Cina
Ex-dirigente di TikTok: Pechino accede a tutti i dati
Renovatio 21 pubblica questo articolo su gentile concessione di AsiaNews. Le opinioni degli articoli pubblicati non coincidono necessariamente con quelle di Renovatio 21.
L’ex responsabile dello sviluppo ingegneristico di ByteDance negli Stati Uniti ha intentato una causa contro la società. Nella denuncia TikTok è accusata di aver rubato contenuti da altre piattaforme e di censura. Su Douyin, la versione cinese, l’algoritmo promuove contenuti anti-giapponesi e le critiche alle proteste di Hong Kong. L’attività di lobbying dell’azienda negli Stati Uniti e in Europa contro l’adozione di misure di regolamentazione.
A Pechino all’interno della sede centrale di ByteDance, il gigante tecnologico proprietario di TikTok, esiste un comitato speciale del Partito Comunista Cinese che monitora le app dell’azienda. A sostenerlo è Yu Yintao, un ex dirigente dell’azienda, in una denuncia per licenziamento illegittimo presentata contro la società a San Francisco.
Nel suo atto d’accusa il tecnico cinese – che è stato responsabile dello sviluppo ingegneristico di ByteDance negli Stati Uniti dall’agosto 2017 al novembre 2018 – sostiene che il comitato del Partito controllerebbe persino un dispositivo in grado di chiudere completamente le app cinesi e avrebbe accesso illimitato al database, compresi i dati archiviati negli Stati Uniti.
Yu Yintao sostiene di essere stato licenziato per aver sollevato preoccupazioni su un disegno mondiale per rubare proprietà intellettuali di altre aziende. Il dirigente ha accusato ByteDance di aver copiato nella sua fase iniziale senza consenso i contenuti da altre piattaforme come Snapchat e Instagram, per poi pubblicarli sulla propria app, oltre a «creare sistematicamente utenti inventati» per aumentare l’engagement.
TikTok è oggi uno dei social network più importanti a livello globale, ma l’app in Europa e negli Stati Uniti sta suscitando preoccupazioni sulla sicurezza nazionale, sulla privacy, sulla disinformazione e sulla propaganda cinese. Una società statale di Pechino detiene l’1% delle azioni di ByteDance, ma ha un membro nel consiglio di amministrazione.
Negli ultimi anni, il governo cinese ha acquisito le azioni dei giganti di Internet e ha nominato i membri dei consigli di amministrazione per rafforzare il controllo.
TikTok sta lanciando un costoso piano per la costruzione di centri dati all’estero, negli Stati Uniti e in Irlanda, per conformarsi alle normative statunitensi ed europee e dimostrare che l’azienda opera in modo indipendente dall’influenza di Pechino. Ma alcuni incidenti dimostrano che la Cina ha ancora accesso ai dati all’estero. All’inizio di quest’anno, per esempio, ByteDance ha ammesso che alcuni suoi dipendenti, tra cui due in Cina, hanno tracciato alcuni giornalisti negli Stati Uniti.
Questo mese TikTok ha censurato un documentario sull’attivista di Hong Kong e fondatore dell’Apple Daily, Jimmy Lai, in carcere per le accuse della legge sulla sicurezza nazionale. Dopo la notizia riportata dai media, TikTok ha ripristinato i contenuti rimossi sostenendo che «TikTok non modera i contenuti sulla base di sensibilità politiche».
A marzo, l’amministratore delegato di ByteDance Shou Zi Chew aveva difeso l’azienda durante un’audizione del Congresso degli Stati Uniti, evitando le domande sulla proprietà finale dell’azienda, sul controllo del Partito Comunista Cinese e sulle preoccupazioni per la privacy poste dai legislatori.
Nella sua denuncia, invece, Yu rivela che la versione cinese di TikTok, Douyin, viene addomesticata come strumento di propaganda dalle autorità cinesi. Ha anche accusato gli ingegneri dell’azienda di utilizzare gli algoritmi per promuovere contenuti di odio contro il Giappone e per far apparire più evidenti le critiche alle proteste di Hong Kong su Douyin.
Yu ha affermato che il fondatore di TikTok Zhang Yiming avrebbe corrotto Lu Wei, il vice capo del Dipartimento di Propaganda del Partito Comunista Cinese che era soprannominato lo “zar di internet” perché responsabile della regolamentazione della rete. Lu Wei è stato licenziato nel 2017, ma i media ufficiali non hanno mai indicato chi fosse stato ad aver pagato per l’episodio di corruzione per il quale è stato accusato.
ByteDance ha risposto alla denuncia di Yu Yintao definendola basata su «affermazioni e accuse infondate».
Gli Stati Uniti e l’Unione europea hanno vietato TikTok sui dispositivi di lavoro dei funzionari pubblici per motivi di sicurezza. ByteDance ha intensificato gli sforzi di lobbying negli Stati Uniti e ha versato un’enorme quantità di fondi, 13 milioni di dollari dal 2019, per convincere i legislatori ed evitare ulteriori restrizioni.
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Immagine di Solen Feyissa via Flickr pubblicata su licenza Creative Commons Attribution-ShareAlike 2.0 Generic (CC BY-SA 2.0)
Cancro
Cina, indagata clinica che prometteva di curare il cancro con la medicina tradizionale
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Almeno 15 persone sono morte dopo essersi rivolte alla struttura, hanno spiegato le autorità. Il fondatore della clinica, Wu Pengfei, promuoveva le pratiche online e prescriveva ai pazienti medicinali contenenti erbe tossiche.
Una clinica di medicina tradizionale cinese della provincia centrale dell’Hubei è sotto indagine per la morte di 15 persone che erano alla ricerca di un trattamento per il cancro. Il fondatore della clinica, Wu Pengfei, sosteneva, in alcuni contenuti circolati online, di poter utilizzare la medicina tradizionale cinese per curare i tumori.
Un articolo pubblicato sul quotidiano Beijing News ha spiegato che tra il 18 aprile e il 31 maggio (data di apertura e chiusura della clinica), oltre 390 pazienti hanno visitato la struttura. Tra questi, 15 sono morti e 20 hanno visto le loro condizioni di salute peggiorare in maniera grave. Finora Wu Pengfei è stato sanzionato al pagamento di 417mila yuan, (oltre 57mila dollari) per aver commesso «atti illegali»: l’impiego di personale non sanitario per svolgere pratiche mediche e l’assenza di registri per gli acquisti e le prescrizioni di medicinali.
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In un video promozionale circolato online, un collega di Wu diceva di possedere «competenze mediche uniche» e di essere la «prima persona in Cina a curare il cancro utilizzando la medicina tradizionale cinese». Ma Hou Yuanxiang – questo il suo nome – era già stato in precedenza condannato per produzione e vendita di farmaci contraffatti. Nei video promozionali, Wu sosteneva anche che 3mila pazienti erano guariti dal cancro grazie alle pratiche di Hou, e la clinica godeva di tassi di guarigione di oltre l’80%.
Wang Xiaoying ha raccontato a Beijing News che suo fratello, Xiaobo, si era rivolto alla clinica dopo a febbraio che gli era stato diagnosticato un tumore al fegato. La famiglia era venuta a conoscenza della clinica grazie a un account online che ne promuoveva i servizi. Dopo aver pagato 18.620 yuan, Xiaobo è stato sottoposto per sette giorni a un trattamento di moxibustione, durante il quale un’erba chiamata moxa viene bruciata sulla pelle o vicino ad essa.
In seguito a un consulto di appena cinque minuti gli era inoltre stato prescritto un farmaco – ha continuato la sorella – che però non si è rivelato efficace: dopo due settimane di cure, il fratello aveva perso 5 chili di peso. Ricoverato in ospedale per un’ascite (un accumulo di liquido nell’addome), Xiaobo è morto un mese dopo.
Un medico che lavorava alla clinica e di cui Beijing News non riporta il nome, ha detto che nella preparazione dei medicinali veniva utilizzato l’aconito cinese, una radice tossica.
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La notizia ha generato una certa indignazione tra gli utenti cinesi. Alcuni hanno sottolineato l’arroganza del fondatore, che ha chiamato la clinica Yaowang Valley, che significa «valle del re della medicina», mentre altri hanno segnalato di diffidare di chi propone «medicine segrete tramandate da generazioni».
A inizio settimana le autorità cinesi hanno diramato un avviso con il quale affermano che sono in corso «indagini approfondite» sulle attività della clinica. I funzionari hanno inoltre ringraziato gli della rete per aver acceso i riflettori sulla questione, promettendo che i risultati dell’indagine saranno comunicati «in modo tempestivo».
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Immagine di Kristoffer Trolle via Wikimedia pubblicata su licenza Creative Commons Attribution 2.0 Generic
Cina
Xinjiang e lavoro forzato: i «passi indietro» in Cina di Volkswagen e Uniqlo
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Cina
L’ex presidente della Bank of China condannato a morte
L’ex capo di una delle principali banche cinesi ha ricevuto una condanna a morte sospesa per corruzione, ha riferito martedì la l’agenzia stampa di Stato cinese Xinhua. Il verdetto arriva come parte di una vasta repressione anti-corruzione da parte delle autorità di Pechino.
Liu Liange è stato condannato a morte con una sospensione di due anni per aver accettato tangenti per un valore equivalente a quasi 17 milioni di dollari e per aver concesso prestiti illegalmente, secondo Xinhua. Liu è stato presidente della Banca di Cina per quattro anni fino alle sue dimissioni nel marzo 2023, diverse settimane prima che le autorità rivelassero che stava affrontando accuse di corruzione.
È stato arrestato nell’ottobre dell’anno scorso. Secondo la sentenza di martedì, tutti i beni personali di Liu saranno confiscati e tutti i suoi guadagni illeciti dovranno essere recuperati e consegnati alla tesoreria dello Stato.
La sospensione di due anni, concessa perché l’imputato ha collaborato con le autorità e ha mostrato rimorso, significa che la sentenza verrà eseguita solo se Liu commetterà altri crimini durante il periodo, ha riferito Reuters. Se la sospensione venisse concessa, il 63enne sconterebbe l’ergastolo.
Liu è l’ultima figura di alto profilo ad essere condannata a morte nell’ambito delle vaste misure anticorruzione ordinate dal presidente Xi Jinping e mirate al settore finanziario del Paese, che vale 60 trilioni di dollari.
L’ex vicegovernatore della banca centrale Fan Yifei è stato condannato a morte per corruzione in ottobre, con una sospensione della pena di due anni.
A maggio, Bai Tianhui, ex dirigente di una delle più grandi società di gestione patrimoniale controllate dallo Stato, è stato condannato a morte per aver accettato tangenti per un valore di quasi 152 milioni di dollari.
Xi ha fatto della lotta alla corruzione una questione politica chiave da quando è diventato presidente un decennio fa. La campagna gode di un notevole sostegno pubblico, sebbene i critici affermino che consente al presidente di consolidare il potere sostituendo i rivali con lealisti in posizioni chiave.
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Immagine di JHH755 via Wikimedia pubblicata su licenza Creative Commons Attribution-Share Alike 3.0 Unported
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