uno schiavo può far sorridere. Almeno noi.
Il pezzo continua con appelli allo sciopero e messaggi diretti alle forze armate e ai servizi segreti. «All’IDF, allo Shin Bet, al Mossad e alla polizia israeliana: se arriva il momento della verità, fate la scelta giusta. Passare alla storia come i protettori dei cittadini, non come i servitori dei despoti».
Scusate, ma questo sembra un appello al pronunciamento, una chiamata all’esercito perché faccia in modo di rimuovere il vertice democratico. (Avevamo visto un richiamo paragolpista espresso in chiarezza anche in Italia nell’era della campagna vaccinale mRNA: ricordate?)
Insomma, Netanyahu mostrificato. Dopo anni in cui lo si è lasciato libero di fare quel che voleva (guerre, scandali, acrobazie diplomatiche e parlamentari), ecco che improvvisamente diventa un pericoloso dittatore.
Cosa sta succedendo? C’è un’operazione di regime change lanciata su Tel Aviv? Non abbiamo elementi, ma certo questo spiegherebbe l’improvvisa apparizione del pugno di Otpor.
Possiamo aggiungere che, sì, Netanyahu e George Soros non hanno un bel rapporto. Nel 2018, il premier israeliano accusò Soros di aver convinto, tramite l’organizzazione New Israeli Fund finanziata dal miliardario, di aver convinto il Ruanda da un uscire da un accordo con Tel Aviv per accogliere i migranti africani.
I rapporti tra i due sono compromessi al punto che un giovane figlio del premier israeliano, ad una certa, aveva pure postato sui social un meme che mostrava Soros come un puparo, più puparo perfino dei rettiliani spaziali che governano l’universo. Il mondo gridò allo scandalo, dicendo che il meme era antisemita.
I immediately recalled this meme I saw on 4chan over 10 years ago, which clearly shows that Soros is canonically the ultimate string-puller. But what's hilarious is it turns out that Yair Netanyahu recently posted this exact meme on his Facebook and there are stories about it. pic.twitter.com/SzhIPZ1OA9
— no cookie for u (@NoCookie3) September 26, 2020
Il figlio di Netanyahu accusato di antisemitismo. La situazione, come diceva Ennio Flajano, è grave, ma non seria.
Tante cose stanno succedendo intorno alla Terra Santa e allo Stato Ebraico.
Il primo ministro non si è capito ancora cosa farà con Kiev, protettissima dal grande alleato americano, ma in una guerra con un Paese, la Russia, da cui provengono porzioni immense della popolazione israeliana (il russo è forse la seconda lingua più parlata in Israele), e dove, di dice, Netanyahu quando era premier negli anni scorsa andava due volte al mese per incontrare lo Zar Putin.
Gli evangelici ultrafiloisraeliani USA sono incazzati per il disegno di legge anti-conversioni, che pare immaginato proprio per castrare lo zelo proselitista cristiano, senza il quale i fondamentalisti non avranno l’apocalisse che cercano di accelerare (gli ebrei, secondo il copione, dovranno convertirsi).
La Siria – bombardata da Tel Aviv anche dopo il terremoto – sta riallacciando rapporti con tutti, compresi i Paesi del Golfo con cui Israele aveva stretto gli accordi di Abramo.
L’Iran, irriducibile arcinemico di Israele, fa pace con l’Arabia Saudita, con la quale lo Stato Ebraico aveva in questi anni formato un asse più o meno dichiarato.
Insomma, c’è tanta carne al fuoco. Capire cosa sta succedendo non è facilissimo. Epperò, certi segni sono davvero unici e vederli dà quasi soddisfazione.
Restiamo con una certezza, imparata nei mesi delle manifestazioni massive contro il green pass: se una protesta è davvero contro il potere, non te la lasciano fare.
Roberto Dal Bosco
Immagine screenshot da YouTube
Epidemie
Robert Kennedy, la guerra psicologica del COVID e il suo impatto sulla democrazia

Renovatio 21 traduce questo articolo di Joseph Mercola pubblicato da Lifesitenews. Le opinioni degli articoli pubblicati non coincidono necessariamente con quelle di Renovatio 21.
Robert F. Kennedy Jr. dice la verità sulla risposta autoritaria alla pandemia che continua a minacciare la democrazia e la libertà così come le conosciamo. Gli è costato amicizie e 40 anni di contatti politici, per non parlare della perdita di guadagni e rapporti d’affari.
Ma le minacce alla sua reputazione e credibilità, poiché i media hanno attaccato lui e il suo messaggio, non sembrano un sacrificio, dice Kennedy, poiché si sente chiamato a difendere questo problema.
In un’intervista con la giornalista Kim Iversen, Kennedy spiega: «lo considero un regalo. Sono cresciuto in un ambiente, in una famiglia, in cui presumiamo che le nostre vite sarebbero consumate in qualche controversia e che sarebbe un privilegio se potessimo assumere un ruolo significativo in questo».
Vivere in un esperimento di Milgram nel mondo reale
Kennedy fa parte del 30% stimato della popolazione che è rimasta scettica nei confronti della narrativa mainstream durante la pandemia. La maggior parte, tuttavia, non stava accettando pienamente la paura e la propaganda che veniva loro venduta.
Fa riferimento all’ormai famigerato esperimento condotto dallo psicologo della Yale University Stanley Milgram nel 1962, durante il quale ha testato i limiti dell’obbedienza umana all’autorità. L’esperimento di Milgram è stato condotto dopo il processo al nazista Adolf Eichmann, che ha utilizzato la difesa di Norimberga, o «befehl ist befehl», che si traduce in «un ordine è un ordine».
L’esperimento di Milgram ha mostrato chiaramente che le persone agirebbero contro il proprio giudizio e danneggerebbero un’altra persona a lunghezze estreme semplicemente perché gli veniva detto di farlo. Era associato al progetto top secret MKULTRA della CIA, che si occupava di esperimenti di controllo mentale, torture umane e altri studi medici, inclusa la quantità di LSD necessaria per «frantumare la mente e spazzare via la coscienza».
MKULTRA era solo uno dei numerosi esperimenti di controllo mentale condotti dalla CIA negli anni ’60 e ’70. Secondo Kennedy:
«La CIA ha fatto molti esperimenti con le università, quasi 200 università in tutto il Paese con scienziati sociali per studiare gli esseri umani, il comportamento umano, e stavano sperimentando ogni genere di cose come droghe psichiatriche, droghe psichedeliche, LSD, etc., con la tortura, con privazione sensoriale, e tutti i tipi di mezzi per controllare non solo gli individui, ma intere popolazioni con la propaganda, la paura, tutte queste cose».
«Quindi tutte queste università ricevevano centinaia di migliaia e milioni di dollari dalla CIA o da gruppi di facciata della CIA per programmi chiamati MKULTRA. Il motivo per cui si chiama MK è che è il codice per il controllo mentale. Quindi MK Dietrich, MKULTRA, MK Naomi, Operazione Artichoke, Operazione Bluebird, molti, molti altri, riguardavano l’inoltro di denaro alle università per studiare il controllo del comportamento umano».
Eppure, anche durante l’esperimento di Milgram, il 33% delle persone si è alzato e se n’è andato, rifiutandosi di violare la propria etica.
«Possono provenire da un’intera gamma di background e partiti politici, che semplicemente… mantengono quella capacità di pensiero critico e non sono soggetti a… che prevalgono sull’autorità», ha detto Kennedy. «E mi sembra… che ora siamo tutti nelle grinfie di questo enorme esperimento di Milgram, dove abbiamo un dottor Anthony Fauci, che è questa autorità fidata, che ci dice di fare cose che sappiamo essere sbagliate, come censurare discorso».
La paura è il nemico
La paura è il nemico, poiché consente ai sistemi totalitari di prendere il controllo delle persone, distruggendo la democrazia nel processo, afferma Kennedy. È comunemente usato dalle persone autorevoli per esercitare un ulteriore controllo, come obblighi vaccinali e lockdown. Children’s Health Defense, fondata da Kennedy, ha intentato più di 50 cause legali, molte delle quali riguardanti mandati COVID.
All’inizio, anche i giudici erano troppo spaventati per pronunciarsi contro i dettami dello stato, portando a «decisioni davvero folli che … non avevano senso», afferma Kennedy. Da allora hanno fatto dei progressi, anche a New York, dove un giudice ha detto che poiché lo sparo non impedisce la trasmissione, non puoi avere un mandato per farlo.
Ma sottolinea che un governo non solo non rinuncerà al potere, ma abuserà anche di qualsiasi potere che ha nella massima misura possibile. Solo perché la pandemia è finita, la voglia di controllare non se ne va.
«Le persone dovrebbero tenere presente che nessuno ha mai rispettato le regole del regime totalitario. Quindi, se pensi di sapere, abbandonando queste regole, che in qualche modo le cose miglioreranno o che si sazierà il bisogno di controllarti, non è così. Li incoraggerà solo a fare qualcosa di peggio».
Tempi senza precedenti, la tecnologia minaccia la democrazia
Kennedy afferma anche che stiamo affrontando una situazione in cui non ci siamo mai trovati prima. Non è che la democrazia non sia stata minacciata e persa in passato, ma ora sono disponibili gli strumenti tecnologici per una sorveglianza diffusa:
«Ci sono state molte volte in cui abbiamo perso la democrazia. C’è stata una polarizzazione che era così brutta prima, in particolare durante la Guerra Civile. Ma altre volte nella nostra storia, c’è stata una polarizzazione molto, molto tossica».
«Ci sono stati momenti in cui abbiamo perso la democrazia e le grandi società, in particolare durante l’età dell’oro negli anni 1880 e 1890… – sai, le grandi compagnie petrolifere come la Standard Oil – gestivano il nostro paese, e noi non avevamo davvero una democrazia funzionante».
La differenza era che, allora, «abbiamo iniziato a tagliare questo monolite di potere corporativo e governativo, la fusione del potere corporativo che aveva abolito la democrazia» e siamo stati in grado di ripristinarlo. Ciò che è diverso oggi è che ora abbiamo la tecnologia disponibile per controllare il comportamento umano su larga scala:
«Il problema è che ora abbiamo questi strumenti, queste tecnologie, per il controllo del comportamento umano che non avevamo mai avuto prima. L’ambizione, l’intenzione di ogni regime totalitario nella storia è di controllare ogni aspetto del comportamento umano – le nostre parole, i nostri pensieri, le nostre transazioni, i nostri movimenti, tutto ciò che facciamo – ma non sono mai stati in grado di farlo, perché nessuno, nessun governo, ha mai avuto quella portata».
«Ma oggi abbiamo sistemi di riconoscimento facciale ovunque. Abbiamo sistemi satellitari. Bill Gates afferma che il suo sistema satellitare, che è di 61.000 satelliti… sarà in grado di guardare ogni centimetro quadrato della Terra 24 ore al giorno. Ora stiamo iniziando la strada verso l’adozione delle valute digitali, che è schiavitù economica. Non appena ciò accade, perdiamo tutti i diritti perché potranno farti morire di fame».
«E ne abbiamo già un esempio con uno sciopero dei camionisti, e nella nostra manifestazione a Toronto, Trudeau ha mandato la gente a guardare le targhe di questi camionisti e poi ha congelato i loro conti bancari. Quindi non potevano pagare il mutuo, non potevano mandare i figli a scuola, non potevano comprare cibo per la loro famiglia. Nessuno di loro è stato accusato di un crimine».
Non c’è alcuna «esenzione pandemica» nella Costituzione
Kennedy sottolinea anche che gli autori della Costituzione non hanno aggiunto alcuna esenzione dovuta alle pandemie. Ne erano ben consapevoli, avendo sperimentato molteplici epidemie durante la guerra rivoluzionaria. Ma la Costituzione è stata protetta e ha permesso di funzionare come previsto. L’aggiunta di eccezioni è qualcosa di nuovo.
Kennedy osserva:
«Ci sono state epidemie in ogni città che hanno ucciso decine di migliaia di persone: febbre gialla, colera, vaiolo e molti altri. Quindi, i corniciai sapevano tutto. Ma non hanno inserito un’eccezione epidemica o pandemica nella Costituzione degli Stati Uniti. È una cosa nuova… abbiamo avuto una guerra civile e Lincoln – in un momento in cui il nostro Paese era davvero “non così lontano” dall’essere distrutto, 669.000 americani sono morti. Oggi sono morte 20 milioni di persone».
«Eppure, quando ha cercato di sbarazzarsi dell’Habeas Corpus, la Corte Suprema ha detto: “Non puoi farlo”. Non c’è eccezione per la guerra… non c’è eccezione per le pandemie. Abbiamo avuto una pandemia di influenza spagnola nel 1918 che ha ucciso 50 milioni di persone. Eppure, non abbiamo impedito alla Costituzione di funzionare».
La censura distrugge la democrazia
Kennedy dice che il rimedio per fermare il controllo totalitario è la democrazia. Tuttavia, «mio padre diceva sempre che la democrazia dipendeva completamente dal libero flusso di informazioni». Il dibattito aperto, consentito dalla libertà di parola, porta alle migliori idee e soluzioni che consentono a un paese e alla sua popolazione di prosperare.
«Se interrompi il libero flusso di informazioni e inizi a censurare le cose», dice Kennedy, «perdiamo l’unico vantaggio che abbiamo. E, naturalmente, una volta che inizi a fare la censura, sei sulla china scivolosa del totalitarismo». In questo momento, stiamo affrontando la corruzione istituzionale, con il complesso industriale militare al timone.
«Penso che se rimuovi Anthony Fauci… sarà sostituito da un altro Anthony Fauci», spiega Kennedy. Nel frattempo, dice, è dal complesso industriale militare, che possiede anche la stampa, che dobbiamo riprenderci la democrazia:
«Viviamo nell’era contro la quale Dwight Eisenhower ci ha messo in guardia il 17 gennaio 1960… nel suo discorso di addio, Eisenhower ha tenuto probabilmente il discorso più importante… nella storia americana, dove ha messo in guardia gli americani contro l’emergere del complesso industriale militare – le agenzie di intelligence, il Pentagono e le industrie associate, e ha incluso la burocrazia scientifica».
«Nello specifico, in quel discorso ha trascorso molto tempo a discutere sulla burocrazia scientifica federale, intendendo il NIH [l’istituto sanitario federale USA, ndt], che sarebbero stati gli autori della distruzione della democrazia americana se avessimo permesso loro di farlo… E poi l’11 settembre… ha trasformato l’America davvero nell’inizio di uno stato di sorveglianza. E il COVID ha completato il compito… e il compito della CIA è sviluppare una pipeline di nuove guerre che l’America potrebbe combattere per alimentare questa macchina, gli appaltatori militari, e guarda cosa è successo in COVID: 138 aziende sono state coinvolte nella produzione e distribuzione del vaccino».
«Sono tutti appaltatori militari. Il Pentagono e la National Security Agency hanno gestito l’intera risposta alla pandemia. Pfizer e Moderna non possiedono realmente quei vaccini. Hanno messo le loro etichette su di loro, ma era un progetto del Pentagono. E quindi, sai, abbiamo a che fare con un complesso industriale militare».
La democrazia può resistere al totalitarismo chiavi in mano?
Con le forze totalitarie che puntano a controllare ogni aspetto del comportamento umano, il momento del dissenso è adesso. Il primo passo è svegliarsi alla verità. Il prossimo è difendere ciò in cui credi. Il risultato finale, tuttavia, resta da vedere. Secondo Kennedy:
«I livelli di controllo che hanno ora sul comportamento umano sono maggiori di quanto abbiamo mai visto. È quello che io chiamo totalitarismo chiavi in mano… stiamo cercando di educare il pubblico e costruire il nostro esercito per ripristinare la democrazia».
«E allo stesso tempo si stanno alzando per mettere in atto questa infrastruttura che darà loro il controllo totale, distruggerà il dissenso e disabiliterà qualsiasi tipo di insurrezione o sovversione o qualsiasi differenza con la narrativa ufficiale del governo e le ortodossie … quando inseriranno questo sistema, è davvero difficile prevedere se la democrazia avrà la resilienza per ripristinare quelle istituzioni».
Joseph Mercola
Pubblicato originariamente da Mercola .
Renovatio 21 offre questa traduzione per dare una informazione a 360º. Ricordiamo che non tutto ciò che viene pubblicato sul sito di Renovatio 21 corrisponde alle nostre posizioni.
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