Pensiero
Preti DJ, pissidi Ikea, e chissà quanti preservativi: la GMG di Lisbona, atto di guerra contro il Corpo di Nostro Signore
Era iniziata con il solito diluvio di fotografie inoltratemi dagli amici.
Capita così, ad ogni Giornata Mondiale della Gioventù, detta anche GMG, la Woodstock per la gioventù neo- para- pseudo-cattolica voluta dagli ultimi papi (in che senso ultimi non sappiamo, e ci abbiamo paura a chiedercelo).
Mi inviano un video, ripreso con ogni evidenza alla fine dei «lavori» della GMG, quando stanno sbaraccando.
Si vedono delle mani, con un rosario al polso che fa un po’ tamarro o forse no, che armeggia su una console da DJ Pioneer. La musica che sta lanciando, pure gradevole, è una sorta di elettronica chill-out, la musica da spalmo marittimo, da tranquillo e godurioso aperitivo del crepuscolo.
L’inquadratura si allarga. Ci stropicciamo gli occhi, dandoci un pizzicotto sulle gote en passant. Il DJ è un prete.
What in the JMJ is this
— Alberto (@FlatCath) August 6, 2023
Che sia un prete lo intuiamo solo dal clergyman, con camicia in manica corta che fa vedere anche lo smartwatch e il braccialetto di plastica coloratissimo.
Osservate, quindi, il movimento soddisfatto che fa con la mano, mentre il busto accenna movimenti a ritmo dei 4/4 della techno: il don è un professionista, le movenze sono esattamente quelle di un DJ consumato.
Impossibile non leggere la felicità di quest’uomo che, con la sua musica, domina l’intera spianata, l’arena internazionale dell’evento più importante dell’anno.
Chi sta riprendendo cerca di farci capire le dimensioni della questione: ecco che panoramica a mostrare decine e decine di vescovi e sacerdoti, alcuni riprendono con lo smartphone, altri chiacchierano rilassati, altri ancora (una minoranza) paiono invece avere un’espressione contrariata.
La ripresa si spinge fino a mostrare le centinaia di migliaia di fedeli sul campo in riva all’Oceano, dove sta calando il sole. La situazione è davvero eccezionale, da vero relax estivo, da occhiale scuro e cocktail sundowner, lieve profumo di mare e crema abbronzante, chiacchiera libera e temporaneo e diffuso senso di pace personale ed interpersonale. Chi scrive ha visto ed esperito scene del genere alle Baleari, in Dalmazia, sulla costa tirrenica, in Africa, in varie parti nel mondo: è capitato, in reincarnazioni precedenti.
Tuttavia, le immagini della placida massa di persone, dei megaschermi e dei trabatelli che si stagliano sul calare del sole, mi hanno fatto tornare con il ricordo soprattutto ad una sorta di «rave di tutte le Russie» che si teneva sul Mar Nero, in Crimea, che visitai rocambolescamente lustri fa con un’amico quando ancora la penisola era parte dell’Ucraina.
La sensazione che mi è trasmessa, quindi, è esattamente quella: un rave. Un rave organizzato dalla chiesa cattolica, in presenza dei suoi papaveri, e di ondate di giovani raver.
Associare le mie esperienze di drink in riva al mare alla chiesa è qualcosa che mi manda in cortocircuito. Provate a immaginare: siete seduti in uno di quei bar del tramonto a Ibiza, state godendovi la vostra clara (come chiamano lì la birra mischiata alla limonata), conversando amabilmente, apprezzando il sottofondo musicale. Vi girate per guardare chi mette i dischi: è un prete.
Voi capite che, per restare in Ispagna, questo è puro surrealismo. È Bunuel, è Salvador Dalì. È con ogni evidenza una dissonanza cognitiva è programmata per distruggere il vostro senso per la religione, e la religione stessa.
Andiamo oltre. Ecco che arrivano altre foto.
Vediamo qui dell’Eucarestia servita da tizie sconosciute in t-shirt con un badge colorato al collo, contenuta in «pissidi» che sotto hanno ancora l’etichetta, codice a barre incluso, che segna la probabile provenienza da un famoso marchio svedese di oggetti casalinghi.
Noi ci immaginiamo però la storia che si portano dietro: qualcuno, da qualche parte, deve aver fatto l’ordine, deve aver detto ad un sottoposto «vai là e prendi dei contenitori a caso per l’Eucarestia». Il subordinato clericale va nel grande centro vendita scandinavo, e tra la lampada Ingä e l’armadio Englüfül, tra la ciambella water Eyjafjallajökull e il cuscino Donärstäg, tra la sedia Freyäsplüng e il portaspazzolino Odinssøn, trova il vasetto che si trasformerà in pisside, degno contenitore del corpo di Nostro Signore.
Sono, è stato notato, ciotole in cui in genere si tengono le patatine, le noccioline, i popcorni, quelle robe lì.
Someone please tell me this WYD is really only a one day event bc so far everything I’ve seen so far is a disaster for the faith, especially how some thought it was just fine to use cheap IKEA plastic bowls for Our Lord and let teens distribute Holy Communion. ???????? pic.twitter.com/wfKgLtmoJv
— Maria Elena (@MariaElenaJMJ) August 3, 2023
Ovviamente, stiamo parlando di Comunioni ricevute sulla mano, moltiplicato per le 354 di migliaia (dati SIR) di tizi accorsi al raduno neopapista, moltiplicate per i giorni di messa.
Vabbè, dobbiamo davvero urlare al sacrilegio?
Sì, ma non è che ne abbiamo molta voglia. Soprattutto dopo aver visto che alla GMG hanno fatto parlare James Martin, il gesuita omosessualista innalzato pubblicamente da Bergoglio (che, ricordarlo sempre, è gesuita pure lui).
Ma mica fanno festa solo gli LGBT, alla GMG. Anche l’eterosessualità trova un suo perché: nel senso che si parla proprio di sesso. La Stampa manda in stampa un articolo in cui è scritto che «a saldare il legame tra i giovani e il Pontefice argentino sono “soprattutto le sue aperture, spesso dirompenti, su tanti argomenti. In particolare quelle sui temi sessuali”, afferma F., 24 anni, di Bari».
Metti 354 mila giovani assieme, ovviamente con i relativi giovani sistemi ormonali acclusi, e cosa credi che succeda?
Non che Bergoglio si sia tirato indietro rispetto alla prospettiva.
«Il sesso è un dono di Dio», dice l’argentino. Nella consueta conferenza stampa nel volo di ritorno dalla Giornata mondiale della Gioventù, Panama 2019, Bergoglio proclamò che il sesso non è un «mostro» da cui fuggire, e che ci vorrebbe «un’educazione sessuale» nelle scuole possibilmente non troppo rigida e chiusa, perché bisogna capire il valore.
I giovani ormoni ringraziano: la 24enne S., sentita sempre dal giornale agnelliano, dice che «quando Papa Francesco parla di sesso abbatte il tabù che la Chiesa ha sempre alimentato. Il muro che ha sempre innalzato per evitare di approfondire questa componente cruciale della vita. Si è sempre rifugiata dietro al “no al sesso prima del matrimonio”. Così ha trascurato l’aspetto più bello dell’eros: cioè che in realtà rafforza e sublima la complementarietà tra la sfera sessuale e l’amore. La complementarietà dei corpi di due persone che si vogliono bene, si amano. Io sono credente e praticante, e grazie a Bergoglio vivo con maggiore tranquillità la mia affettività».
Tradotto: scopo, e poi vado in chiesa.
Sentiamo anche V., ventenne spagnuola: «la Chiesa ha quasi sempre evitato di parlarne, e ha sbagliato, perché il sesso fa parte della vita. Anzi, nel sesso c’è anche il futuro della vita, dell’umanità. Quindi mi conforta sentire che il papa ne parli e dica che è una cosa bella. Questo può aiutare ad aprire la mente di tanti uomini di Chiesa, a connetterli di più con la quotidianità della gente. Io sono cattolica, sono fidanzata, e penso che il sesso sia parte cruciale dell’amore, dell’amore vero».
Tradotto: questo papa mi piace perché mi lascia fare le zozzerie col mio boyfriendo.
C’è anche una 23enne romana intervistata, la quale ritiene che la morale sessuale sarebbe alla base dell’«allontanamento dei giovani dalla chiesa» che purtroppo viene intesa «come luogo di giudizio e di condanna. Dunque, le parole gioiose del Papa sulla sessualità possono riavvicinare i ragazzi alla chiesa. Per me è stato così».
Tradotto: adesso posso tornare in chiesa perché è caduta la proibizione delle porcherie. In pratica, pare di capire, perché non c’è più peccato: e notate che questa parola qui non compare mai.
Anche queste rivendicazioni potrebbero avere un rapporto diretto con l’Eucarestia, il sacrilegio. Non sappiamo. Di mezzo in teoria c’è la confessione, dove però l’assoluzione non c’è senza il proposito di non commettere più il peccato, come insegna l’Atto di dolore, che nessuno sa più, tanto che nelle chiese neocattoliche il confessore spesso tiene il foglietto sul tavolo per farlo leggere al penitente. Difficile che da un confessore della chiesa vera arrivi l’assoluzione ad una «praticante» che va a dire i giornali che fa sesso prima del matrimonio (la parola arcaica: fornicatrice), quindi l’accesso all’Eucarestia.
Ci rediamo conto che si torna sempre lì, alla Comunione. Come se, nel mondo disincantato che non crede più, nell’ambito cattolico che ha in larga parte dimenticato che quella cosa è sostanzialmente Dio, ci fosse un attacco continuo. Bisogna sminuirla, degradarla, farla ingoiare a peccatori impenitenti.
In passato vari personaggi mediatici «laici» (cioè, massoni o paramassoni) hanno cavalcato la storia secondo cui nel prato di Tor Vergata, dopo la conclusione della titanica GMG del Giubileo 2000 – quella dove si coniò l’irresistibile insulto papaboys – i netturbini trovarono quantità di preservativi.
Gli apologeti dell’8 per 1000 schiumarono di rabbia per anni: non c’è nessuna prova, dissero, né foto né video.
Tuttavia, rifacciamo il calcolo di cui sopra: metti insieme, in un contesto di gioia e di avventura fuori di casa, qualcosa come 2 milioni di giovani sistemi endocrini perfettamente funzionanti (era il 2000: i ragazzi non erano ancora stati psico-ormonalmente rovinati da decadi di gender, inquinamento e farmaci come quelli di oggi) e poi, cosa credi che possa succedere?
La questione, semmai, è che all’epoca il papaboys potrebbe aver fornicato, gommandosi, di nascosto, in quanto sapeva che ambo le cose erano un peccato per l’istituzione ospite, la chiesa cattolica, che una qualche parte nella sua vita di parrocchiano, magari, l’aveva ancora.
23 anni dopo, con le ragazzine che proclamano la fine del peccato grazie al papa del sesso prematrimoniale cattolico, non siamo sicuri che il fenomeno si sia prodotto nascostamente.
Sono supposizioni, la parola spetta solo ed esclusivamente ai netturbini che stanno ora pulendo il macello del dopo GMG lisbonese – una categoria già esposta, come canta una antica canzone cripto-abortista, ai frutti del peccato, in quanto si ritrova spesso ad incontrare, nel cassonetto differenziato, il bambino neonato. (Questa, al di là dell’ironia, è un’altra questione che ha implicazioni sacre, essendo quel bambino Imago Dei).
Tuttavia non è dei profilattici usati che gli spazzini troveranno al suolo che ci preoccupiamo.
Ben più grave è la certezza che, tra i rifiuti, troveranno miriadi di ostie consacrate. Non lo dico io, calcolandolo con la logica. Lo ha denunciato il cardinale Malcolm Ranjith, già segretario della Congregazione del Culto Divino e della Disciplina dei Sacramenti, nell’introduzione al libro del vescovo ausiliario di Astana Athanasius Schneider, Dominus est (2008).
«Ci sono poi abusi di chi porta via le sacre specie per tenerle come souvenir, di chi le vende, o, peggio ancora, di chi le porta via per profanare in riti satanici. Tali situazioni sono state rilevate. Persino nelle grandi concelebrazioni, anche a Roma, varie volte sono state trovate delle specie sacre buttate a terra» scrive il porporato cingalese nel libro del vescovo che, con la sua famiglia perseguitata dai sovietici nel Centrasia del dopoguerra, ha scritto di cattolici che nell’URSS per la Santa Eucarestia erano disposti a rischiare la vita – e in alcuni casi la hanno anche persa.
Quindi, alla GMG migliaia di Sante Comunioni possono essere andate disperse, gettate – se non hanno fatto una fine peggiore, appunto, nelle messe nere. Questa è la meccanica conseguenza degli eventi con distribuzione massiva del Corpo di Nostro Signore, e, ancora di più, della Comunione data sulla mano e non sulla lingua.
Quindi: il grande raduno cattolico ha come risultato la sofferenza sostanziale di Gesù Cristo? Il sacrilegio?
Lo capite anche da voi cosa sta accadendo. Invece che il canto gregoriano, abbiamo la musica elettronica. Invece che sacerdoti, abbiamo DJ. Invece che processioni, abbiamo rave ai quali i giovani arrivano convinti di poter fare sesso liberamente.
La finestra di Overton è bella che spalancata: quanto pensate che ci vorrà prima che le GMG divengano orge? Credete che non sia lo sbocco naturale di una chiesa paganizzata e paganizzante, che sta sdoganando il gender, il transessualismo, i bambini fatti in laboratorio, perfino le parolacce sconce, nella decostruzione più totale della morale sessuale?
Credete che l’istituzione che ha portato milioni – miliardi, forse – di persone a vaccinarsi con un siero genico ottenuto tramite aborti, non arrivi a pratiche storicamente definibili come sataniche? (Biologicamente e forse moralmente, pure, meno gravi dell’inoculo mRNA)
Tuttavia, le orge dei giovani cattolici del futuro sono forse la cosa meno importante.
Perché qui, ed ora, è il Corpo di Nostro Signore che è attaccato, umiliato, torturato ed abbandonato durante il megaevento neopapista.
Quelle specie eucaristiche che gli spazzini portoghesi stanno trovando, sono l’esatto scopo di tutto il programma. Attaccare Gesù nel suo Corpo, farlo soffrire come ha sofferto in Croce.
Credo che su Renovatio 21 sia già stato ripetuto: l’intera storia moderna, tutti i grandi fenomeni politici, geopolitici e religiosi a cui stiamo assistendo, hanno un unico denominatore – sono attacchi al Corpo e all’Immagine di Dio.
L’aborto e il Concilio Vaticano II, i bambini nei cassonetti o nelle provette o nei barattoli disseminati nei prati e l’Amoris Laetitia, l’imperialismo LGBT e il rito della messa maya altro non sono che la lotta contro il Corpus Domini, lotta contro l’Imago Dei.
Domanderete: ma il committente, chi è? Chi ha davvero dichiarato questa guerra contro Dio e – di conseguenza – contro l’uomo?
La risposta, riuscite a darvela da soli?
Riuscite a capire chi è il DJ principale del rave?
Roberto Dal Bosco
Immagine screenshot da Twitter