Connettiti con Renovato 21

Pensiero

Prevenire è meglio che curare? Così fu abolita la medicina

Pubblicato

il

 

 

 

Renovatio 21 pubblica questa riflessione spirituale sulla medicina preventiva di Isacco Tacconi, docente di religione e sostenitore di Renovatio 21.

 

 

 

 

 

«Ogni tentativo di rimediare con le proprie forze o con l’aiuto d’altri al dolore, al danno o al pericolo causato da infermità sopravvenute per varie cause visibili o invisibili, note o ignote, rientra nell’ambito della medicina» (Medicina Preventiva in “Enciclopedia Italiana” – Treccani, 1993). 

 

 

 

Questa dunque l’autentica natura di quella che Galeno definisce ars medica (gr. téchne iatrike) ovvero l’arte del prendersi cura laddove il male intacchi la salute del corpo. L’ars curandi dunque interviene come un «rimedio» al male sopraggiunto a turbare la vita degli uomini. Il suo perciò è un ruolo riparativo, ancillare, non di controllo ma di soccorso.

 

Non si mangia senza fame né ci si cura senza malattie. Pertanto il medico sta a bordo campo mentre la partita si svolge pronto ad intervenire quando il gioco è interrotto da un infortunio. Non impedisce (preventivamente) che i giocatori si colpiscano coi tacchetti, non impedisce che il pugile possa rompersi il setto nasale, non impedisce la corsa in bicicletta per evitare la caduta ma interviene quando il danno intacca il corpo sano

Potremmo dire che come il cibo diventa un’esigenza del corpo affamato così la cura medica diviene un’esigenza del corpo ammalato. Non si mangia senza fame né ci si cura senza malattie. Pertanto il medico sta a bordo campo mentre la partita si svolge pronto ad intervenire quando il gioco è interrotto da un infortunio. Non impedisce (preventivamente) che i giocatori si colpiscano coi tacchetti, non impedisce che il pugile possa rompersi il setto nasale, non impedisce la corsa in bicicletta per evitare la caduta ma interviene quando il danno intacca il corpo sano per riportarlo, se possibile, al suo stato naturale, seppur precario, che è la salute.

 

Al contrario il concetto di «medicina preventiva» affermatosi nel secolo XX ridefinisce la natura, l’azione e lo scopo dell’ars medica stabilendo una nuova dottrina iatrologica. Così l’Enciclopedia Treccani spiega che il campo di azione della medicina preventiva «è orientato al controllo dei settori dai quali può originare il rischio per la salute: ambiente, stile di vita, organizzazione sociale e biologica umana (Clark e Mac Mahon 1989)». Qualcosa di prossimo all’ingegneria sociale dunque ma nessun riferimento alla cura dei malati. La persona sembra scomparire nell’orizzonte della prevenzione, quello che conta sono le strutture e le sovrastrutture sociali che dovranno essere modificate al fine di impedire quanto più possibile che il male si manifesti.

 

Interessante notare poi che il termine più volte professato dall’enciclopedia è «propaganda». Proprio così. La cosiddetta medicina preventiva e l’instaurazione di un regime preventivo hanno bisogno di un vero e proprio apparato propagandistico. Oltracciò «la medicina preventiva si rivolge al soggetto sano allo scopo di conservare e potenziare lo stato di salute, e non al soggetto malato o inabilitato o invalido».

 

In questa professione programmatica si riassume tutta la hybris dell’immanentismo ateo che pretende di poter controllare la vita umana ridisegnando i contorni della sua esistenza. Creando nuove strutture sociali, recidendo i rapporti affettivi, decretando la fine di un’era, abolendo mestieri e professioni – guarda caso le più belle e umane (ristorazione, sport, danza, cinema, teatro ecc.) – stabilendo nuove tradizioni e riti profani. Una liturgia socio-sanitaria a cui i nuovi umani riformati alla salute, al benessere e alla prevenzione devono partecipare non soltanto con l’assenso esteriore ma anche con l’adesione interiore pena l’esclusione (o la soppressione) sociale.

Il concetto di «medicina preventiva» affermatosi nel secolo XX ridefinisce la natura, l’azione e lo scopo dell’ars medica stabilendo una nuova dottrina iatrologica

 

 

«Mentre l’atteggiamento del malato o dell’inabilitato è sostanzialmente di fiducia e disponibilità, quello del soggetto sano è per lo più di assenteismo e di diffidenza, fondato com’è sul concetto umanamente diffuso di non apprezzare lo stato di salute se non quando lo si è perso. Non infrequentemente l’interesse del soggetto sano verso la salute è motivato da situazioni verificatesi nel suo ambiente sociale immediato o da paura più che da consapevolezza nei riguardi dell’atteggiamento del medico» (Treccani).

 

Questo vien detto quasi fosse un atteggiamento superficiale se non addirittura di colpevole incoscienza da parte dell’uomo sano di non curarsi troppo della propria salute. Ma questa è proprio la conditio della vita spirituale: «Perciò vi dico: per la vostra vita non affannatevi di quello che mangerete o berrete, e neanche per il vostro corpo, di quello che indosserete; la vita forse non vale più del cibo e il corpo più del vestito? […] E chi di voi, per quanto si dia da fare, può aggiungere un’ora sola alla sua vita? […] Di tutte queste cose si preoccupano i pagani; il Padre vostro celeste infatti sa che ne avete bisogno. Cercate prima il regno di Dio e la sua giustizia, e tutte queste cose vi saranno date in aggiunta» (Mt 6,25.27.32-33).

 

Ma a differenza del medico ippocratico, quello vero, «il medico preventivo deve possedere una mentalità statistica e multidisciplinare volta all’interesse oltre che del singolo individuo anche della collettività, mentre il medico terapista possiede una mentalità e un orientamento prevalentemente indirizzato al singolo individuo e basato sul noto concetto che non esiste ”la malattia” in senso astratto bensì il ”singolo malato”» (Treccani). L’importanza di questo passaggio è cruciale.

 

Qui possiamo comprendere quale ribaltamento antropologico sia stato innescato dalle forze della Rivoluzione per condurci a tappe forzate verso un regime politico-sanitario in cui la parola d’ordine, quasi come un dogma diamantino, è «prevenzione».

Lo sappiamo tutti per esperienza come da decenni l’arte medica autentica nella quale il medico è un «guaritore» dedito al servizio dei sofferenti si sia tramutato in un «mestiere» fatto di burocrazia, prescrizioni ed esami di laboratorio. Non più guaritore o curatore bensì «operatore sanitario»

 

Lo sappiamo tutti per esperienza come da decenni l’arte medica autentica nella quale il medico è un «guaritore» dedito al servizio dei sofferenti si sia tramutato in un «mestiere» fatto di burocrazia, prescrizioni ed esami di laboratorio. Non più guaritore o curatore bensì «operatore sanitario». Un regolo fra tanti sulla linea di produzione ormai incapace di avvicinarsi al corpo piagato e languente perché diventato per lui qualcosa di sconosciuto, di alieno e addirittura di potenzialmente pericoloso (come tutto ciò che non si conosce d’altra parte).

 

L’atteggiamento da disertori di molti medici di fronte allo scenario sanitario contemporaneo lo ha manifestato con angosciosa drammaticità. I medici che si rifiutano di visitare i malati per paura del contagio non differiscono in nulla dal pompiere che ha paura del fuoco o di un bagnino che ha paura di affogare e si rifiuta per questo di fare il proprio dovere morale di mettere a repentaglio la propria vita per salvare quella altrui. Verrebbe da suggerir loro di cambiar mestiere ma è esattamente di questi «operatori» che ha bisogno il Regime della Prevenzione. Persone che non si occupano più del «singolo malato», carne, ossa e sangue, ma della «malattia» con “«una mentalità statistica e multidisciplinare», spersonalizzata, astratta, analitica.

 

Insomma una figura più simile a quella di un analista bancario che a quella di Ippocrate. 

 

Una figura più simile a quella di un analista bancario che a quella di Ippocrate

Non più una vocazione alta, sacrale, oserei dire «religiosa» svolta con quella fondamentale compassione che «con-sente» col paziente (dal latino patiens = colui che patisce) ma il necessario esecutore sul territorio delle analisi e dei risultati prodotti e trasmessigli da un sistema di controllo, appunto, preventivo. Ciò che conta non è la «persona» ma la «malattia», vera o presunta poco importa purché tutti rispettino i protocolli sanitari divenuti il «nuovo decalogo» seguendo il quale potremo sperare di entrare nel «regno dei cieli». «Se vuoi avere la vita osserva i comandamenti» ripetono i nuovi profeti della medicina rivelata.

 

Ma l’Enciclopedia prosegue: «da rilevare che l’attuale programmazione universitaria degli studi medici privilegia in modo evidente lo studio della malattia e non della salute, della terapia, quindi, e non della prevenzione». Ma proprio questo è lo scopo della medicina: conoscere il male, le sue cause e i suoi effetti per poterlo estirpare liberando così l’infermo. Mentre l’inversione di questa tendenza acceleratasi nell’ultimo periodo sta portando all’imbarbarimento della scienza medica e all’oblio eziologico e terapeutico delle malattie più comuni. 

 

Non entrerò qui nella disamina dei concetti di prevenzione primaria e secondaria basti ricordare che «la prevenzione primaria opera sull’uomo sano o sull’ambiente, attraverso due tipi d’intervento: il potenziamento dei fattori utili alla salute e l’allontanamento o la correzione di tutte le possibili cause patogene (biologiche, chimiche, fisiche e sociali) che tendono a ridurre lo stato di benessere, cioè di tutti i fattori causali o di rischio delle malattie»

 

Ciò che conta non è la «persona» ma la «malattia», vera o presunta poco importa purché tutti rispettino i protocolli sanitari divenuti il «nuovo decalogo»

Infatti non dobbiamo dimenticarci che c’è una vera e propria «trimurti» nell’epifania transumanista sanitaria che è Salute-Prevenzione-Benessere. Un accostamento efficace per la riedificazione di un rinnovato pantheon prometeico in cui dio non è altro che l’«uomo sano», o meglio, l’«uomo immune».

 

Interessante notare infatti che la sorella di Vishnu (Il Preservatore) è Kali o Shakti (La distruttrice, La nera). L’uno archetipo idolatrico della prevenzione l’altra del benessere. Kali infatti è colei che consente la fruizione, seppur fugace, della realtà in senso orgiastico ed edonistico permettendo di squarciare temporaneamente il velo di Maya per accedere, mediante l’eros, al Brahman. «Il suo aspetto è terribile perché implica un cambiamento radicale, che tutto dissolve, concepito alla stregua di una distruzione del creato e del tempo e la potenza per cui si attua è simboleggiata dall’immagine spaventevole di Kali danzante» (Alberto Brandi, La Via Oscura, Ed. Atanor, pag. 100).

 

Una danza macabra, dunque, fatta di piacere e morte. Dissoluzione e benessere.

 

La via del potere infatti deve necessariamente passare attraverso un’alchemica mistura di piacere-dolore, luce-tenebre, eros-thanatos preparata anzitutto dall’oblio di sé, della propria origine e del proprio destino al fine di “perdersi” nelle spire di Shiva-Kali. Per prevenire, dunque, bisogna anzitutto distruggere.

C’è una vera e propria «trimurti» nell’epifania transumanista sanitaria che è Salute-Prevenzione-Benessere. Un accostamento efficace per la riedificazione di un rinnovato pantheon prometeico in cui dio non è altro che l’«uomo sano», o meglio, l’«uomo immune»

 

Non per nulla, come afferma sempre l’Enciclopedia Treccani, la cosiddetta medicina preventiva abolisce il ruolo ancillare e sussidiario della medicina per tramutarla in organismo di controllo e supervisione del vivere umano costantemente da monitorare e manipolare pretendendo di conservarlo in uno stato costante e immutabile. 

 

Mentre la medicina tradizionale, o terapeutica, vale a dire quella che mette al centro dei suoi interessi il malato muove da una considerazione sostanzialmente positiva dell’uomo e del suo stare al mondo considerando lo stato normale, abituale e comune dell’uomo quello della sanità, la medicina preventiva chiudendo gli occhi sul singolo malato finisce per non vedere più nemmeno l’uomo sano.

 

Chi è il sano? Esiste il soggetto sano? La risposta ovviamente non può che essere negativa. Il principio cardine del positivismo preventista è quello secondo cui «il sano non è altro che un malato che non sa di esserlo» o più comunemente un «potenziale malato». Da qui la spettrale minaccia del «positivo asintomatico», nuovo boogie man da agitare davanti ai bambini disobbedienti.

 

La cosiddetta medicina preventiva abolisce il ruolo ancillare e sussidiario della medicina per tramutarla in organismo di controllo e supervisione del vivere umano costantemente da monitorare e manipolare pretendendo di conservarlo in uno stato costante e immutabile

Quella preventista è in fondo una antropologia negativa che muove cioè da una sfiducia e da un disprezzo della vita umana in quanto umana, cioè creaturale, limitata. La pretesa e l’intento inconfessati è di riformare e «salvare» la sua natura ferita in maniera migliore di come possa e abbia fatto il Redentore.

 

In questo senso per recuperare l’altissima vocazione del «prendersi cura» dobbiamo urgentemente volgere lo sguardo verso colui che è al contempo Medico delle anime e dei corpi: colui che prende su di sé i mali degli altri, facendosi prossimo ai malati, ai sofferenti, ai piagati e agli abbandonati.

 

D’altra parte non è un caso che gli ospedali siano fioriti in seno alla christianitas mentre l’epoca cosiddetta moderna abbia inventato i manicomi. Gli uni per curare e assistere, gli altri per isolare e rinchiudere nell’oblio.

 

Gli uni sono l’espressione del principio cristiano secondo cui «si vince il male con il bene» gli altri sono l’espressione della resa disperata dinanzi al male, la sottomissione complice poiché al male – come dichiara il Saruman de Il Signore degli Anelli – non ci si può opporre realmente: bisogna unirsi a lui edificandogli dei templi.

 

Il principio cardine del positivismo preventista è quello secondo cui «il sano non è altro che un malato che non sa di esserlo» o più comunemente un «potenziale malato». Da qui la spettrale minaccia del «positivo asintomatico», nuovo boogie man da agitare davanti ai bambini disobbedienti

Analogamente in teologia c’è un concetto denominato «amartiocentrismo» tipico di quelle correnti di pensiero spesso risalenti al protestantesimo che pongono al centro della loro riflessione gli effetti devastanti del peccato (in greco amartìa) vale a dire l’aspetto distruttivo e negativo del male perdendo di vista l’essere umano ferito dal peccato e per questo bisognoso di misericordia e di cure come illustrato nella parabola del Buon Samaritano.

 

In entrambi i casi il male, spirituale o corporale, acquista una consistenza personificata in un dualismo manicheo. Pertanto all’amartiocentrismo che parte da una sfiducia nel bene che risiede nell’uomo per attribuire al male e al peccato un potere pervasivo, onnipresente e invincibile il positivismo medico preventista ha affiancato un altro sistema di antropologia negativa, il «nosocentrismo» (gr. nosos = malattia).

 

Al suo centro non vi è più l’uomo ferito nel corpo, umiliato e sofferente ma in sé buono  e perciò stesso degno di misericordia e compassione ma un male presentato come proveniente da nessun luogo, quasi fosse angelico, invincibile, ineluttabile. Una sola salvezza ci giungerà dalle altezze come un «sole che sorge dall’alto»: un’iniezione alchemica di veleno. Ed ecco che si chiude il cerchio della prevenzione con attesa e speranza degne dell’Avvento del Salvatore: il vaccino. Un battesimo rovesciato nella carne.

 

Paradossalmente quello della prevenzione è un concetto profondamente antivitale che antepone un progetto di controllo esistenziale con il preteso fine di garantire una protezione stabile e duratura, se non perpetua, da ogni male. Tuttavia il perseguimento di tale scopo, al contempo utopico e totalitario, necessita un sacrificio: il vivere inteso come condizione di rischio, di impegno e di espressione della cosa più cara che possediamo, il libero arbitrio.

La medicina preventista è in fondo una antropologia negativa che muove cioè da una sfiducia e da un disprezzo della vita umana in quanto umana, cioè creaturale, limitata. La pretesa e l’intento inconfessati è di riformare e «salvare» la sua natura ferita in maniera migliore di come possa e abbia fatto il Redentore

 

C’è al fondo un principio veramente comunistico e giacobino nell’idea di tutela della salute pubblica intesa come sovrastruttura sociale, in senso marxista, coercitiva e snaturante.

 

Una presunta collettività, in realtà disarticolata e informe che adeguatamente riplasmata e addestrata diviene capace di imbrigliare le forze della natura e a sconfiggere malattie e morte.

 

Tutto questo non può non richiamarci alla mente il concetto esoterico di eggregora ossia una forma-pensiero collettiva che si proietta in un essere sovrumano capace di guidarci alla salvezza. Vale a dire l’evocazione di un demonio che scaturisce dall’unione psichica di una comunità che proietta tutta sé stessa in quella forma-pensiero auto-redentiva. 

 

Ma l’ideologia preventiva è antivitale altresì perché contiene in sé un principio di tipo buddistico di rifiuto del dolore in quanto tale e, di conseguenza, della vita che dal dolore mai e poi mai sarà affrancata.

Non è un caso che gli ospedali siano fioriti in seno alla christianitas mentre l’epoca cosiddetta moderna abbia inventato i manicomi. Gli uni per curare e assistere, gli altri per isolare e rinchiudere nell’oblio

 

Ciò è dimostrato dal corollario antivitale che ha comportato l’aver sposato una mentalità preventista. L’attuale pandemonio lo ha svelato in maniera evidente. Pur di inseguire lo spettro della sicurezza e del diritto alla salute, del quale ancora mi resta ignoto colui che avrebbe il potere nonché il dovere giuridico, morale e taumaturgico di garantirlo, si è rinunciato agli affetti, al lavoro, allo svago, alla libertà, in una parola, alla vita.

 

Paradosso dei paradossi per avere in pegno una promessa di salute si rinuncia al vivere umano e, in nome di quella, si accetta di morire lentamente di inedia psico-affettiva.

 

Ma c’è dell’altro. Il concetto di medicina preventiva è una contraddizione nell’attributo (contradictio in adiecto) giacché come dicevo nell’introduzione la medicina autentica interviene soltanto quando sopraggiunge un male e non in sua assenza. Nell’esperienza quotidiana si chiama il medico o ci si reca dal medico quando si è malati poiché «non sono i sani che hanno bisogno del medico, ma i malati» (Mt 9,12).

 

Una sola salvezza ci giungerà dalle altezze come un «sole che sorge dall’alto»: un’iniezione alchemica di veleno. Ed ecco che si chiude il cerchio della prevenzione con attesa e speranza degne dell’Avvento del Salvatore: il vaccino. Un battesimo rovesciato nella carne

Dal punto di vista di un insegnante applicare il concetto di «prevenzione» nell’accezione ideologica del termine significherebbe voler correggere un errore prima ancora che venga commesso il che non avrebbe senso.

 

Peggio, vorrebbe dire trasmettere agli alunni più la nozione sbagliata che non quella giusta poiché si porrebbe l’accento più sul male da evitare che sul bene da compiere. E questo equivale a concepire il male in senso manicheo ossia come una forza giustapposta al bene mentre invece ciò che noi chiamiamo male in realtà non è altro che un’assenza o una privazione del bene (malum est privatio boni debiti).

 

Certo il bene si può e si deve rafforzare e questo consente di «prevenire» in una certa misura il male. Eppure tutto questo in realtà ha a che fare con la fallibilità e la passibilità umane. Nessun insegnante per quanto bravo egli sia potrà mai impedire o prevenire tutti gli errori dei suoi studenti, tenendo conto che egli anzitutto deve correggere i propri di errori e perciò egli stesso se vuole perfezionarsi è sottoposto ad un continuo discepolato e ad una costante emendazione. Per questo è scritto «uno solo è il vostro maestro e voi siete tutti fratelli» (Mt 23,10).

 

Allo stesso modo un medico per quanto bravo nella sua arte mai potrà impedire o prevenire l’insorgere di malattie. Stando così le cose né si avrebbe più bisogno di insegnanti che riempiano il vuoto dell’ignoranza (privatio) con la sapienza (bonum) né di medici che risanino un corpo malato (privatio) restituendogli la salute (bonum). In effetti credo che nella fase storica presente non sia un caso che si stia procedendo speditamente verso l’abolizione di ogni autentica forma di insegnamento e parimenti verso l’abolizione di ogni forma di autentica cura.

 

Paradosso dei paradossi per avere in pegno una promessa di salute si rinuncia al vivere umano e, in nome di quella, si accetta di morire lentamente di inedia psico-affettiva

La farmacocrazia sta progressivamente sostituendo la medicina rendendo superflua l’arte e la vocazione del medico in quanto guaritore. D’ora innanzi la «scienza» avocherà a sé ogni facoltà di dispensare salute e sicurezza. Non più la medicina amara, contingente e passeggera ma necessaria per curare il male che incontriamo lungo il nostro cammino terreno ma l’elisir di lunga vita che rasserena le coscienze e restituisce libertà.

 

Non per nulla uno degli elementi più disumanizzanti dell’ideologia preventivista è la negazione del diritto ad ammalarsi. La malattia che diviene una colpa non solo personale bensì sociale.

 

L’uomo contemporaneo «non può» e «non deve» ammalarsi poiché la sua passibilità rivelerebbe agli occhi del mondo la sua creaturalità, il suo limite, il suo sostanziale niente. Non solo, renderebbe patente il suo bisogno di un medico che curi le ferite dei corpi e ancor più delle anime.

 

Infatti nella prospettiva cristiana è proprio questa peccabilità e passibilità umana la sola ed unica condizione mediante la quale può manifestarsi la misericordia di Dio. Scrive sant’Ambrogio: «Dio ha creato l’uomo per avere un essere cui rimettere i peccati, e a questo punto si è riposato».

 

La farmacocrazia sta progressivamente sostituendo la medicina rendendo superflua l’arte e la vocazione del medico in quanto guaritore. D’ora innanzi la «scienza» avocherà a sé ogni facoltà di dispensare salute e sicurezza. Non più la medicina amara, contingente e passeggera ma necessaria per curare il male che incontriamo lungo il nostro cammino terreno ma l’elisir di lunga vita che rasserena le coscienze e restituisce libertà.

La malattia – in questo caso il peccato – diviene cioè la condizione per meritare un grande e meraviglioso Medico ricevendo da lui la cura più inaspettata e benefica: la morte del medico che diviene vita del paziente. Questo Medico «si è caricato delle nostre sofferenze, si è addossato i nostri dolori e noi lo giudicavamo castigato, percosso da Dio e umiliato. Egli è stato trafitto per i nostri delitti, schiacciato per le nostre iniquità. Il castigo che ci dà salvezza si è abbattuto su di lui; per le sue piaghe noi siamo stati guariti»(Is 53,4-5).

 

D’altra parte noi sappiamo che l’unica creatura che ha potuto meritare di essere «prevenuta» e «preservata» in tutto e per tutto nel male è l’Immacolata Vergine e Madre di Dio.

 

Lei la sola che non è stata sfiorata dall’ombra del peccato, la sola ad essere «immune» al veleno del Serpente infernale; l’unica che per un disegno ineffabile della misericordia di Dio ha goduto di una «prevenzione» assoluta e totale da ogni patologia dell’anima. Un privilegio irripetibile ancorché inutile per il resto dei figli di Adamo poiché la salvezza come guarigione presuppone al contempo un malato da guarire (l’uomo) e un Medico (il Figlio di Dio) in grado di guarire.

 

Ma il preventismo gnostico ed esoterico vorrebbe spazzare via la necessità del Redentore negando la malattia alla sua radice e dichiarando di poter estendere a tutto il mondo il privilegio della prevenzione assoluta dell’Immacolata Concezione sostituendola con la sacrilega parodia dell’«immacolata vaccinazione» e sostituendo la Verginità perpetua con l’«immunità perpetua».

 

Non per nulla uno degli elementi più disumanizzanti dell’ideologia preventivista è la negazione del diritto ad ammalarsi. La malattia che diviene una colpa non solo personale bensì sociale.

In realtà, ogni pensiero eretico esprime in fondo un odio viscerale contro la Madre di Dio, perciò vediamo oggi la Scimmia di Dio rovesciare i dogmi della Redenzione per crearne di nuovi di segno opposto. D’ora innanzi più nessuno sarà toccato dal male e tutti potranno godere di salute e benessere senza fine. Ecco che la prevenzione diventa àncora di salvezza, porto di speranza, inizio e rinascita. Non dovremo più invocare Colei che è la Salus infirmorum poiché avremo eliminato e l’infermità e gli infermi. In tal senso prevenzione ed eutanasia manifestano la loro segreta gemellarità.

 

Parallelamente si sta procedendo verso una colpevolizzazione ed emarginazione sociale del malato. Chi si ammala è segno che non ha rispettato le norme talmudiche della purificazione rituale. C’è qualcosa di oscuramente legato al concetto del karma nell’approcciarsi alla sofferenza nel mondo contemporaneo. I toccati dal male diventano i nuovi intoccabili, i paria emarginati e ghettizzati. Il male che ti colpisce è il segno della tua ribellione, della tua «mancanza di rispetto».

 

Così alcuni personaggi dello spettacolo o sedicenti esperti che grottescamente minacciano di privare di ogni cura coloro che avversano l’idea di un vaccino obbligatorio. Quasi a dire: «se non credi non meriti la salvezza». Da questo conosciamo che siamo entrati in una nuova fase di quella «religione dell’uomo» di cui parlò con «immensa simpatia» papa Paolo VI

Così alcuni personaggi dello spettacolo o sedicenti esperti che grottescamente minacciano di privare di ogni cura coloro che avversano l’idea di un vaccino obbligatorio. Quasi a dire: «se non credi non meriti la salvezza». Da questo conosciamo che siamo entrati in una nuova fase di quella «religione dell’uomo» di cui parlò con «immensa simpatia» papa Paolo VI. 

 

Noi, invece, aspettiamo il Salvatore, il Medico delle anime e dei corpi che nella sua infinita bontà e sapienza non ha voluto eliminare il male e la sofferenza dal mondo né ci ha voluto rendere immuni dalla tentazione e dal peccato ma essendo «capace di compatire le nostre infermità» (cfr. Eb 4,15) ci ha offerto la medicina per sopportare il male e il rimedio per esserne guariti.

 

«Anch’io ero piagato dalle passioni – scrive sant’Ambrogio – ho trovato un medico, che abita in cielo ed effonde la sua medicina sulla terra: egli solo può risanare le mie ferite, perché non ne ha di proprie. Egli solo può cancellare il dolore del cuore, il pallore dell’anima, poiché conosce i mali nascosti» (Expositio evangelii secundum Lucam, V, 27).

 

 

Isacco Tacconi

 

 

 

 

 

 

Immagine di takomaibibelot via Wikimedia pubblicata su licenza Creative Commons Attribution 2.0 Generic (CC BY 2.0). Sono state applicate modifiche di filtro e di taglio dell’immagine. 

 

 

 

 

 

 

Continua a leggere

Pensiero

«Preghiera» pagana a Zeus ed Apollo recitata durante cerimonia di accensione della torcia olimpica. Quanti sacrifici umani verranno fatti, poi, con l’aborto-doping?

Pubblicato

il

Da

All’inizio di questo mese, il rituale dell’accensione della torcia olimpica – di fatto la prima cerimonia dei Giochi Olimpici – si è tenuta ad Olimpia, in Grecia, presso l’antico tempio di Era, la moglie di Zeus, padre degli dei greci detti, appunto, olimpici. Lo riporta LifeSite.

 

Accompagnata da uno stuolo di vestali per qualche ragione tutte bianche, l’attrice greca Mary Mina ha interpretato il ruolo di «alta sacerdotessa» che aveva funzione, tra le altre cose, di offrire una «preghiera» agli dèi olimpici.

 

«Apollo, dio del sole e dell’idea della luce, invia i tuoi raggi e accendi la sacra fiaccola per la città ospite», cioè Parigi. «E tu, Zeus, dona la pace a tutti i popoli della terra e incorona i vincitori della corsa sacra».

 

 

Sostieni Renovatio 21

Il Comitato Olimpico Ellenico organizza l’evento, che ha una durata di circa 30 minuti, ed elenca sul suo sito il resto dell’«Invocazione ad Apollo».

 

Silenzio sacro

 

Risuonino il cielo, la terra, il mare e i venti.
Le montagne tacciono.
I suoni e i cinguettii degli uccelli cessano.
Per Febo, il Re portatore di Luce ci terrà compagnia.

 

Apollo Dio del sole e dell’idea della luce
manda i tuoi raggi e accendi la sacra fiaccola
per l’ospitale città di…
E tu Zeus dona la pace a tutti i popoli della terra e
incorona i vincitori
della Razza Sacra

 

Il gruppo spiega che la prima cerimonia di accensione della torcia ebbe luogo nel 1936 con «l’alta sacerdotessa Koula Pratsika, considerata una pioniera della danza classica in Grecia e fu la prima coreografa della cerimonia di accensione». La Pratsika nell’ambito dei celeberrimi Giochi di Berlino – quelli dello Hitler e di Jesse Owens, e di Leni Riefenstahl – e che da allora si è svolta più o meno prima di ogni Olimpiade.

 

La coreografa Artemis Ignatiou dirige lo spettacolo dal 2008. Originaria della Grecia, ha precedentemente interpretato il ruolo di «alta sacerdotessa» ed è stata coinvolta nella produzione dagli anni Novanta.

 

È, ammetterà anche il lettore, molto molto curioso: la preghiera ai dei dell’Ellade rispunta per lo Sport, quando invece, l’invocazione che nei secoli si è pronunziata per la medicina – il giuramento di Ippocrate – è oramai quasi del tutto sparito in tutto il mondo – e mica lo vediamo solo in Israele, lo abbiamo visto anche sotto casa durante il COVID. I motivi, li sapete: quelle frasi sul fatto che il medico non darà sostanze abortive, né cagionerà la morte del paziente… Siamo lontani anni luce da ciò che oggi deve fare il dottore, e cioè servire la Necrocultura, estendendo la morte ovunque si possa.

 

È bene ricordare anche che il mondo moderno ora esige un altro culto pagano greco, quello alla dèa preolimpica (cioè, ctonia) Gaia, che tramite le elucubrazioni dell’ambientalismo è divenuta la Terra stessa, intesa come unico essere vivente minacciato dalla presenza umana. Del resto, Gaia apparteneva alla stirpe dei titani, come Crono, il dio che divorava i suoi figli…

 

Ma torniamo al fuoco pagano dei Giuochi. Il sito olimpico ricorda che i giochi iniziarono nel 776 a.C. e continuarono fino al 393 d.C. quando l’imperatore cristiano Teodosio I li abolì. «Le sue cerimonie di apertura sembrano quasi sempre incorporare temi massonici o globalisti» scrive LifeSite. «I giochi di quest’anno sono stati annunciati come le prime Olimpiadi “della parità di genere”. Ciò significa che uomini e donne avranno una rappresentanza 50-50 nella competizione. Detto in altro modo, ci saranno tanti atleti maschi quante sono le atlete. Questo è stato presentato come un importante segno di “progresso”».

 

Alla cerimonia di accensione della torcia, il presidente del Comitato Olimpico Internazionale Thomas Bach ha sottolineato che i giochi di quest’anno saranno «più giovani, più inclusivi, più urbani, più sostenibili». Si riferiva al fatto che sarà allestita una «Pride House» pro-LGBT per «sostenitori, atleti e alleati LGBTI+».

 

«I Giochi sono una celebrazione della diversità», afferma il sito ufficiale delle Olimpiadi. «In occasione della Giornata internazionale contro l’omofobia, la transfobia e la bifobia, Parigi 2024 ribadisce il suo impegno nella lotta contro ogni forma di discriminazione», riferendosi eufemisticamente a qualsiasi opposizione all’omosessualità o al transgenderismo e aggiungendo che la «Pride House» ha lo scopo di «celebrare» le «minoranze» LGBT e il loro «orgoglio».

 

LifeSiteNews ci tiene a ricordare che «come i precedenti Giochi Olimpici, Parigi 2024 sarà probabilmente una cloaca di impurità. (…) la fornicazione è dilagante e nel Villaggio Olimpico dove soggiornano gli atleti vengono distribuiti contraccettivi gratuiti».

 

Riguardo al sesso al villaggio olimpico, chi ha partecipato da atleta ad un’Olimpiade in genere torna con racconti impressionanti – dionisiaci, erotici, del resto sempre di dèi greci si tratta, Dioniso, Eros, e mettiamoci pure dentro pure la poetessa greca Saffo, che dea non è, ma popolare di certo lo deve essere presso certe giocatrici di basket, ad esempio, e neanche solo quelle.

 

Del resto, metti quantità di giovani sani (in teoria: da Tokyo sappiamo quanti ne ha rovinati, financo sportivamente, l’mRNA) tutti insieme nello stesso luogo, e cosa vuoi che succeda? Sappiamo che la cosa capita anche alla Giornate Mondiale della Gioventù organizzate dai papati moderni, al termine delle quali trovano a terra tra la spazzatura, oltre che le ostie consacrate, anche preservativi usati da giovani e previdenti papaboys.

 

La questione, semmai, è capire che l’abominio pagano dello sport olimpico potrebbe essere andato molto oltre le semplici fornicazioni degli atleti: da anni si parla sommessamente del fenomeno dell’aborto-doping. Funziona così: per giovarsi della biochimica ormonale fantastica offerta dalla gravidanza e migliorare quindi le proprie prestazioni sportive, le atlete si fanno ingravidare per poi uccidere il figlio e godere del beneficio organico e muscolare della gravidanza.

 

Praticamente: vero e proprio doping, senza alcuno steroide sintetico – quindi perfettamente legale. Specie, immaginiamo, nelle Olimpiadi delle «pari opportunità».

 

«Ora che i test antidroga sono di routine, la gravidanza sta diventando il modo preferito per ottenere un vantaggio sulla concorrenza» avvertiva ancora nel 2013 Mona Passiganno, direttrice di un gruppo pro-life texano. In quell’anno emerse anche la storia di un atleta russo che avrebbe raccontato a un giornalista che già negli anni Settanta, alle ginnaste di appena 14 anni veniva ordinato di dormire con i loro allenatori per rimanere incinte e poi abortire. La procedura sarebbe così conosciuta da arrivare persino anche sui libri di testo: un libro di testo online di fisiologia del dipartimento di Fisiologia Medica dell’Università di Copenaghen sembra averne ancora traccia.

 

«Le atlete di punta – proprio dopo il momento in cui hanno dato alla luce il loro primo figlio – hanno stabilito diversi record mondiali» scrive il testo danese di fisiologia sportiva. «Naturalmente, questo è accettabile come evento naturale e non intenzionale. Tuttavia, in alcuni Paesi le atlete rimangono incinte per 2-3 mesi, al fine di migliorare le loro prestazioni subito dopo l’aborto».

Aiuta Renovatio 21

Altro che preghiera ad Apollo: questo è un sacrificio umano, un atto propiziatorio tramite l’uccisione della propria prole al dio pagano della prestanza fisica, della vittoria sportiva, della ricca sponsorizzazione, dell’ego incoronato etc.

 

E quindi: quanti sacrifici umani agli dèi antichi e moderni verranno consumati per i Giochi parigini?

 

Va ricordato l’aborto nel mondo sportivo non è una novità, una importante multinazionale di vestiario, negli anni, è stata accusata di aver fatto pressioni affinché le proprie atlete sponsorizzate abortissero, anche se non è chiaro se semplicemente per continuare a sfruttarne le prestazioni o per ottenerne anche i benefici corporei del doping feticida.

 

Diciamo pure che la strage olimpica occulta dei bambini delle atlete non potrebbe essere l’unico accento di morte da aspettarsi a Giochi di Parigi. Come noto, Macron ha fatto capire di temere per l’incolumità della sua Olimpiade, arrivando a chiedere, anche grottescamente, una «tregua» dei conflitti in corso – lui che, contro l’opinione degli omologhi europei e dello stesso popolo francese, paventa truppe NATO in Ucraina, e che secondo alcuno già sarebbero state spedite ad Odessa.

 

Abbiamo visto, nel frattempo, come qualcuno degli organizzatori olimpici si stia lamentando del fatto che per il nuoto la Senna sembra non andare bene: è stata rilevato troppo Escherichia Coli, cioè troppa materia fecale. Parigi è baciata da un fiume escrementizio, e vuole che gli atleti di tutto il globo vi si tuffino.

 

Questa immagine, del fiume di cacca in cui obbligano la gente ad immergersi, racconta bene il senso occulto dell’Olimpiade.

 

Tuffatevi anche voi nell’acqua marrone: dietro l’Olimpiade non c’è solo l’afflato neopagano e massonico (con le logge che da sempre rivendicano la consonanza con i principi olimpici), potrebbe esserci un’ondata di morte vera e propria.

 

Giochi di morte: lo Stato moderno pare volerceli infliggere a tutti i costi.

 

Roberto Dal Bosco

Iscriviti alla Newslettera di Renovatio 21

SOSTIENI RENOVATIO 21


 

 

 

 

 

 

Continua a leggere

Pensiero

Foreign Fighter USA dal fronte ucraino trovato armato in Piazza San Pietro. Perché?

Pubblicato

il

Da

È davvero forte il titolo che ha dato ieri l’edizione romana de la Repubblica, il giornale che ha dato la notizia: «Super ricercato Usa arrestato armato durante l’udienza del Papa: “Vengo dal fronte di guerra ucraino”».   «Cosa ci faceva un americano armato come un macellaio a Roma?» si chiede il quotidiano degli Agnelli. «Cosa ci faceva uno dei più pericolosi e ricercati criminali dello Stato di New York, nella top twelve dei “most wanted“, armato sino ai denti a Piazza San Pietro e arrivato direttamente dall’Ucraina? Moises Tejada, cinquantaquattrenne statunitense, negli USA è “classificato come estremamente violento”, così è scritto sul sito del New York State Department of Corrections and Community Supervision’s Office of Special investigations».   Viene specificato che nelle avvertenze è posto un monito preciso: «se lo vedete chiamate subito le forze dell’ordine, non cercate di fermare questi soggetti da soli poiché sono particolarmente pericolosi».

Sostieni Renovatio 21

Il fatto, leggiamo, risale a quasi dieci giorni fa. «I nostri poliziotti, ispettorato Vaticano, l’hanno notato (…) nell’Urbe. Non un giorno qualsiasi, poiché piazza San Pietro era affollatissima per l’udienza generale del Papa».   Poi parte la descrizioni delle doti extrasensoriali delle italiche forze dell’ordine: «Gli agenti senza sapere chi fosse, grazie anche al loro intuito, non gli hanno mai levato gli occhi di dosso, nemmeno per un secondo, fino a decidere di fermarlo e, infine, perquisirlo» continua il quotidiano fondato dal «laico» Scalfari, che pure anche lui qualche visita in Vaticano, nei primi giorni del papa preferito dai massoni, se l’era fatti per intervistare proprio l’inquilino di Santa Marta.   Ma torniamo in Piazza San Pietro, con i poliziotti premonitori. Lo hanno fermato, e «l’istinto aveva dato loro ragione. La scoperta delle armi che hanno trovato addosso all’americano gli ha lasciati interdetti: perché andare in giro con tre coltelli, uno con la doppia lama, da venti centimetri ciascuno? Per farne cosa?»   Già, una bella domanda. A cui epperò mica nessuno vuole dare risposta, neanche ci prova. Qualche giornale di destra, a denti stretti, ha provato a parlare di «segnale», ma buttandola là.   Quindi: un criminale americano super-ricercato, violentissimo, che dal fronte ucraino finisce, armato di coltelli, in Vaticano. Non abbiamo idea del perché. Interessante. Assai.   Apprendiamo che l’uomo, tale Moises Tejada «è planato sull’Urbe una decina di giorni fa, così hanno potuto verificare gli investigatori attraverso l’analisi del passaporto, dalla Moldavia dove era da poco arrivato da Kiev».   «In commissariato, in manette, con l’accusa di porto abusivo d’armi e resistenza, gli agenti hanno scoperto che negli USA, precisamente nello stato di New York, è considerato un “most wanted“». Pare che il personaggio si sarebbe reso responsabile di sequestri di agenti immobiliari che rapinava e riempiva di botte. Chiedeva appuntamenti per vedere case di lusso, poi aggrediva violentemente gli immobiliaristi per poi lasciarli seminudi nelle abitazioni.   Strano modus operandi, che forse parla di una tipologia specifica di personalità.   «Insomma, più che un criminale tutto tondo, una persona fuori controllo degna però di essere inserita tra i maggiori ricercati dello Stato» continua Repubblica. «A questo punto investigatori e inquirenti si sono domandati: come mai uno degli uomini più ricercati a New York è riuscito a lasciare il Paese in aereo e dirigersi a Kiev?»   È bello che il giornale degli Elkann guidato da Maurizio Molinari trovi, per una volta, di farsi una domanda vera. Specie considerando i rapporti non idilliaci di ambedue – gli Elkann e Molinari – con la Russia. Perché la Russia c’entra anche qui.   «A febbraio del 2022 ha abbandonato gli USA e si è diretto in Ucraina (come emerge dal suo passaporto) dove ha spiegato ai magistrati di aver combattuto, gli ha perfino mostrato delle foto in mimetica, armato di pistole e fucili». Il nostro è un Foreign Fighter, quindi, e non fa nulla per nasconderlo – c’è da capirlo, del resto, perché abbiamo visto, a dispetto di una legge specifica, l’Italia fischiettare sui Foreign Fighter pro-Kiev, mentre ci ricordiamo di subitanei arresti in aeroporto per quelli sospettati di aver combattuto per conto dei russi.

Iscriviti alla Newslettera di Renovatio 21

Ma torniamo alle domande che Repubblica pone, e cerchiamo di accennare noi una mezza risposta, fatta della solita nuvola di puntini che sarà compito del lettore unire da sé.   In primis, ricordiamo che, per quanto riguarda la facilità con cui si possono spostare dagli USA all’Ucraina certi criminali. Ci viene in mente la vicenda del veterano americano incriminato dal Dipartimento di Giustizia USA per l’omicidio di una coppia in Florida, molto misteriosamente comparso a «lavorare» al fronte in Ucraina come «volontario», nonostante su di lui penda una richiesta di estradizione da parte di Washington. Il personaggio, che in America avrebbe minato la casa della moglie incinta, cercato di ucciderla, e poi ammazzato una coppia di «donatori» che volevano dare danaro alla sua causa, avrebbe aderito nel 2015 ad una milizia di estrema destra e, secondo documenti trapelati dalla divisione penale del Dipartimento di giustizia dell’Ufficio per gli affari internazionali il veterano americano in Ucraina avrebbe «presumibilmente preso come prigionieri non combattenti, li avrebbe picchiati con i pugni, li avrebbe presi a calci, li avrebbe picchiati con un calzino pieno di pietre e li avrebbe tenuti sott’acqua».   In secundis, vediamo come la personalità con tratti di violenza parossistica pure non è rara tra la manovalanza estera mandata in Donbass – anche prima dell’invio delle truppe russe il 24 febbraio 2022. Nel caso sopracitato, secondo il sito Ukr-leaks che raccoglie i documenti trapelati, un testimone – poi arrestato negli USA – avrebbe quindi anche raccontato di come il veterano americano avrebbe picchiato e annegato la ragazza, mentre un altro membro del gruppo, un australiano, le avrebbe somministrato iniezioni di adrenalina in modo che la giovane non perdesse conoscenza. «Tutto questo è stato filmato dalla telecamera» scrive il sito.   Diciamo di più: tali tipi di profili, inclini alla violenza parossistica sino all’essere insensata, ultrasadica, non solo sono comuni nelle guerre sporche degli USA in giro per il mondo, sono necessari.   La creazione delle forze neonaziste che servono il regime di Kiev – cioè lo Stato profondo americano – è stata operata per anni andando a lavorarsi le parti della popolazione che più si sarebbero prestate alla psicologia della violenza indiscriminata: ecco serviti al serbatoio immenso di braccia tatuate e teste rasate che sono le curve degli stadi le teorie di Bandera. È un processo di radicalizzazione, che non deve essere stato differente da quello di ISIS e Al-Qaeda. Lo si vede bene, descritto anche con una certa mesta poesia, nel film Syriana. È un qualcosa che, nemmeno più a denti stretti, cominciano a temere i servizi di sicurezza americani e pure qualche politico goscista francese: i Foreign Fighter di ritorno, radicalizzati in Ucraina in maniera totale, di ritorno a casa, magari pure con qualche arma di quelle «donate» a Kiev.   È il «jihadismo ucronazista» coltivato dall’Occidente per questo conflitto e forse per il prossimo – quello contro la stessa popolazione europea da trascinare nell’anarco-tirannia, come scritto tante volte da Renovatio 21.   Prendi una generazione impoverita (i soldi sono andati tutti agli oligarchi, gli stessi che poi hanno finanziato le milizie ucronaziste), la riempi di ideali che risuonano con il testosterone giovanile, sangue e suolo, la violenza come principale valuta sociale… aggiungi appoggi politici, armi, etc. Quello che ottieni è guerra. Morte e distruzione. Cioè quello che serve ai pupari per creare il cambiamento geopolitico.   È bene ricordare che se diciamo «nazisti», stiamo dicendo davvero «nazisti», oppure anche peggio.  Strapagati giornalisti italiani ci hanno detto che i ragazzi con la svastica leggono Kant, la realtà è che i «nazionalisti integralisti» ucraini sono stati capaci di crudeltà che hanno impressionato pure gente di stomaco. È il caso di quel famigerato skinhead americano tatuatissimo, un altro volontario del fronte ucraino che aveva dichiarato che mai aveva visto una violenza del genere.   Girava un video, già prima della guerra, intitolato «gli ebrei si beccano la corda». Il contenuto: una donna incinta e suo marito, presumibilmente di origine giudaica, venivano linciati dai miliziani. Dicevano che si trattava di propaganda russa, non era vero. I nazisti ucraini non esistono. Salta fuori che, anche se i due non sono ebrei, il video è vero: e che i nazisti ucraini non solo esistono, ma sono capaci di gesti così indicibili da far pensare, più che altro, a vere caricature dei nazisti.

Aiuta Renovatio 21

E allora, torniamo alla domanda vera: perché? Perché il supercriminale Foreign Fighter ucraino stava in Piazza San Pietro?   Ah, poi c’è chi si chiede come abbiano fatto a beccarlo: alcuni non sono disposti ad accettare subito la storia dell’intuito da chiaroveggenti dei nostri, pur bravissimi certo, poliziotti zona Vaticano. Qui le ipotesi possibili sono due.   La prima: in Vaticano ci sono telecamere dotate di tecnologia face recognition, ma forse non si può dire, perché in Italia non si capisce se siano esattamente legali, e la Santa Sede non è Italia ma, pensano gli attuali occupanti del Soglio, è meglio non dirlo troppo spesso. Quindi: voi che su Facebook scrivete commenti contro Bergoglio, occhio.   La seconda: qualcuno ha fatto una soffiata, e ha avvertito i nostri che il tizio, ecco la foto segnaletica, era diretto da quelle parti. Qui si aprirebbero altre questioni cui ovviamente non sapremmo rispondere in alcun modo. Se lo ha mandato qualcuno, chi lo ha mandato? A fare cosa? Chi ha spifferato? Con che fine? Era avvertire di un pericolo, o era, più sottilmente, far comprendere a qualcuno, che c’è quel pericolo esiste?   Roba abissale, giuochi di specchi sacri e geopolitici come ai tempi di Ali Agca e le piste che incrociano i lupi grigi (altri giovani radicalizzati contro la Russia…), servizi bulgari, frati belgi legati alla CIA (come suggerì in un’intervista, sornione e diabolico, Andreotti), magari pure la Madonna di Fatima, et pour cause.   Possiamo solo buttare lì qualche altro puntino per il lettore. Sappiamo che il rapporto del papa con l’Ucraina, partito con un bacio alla bandiera della Centuria di Maidan (proprio ad un’udienza del mercoledì), passato per una politica di relazioni sterile, falsa e millantatoria, finito con vari insulti da parte Ucraina, è quello che è.   Lui ce l’ha messa tutta: ha taciuto quando hanno attaccato un suo sacerdote – sì, un prete cattolico, ad Uzhgorod – quando aveva osato pregare per la pace, ha provato a vendere ai giornalisti l’idea che la sua conversazione a Budapest con Ilarione – gerarca modernista e filocattolico del Patriarcato di Mosca finito rimosso, e che peraltro ora, dopo la Fiducia Supplicans, di Roma non ne vuole più sapere nulla – serviva alla pace, aveva mandato avanti Zuppi (idea geniale) a Kiev, aveva accettato che Zelens’kyj si sedesse prima di lui da ospite nell’incontro in Vaticano durante l’Italian tour del comico ucraino finito chez Bruno Vespa. (Qualcuno, in Russia, dice che il vertice tra Francesco e il comico TV divenuto presidente, invece, abbia alle spalle un famoso cardinale inglese…)   Bergoglio si era beccato gli insulti del consigliere di Zelens’kyj Mikhailo Podolyak, che sul Corriere della Sera (dove sennò) attaccò il papa e il cristianesimo tutto.  Poi, con la storia dell’appello ai negoziati lanciato dall’argentino alla testata svizzera, ecco le offese anche del ministro degli Esteri già «bambino di Chernobyl» in Irpinia Kuleba, che ha insinuato di antichi rapporti della Santa Sede con il nazismo (il bue che dice all’asino… ecco quella storia lì).   Davvero, il ragazzo biancovestito in sedia a rotelle ce l’aveva messa tutta, o almeno aveva fatto finta, almeno per un po’. Adesso, chissà cosa vogliono dirgli.   Anche perché ad essere arrabbiati con lui mica sono solo quelli della banda di Kiev. Qualche mese fa è partita la rabbia dei rabbini, perché questa equidistanza vaticana con i palestinesi (fra cui, ricordiamo, la Chiesa cattolica ha molti, molti fedeli) non si poteva sentire. Anche lì: il sudamericano si era impegnato, nel 2017 aveva pure visitato la tomba del fondatore del sionismo Teodoro Herzl (ma perché?) a fianco di un soddisfattissimo premier Netanyahu, quello che adesso chiamano macellaio genocida, sconfessando il suo predecessore papa San Pio X che, in modo leggermente diverso, quando Herzl gli chiese l’appoggio per far tornare gli ebrei in Palestina gli promise che la Chiesa si sarebbe opposta con ogni forza al progetto.   Ma un patatrac presso il Sacro Palazzo cuore della cristianità globale farebbe comodo a tanti altri.

Sostieni Renovatio 21

Sappiamo come funziona il pensiero dei padroni del vapore: il programma va mandato avanti per traumi. Le società umane si manipolano shock dopo shock. Presidenti uccisi, presidenti rapiti, bombe nelle piazze, nelle stazioni, aerei dirottati, torri che cascano, guerre, invasioni, pandemie.   Aggiungiamo anche un altro pensiero, sul quale non ci dilungheremo qui. Durante la guerra del Vietnam la CIA organizzò uno sforzo operativo chiamato Phoenix Program, che doveva distruggere fisicamente e moralmente il sistema dei Viet Cong attraverso rapimenti, infiltrazioni, assassinii, terrorismo, torture. Secondo alcuni, il Phoenix Program prevedeva la creazione vera e propria di serial killer. Soldati americani capaci di violenze infinite, psicopatici al punto da essere più considerabili per i nemici come vampiri (con atti di cannibalismo inclusi) che non come nemici, in grado quindi di scatenare timori ancestrali nei vietnamiti comunisti.   C’è chi dice che l’effetto più evidente di questo programma siano stati i continui casi di assassini seriali registrati in USA negli anni Settanta e Ottanta. Moltissimi di questi soggetti, divenuti popolari grazie a stampa, TV e cinema, avevano un passato tra i militari americani, alcuni proprio direttamente in Vietnam. Se ci fate caso, dopo gli anni Novanta – in cui il fenomeno divenne una costante, più che nella cronaca nera, nella cultura popolare – i serial killer sono spariti.   Dove sono finiti gli assassini seriali? Sono scomparsi? O forse, dice qualcuno con malizia, ne hanno «chiuso la fabbrica»? E la fabbrica, magari, si può riaprire? L’hanno riaperta?   Una volta potevi parlare dei patsy, dei capri espiatori usati nei grandi misteri storici, e non prenderti del complottista. Ricordo ancora i tempi in cui credere che Lee Harvey Oswald fosse un matto manipolato (anche lui con trascorsi militari significativi…) piazzato lì per prendersi la colpa del regicidio Kennedy non era una bestemmia, anzi era la norma.   Ora c’è da aver paura anche solo a fare delle ipotesi. Ma non solo per l’etichetta di pazzotico che ti possono affibbiare i benpensanti, i fact-checker, gli algoritmi censori dei social e dei motori di ricerca. C’è da aver paura di averci ragione.   Che cosa sono disposti a fare, questi mostri, per far bruciare ancora di più il mondo?   A quale altro regicidio dobbiamo assistere?   Quale efferata crudeltà li sazierà mai?   Roberto Dal Bosco

Iscriviti alla Newslettera di Renovatio 21

SOSTIENI RENOVATIO 21
 
Continua a leggere

Pensiero

La giovenca rossa dell’anticristo è arrivata a Gerusalemme

Pubblicato

il

Da

Ieri si è avuta la notizia, che i grandi media non sono in grado di intercettare.

 

Gruppi sionisti del Monte del Tempio di Gerusalemme hanno annunciato che il 22 aprile sarà effettuato lo sgozzamento della giovenca rossa, un loro rito messianico per la fine dei tempi.

 

Secondo quanto riportato, sarebbe stata sottoposta alla polizia israeliana una richiesta ufficiale per permettere di portare nella spianata delle moschee un altare e dei coltelli per macellare mucche dal pelo fulvo.

 

Sostieni Renovatio 21

Il rito fa parte del processo della ricostruzione del Tempio ebraico, distrutto nel 70 d.C., la cui ricostruzione porterà all’apparizione del Messia degli Ebrei, che molti cristiani considerano l’anticristo.

 

Questo, tuttavia, ai vari cristiani evangelici fondamentalisti americani va più che bene, perché in questo modo si accelererà la seconda venuta di Cristo stesso, che arriverà come predetto del Libro della Rivelazione dopo i sette anni di tribolazione – e cioè un conflitto mondiale, la distruzione di tutti gli ebrei che rifiutano di convertirsi, la rapture (idea fondamentalista americana di un subitaneo «rapimento» in cielo di parte della popolazione durante la guerra apocalittica) e alla fine del mondo.

 

È, in tutto e per tutto, l’Armageddon. E in questo caso è pure chiamare l’apocalisse così, con una parola ebraica.

 

Gli ebrei ritengono invece che il Tempio ricostruito porterà il loro Messia e, dal Tempio, gli ebrei governeranno cristiani e musulmani. Naturalmente, per fare questo, il luogo più sacro dell’Islam dopo La Mecca e Medina, la Moschea di Al-Aqsa, deve essere raso al suolo.

 

Armageddonisti ebrei e cristiani da vario tempo stavano collaborando nel trasporto di cinque «giovenche rosse» speciali e «senza macchia» dal ranch del cristiano sionista Byron Stinson in Texas in Israele più di un anno fa, dove hanno acquistato un terreno sul Monte degli Ulivi, il luogo speciale per il macello previsto tra una settimana.

 

La scelta del mese di aprile si basa sul fatto che le giovenche raggiungono l’età prescritta per la cerimonia. A quel punto, una o più possono essere macellate e poi bruciate, con le loro ceneri mescolate con acqua.

 

Questo affinché una squadra speciale, che dovrà iniziare la costruzione del Terzo Tempio, possa bagnarsi nella miscela ed essere adeguatamente purificata per il proprio compito.

 

Stiamo dando una versione semplificata: la realtà è molto più contorta. La chiave è un’interpretazione forzata di un passaggio del Libro dei Numeri dell’Antico Testamento, dove si parla del ruolo di una «giovenca rossa» nel purificare le mani di coloro che hanno toccato i morti.

 

«Il Signore disse ancora a Mosè e ad Aronne: “Questa è una disposizione della legge che il Signore ha prescritta: Ordina agli Israeliti che ti portino una giovenca rossa, senza macchia, senza difetti, e che non abbia mai portato il giogo. La darete al sacerdote Eleazaro, che la condurrà fuori del campo e la farà immolare in sua presenza. Il sacerdote Eleazaro prenderà con il dito il sangue della giovenca e ne farà sette volte l’aspersione davanti alla tenda del convegno; poi si brucerà la giovenca sotto i suoi occhi; se ne brucerà la pelle, la carne e il sangue con gli escrementi. Il sacerdote prenderà legno di cedro, issòpo, colore scarlatto e getterà tutto nel fuoco che consuma la giovenca. Poi il sacerdote laverà le sue vesti e farà un bagno al suo corpo nell’acqua; quindi rientrerà nel campo e il sacerdote rimarrà in stato d’immondezza fino alla sera. Colui che avrà bruciato la giovenca si laverà le vesti nell’acqua, farà un bagno al suo corpo nell’acqua e sarà immondo fino alla sera. Un uomo mondo raccoglierà le ceneri della giovenca e le depositerà fuori del campo in luogo mondo, dove saranno conservate per la comunità degli Israeliti per l’acqua di purificazione: è un rito espiatorio. Colui che avrà raccolto le ceneri della giovenca si laverà le vesti e sarà immondo fino alla sera. Questa sarà una legge perenne per gli Israeliti e per lo straniero che soggiornerà presso di loro». (Num 19, 1-10)

 

Questa purificazione sarebbe fondamentale per il sacerdozio ebraico e il culto sacrificale. Il Jerusalem Post scrive: «ai giorni nostri, si presume che tutti gli ebrei, inclusi i kohanim [sacerdoti o discendenti dei sacerdoti, ndr], siano impuri a causa dell’impurità impartita da un cadavere. Mentre nella vita quotidiana dei giorni nostri questo status non ha molto effetto pratico, a chi è impuro con questo tipo di impurità è vietato entrare nel Tempio».

 

È la questione del kosher: l’ebraismo è ossessionato dalla contaminazione, da cui, secondo cui la tendenza a separare – il giudeo dal gentile, il latte della carne bovina, la donna mestruata dal resto della comunità.

 

Un’altra pubblicazione dello Stato Ebraico, Israel365News, spiega quindi che «la mancanza di una giovenca rossa ha lasciato tutto Israele ritualmente impuro e incapace di eseguire adeguatamente molti altri comandamenti».

 

Questo è un problema, perché la cerimonia deve essere completata da un sacerdote che sia lui stesso ritualmente puro. Rabbi Azaria Ariel, il direttore della ricerca del Temple Institute, spiega che il sacerdote «deve essere puro per eseguire il rituale e preparare le ceneri. Ad esempio, non può nascere in un ospedale. Abbiamo alcuni sacerdoti così».

 

«Cerchiamo sacerdoti che siano stati attenti a questa questione di significato, allontanandosi dai cadaveri dei cimiteri e degli ospedali. Devono avere una chiara tradizione familiare che discenda dai preti. In realtà di uomini così ce ne sono molti, moltissimi. Deve anche avere un’età in cui può macellare la mucca di almeno 15 anni e non è stato in ospedale fino a quel momento».

 

(Sugli ospedali come luoghi di morte, ci troviamo bizzarramente d’accordo col rabbino, ma questo è un altro discorso).

Iscriviti alla Newslettera di Renovatio 21

Tuttavia, il rabbino Ariel ha anche affermato che, nel frattempo, è ancora possibile entrare nel Monte del Tempio e persino offrire alcuni sacrifici in uno stato di impurità rituale. Al contempo, il rabbino Ariele precisa che questa cerimonia «non attiva l’obbligo di costruire il Terzo Tempio» e «la costruzione del tempio non dipende dalle Giovenche Rosse».

 

«Noi non facciamo il rituale della giovenca rossa affinché il Messia venga affinché Dio faccia qualcosa del genere o qualcosa del genere» ha assicurato il rabbino.

 

Il rito di purificazione potrebbe seguire altre logiche di giudaizzazione pure della vita civile – e militare – dello Stato Ebraico.

 

Kassy Akiva, una videogionalista ebrea del Daily Wire, la grande organizzazione di informazione del sionista Ben Shapiro, del Daily Wire ha raccontato su Twitter che «le ceneri vengono utilizzate per creare una miscela che viene utilizzata nel processo di purificazione per accedere al cortile interno del Monte del Tempio. Gli usi pratici oggi consentirebbero agli agenti di polizia di purificarsi prima di entrare in quell’area per motivi di sicurezza invece di essere costretti ad entrare in quell’area per garantire la sicurezza senza prima purificarsi. Sebbene ciò sia consentito dalla lettera della legge ebraica, tutti concordano sul fatto che sarebbe meglio purificarsi prima di entrare».

 

Aiuta Renovatio 21

In pratica, si potrebbe trattare di estendere la religione sulla società ebraica anche più secolare. Con il presente governo israeliano, il più religioso, il più messianico della storia, non poteva che essere così. È il governo dove si giustificano gli sputi ai cristiani a Gerusalemme («tradizioni», rivendica il ministro: certo), è il governo dei convegni con balli scatenati dei coloni pronti a scendere su Gaza, è il governo che non ha problemi a parlare di nuclearizzazione dei palestinesi – e degli iraniani – dopo aver usato una parola biblica, amalek, che riporta alla possibilità di annientamento di interi popoli. Genocidio: ma con radici religiose. (Dov’è che avevamo già sentito questa storia?)

 

In realtà, «cinque giovenche perfettamente rosse» – mucche che non hanno ancora partorito, mucche «vergini» – erano arrivate in Israele già nel settembre 2022.

 

All’epoca reagirono subito gli organi di stampa di Hamas a rispondere, definendolo un tentativo di «giudaizzare le sante moschee» e sostenendo che «Al-Aqsa è in pericolo».

 

Le giovenche sono state portate da Boneh Israel («Costruire Israele»), un’organizzazione israelo-americana composta da ebrei e cristiani. Le giovenche sono state trovate e allevate da Byron Stinson, sedicente «giudeo-cristiano» e consigliere dell’organizzazione. Un video sul sito web di Boneh Israel lo definisce «letteralmente il ragazzo che ha portato quelle giovenche rosse in Israele».

 

«Queste giovenche rosse possono portare la pace nel mondo! La Bibbia ci insegna che la chiave per costruire il Terzo Tempio (la Casa di Preghiera per Tutte le Nazioni) è purificarci con la giovenca rossa a Gerusalemme» scrive il sito.

 

Lo Stinson, come nota LifeSite, ha anche chiarito che ritiene che la cerimonia della giovenca sia un primo e necessario passo per ricostruire il Tempio, e la collega persino all’emergere di un governo mondiale:

 

«I rabbini sono così emozionati perché, come noi sparsi nelle Nazioni, tutti possono sentire l’avvicinarsi di un governo unico mondiale. Puoi sentire l’avvicinarsi di questo momento in cui qualcosa deve cambiare. E tutti lo sentono e ciò che cercano disperatamente è la venuta del Messia. Sanno che questo è il primo passo per poter costruire il tempio. Non puoi purificare le persone che lavoreranno nel tempio finché non avrai effettivamente quest’acqua di purificazione che proviene dalla cenere delle giovenche rosse».

 

«Credo che la risposta di ogni cristiano dovrebbe essere quella di sostenere la costruzione del Tempio»

 

Il Jerusalem Post ha anche affermato che a settembre le giovenche sono state accolte cerimonialmente all’aeroporto israeliano Ben-Gurion da diversi rabbini del Temple Institute, tra cui lo stesso rabbino Azaria Ariel e il direttore generale del ministero del Patrimonio e di Gerusalemme, Netanel Isaac.

 

Il Temple Institute è stato fondato dal padre di Ariel (Rabbi Yisrael Ariel) e Rabbi Azaria Ariel guida il suo dipartimento di ricerca. Il sito web dell’Istituto afferma che mentre alcune cerimonie del Tempio sono possibili in uno stato di impurità rituale, la giovenca rossa è necessaria per il completo ripristino messianico.

 

«Il completo rinnovamento di tutti gli aspetti del servizio del Sacro Tempio e il risveglio della completa purezza rituale tra gli ebrei dipendono dalla preparazione della giovenca rossa (…) La preparazione della giovenca rossa è una precondizione per la reintegrazione del servizio completo nel Sacro Tempio».

 

Il sito riporta inoltre favorevolmente l’insegnamento su questo argomento del rabbino Moshe ben Maimon – conosciuto come Mosè Maimonide (1135-1204) o «Rambam» – filosofo talmudista tra i maggiori nella storia dell’ebraismo, estremamente influente nel XII secolo. Egli collegò l’arrivo della successiva giovenca rossa con la venuta del Messia, cioè quello che gli ebrei chiamano il «mashiach» o «moshiach».

 

«Nove giovenche rosse furono offerte dal momento in cui fu loro comandato di adempiere a questa mitzvah [il compimento di uno dei comandamenti della legge ebraica, ndr] fino al momento in cui il Tempio fu distrutto una seconda volta. La prima è stata portata da Mosè, il nostro maestro. La seconda è stata portato da Esdra. Altre sette furono offerte fino alla distruzione del Secondo Tempio. E la decima sarà portata dal re mashiach; possa essere rapidamente rivelato. Amen, così possa essere la volontà di Dio» (Maimonide, Shefter Shoftim («Il Libro dei Giudici», capitolo 11).

Iscriviti alla Newslettera di Renovatio 21

Secondo Maimonide, un’impresa fondamentale di questo presunto Messia, che costituirà peraltro una delle prove conclusive della sua affermazione, è che costui ricostruirà il Tempio di Gerusalemme.

 

È facile capire che se qualcuno vi dice che non esiste alcun legame tra la consegna delle giovenche rosse e la ricostruzione del Tempio di Gerusalemme – e quindi la venuta del presunto messia degli ebrei – vi sta gettando fumo negli occhi, vi sta ingannando – gaslighting, dicono ora in America. Operano per l’apocalisse, ma fischiettosamente. I complottisti siete voi, che maliziosamente vedete troppe cose dietro un innocente, zufolante sacrificio veterotestamentario di mucche rosse sul Monte degli Ulivi. Avete visto troppe volte il primo Indiana Jones, con il rito ebraico che scatena quel massacro massivo orripilante. Eccerto.

 

Prima di parlare del significato che tutto questo ha per i cristiani, soffermiamoci a ricordare cosa significa il Terzo Tempio per i musulmani. La moschea di Al-Aqsa, si trova proprio lì. Lo sappiamo bene perché in questi anni abbiamo visto la quantità di botte che in tante occasioni le forze israeliane hanno rifiutato ai musulmani lì per – in teoria – pregare, cosa che peraltro è consentita solo a loro.

 

Qualcuno ricorderà anche la passeggiata che sulla spianata delle moschee compì l’allora premier israeliano Ariel Sharon nel 2000, l’atto da cui partì la seconda Intifada. Ricordiamo brevemente cosa accadde in seguito: Sharon divenne relativamente più «morbido» verso i palestinesi, formò un partito suo scindendo il Likud. Nel 2005 – esattamente come era successo anni prima a Ytzhak Rabin– finì al centro di una Pulsa DiNura, una cerimonia di maledizione cabalistica performata da una quantità di rabbini, pure ripresa da una TV locale. Se mesi dopo a Sharon venne un colpo, e restò anni in coma fino al 2014. Se vi impressionate, ripetiamo, è perché avete negli occhi I predatori dell’arca perduta.

 

Sostieni Renovatio 21

Si tratta di un luogo definito come terzo più sacro di tutto l’Islam. I musulmani ritengono che Maometto fu portato sul luogo del Tempio in rovina di Gerusalemme su un cavallo magico; e che legò il suo cavallo al Muro Occidentale e da lì salì al cielo e incontrò i vari profeti. Non si tratta solo di palestinesi: tutto l’Islam potrebbe reagire qualora Al-Aqsa fosse toccata.

 

Del resto, cerchiamo di comprendere: Israele, oltre che uno Stato etnonazionalista, può definirsi uno Stato religioso. Hamas, il nemico dello Stato Ebraico, è pure un’organizzazione religiosa – in particolare, una gemmazione locale del gruppo protofondamentalista dei Fratelli Musulmani. L’Iran – che poche ore fa ha attaccato frontalmente Israele con i suoi droni – è una Repubblica Teocratica, uno Stato fondato, rifondato su principi religiosi.

 

Insomma, al di là di quello che possono dirvi gli alfieri della «geopolitica laica» (quelli che vi raccontano di interessi economici, petrolio, voti dei pensionati ebrei in Florida) si tratta di una questione di religione: tutti gli attori in gioco sono enti religiosi.

 

In ballo c’è una guerra di religione: e quindi, come non vedere il peso assoluto della macellazione rituale della giovenca rossa?

 

In realtà, pochi in Italia ne stanno parlando. Non si sono addentrati i blog più complottisti, e neanche i canali Telegram pronti a rilanciare qualsiasi bufala dopaminica («re carlo è morto», «Putin si è schierato con l’Iran) per ciucciare un po’ della vostra attenzione.

 

Eppure, la questione religiosa dovrebbe interessare anche noi. Perché, anche se rimossi dall’equazione, siamo anche noi spinti nella catastrofe di Gerusalemme – in quanto cristiani, non potrebbe che essere così.

 

Si torna alla vecchia questione sottolineata più volte da Renovatio 21: c’è lo Stato Ebraico, c’è lo Stato Islamico (ce ne sono diversi), tuttavia non c’è, e non può esserci, lo Stato Cristiano – è rimosso dal discorso, non può essere nemmeno nominato. Il dogma, ad ogni latitudine occidentale e non solo, è quello dello Stato «laico», che sappiamo bene significa uno Stato retto su principi massonici – cioè su una religione ulteriore che tenta da secoli di cancellare il cristianesimo.

 

È stato riportato che a spingere il progetto di ricostruzione del Tempio di Salome vi sarebbe una loggia massonica britannica, la Quator Coronati. Tuttavia non è questo che vogliamo sottolineare: vogliamo dire come, ancora una volta, i cristiani pare non siano nemmeno considerati nell’equazione. Sono stati estromessi, eliminati dal discorso.

 

È una realtà portata a galla dal solito Tucker Carlson, che in settimana ha intervistato un pastore evangelico palestinese, mettendo in risalto il paradosso assoluto per cui – come in Iraq, come in Siria – i danari mandati dagli USA in Medio Oriente, su pressioni di lobby protestanti, finiscano per uccidere i cristiani stessi.

 

Questo è uno degli effetti, solo apparentemente paradossali, del messianismo sionista installato nel fondamentalismo cristiano americano: pur accelerare la fine dei tempi, aiutano la persecuzione, passano sopra il cadavere dei cristiani del Medio Oriente, finanziando ed armando Israele, che nel frattempo avanza leggi anti-conversione per proibire il proselitismo cristiano, negli ultimi mesi ha fatto registrare attacchi ai cristiani senza precedenti.

 

Non si tratta di frange: come riportato da Renovatio 21, anche lo speaker della Camera USA, il sempre più controverso Mike Johnson, è del gruppo, con vari legami con gruppi del sionismo messianico.

Aiuta Renovatio 21

I cattolici non stanno prendendo la cosa sul serio, anche nella storia teologi e padri della Chiesa – vengono citati San Girolamo, Sant’Ambrogio, San Gregorio Magno, San Efraim, San Giovanni Crisostomo, Sant’Ireneo di Lione – hanno stabilito che l’anticristo potrebbe essere una figura simile.

 

Il gesuita Francisco Suárez (1548-1617), nella sua opera De Antichristo, scrive che «c’è uno che gli ebrei aspettano e uno che tutti accoglieranno. Gli altri che pretendevano di essere il Messia non sono stati ricevuti da tutti gli ebrei, ma solo da alcuni».

 

L’anticristo, dice la scrittura, ingannerà il mondo intero, convincerà persino gli eletti. Per questo si ritiene che guiderà un Nuovo Ordine Mondiale, dove la fede sarà perseguitata, e l’umanità vivrà i suoi tempi ultimi.

 

Questo è il pensiero cristiano, al quale nessuno sembra voler far caso.

 

Se poi vi chiedete perché, ricordatevi di San Pio X, e di Bergoglio. Nel 1903 papa Sarto, come abbiamo ricordato più volte, ricevette il fondatore del sionismo Theodor Herzl, e gli negò qualsiasi aiuto.

 

«Noi non possiamo favorire questo movimento. Non potremo impedire agli ebrei di andare a Gerusalemme, ma non possiamo mai favorirlo. La terra di Gerusalemme se non era sempre santa, è stata santificata per la vita di Jesu Cristo (…) Io come capo della chiesa non posso dirle altra cosa. Gli Ebrei non hanno riconosciuto nostro Signore, perciò non possiamo riconoscere il popolo ebreo» scrive Herzl nei suoi diari.

 

Facciamo un salto temporale: 110 anni dopo, vediamo le immagini, girate durante il suo viaggio in Terra Santa, di papa Bergoglio, accompagnato dal premier israeliano Benjamin Netanyahu (quello oggi definito «macellaio» e «genocida») mentre si reca a rendere omaggio alla tomba di Herzl. Nemmeno un rabbino: un «laico» etnonazionalista ebreo che, peraltro, si era rifiutato di baciare la mano del santo papa predecessore ed inginocchiarsi, come da protocollo vaticano.

 

Il mondo è rovesciato. Il mondo è stato rovesciato. .

 

 

La chiesa post-conciliare quindi lavora per il sacrificio della giovenca rossa?

 

La Roma infiltrata dal Male vuole la manifestazione dell’anticristo, per poterlo adorare ed intronare?

 

Domande che vale la pena di farsi, nelle ore in cui lo spettro di una guerra atomica si fa sempre più concreto – ecco il vero sacrificio a cui mira il Male, ecco il vero Olocausto.

 

La cancellazione dell’umanità, l’annientamento dell’Imago Dei: stiamo parlando, davvero, di questo.

 

Roberto Dal Bosco

Iscriviti alla Newslettera di Renovatio 21

SOSTIENI RENOVATIO 21


 

 

Continua a leggere

Più popolari