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Alimentazione

Ragazzino muore dopo aver mangiato una patatina piccante per una sfida su TikTok

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Un ragazzo di 14 anni è morto tragicamente dopo aver mangiato una patatina super-piccante per una sfida sul social cinese TikTok. La denuncia della famiglia è stata riportata da varie testate internazionali.

 

Harris Wolobah del Massachusetts è morto lo scorso venerdì, poche ore dopo aver preso parte alla «One Chip Challenge», che incoraggia gli spettatori a mangiare una delle tortilla chips più piccanti del mondo filmando la consumazione per documentare quanto tempo riescono a resistere a masticare e deglutire senza bere o mangiare alcunché per ottenere sollievo.

 

Le autorità locali hanno aperto un’indagine, e la causa della morte di Harris deve ancora essere determinata in attesa del rapporto dell’autopsia. Tuttavia la famiglia dell’adolescente ha attribuito la colpa della sua morte alla sfida sul social della Repubblica Popolare Cinese.

 

Dopo la sua morte, il produttore dello snack piccante, Paqui, ha ora chiesto ai rivenditori negli Stati Uniti di smettere di vendere le patatine confezionate singolarmente, un passo che la catena di supermercati 7-Eleven avrebbe già compiuto.

 

Secondo la NBC Boston, Wolobah è morto lo stesso giorno in cui ha partecipato alla «One Chip Challenge». Il ragazzo riferito di aver avuto mal di pancia a scuola dopo aver mangiato la patatina, e più tardi è collassato ed è stato trovato privo di sensi a casa sua.

 

Il giovane adolescente si è sentito meglio dopo essere tornato a casa, ma è svenuto alle 16:30 mentre stava per partire per le prove di basket.

 

Parlando con la testata locale Worcester Telegram, il tenente della polizia Sean Murtha ha detto che il ragazzo non rispondeva e non respirava. È stato portato in ospedale e dichiarato morto.

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La «One Chip Challenge» è una campagna di marketing che promuove una singola tortilla chip come «la più piccante del mondo». La sfida ha attirato un seguito sui social media, con il tag “#onechipchallenge” che vanta oltre due miliardi di visualizzazioni su TikTok.

 

Ogni anno viene rilasciato un nuovo sapore di patatina piccante e l’edizione 2023 è diventata disponibile su Amazon a partire dal 9 agosto. Sebbene siano elencati meno di dieci ingredienti, due che risaltano di più sono il Carolina Reaper Pepper e il Naga Viper Pepper.

 

Il peperoncino Carolina Reaper è stato ufficialmente nominato il peperoncino più piccante del mondo, misurando fino a 2,2 milioni di unità di calore Scoville (SHU) sulla scala Scoville: si tratta del record di piccantezza registrato nel Guinness dei primati nel dicembre del 2013.  Il Naga Viper Pepper si è piazzato appena sotto con 1.382.118 SHU.

 

La scala Scoville è un metodo di misurazione scientifica della piccantezza delle sostanze, dove in genere si misurano i peperoncini, frutti del genere capsicum e ogni oggetto contenga la capsaicina e i capsaicinoidi, composti chimici che stimolano nell’essere umano i recettori per i vanilloidi 1 (VR1), ossia i recettori del caldo.

 

Il farmacista Wilbur Scoville ideò la scala nel 1912. Ancora oggi in Nordamerica e in Sudamerica le etichette di salse piccanti in genere scrivono in unità Scoville il livello di piccantezza del prodotto.

 

Per dare un’idea, nella scala Scoville il Peperone dolce e la Paprica dolce stanno tra gli 0 e i 100 SHU; il jalapeno tra i 5.000 e i 15.000; il tabasco e il peperoncino calabrese tra i 30.000 e i 50.000; lo habanero tra i 100.000  e i 350.000; lo spray antiaggressione al peperoncino tra 1.067.286 e 2.000.231, così come appunto il Naga Viper. In cima alla scala Scoville troviamo la temibile resiniferatossina (RTX), composto contenuto nella Euphorbia resinifera, una sorta di cactus diffuso in Marocco, e nella Euphorbia poissonii, che cresce nel Nord della Nigeria.

 

I danni delle sfide su TikTok sono ancora tutti da calcolare, tuttavia i segni della devastazione che l’app sta generando nei giovani (e non solo) è oramai incontrovertibile.

 

Come riportato da Renovatio 21, la settimana scorsa una nota TikToker e sua madre sono state condannate all’ergastolo per l’omicidio di due uomini.

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L’idea che TikTok stia alterando la psiche di una generazione, rendendola immorale e dipendente, si sta facendo larga anche nella politica, soprattutto negli Stati Uniti.

 

Un gruppo di eletti di ambo i partiti guidati dal senatore repubblicano della Florida Marco Rubio stanno introducendo in America una legislazione che vieterebbe completamente a TikTok di operare negli Stati Uniti.

 

«TikTok è il fentanil digitale che crea dipendenza negli americani, raccogliendo i loro dati e censurando le loro notizie», ha affermato il rappresentante repubblicano del Wisconsin Mark Gallagher, citando la droga di produzione cinese che sta uccidendo in questi anni centinaia di migliaia di americani – il fentanil appunto, cioè la sostanza 50 volte più potente dell’eroina che arriva dal Dragone attraverso le tratte degli immigrati dal Messico.

 

Come riportato da Renovatio 21, due anni fa l’India aveva messo al bando 59 app cinesi, tra cui TikTok. Gli scontri tra Dehli e Pechino sono continuati successivamente con le truppe che si picchiano come fabbri presso il confine a 5000 metri di altitudine.

 

La settimana scorsa TikTok è stato vietato dalla Somalia per motivi legati alla sicurezza del Paese: il ministro delle comunicazioni Jama Hassan Khalif ha dichiarato domenica in una dichiarazione che «terroristi e gruppi immorali» stanno utilizzando le applicazioni dei social media per «diffondere costantemente immagini orribili e disinformazione al pubblico».

 

USA e UE si sono  più volte scagliati contro TikTok app cinese rea di «rubare» i dati degli utenti a favore della Repubblica Popolare Cinese oltre che ad essere utilizzata per fini impropri inquietanti.

 

La Commissione Europea ha fatto disinstallare TikTok a tutti i suoi dipendenti; il controllo sui contenuti del social, tuttavia, è in teoria già ottenuto con l’entrata in vigore del Digital Service Act (DSA) entrato in vigore lo scorso 25 agosto.

 

Gli USA, invece, preparano una legge anti-TikTok che in realtà colpirà con una censura micidiale l’intera rete.

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Alimentazione

Gli alimenti ultraprocessati ristrutturano il cervello e stimolano l’eccesso di cibo

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Secondo una nuova ricerca su larga scala, mangiare cibi ultra-processati può ristrutturare il cervello, favorendo l’eccesso di cibo e l’obesità.   Uno studio basato su scansioni cerebrali effettuate su 30.000 persone di mezza età ha dimostrato che una dieta a base di cibi ultra-processati provoca modifiche nelle regioni del cervello associate alla fame e al desiderio.   «Presentiamo prove del fatto che l’assunzione di UPF aumenta diversi marcatori nutrizionali e metabolici di malattie ed è associata a cambiamenti strutturali del cervello nelle aree che regolano il comportamento alimentare», hanno scritto gli autori dello studio.   La ricerca dimostra che le persone che consumano più cibi ultraprocessati presentano uno spessore maggiore in una regione del cervello chiamata corteccia occipitale laterale bilaterale. Questa regione è associata al riconoscimento visivo degli oggetti e all’elaborazione delle forme. La chiara implicazione è che i cibi ultraprocessati ci fanno rispondere in modo diverso agli stimoli visivi alimentari.

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I ricercatori ritengono che questi cambiamenti possano essere causati da livelli più elevati di infiammazione e da un aumento dei biomarcatori associati a problemi di salute, tra cui i livelli di proteina C-reattiva, trigliceridi ed emoglobina glicata.   Anche gli additivi presenti negli alimenti trasformati, come gli emulsionanti, possono alterare i neurotrasmettitori e il microbioma dell’organismo, la comunità di microrganismi fondamentale per una buona salute fisica e mentale.   «I nostri risultati indicano che un elevato consumo di alimenti ultra-processati è associato a cambiamenti strutturali nelle regioni cerebrali che regolano il comportamento alimentare, come l’ipotalamo, l’amigdala e il nucleo accumbens destro. Questo potrebbe portare a un circolo vizioso di abbuffate», ha dichiarato in un comunicato stampa Arsène Kanyamibwa, primo autore dello studio.   Il segretario della Salute e dei Servizi Umani USA Robert F. Kennedy Jr. ha inserito gli alimenti ultra-processati tra gli obiettivi principali del suo programma Make America Healthy Again.   Bambini e adulti consumano ormai quantità record di cibi ultra-processati, che la ricerca ha collegato a tutte le malattie croniche più diffuse nella vita moderna, dall’obesità all’Alzheimer. La correlazione tra alimenti ultra-elaborati e obesità, diabete, cancro e malattie cardiache è nota da anni.   Come riportato da Renovatio 21, studi negli ultimi anni hanno indagato gli effetti degli alimenti ultraprocessati e la salute mentale, considerando anche il ruolo svolto dal microbioma intestinale.

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Alimentazione

Gli USA approvano il primo salmone coltivato in laboratorio basandosi esclusivamente sulle dichiarazioni di sicurezza del produttore

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Renovatio 21 traduce questo articolo per gentile concessione di Children’s Health Defense. Le opinioni degli articoli pubblicati non coincidono necessariamente con quelle di Renovatio 21.

 

Nella lettera di approvazione, la FDA ha affermato di aver appreso dai test di sicurezza condotti dalla stessa Wildtype che l’azienda era giunta alla conclusione che «gli alimenti composti da o contenenti materiale cellulare coltivato» realizzati con il processo produttivo dell’azienda erano «sicuri quanto alimenti comparabili prodotti con altri metodi».

 

Il mese scorso, la startup agro-tecnologica Wildtype Foods con sede a San Francisco ha ottenuto l’approvazione della Food and Drug Administration (FDA) statunitense per il suo salmone coltivato in laboratorio.

 

L’azienda, sostenuta da Bezos Expeditions, dall’attore Leonardo DiCaprio, dal gigante agricolo Cargill e da molti altri, sta già vendendo il suo pesce di qualità per sushi coltivato in laboratorio presso il ristorante Kann di Portland, Oregon, vincitore del premio James Beard.

 

Nei prossimi quattro mesi, l’azienda prevede di lanciare il prodotto in altri quattro ristoranti, per poi lanciare il pesce nel settore della ristorazione.

 

Wildtype è la quarta azienda produttrice di carne coltivata in laboratorio a cui è stata concessa l’autorizzazione a vendere i propri prodotti negli Stati Uniti. Upside Foods e Good Meat hanno ottenuto l’autorizzazione a vendere pollo coltivato in laboratorio da cellule animali.

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Un’altra startup californiana, Mission Barns, ha ottenuto a marzo il via libera della FDA per vendere il suo grasso di maiale coltivato, ma deve ancora ottenere l’approvazione del Dipartimento dell’Agricoltura degli Stati Uniti (USDA).

 

A differenza del pollo e del manzo, che devono anch’essi ottenere l’approvazione per la vendita dall’USDA, i prodotti ittici coltivati ​​non necessitano dell’approvazione dell’USDA: l’autorità finale per Wildtype è la FDA, ha riportato The Verge.

 

Nella sua lettera di approvazione, la FDA ha affermato di aver appreso dai test di sicurezza effettuati dalla stessa Wildtype che l’azienda era giunta alla conclusione che «gli alimenti composti da o contenenti materiale cellulare coltivatoù realizzati con il processo produttivo dell’azienda erano «sicuri quanto gli alimenti comparabili prodotti con altri metodi».

 

Sulla base della valutazione dei dati di Wildtype, l’agenzia ha affermato di non aver trovato alcun fondamento per contestare la valutazione di sicurezza dell’azienda.

 

Ciò significa che tutti i test di sicurezza sulle cellule di pesce coltivate in laboratorio sono stati condotti dalla società che intende commercializzarle.

 

Il CEO Justin Kolbeck è presente sui media amichevoli da diversi anni, promuovendo il suo prodotto. Lui e i suoi collaboratori di laboratorio hanno iniziato a coltivare il salmone nel 2018, sperimentando diversi metodi per «nutrire» le cellule prelevate da un salmone vero, mantenendo al contempo uno «stato di crescita sano».

 

Kolbeck ha affermato che si tratta di un lavoro duro perché sono state condotte poche ricerche sulla coltura delle cellule di pesce.

 

«Nessuno ha mai scritto un articolo scientifico su questo», ha detto a Technology Networks. «Non c’è un punto di partenza. Bisogna solo lavorare e testare diverse combinazioni».

 

Ciò è stato sufficiente perché la FDA approvasse il pesce.

 

Jaydee Hanson, direttore politico del Center for Food Safety (CFS) ed esperto di biologia sintetica, ha definito «scandalosa» l’approvazione da parte della FDA del salmone coltivato in laboratorio.

 

L’agenzia ha accolto le affermazioni dell’azienda secondo cui gli additivi utilizzati non necessitano di ulteriori test perché rientrano nel processo «Generalmente riconosciuto come sicuro» della FDA, originariamente concepito per prodotti la cui sicurezza è stata stabilita attraverso «una sostanziale storia di consumo per uso alimentare da parte di un numero significativo di consumatori».

 

«La designazione “Generalmente Riconosciuto come Sicuro” non è mai stata prevista per questo», ha affermato Hanson. «La FDA è negligente, direi, nel permettere a un’azienda di utilizzare il metodo autoapprovato e generalmente riconosciuto come sicuro. E poi la FDA avrebbe dovuto sviluppare nuove linee guida su come testare questo nuovo alimento».

 

Hanson ha affermato che l’USDA e la FDA hanno discusso di come potrebbe essere la supervisione per tali prodotti, ma non hanno ancora emanato alcuna norma. «L’USDA ha avuto più commenti pubblici su come definire le carni prodotte in laboratorio che su come regolamentarle».

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La produzione di carne coltivata in laboratorio si basa su metodi presi in prestito da Big Pharma

Il processo di replicazione delle cellule coltivate utilizza tecniche prese in prestito da Big Pharma, che si affida alle cellule coltivate per testare i farmaci.

 

Secondo il riepilogo della consultazione sulla sicurezza pre-commercializzazione presentato dall’azienda alla FDA, il pesce di Wildtype è ricavato dalle cellule coltivate di un salmone coho vivo e coltivato in vasche di acciaio, o coltivatori, dove i pesci vengono nutriti con una «miscela brevettata di nutrienti cellulari».

 

Anche il salmone stesso è prodotto con acqua e altri ingredienti non divulgati. Le cellule vengono raccolte e poi inserite in strutture vegetali che contribuiscono a replicare l’aspetto e la consistenza del salmone. Vengono poi sciacquate, lavorate e confezionate.

 

Wildtype descrive i coltivatori come simili a quelli utilizzati per la produzione di birra o yogurt. Ma Hanson ha affermato che non si tratta di un processo semplice e che le informazioni rese pubbliche sollevano diverse preoccupazioni.

 

I dettagli dei «metodi proprietari» utilizzati per far crescere le cellule e analizzarle per la presenza di contaminanti non sono accessibili al pubblico. L’azienda non divulga i metodi utilizzati per conferire al salmone il suo colore rosa, che nel salmone selvatico deriva da una dieta ricca di crostacei.

 

Hanson ha affermato che è probabile che Wildtype abbia bisogno di un qualche tipo di prodotto antibatterico per mantenere sane le cellule, ma non è chiaro quale prodotto l’azienda stia utilizzando a questo scopo.

 

Ha anche affermato che non è chiaro quanti test l’azienda abbia effettuato sul fattore di crescita utilizzato – il fattore di crescita dei fibroblasti di tipo 2 o FGF2 – progettato per stimolare la crescita rapida delle cellule. L’azienda afferma che il fattore di crescita viene rimosso prima che il salmone coltivato in laboratorio venga immesso sul mercato, e quindi non comporta alcun rischio per la salute, secondo Hanson, che si è detto preoccupato che l’FGF2 possa favorire lo sviluppo di cellule tumorali.

 

L’azienda non è inoltre tenuta a effettuare alcuna sperimentazione alimentare sugli animali prima di vendere i suoi prodotti agli esseri umani.

 

Hanson ha affermato che l’azienda afferma di avere delle garanzie sulla sicurezza, ma non ci sono dati sufficienti per verificarle. Ritiene che la FDA dovrebbe predisporre una procedura per raccogliere feedback da organizzazioni, scienziati e pubblico prima di approvare questi prodotti.

 

Ad esempio, la CFS sta rispondendo a una richiesta di parere pubblico da parte dell’Agenzia per la protezione ambientale degli Stati Uniti per un nuovo pesticida che non verrà nemmeno ingerito direttamente dagli esseri umani.

 

E tuttavia la FDA sta autorizzando la produzione di un tipo di alimento completamente nuovo senza richiedere il parere del pubblico.

 

Molti scienziati che lavorano nella coltura cellulare avrebbero probabilmente intuizioni importanti da condividere, ha affermato Hanson.

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La carne prodotta in laboratorio ha davvero un futuro?

Nonostante tutto il clamore, la carne coltivata in laboratorio si trova ad affrontare una dura battaglia. Tra il 2016 e il 2022, gli investitori hanno investito quasi 3 miliardi di dollari in aziende produttrici di carne e pesce coltivati.

 

Il New York Times ha riportato che Eat Just e Upside Foods hanno raggiunto valutazioni di miliardi di dollari. Tuttavia, da allora, gli investimenti sono diminuiti significativamente. Greenqueen ha riferito che i finanziamenti sono diminuiti del 75% nel 2023 e di un altro 40% nel 2024, attestandosi a soli 139 milioni di dollari.

 

Greenqueen ha inoltre riferito che Wildtype ha raccolto 120 milioni di dollari, la maggior parte dei quali provenienti da un round di finanziamento di serie B da 100 milioni di dollari nel 2022.

 

Il Times ha riferito che i fondatori delle aziende hanno preso delle scorciatoie, hanno dovuto affrontare notevoli ostacoli tecnologici, contaminazioni pericolose e non hanno mai raggiunto costi ragionevoli o una scala significativa.

 

Diversi stati, tra cui Florida, Alabama, Mississippi, Montana e Indiana, hanno vietato la vendita di carne prodotta in laboratorio e molti altri stati stanno prendendo in considerazione una legislazione simile.

 

Le affermazioni di marketing sulle carni coltivate in laboratorio le esaltano come più rispettose dell’ambiente rispetto alla produzione di carne tradizionale, perché richiedono terra, acqua e combustibili fossili.

 

Tuttavia, i ricercatori dell’Università della California, Davis, hanno valutato l’energia necessaria e i gas serra emessi dalla produzione di carne coltivata in laboratorio e hanno concluso che il suo potenziale di riscaldamento globale era da quattro a 25 volte maggiore rispetto a quello della carne di manzo.

 

Brenda Baletti, Ph.D. Suzanne Burdick, Ph.D.

 

© 9 giugno 2025, Children’s Health Defense, Inc. Questo articolo è riprodotto e distribuito con il permesso di Children’s Health Defense, Inc. Vuoi saperne di più dalla Difesa della salute dei bambini? Iscriviti per ricevere gratuitamente notizie e aggiornamenti da Robert F. Kennedy, Jr. e la Difesa della salute dei bambini. La tua donazione ci aiuterà a supportare gli sforzi di CHD.

 

Renovatio 21 offre questa traduzione per dare una informazione a 360º. Ricordiamo che non tutto ciò che viene pubblicato sul sito di Renovatio 21 corrisponde alle nostre posizioni.

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Alimentazione

Malattia minaccia di provocare l’estinzione delle banane. Che hanno vita dura in Europa

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Il proliferare di un’infezione mortale è responsabile di spazzare via una varietà di banane – come avvenne negli anni Cinquanta e Sessanta – e oggi sta di nuovo minacciando di estinguere l’intera fornitura il popolarissimo frutto giallo.   Per sradicare questa malattia della banana, chiamata fusarium wilt, gli scienziati hanno setacciato il suo corredo genetico e potrebbero aver trovato una svolta per domare questo patogeno fungino, come dettagliato in un nuovo studio pubblicato sulla rivista scientifica Nature Microbiology.   I ricercatori, guidati dall’Università del Massachusetts Amherst, hanno scoperto che la varietà dominante di fusarium wilt non è esattamente la stessa varietà di quella che ha messo in pericolo le banane Gros Michel, che un tempo erano la banana più diffusa nei negozi di alimentari di tutto il mondo.

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Gli scienziati hanno scoperto che questo ceppo di fusarium wilt, che ora sta minacciando l’esistenza dell’onnipresente banana Cavendish, la varietà commerciale che ha sostituito le banane Gros Michel, uccide la pianta producendo ossido nitrico.   Mettere fuori uso i geni per l’ossido nitrico può potenzialmente domare questa malattia, causata dal fungo Fusarium oxysporum, o Foc Tropical race 4 (TR4).   «Identificare queste sequenze genetiche accessorie apre molte strade strategiche per mitigare, o addirittura controllare, la diffusione di Foc TR4», ha dichiarato l’autore principale dello studio, Yong Zhang.   Questa particolare infezione di Foc TR4 è apparsa per la prima volta negli anni Settanta e si è rapidamente diffusa in tutto il mondo, potenzialmente avendo un impatto sulla nutrizione di intere comunità, per non parlare di quantità incalcolabili di scambi commerciali.   È una malattia particolarmente devastante perché è difficile da sradicare. Gli agricoltori di banane dovrebbero abbandonare un campo contaminato di banane per controllarla.   Conoscere il meccanismo della malattia ora dà agli amanti delle banane una possibilità di combattere, ma gli scienziati avvertono che il vero colpevole dietro la diffusione di questo agente patogeno mortale è che i coltivatori di banane commerciali coltivano banane nelle piantagioni di monocoltura, essenzialmente allevamenti intensivi nei tropici.   «Quando non c’è diversità in un enorme raccolto commerciale, diventa un facile bersaglio per gli agenti patogeni», ha detto in una nota il professore di biochimica e biologia molecolare di UMass Amherst e ricercatore principale, Li-Jun Ma. «La prossima volta che stai acquistando banane, prova alcune varietà diverse che potrebbero essere disponibili nel tuo negozio di specialità locali».  
  Nonostante la grande popolarità in tutto il mondo, che le vede impegnate in vari ambiti dai frappé alle battute di vari idiomi terrestri sul loro aspetto falliforme, le banane non sembrano passarsela bene in questi anni, specie in territorio europeo, dove la UE è arrivata a discutere della loro curvatura per essere vendute. La Commissione e i media eurofili negano che ciò sia mai avvenuto, tuttavia tribunali britannici nel 2002 hanno «confermato la non applicabilità delle disposizioni comunitarie relative ai livelli accettabili di curvatura delle banane e dei cetrioli», disse un eurodeputato tedesco in un’interrogazione a Bruxelles che chiedeva come mai la Commissione si ostinasse a smentire «l’esistenza di disposizioni comunitarie relative alla forma dei frutti e delle verdure, definendole “voci prive di fondamento” e “leggende”».   Sempre nell’ambito del vecchio continente, è stato rivelato lo scorso autunno che il ministro svedese per le pari opportunità Paulina Brandberg soffre di una forma acuta di «bananafobia», un disturbo di intensità tale che il suo staff deve lavorare 24 ore su 24 per impedire che lei possa mai posare lo sguardo sull’innocente frutto dalla buccia scivolosa.   In un post sui social media del 2020, la Brandberg aveva ammesso di avere «la fobia delle banane più strana del mondo». Prima che la Brandberga partecipasse a un pranzo presso l’Agenzia giudiziaria norvegese a febbraio 2024, il suo segretario di gabinetto ha inviato un’e-mail all’agenzia: «Paulina Brandberg ha una forte allergia alle banane, quindi apprezzeremmo che non ci fossero banane negli spazi in cui soggiornerà». In vista di un incontro con un’autorità locale, più avanti nello stesso mese, la segretaria della Brandberga fu più schietta, dicendo al personale comunale: «nemmeno le banane sono ammesse nei locali».

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