Politica
Sorpresa, Londra abbandona il piano per il green pass
Parlando domenica al Andrew Marr Show della BBC, il segretario alla salute ha detto che «non gli è mai piaciuta l’idea» di costringere le persone a mostrare i loro documenti nelle attività quotidiane , ma il governo aveva ragione a guardare alla possibilità.
«Quello che posso dire è che l’abbiamo esaminato correttamente e mentre dovremmo tenerlo di riserva come potenziale opzione, sono lieto di dire che non andremo avanti con i piani per i passaporti vaccinali», ha detto Javid.
Il ministro della Salute: «sono lieto di dire che non andremo avanti con i piani per i passaporti vaccinali»
Il segretario alla salute ha aggiunto che il governo non si dovrebbero fare le cose per il gusto di farle o perché altri le stanno facendo.
«Semplicemente non dovremmo fare le cose per il gusto di farlo o perché gli altri lo stanno facendo, e dovremmo considerare correttamente ogni possibile intervento».
Poco prima delle sue dichiarazioni alla BBC, in un’intervista con il canale Sky News il segretario alla salute aveva affermato che il governo non aveva preso una decisione definitiva sul passaporto vaccinale nazionale, sostenendo pure di voler mettere fine «non appena possibile» ai test PCR per i viaggi internazionali.
Sempre domenica, il governo britannico ha detto che il primo ministro Boris Johnson dovrebbe abrogare alcuni poteri dal Coronavirus Act, in modo che il governo non avrà più il potere di chiudere l’economia, applicare restrizioni a eventi e raduni, interrompere l’istruzione, estendere limiti di tempo per gli obblighi urgenti o la detenzione di persone infette.
Come la Danimarca e la Svezia, che terminano ogni restrizione in questi giorni, anche il Regno Unito, che ha subito la clausura più feroce d’Europa, va nella direzione del totale ripristino della libertà.
«Semplicemente non dovremmo fare le cose per il gusto di farlo o perché gli altri lo stanno facendo, e dovremmo considerare correttamente ogni possibile intervento»
L’Italia sembra seguire una strada completamente opposta, con la popolazione che è vessata da estensioni sempre più barbare e inaccettabili del passaporto vaccinale interno (il cosiddetto green pass), con l’incredibile caso del decreto appena varato in queste ore che pone l’obbligo del passaporto vaccinale per accompagnare i figli al primo giorno di scuola.
Non solo: in Italia tutta la popolazione, e le istituzioni, sono altresì certi che in autunno ed inverno si andrà verso ulteriori lockdown e restrizioni, così come minacciano in continuazione virologi, politici e giornalisti tutti dipendenti dall’establishment.
Lo stesso dicasi per la terza dose del siero genetico: tutti gli altri Paesi, comprese le farmaceutiche, e pure qualche Paese che l’ha già implementata, esprimono dubbi e cautele – in Italia no, nessun dubbio, nessuna cautela, lontani anni luce da quel «principio precauzionale» che dovrebbe guidar l’etica medica e quindi anche la politica sanitaria.
Lo stesso dicasi per i vaccini ai bambini: il mondo ne discute, le farmaceutiche frenano (attendono, almeno, i risultati dei test appena partiti), l’Italia invece ha membri del fantomatico CTS che ne proclamano l’assoluta immediata necessità, pena la catastrofe al rientro a scuola.
Cosa ha di particolare l’Italia? Lo sappiamo, in fondo: è, dal 2014, il Paese cavia prescelto per sperimentare politiche di vaccinazione totale.
Renovatio 21 è nata in quegli anni, per combattere la battaglia contro la siringa che allora toccava solo i nostri figli e i nostri anziani, ma che, sapevamo bene, avrebbe infine reclamato anche una libbra di carne di ogni singolo cittadino adulto.
L’esperimento, in Italia, non è finito. E non finirà, a meno che non sarà il popolo a porvi fine.
Immagine screenshot dalla BBC
Politica
La nuova presidente irlandese è NATO-scettica e contraria alla militarizzazione dell’UE
Catherine Connolly, candidata indipendente e storica sostenitrice della neutralità militare irlandese, nota per le sue critiche all’espansione della NATO e alla militarizzazione dell’UE, ha trionfato nelle elezioni presidenziali irlandesi con una vittoria schiacciante.
Mentre lo spoglio dei voti era ancora in corso, la principale avversaria, Heather Humphreys, ha riconosciuto la sconfitta, vedendosi superata con un ampio margine. I risultati preliminari indicavano Connolly al 63% dei voti contro il 29% di Humphreys. «Catherine sarà una presidente per tutti e sarà anche la mia presidente», ha dichiarato Humphreys ai media.
Il primo ministro irlandese Micheal Martin ha formalmente congratulato Connolly, definendo la sua vittoria «molto netta».
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Pur essendo indipendente, Connolly, 68 anni ed ex sindaco di Galway, ha ricevuto il sostegno dei principali partiti di sinistra, tra cui Sinn Féin e Labour. Il suo successo è stato attribuito in gran parte alla capacità di attrarre il voto dei giovani, grazie a un’efficace campagna sui social media e a una forte risonanza in un contesto di crescente malcontento per la crisi abitativa e il costo della vita in Irlanda.
Durante la campagna, Connolly ha ribadito l’importanza della neutralità irlandese, criticando l’UE per il suo orientamento verso la militarizzazione a discapito del welfare. Pur esprimendo critiche alla Russia per il conflitto ucraino, ha sostenuto che il ruolo «bellicoso» della NATO abbia contribuito alla crisi.
Il mese scorso, durante un dibattito all’University College di Dublino, Connolly ha paragonato l’attuale impegno della Germania nel rilanciare la propria economia attraverso il «complesso militare-industriale» al riarmo degli anni Trenta sotto il nazismo, affermando: «Vedo alcuni parallelismi con gli anni Trenta».
Sebbene il ruolo del presidente in Irlanda, una democrazia parlamentare, sia principalmente simbolico, esso comporta poteri significativi, come la possibilità di deferire leggi alla Corte Suprema per verificarne la costituzionalità e di sciogliere la Camera Bassa del Parlamento, convocando nuove elezioni in caso di perdita della fiducia da parte di un primo ministro.
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Immagine diHouses of the Oireachtas via Wikimedia pubblicata su licenza Creative Commons Attribution 2.0 Generic
Politica
Il presidente romeno fischiato per il sostegno all’Ucraina
🇷🇴 ROMANIAN PRESIDENT NICUSOR DAN BOOED!
People shouted “Shame,” “Traitor,” “Go to Ukraine.” pic.twitter.com/b0LuAALd91 — Lord Bebo (@MyLordBebo) October 24, 2025
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Politica
I detenuti minacciano Sarkozy e giurano vendetta vera per Gheddafi
Un video girato con un cellulare nella prigione parigina La Santé sembra mostrare che i detenuti hanno minacciato l’ex presidente francese Nicolas Sarkozy di vendicare la morte del defunto leader libico Muammar Gheddafi.
Sarkozy, 70 anni, ha iniziato a scontare la sua condanna a cinque anni martedì, dopo che un tribunale di Parigi lo ha dichiarato colpevole di associazione a delinquere finalizzata a finanziare la sua campagna presidenziale del 2007 con denaro di Gheddafi, contro il quale in seguito guidò un’operazione di cambio di regime sostenuta dalla NATO che distrusse la Libia e portò alla morte di Gheddafi.
Martedì hanno iniziato a circolare video ripresi da La Sante, in cui presunti detenuti minacciavano e insultavano Sarkozy, che sta scontando la sua pena nell’ala di isolamento del carcere.
«Vendicheremo Gheddafi! Sappiamo tutto, Sarko! Restituisci i miliardi di dollari!», ha gridato un uomo in un video pubblicato sui social media. «È tutto solo nella sua cella. È appena arrivato… se la passerà brutta».
A viral video shows a prisoner confronting Nicolas Sarkozy, saying, “We’ll avenge Gaddafi. Give back the billions.” The former French president, jailed for conspiracy, is accused of taking Libyan money before leading NATO’s 2011 war that killed Gaddafi. pic.twitter.com/KlAISnFVSX
— comra (@comrawire) October 22, 2025
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Il ministro degli Interni francese Laurent Nunez ha sottolineato che, a causa del pericolo, due agenti di polizia della scorta di sicurezza assegnata agli ex presidenti saranno di stanza in modo permanente nelle celle adiacenti a quella di Sarkozy.
«L’ex presidente della Repubblica ha diritto alla protezione in virtù del suo status. È evidente che sussiste una minaccia nei suoi confronti, e questa protezione viene mantenuta durante la sua detenzione», ha dichiarato Nunez mercoledì alla radio Europe 1.
Sarkozy, che ha guidato la Francia tra il 2007 e il 2012, ha negato tutte le accuse a suo carico, sostenendo che siano di matrice politica. Il suo team legale ha presentato una richiesta di scarcerazione anticipata, in attesa del procedimento di appello.
L’inchiesta su Sarkozy è iniziata nel 2013, in seguito alle affermazioni del figlio di Gheddafi, Saif al-Islam, secondo cui suo padre aveva fornito alla campagna dell’ex presidente circa 50 milioni di euro.
A dicembre 2024, la Corte Suprema francese ha confermato una condanna del 2021 per corruzione e traffico di influenze, imponendo a Sarkozy un dispositivo elettronico per un anno. È stato anche condannato per finanziamento illecito della campagna per la rielezione fallita del 2012, scontando la pena agli arresti domiciliari.
Nel 2011, Sarkozy ha avuto un ruolo di primo piano nell’intervento della coalizione NATO che ha portato alla cacciata e alla morte di Gheddafi, facendo sprofondare la Libia in un caos dal quale non si è più risollevata.
Come riportato da Renovatio 21, all’inizio del 2025 gli era stata revocata la Legion d’Onore. In Italia alcuni hanno scherzato dicendo che ora «Sarkozy non ride più», un diretto riferimento a quando una sua risata fatta con sguardo complice ad Angela Merkel precedette le dimissioni del premier Silvio Berlusconi nel 2011 e l’installazione in Italia (sotto la ridicola minaccia dello «spread») dell’eurotecnocrate bocconiano Mario Monti.
Nell’affaire Gheddafi finì accusata di «falsificazione di testimonianze» e «associazione a delinquere allo scopo di preparare una frode processuale e corruzione del personale giudiziario» anche la moglie del Sarkozy, l’algida ex modella torinese Carla Bruni, la quale, presentatole il presidente dall’amico comune Jacques Séguela (pubblicitario autore delle campagne di Mitterand e Eltsin) secondo la leggenda avrebbe confidato «voglio un uomo dotato della bomba atomica».
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