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Vaccini autopropaganti: la ricerca continua

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Un articolo del National Geographic illustra come gli scienziati siano sempre alla ricerca dei cosiddetti «vaccini autopropaganti», ossia di vaccini che, una volta iniettati in alcuni individui, sono in grado di diffondersi in tutta la popolazione autonomamente, senza bisogno di siringhe, propagandosi insomma a mo’ di epidemia.

 

I vaccini autopropaganti, quindi, sono di fatto un’infezione che dalla popolazione vaccinata si diffonde verso la popolazione non vaccinata. Ogni possibile obiezione alla vaccinazione (e con essa, il problema dell’etica medica, con il consenso informato etc.) sarebbe quindi vinta alla radice.

 

All’attuale stato della ricerca, il vaccino autopropagante sarebbe costituito essenzialmente da un virus ricombinante ottenuto per ingegneria genetica in grado di contagiare chiunque sia sufficientemente vicino all’individuo inoculato, in modo che una persona possa potenzialmente diffondere il vaccino a molte altre persone ignare.

 

«Immagina una cura contagiosa quanto la malattia che combatte: un vaccino che potrebbe replicarsi nel corpo di un ospite e diffondersi ad altri vicini, proteggendo rapidamente e facilmente un’intera popolazione dagli attacchi microbici. Questo è l’obiettivo di diversi team in tutto il mondo che stanno facendo rivivere ricerche controverse per sviluppare vaccini autodiffusi» scrive il National Geographic.

 

«I ricercatori stanno attualmente sviluppando vaccini autodiffusivi per Ebola, tubercolosi bovina e febbre di Lassa, una malattia virale diffusa dai ratti che causa fino a 300.000 infezioni all’anno in alcune parti dell’Africa occidentale. L’approccio potrebbe essere ampliato per colpire altre malattie zoonotiche, tra cui la rabbia, il virus del Nilo occidentale, la malattia di Lyme e la peste».

 

«I sostenitori dei vaccini autodiffusi affermano che potrebbero rivoluzionare la salute pubblica interrompendo la diffusione di malattie infettive tra gli animali prima che si possa verificare uno spillover zoonotico, prevenendo potenzialmente la prossima pandemia» continua la prestigiosa rivista americana.

 

Allo stato attuale, la tecnologia dei vaccini autopropaganti è basata su un citomegalovirus (CMV), un gruppo che appartiene alla famiglia degli herpes, che rimane nel corpo per tutta la vita ed è specie-specifico.

 

Come già scritto su Renovatio 21, la teoria di un vaccino che si diffonde epidemicamente ha implicazioni etiche enormi: verrebbero vaccinate persone che in nessun modo hanno espresso il loro consenso. Ma sappiamo che, con l’era del COVID e dell’mRNA a seppellire Norimberga ed Oviedo e l’etica medica tutta, oramai il consenso informato è poco più di un organo vestigiale di un’era bioetica precedente, una barzelletta risalente alla storia medica antica.

 

Ulteriormente, preoccupazione dovrebbe destare il fatto che gli studi sul campo o di laboratorio di questi vaccini sono stati estremamente limitati, con un solo test sul campo condotto nel 1999. Ma, anche qui, sappiamo che dopo il 2020, ogni protocollo di sperimentazione è saltato, e si possono innestare in miliardi di persone farmaci di cui non è stata completata la sperimentazione e di cui non si conosce in alcun modo l’effetto a lungo termine.

 

L’unico esperimento sui vaccini autopropaganti è stato condotto quasi un quarto di secolo fa su dei conigli.

 

«Il team di ricerca ha catturato 147 conigli, gli ha messo dei microchip nel collo, ha somministrato il vaccino a circa la metà di loro e li ha rilasciati tutti in natura. Per i successivi 32 giorni, i conigli vaccinati e non vaccinati hanno vissuto normalmente. Quando i ricercatori hanno ripreso i conigli con microchip che non erano stati vaccinati in origine, hanno scoperto che il 56% di loro aveva anticorpi contro entrambi i virus, indicando che il vaccino si era diffuso con successo dagli animali vaccinati a quelli non vaccinati» scrive National Geographic.

 

Non tutti, fortunatamente, sono disposti a bersi tranquillamente anche questa ennesima follia di biopolitica vaccinale.

 

«Una volta che si imposta qualcosa di ingegnerizzato e autotrasmissibile nella natura, non si sa cosa gli succede e dove andrà», ha avvertito Jonas Sandbrink, ricercatore di biosicurezza presso il Future of Humanity Institute dell’Università di Oxford. «Anche se inizi semplicemente con l’esporre le popolazioni animali, parte degli elementi genetici potrebbero ritrovare la loro strada negli esseri umani».

 

Tuttavia, come riporta Infowars, l’interesse per la tecnologia è riemerso nel 2016 e nuovi esperimenti dovrebbero iniziare entro il prossimo anno sul vaccino contro il virus Lassa, ma a causa della «natura estremamente rischiosa e internazionale di questo lavoro» e delle conseguenze «potenzialmente irreversibili», questa ricerca sperimentale deve ancora affrontare numerosi ostacoli etici e legali.

 

«Non possiamo nemmeno convincere le persone a prendere un vaccino in una pandemia globale. L’idea che saresti in grado di vaccinare di nascosto la popolazione con un virus senza provocare rivolte è solo, sai, è roba di fantasia. Non sarà mai usato negli esseri umani», secondo Alec Redwood, ricercatore principale presso l’Università dell’Australia occidentale.

 

«Non è necessario essere uno studioso di Rhodes per capire che le persone saranno nervose per la diffusione di un vettore virale. È un concetto che spaventerà le persone», ha detto Redwood, il quale però crede che la ricerca vada comunque fatta, per tenerla «nell’armadio» qualora ne avessimo bisogno.

 

Si tratta del ragionamento tramite il quale, a Wuhano e non solo, sono stati fatti esperimenti di bioingegneria Gain of Function per rendere umano-compatibili e letali virus specie-specifici come quelli dei pipistrelli.

 

Il risultato è stato una catastrofe le cui conseguenze politiche e biologiche non sono ancora chiare.

 

Quando qualcuno avrà il coraggio di chiedere il bando totale della bioingegneria e degli esperimenti sui virus?

 

Perché per l’energia atomica c’è stato dibattito seguito da passi indietro e regolamentazione, mentre per la virologia, la biologia sintetica e l’ingegneria genetica non c’è ancora alcun discorso pubblico?

 

Forse perché su di essi c’è ancora un inscalfibile interesse militare?

 

Armi biologiche

Elon Musk: ricerca sulle armi biologiche finanziata dall’USAID

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L’Agenzia statunitense per lo sviluppo internazionale (USAID) è un’«organizzazione criminale» che ha finanziato la ricerca sulle armi biologiche, compresi progetti che avrebbero portato all’emergere del COVID-19. Lo sostiene Elon Musk.

 

Il miliardario della tecnologia stava rispondendo a un post su X in cui si sosteneva che i fondi dell’USAID erano stati utilizzati per sostenere la ricerca sull’acquisizione di funzione sui coronavirus presso l’Istituto di Virologia di Wuhano, portando potenzialmente alla creazione del COVID-19.

 

«Sapevi che l’USAID, usando i TUOI soldi delle tasse, ha finanziato la ricerca sulle armi biologiche, incluso il COVID-19, che ha ucciso milioni di persone?» ha scritto Musk.

 

Musk non ha fornito ulteriori dettagli sulle accuse, ma nel post a cui ha risposto si legge: «l’inganno della CIA riguardo alle origini del COVID-19 diventa molto più chiaro se si considera la lunga storia dell’USAID come organizzazione di facciata della CIA».

 

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«L’USAID è un’organizzazione criminale», ha scritto Musk in un altro post, rispondendo a un video sul presunto coinvolgimento dell’USAID nella censura di Internet e nel «lavoro illegale della CIA».

 

 

 

EcoHealth Alliance, un’organizzazione non-profit con sede negli Stati Uniti, è stata al centro di controversie a causa del suo lavoro con il laboratorio wuhaniano.

 

L’organizzazione ha negato che il suo lavoro riguardasse la ricerca sul guadagno di funzione, ma a maggio 2024, il Dipartimento della Salute e dei Servizi Umani degli Stati Uniti ha sospeso tutti i finanziamenti federali a EcoHealth Alliance, citando preoccupazioni sulla supervisione da parte dell’organizzazione di esperimenti ad alto rischio e sulla mancata segnalazione tempestiva delle attività di ricerca.

 

Come riportato da Renovatio 21, la CIA ritiene che sia «più probabile» che il COVID-19 abbia avuto origine da una fuga di laboratorio piuttosto che da una fonte naturale, ha affermato il portavoce dell’agenzia il mese scorso dopo la conferma di John Ratcliffe come direttore della CIA.

 

Il Ratcliffe, candidato alla direzione dal presidente Donald Trump, è stato un fervente sostenitore della teoria della fuga di notizie dal laboratorio, definendola «l’unica teoria supportata dalla scienza, dall’Intelligence e dal buon senso». Dopo la conferma, Ratcliffe ha anche affermato che la valutazione della CIA sulle origini del Covid sarebbe stata «una cosa da primo giorno per me».

 

USAID ha una storia di finanziamenti per iniziative sanitarie globali, tra cui il programma PREDICT, che mirava a identificare virus con potenziale pandemico e che è stato attivo dal 2009 al 2020 in collaborazione con EcoHealth Alliance. Nel 2021, USAID ha lanciato un programma di follow-up da 125 milioni di dollari noto come Discovery & Exploration of Emerging Pathogens – Viral Zoonoses, ma è stato chiuso prematuramente nel 2023.

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La Croce Rossa denuncia: laboratorio contenente virus mortali a rischio nella Repubblica Democratica del Congo

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Il Comitato Internazionale della Croce Rossa (CICR) ha lanciato l’allarme: gli scontri in corso nella città di Goma, nella Repubblica Democratica del Congo orientale, potrebbero causare la fuga di campioni di Ebola e di altri agenti patogeni da un laboratorio. Lo riporta l’agenzia AFP.   Il direttore regionale del CICR per l’Africa, Patrick Youssef, ha dichiarato martedì ai giornalisti a Ginevra che il laboratorio dell’istituto nazionale di ricerca biomedica della nazione centroafricana rischia di subire interruzioni di corrente, affermando che l’organizzazione è «molto preoccupata per la situazione» nel laboratorio, avvertendo di «conseguenze inimmaginabili se i campioni, incluso il virus Ebola, in esso contenuti, dovessero diffondersi».   Goma, capoluogo della provincia del Nord Kivu, è apparentemente diventata un campo di battaglia dopo che lunedì i ribelli dell’M23 hanno annunciato di aver conquistato la città dopo settimane di pesanti combattimenti contro i soldati della Repubblica Democratica del Congo e le forze di peacekeeping delle Nazioni Unite.   La Repubblica Democratica del Congo orientale è afflitta dalla violenza da decenni, poiché decine di gruppi armati, tra cui la milizia M23 presumibilmente sostenuta dal Ruanda, competono con il governo per risorse come oro e diamanti.   I funzionari delle Nazioni Unite hanno dichiarato che circa 6,5 ​​milioni di persone sono state sfollate e gli ospedali sono sopraffatti dall’afflusso di pazienti feriti. Reuters ha citato le agenzie umanitarie che hanno riferito che cadaveri erano disseminati per le strade di Goma, mentre gli spari hanno devastato la città in difficoltà martedì.   I dimostranti hanno attaccato un complesso delle Nazioni Unite e le ambasciate, tra cui quelle di Ruanda, Francia e Stati Uniti, nella capitale, Kinshasa, denunciando presunte interferenze straniere. Il Sudafrica ha annunciato martedì che altri quattro dei suoi soldati di mantenimento della pace nell’ex colonia belga erano stati uccisi negli scontri, portando il numero totale delle perdite di Pretoria a 13. Anche l’Uruguay e il Malawi hanno perso soldati nell’escalation delle ostilità.

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La Croce Rossa e il Programma Alimentare Mondiale hanno dichiarato che i loro magazzini sono stati saccheggiati.   «Siamo estremamente preoccupati per il deterioramento della situazione nella città di Goma e nei dintorni. Condanniamo il saccheggio del nostro magazzino medico a Goma, quando la cura e la sopravvivenza dei feriti che sosteniamo dipendono da questo», ha scritto il direttore africano della Croce Rossa su X.   Come riportato da Renovatio 21, dichiarazioni di allarme simili sono state lanciate due anni fa dall’OMS anche nel caso del conflitto in Sudan, con rischi riguardo a biolaboratori che, abbiamo appreso, sono siti pure lì.   L’ex capo delle truppe di protezione nucleare, chimica e biologica di Mosca, il tenente generale Igor Kirillov, aveva accusato Washington di usare diversi Paesi, tra cui la Repubblica Democratica del Congo, la Sierra Leone, il Camerun e l’Uganda, come terreni di prova per patogeni pericolosi e trattamenti medici sperimentali.   Come noto, il generale Kirillov è stato assassinato insieme al suo assistente a Mosca il mese scorso.   SOSTIENI RENOVATIO 21
Immagine di NIAID via Wikimedia pubblicata su licenza Creative Commons Attribution 2.0 Generic  
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La CIA ora crede al virus fuggito dal laboratorio di Wuhano

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La CIA ha riconosciuto che la «teoria della fuga dal laboratorio» è la spiegazione più probabile per le origini del COVID-19. Lo riporta il New York Times.

 

Sabato il NYT ha riferito che la CIA si è finalmente espressa «a favore» della teoria che la maggior parte del mondo ha già accettato da anni: che il COVID-19 abbia avuto origine nel laboratorio biologico BSL-4 dell’Istituto di virologia di Wuhano alla fine del 2019.

 

L’agenzia è giunta a questa nuova conclusione senza ricevere ulteriori informazioni dopo che il nuovo direttore della CIA sotto Trump, John Ratcliffe, ha ordinato la pubblicazione dell’analisi avviata sotto Joe Biden.

 

«Per anni la CIA ha affermato di non avere informazioni sufficienti per stabilire se la pandemia di COVID sia emersa naturalmente da un mercato di Wuhan, in Cina, oppure da una perdita accidentale in un laboratorio di ricerca locale» scrive il quotidiano neoeboraceno. «Tuttavia questa settimana l’agenzia ha pubblicato una nuova valutazione e gli analisti hanno dichiarato di essere ora favorevoli alla teoria del laboratorio».

 

«Non c’è nessuna nuova informazione dietro il cambiamento dell’agenzia, hanno detto i funzionari. Piuttosto si basa sulle stesse prove che sta masticando da mesi. Tuttavia, secondo fonti a conoscenza del lavoro dell’agenzia, l’analisi si basa in parte su uno sguardo più attento alle condizioni nei laboratori di massima sicurezza nella provincia di Wuhan prima dello scoppio della pandemia».

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L’improvviso cambiamento della CIA è degno di nota, dato che nel 2023 un informatore rivelò che l’agenzia aveva corrotto sei dei suoi analisti del team investigativo sulle origini del COVID per respingere la teoria secondo cui il COVID-19 fosse il risultato di una fuga laboratoriale del nuovo coronavirus in Cina, legata a una ricerca congiunta. L’insabbiamento della catastrofe wuhaniana da parte dello spionaggio USA è al centro di un libro di Robert F. Kennedy jr, il quale ha sostenuto che la CIA è coinvolta nel finanziamento del laboratorio.

 

Il dietrofront arriva appena cinque giorni dopo l’insediamento di Trump e con l’agenzia sotto una nuova guida con Ratcliffe, che ha lasciato intendere che sarebbero state rilasciate ulteriori rivelazioni.

 

«Come sapete, ho dichiarato pubblicamente che penso che la nostra Intelligence, la nostra scienza e il nostro buon senso ci dicano tutti che le origini del COVID sono state una fuga di notizie all’Istituto di virologia di Wuhan», aveva dichiarato Ratcliffe al sito Breitbart giovedì. «Ma la CIA non ha fatto quella valutazione o almeno non l’ha fatta pubblicamente. Quindi mi concentrerò su questo e guarderò i dati di Intelligence e mi assicurerò che il pubblico sia consapevole che l’agenzia sta per uscire dai giochi».

 

Come riportato da Renovatio 21, il mese scorso era emerso che funzionari dell’Intelligence statunitense avrebbero «messo a tacere» i ricercatori che avevano trovato prove che la pandemia di COVID-19 fosse il risultato di una fuga dal laboratorio cinese.

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Immagine di Ureem2805 via Wikimedia pubblicata su licenza Creative Commons Attribution-Share Alike 4.0 International; modificata con immagine di pubblico dominio CC0 via Wikimedia

 

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