Bizzarria
Si vaccinano per allattare i loro figli credendo di dare loro l’immunità al virus
Una nuova tendenza sembra essere nata nel pianeta pandemico, galassia della Covidiozia: l’allattamento post-vaccinale.
Il New York Times riferisce di donne che una volte tornate a casa dalla prima dose di vaccino COVID tirano fuori il tiralatte. Donne che hanno smesso di allattare, talvolta per scelta, ora stanno spremendosi per la rilattazione, il processo con cui il latte torna a scorrere nelle ghiandole mammarie.
Donne che una volte tornate a casa dalla prima dose di vaccino COVID tirano fuori il tiralatte
Queste donne, è spiegato, si sono convinte di questa necessità perché si sono imbattute «in ricerche che suggerivano che gli anticorpi di una madre vaccinata potevano essere trasmessi al suo bambino attraverso il latte».
«Sto iniziando a vedere progressi molto lenti, quindi ne vale la pena se significa che posso proteggerla», ha detto un’intervistata parlando della figlia, nove giorni dopo aver ricevuto la sua prima dose di il vaccino Pfizer-BioNTech. La bambina dovrà quindi bere questo latte materno migliorato dal vaccino mRNA. Le signore ne sono convinte, e viene fatto ben poco per dissuaderle.
«Nelle ultime settimane, i forum online incentrati sulla rilattazione sono stati pullulati di madri appena vaccinate. Alcune avevano smesso di allattare i propri figli più di un anno prima» scrive il NYT. Tuttavia, si ammette, non tutti sono d’accordo: altri forum sui genitori e sull’allattamento al seno sono stati ribollenti di preoccupazioni che il latte materno di una madre appena vaccinata potesse essere pericoloso. E attenzione, non si tratta dei no-vax: «Non sono solo gli scettici sui vaccini a incoraggiare quelle paure, che i ricercatori dicono essere infondate: alcuni pediatri e somministratori di vaccini hanno esortato le madri che allattano a scaricare il loro latte dopo essere state vaccinate».
I ricercatori: ««le madri appena vaccinate hanno ragione a sentirsi come se avessero un nuovo superpotere»
Ciò, l’esatto opposto. Le trovate «scientifiche» cui sottoporre la prole corrono su forum: ma poi sono i no-vax ad essere disinformati, laureati su Google, analfabeti funzionali. Come no.
Il giornale di Nuova York, faro dell’opinione pubblica mondiale, cerca di barcamenarsi, perché proprio non gliela fa a condannare quella che ha tutta l’apparenza di una follia pericolosissima.
Così, hanno sentito ben sei ricercatori, i quali concordano che «le madri appena vaccinate hanno ragione a sentirsi come se avessero un nuovo superpotere. Diversi studi dimostrano che i loro anticorpi generati dopo la vaccinazione possono, infatti, essere passati attraverso il latte materno». Tuttavia, visto che si parla del coronavirus, «ulteriori ricerche sarebbero utili».
Tuttavia, visto che si parla del coronavirus, «ulteriori ricerche sarebbero utili»
Infine, appare Re Salomone: «non c’è motivo concreto per le neo mamme di non farsi vaccinare o di buttare via il latte materno» dicono i valenti scienziati sentiti dal lucido New York Times. Anzi, Re Salomone era più onesto: i bambini li tagliava in due, non li inquinava con latte probabilmente contaminato da farmaci genetici sperimentali.
Buttano lì uno studio, su ben «sei donne che avevano ricevuto il vaccino Pfizer-BioNTech e quattro che avevano ricevuto il vaccino Moderna, 14 giorni dopo che le donne avevano ricevuto il loro secondo vaccino». In questo campione esiguo non sarebbe stata trovata traccia del virus, ma un numero ritenuto significativo di un particolare anticorpo, chiamato IgG.
«Presumiamo che ciò possa conferire un certo livello di protezione» dice una scienziata specializzata in medicina fetale a Boston. Tuttavia, non possiamo saperlo con certezza, perché «Un modo per testarlo – esporre quei bambini al virus – è, ovviamente, non etico». E meno male che bisogna dirlo. Brutto segno: la Finestra di Overton si apre anche sulle infezioni volontarie dei neonati, nel resto si sta già spalancando, grazie anche a certi «cattolici», sull‘uso da parte della ricerca scientifica di feti sezionati vivi.
«Presumiamo che ciò possa conferire un certo livello di protezione» ma non possiamo saperlo con certezza, perché «un modo per testarlo – esporre quei bambini al virus – è, ovviamente, non etico»: la Finestra di Overton si apre anche sulle infezioni volontarie dei neonati?
Come riportato da Renovatio 21, sia Pfizer che Moderna hanno recentemente iniziato a testare i loro vaccini su bambini di appena 6 mesi. È facile dunque pensare che la mania del latte avrà vita breve, tuttavia il lettore comprenda che anche questo atto naturale e meraviglioso, quintessenziale della maternità, è stato ora trascinato nella follia farmanazista e nella Covidiozia.
A dicembre 2020, le linee guida britanniche escludevano l’uso del Pfizer su generiche «donne in età fertile», perché nessuno studio sul caso è stato fatto: non sappiamo con certezza né se il vaccino sia teratogeno (ciò, crei feti deformi) né con certezza sappiamo se sia tossico il latte materno vaccinato: anzi, il testo scriveva esplicitamente che il vaccino «non deve essere utilizzato durante l’allattamento».
«Un rischio per i neonati / bambini non può essere escluso» avevano scritto le autorità mediche britanniche. In generale, era sensibile la preoccupazione per quelli che si definivano apertis verbis come «impatti sulla fertilità sconosciuti».
La scorsa estate era invece emersa una strana storia, riportata da Renovatio 21, di traffico di latte umano allo scopo di curare il COVID. Ora la storia delle vaccinate che si mungono per trasmettere gli anticorpi vince a man bassa, al punto che siamo tentati di usare per questo articolo il tag «Bizzarria».
Ogni romanzo distopico è bruciato. Dopo Orwell (oramai definibile come un moderato privo di fantasia) e Huxley (sul punto di essere superato quasi in ogni previsione) è il turno di Anthony Burgess, il grande romanziere cattolico inglese autore di A Clockwork Orange, libro da cui Stanley Kubrick trasse Arancia Meccanica. Nel mondo di Alex e dei suoi «drughi», la bevanda più ambita, in locali memorabili come il Korovo Milk Bar, è il «latte più».
Anche il mondo pandemico ha il suo latte più: e che tutto questo produrrà masse di psicopatici non abbiamo più alcun dubbio.
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Maniaco seminudo armato di motosega attacca casa di riposo per anziani
La polizia dello Stato USA dell’Illinois ha sparato e ucciso domenica un uomo a torso nudo armato di motosega dopo che si era introdotto in una casa di cura locale. La polizia avrebbe colpito l’uomo con il taser dopo che aveva tentato di usare la motosega contro i residenti dell’edificio, ma quella misura non è stata un deterrente efficace.
Gli attacchi sono continuati dopo il taser finché uno degli ufficiali non ha sparato all’intruso. La bizzarra aggressione ha ferito alcuni residenti della struttura ma non ne ha ucciso nessuno.
Testimoni hanno riferito che il sospettato stava tentando di abbattere un albero nella proprietà di River Glen of St. Charles, una residenza assistita dell’Illinois, ed è riuscito a entrare nell’atrio poco prima dell’arrivo della polizia, ha affermato la città in un comunicato stampa.
A man wielding a chainsaw inside a senior-living facility in St. Charles, Illinois, was shot and killed by police early Sunday, authorities said.
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— ABC News (@ABC) December 2, 2024
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Gli ufficiali arrivati hanno colpito il sospettato con il taser dopo che aveva tentato di «usare la motosega contro i residenti dell’edificio», si legge nella dichiarazione. Gli attacchi sarebbero continuati dopo il taser e uno degli ufficiali è stato costretto a sparare al sospettato.
«Una persona non autorizzata è entrata brevemente nella nostra comunità ed è stata rapidamente fermata dagli ufficiali intervenuti», si legge nella dichiarazione. «Siamo profondamente grati per la rapida azione del nostro team e delle forze dell’ordine. Vogliamo sottolineare che la nostra comunità è sicura e che tutti i residenti e i membri dello staff sono al sicuro. La sicurezza e l’incolumità dei nostri residenti e del nostro staff rimangono la nostra massima priorità. Stiamo lavorando a stretto contatto con le forze dell’ordine mentre continuano le indagini su questo incidente isolato».
Renovatio 21 ritiene l’incursione del pazzo armato di motosega una minaccia meno grave di quello che è capitato alle case di ripose durante il COVID.
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Deputati Maori eseguono un’orrenda e ridicola danza Haka in Parlamento: vogliono tenersi i privilegi
🇳🇿 Māori MPs performing the Haka in New Zealand Parliament ripping apart a bill redefining the Treaty of Waitangi.
The Treaty of Waitangi is a document of central importance to the history of New Zealand, its constitution, and its national mythos. pic.twitter.com/OeUZ0g1UMj — Lord Bebo (@MyLordBebo) November 14, 2024
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Ministro svedese afflitto da «bananofobia»
Il ministro svedese per le pari opportunità Paulina Brandberg ha una fobia così acuta per le banane che il suo staff deve lavorare 24 ore su 24 per impedire che lei possa mai posare lo sguardo sul popolare frutto giallo. Lo riporta il quotidiano svedese Expressen.
In un post sui social media del 2020, la Brandberg ha ammesso di avere «la fobia delle banane più strana del mondo». La sua ammissione è stata liquidata come un’esagerazione fino a mercoledì, quando Expressen ha pubblicato e-mail governative trapelate che rivelavano la vera portata del suo terrore per il frutto del banano.
Prima che la Brandberga partecipasse a un pranzo presso l’Agenzia giudiziaria norvegese a febbraio, il suo segretario di gabinetto ha inviato un’e-mail all’agenzia: «Paulina Brandberg ha una forte allergia alle banane, quindi apprezzeremmo che non ci fossero banane negli spazi in cui soggiornerà».
In vista di un incontro con un’autorità locale, più avanti nello stesso mese, la segretaria della Brandberga fu più schietta, dicendo al personale comunale: «nemmeno le banane sono ammesse nei locali».
Quando il presidente del parlamento svedese, Andreas Norlen, aveva invitato la Brandberg a prendere un caffè a settembre, anche lui ricevette un’e-mail che lo informava dell’«allergia» alle banane del ministro.
«Grazie, probabilmente ci sarà una torta con il caffè e ci assicureremo che non contenga banane», ha risposto con cortesia l’ufficio del Norlen. «Tuttavia, abbiamo cesti di frutta con banane negli spazi adiacenti e nelle stanze di passaggio. È sufficiente se li mettiamo via la mattina dello stesso giorno?»
«Sarebbe fantastico se riuscissi a metterli via la mattina dello stesso giorno», aveva puntualmente risposto la segretaria della Brandberga.
Mentre la sua segretaria descrive la fobia come un’allergia, il ministro Brandberg ha detto all’Expressen che «è qualcosa per cui ricevo aiuto professionale» – in pratica il ministro bananofobo si fa vedere da uno specialista. «Si potrebbe dire che è una specie di allergia», ha dichiarato al giornale.
La bananafobia non è riconosciuta dalla maggior parte degli scienziati medici come una condizione legittima, ed è accomunata alla fobia generica di «certi cibi» nella Classificazione Internazionale delle Malattie.
Tuttavia, prove aneddotiche suggeriscono che si tratti di un fenomeno reale, seppur raro. Sul sito web di Mind, un ente di beneficenza britannico per la salute mentale, un malato di bananafobia ha descritto come «vedere una banana nella vita reale mi rende estremamente ansioso, iperventilo e mi sento pietrificato».
«So che le banane non possono farmi male, ma per qualche ragione mi sento piena di paura ogni volta che le vedo o le sento», ha scritto.
Dopo la pubblicazione dell’articolo dell’Expressen, anche la collega parlamentare di Brandberga, Teresa Carvalho, si è dichiarata bananafoba. «Soffro dello stesso disturbo», ha scritto la socialdemocratica su X. «Potremmo aver avuto molti dibattiti difficili sulle condizioni della vita lavorativa, ma su questo tema siamo uniti contro un nemico comune», cioè la banana.
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Non è noto se le politiche svedesi bananofobe reagiscano anche a prodotti culturali legati alla gialla minaccia, come la hit del 2000 L’unico frutto dell’amor è la banana o la canzone del controverso cantante emiliano Gianni Morandi Banane e lampone (1992), il film del nuotatore Carlo Pedersoli (detto Bud Spencer) Banana Joe (1982), o il programma TV di pupazzi Banana Split (1968).
Immaginiamo, ad ogni modo, che nonostante l’impegno politico, l’opera del controverso umorista ebreo Woody Allen Il dittatore dello Stato libero di Bananas (1971) non sia tra le pellicole preferite.
Non è chiaro nemmeno se la famosa legislazione dell’Unione Europea sulla curvatura della banane possa aiutare in questa situazione.
Dopo l’omofobia e la transfobia, a quando leggi e corsi scolastici sulla bananofobia, che potrebbe pure esservi collegata?
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Immagine di Swedish Presidency of the Council of the EU via Flickr pubblicata su licenza CC BY-NC-ND 2.0
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