Bizzarria
Premio metafora nazionale 2021: ubriaco partecipa alle ricerche di se stesso
A Beyhan Mutlu, 50enne turco, andrebbe assegnato seduta stante un premio.
Per lui, Renovatio 21 istituisce hic et nunc il Premio Metafora Nazionale 2021, un premio alla persona che meglio incarna la situazione di un intero Paese. In questo caso crediamo che il turco abbia offerto, con la sua esistenza, una raffigurazione di inarrivabile completezza dell’Italia di oggi. E magari non solo dell’Italia.
Per chi non ha ancora sentito la storia, che circola pazzamente sulla rete: Mutlu era stato dato per disperso dalla famiglia. Per cercarlo si era mobilitata la popolazione di Inegol, distretto della provincia di Bursa, nel Nord Ovest turco.
Premio Metafora Nazionale 2021, un premio alla persona che meglio incarna la situazione di un intero Paese
Ad unirsi alle ricerche di Mutlu, ad un certo punto, si è scoperto che c’era anche lui: Mutlu. Ubriaco, l’uomo ha realizzato di star partecipando alla ricerca di se stesso – ma non in senso spirituale, in senso materiale, in senso Chi l’ha visto?
La storia è piuttosto lineare: Mutlu si era ubriacato con gli amici, e poi si era perso nel bosco. Quivi ad un certo punto manifestaronsi le squadre di ricerca, alle quali lui ha pensato bene di aggregarsi.
Dopo alcune ore, un membro della spedizione ha urlato il suo nome: «Beyhan Mutlu!»
Egli non ha potuto che rispondere: «sono qui!»
L’agnizione, secondo quanto riportato, a quel punto è scoccata sia per Mutlu che per i suoi cercatori.
Dopo alcune ore, un membro della spedizione ha urlato il suo nome: «Beyhan Mutlu!» Egli non ha potuto che rispondere: «sono qui!»
«Non punitemi troppo severamente, o mio padre mi ucciderà», avrebbe detto quindi l’uomo, che sarebbe quindi stato riaccompagnato a casa.
Un uomo che partecipa alla sua stessa ricerca è un comico controsenso che ci mancava. È un loop logico irresistibile. In semiotica lo si chiamerebbe mise en abyme: come uno specchio davanti all’altro, che si riproducono per sempre. La caccia all’uomo di Mutlu, se egli non si fosse accorto, avrebbe potuto durare per sempre.
L’anno scorso Renovatio 21 aveva pubblicato un dettagliato e arrabbiatissimo articolo su banche ed economia (dove un banchiere parlava di «un grande prestito non forzoso, finanziato dagli Italiani e garantito dai beni dello Stato») tirando in ballo il barone di Münchhausen, quello che per tirarsi fuori dalle sabbie mobili si tirava per i capelli.
Ora, la storia del Mutlu e del barone non è così distante dalla situazione in cui uno, per uscire da una crisi economica, presta i soldi a se stesso. Ora lo chiamano Recovery Fund. Quello è. I soldi che ci farà piovere addosso l’Europa, sono in realtà i nostri. Quelli che abbiamo già in tasca. Quelli che, almeno di non essere ubriachi, mai dovremmo cercare fuori dai nostri conti.
Tuttavia, siamo messi peggio dell’ebbro turco disperso: con il prestito che l’Italia fa a se stessa, arriveranno mille lacciuoli che compromettono definitavamente la sua sovranità – o quel che ne è rimasto.
La storia del Mutlu e del barone non è così distante dalla situazione in cui uno, per uscire da una crisi economica, presta i soldi a se stesso. Si chiama Recovery Fund
Al turco, infatti, è andata di lusso: a lui l’Europa non darà nessun vincolo. A casa avrà forse un padre burbero, ma non gli verrà imposto un premier tecnico, così come non si vedrà recapitata in posta la minaccia della Trojka che viene a portargli via tutto.
Per questo, Renovatio 21 assegna il Premio Metafora Nazionale 2021 al signor Beyhan Mutlu, nella speranza che il suo caso illumini la mente del nostro lettore in particolare e del cittadino italiano in generale.
Abbiamo tuttavia pure la salda sicurezza che anche la tentazione di ubriacarsi come il turco, ad una certa, diventerà per il cittadino italiano fortissima. L’importante è che non finisca (magari per qualche consiglio à la Greta Thunberg) nella stessa meccanica del loop autoconclusivo: la birra che berrà, non può essere bevuta un’altra volta, magari con metodi che a suo tempo minacciava di utilizzare Marco Pannella.
Immagine screenshot da YouTube
Bizzarria
Maniaco seminudo armato di motosega attacca casa di riposo per anziani
La polizia dello Stato USA dell’Illinois ha sparato e ucciso domenica un uomo a torso nudo armato di motosega dopo che si era introdotto in una casa di cura locale. La polizia avrebbe colpito l’uomo con il taser dopo che aveva tentato di usare la motosega contro i residenti dell’edificio, ma quella misura non è stata un deterrente efficace.
Gli attacchi sono continuati dopo il taser finché uno degli ufficiali non ha sparato all’intruso. La bizzarra aggressione ha ferito alcuni residenti della struttura ma non ne ha ucciso nessuno.
Testimoni hanno riferito che il sospettato stava tentando di abbattere un albero nella proprietà di River Glen of St. Charles, una residenza assistita dell’Illinois, ed è riuscito a entrare nell’atrio poco prima dell’arrivo della polizia, ha affermato la città in un comunicato stampa.
A man wielding a chainsaw inside a senior-living facility in St. Charles, Illinois, was shot and killed by police early Sunday, authorities said.
Read more: https://t.co/lBub97jVhd pic.twitter.com/ij1MvGPQNk
— ABC News (@ABC) December 2, 2024
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Gli ufficiali arrivati hanno colpito il sospettato con il taser dopo che aveva tentato di «usare la motosega contro i residenti dell’edificio», si legge nella dichiarazione. Gli attacchi sarebbero continuati dopo il taser e uno degli ufficiali è stato costretto a sparare al sospettato.
«Una persona non autorizzata è entrata brevemente nella nostra comunità ed è stata rapidamente fermata dagli ufficiali intervenuti», si legge nella dichiarazione. «Siamo profondamente grati per la rapida azione del nostro team e delle forze dell’ordine. Vogliamo sottolineare che la nostra comunità è sicura e che tutti i residenti e i membri dello staff sono al sicuro. La sicurezza e l’incolumità dei nostri residenti e del nostro staff rimangono la nostra massima priorità. Stiamo lavorando a stretto contatto con le forze dell’ordine mentre continuano le indagini su questo incidente isolato».
Renovatio 21 ritiene l’incursione del pazzo armato di motosega una minaccia meno grave di quello che è capitato alle case di ripose durante il COVID.
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Deputati Maori eseguono un’orrenda e ridicola danza Haka in Parlamento: vogliono tenersi i privilegi
🇳🇿 Māori MPs performing the Haka in New Zealand Parliament ripping apart a bill redefining the Treaty of Waitangi.
The Treaty of Waitangi is a document of central importance to the history of New Zealand, its constitution, and its national mythos. pic.twitter.com/OeUZ0g1UMj — Lord Bebo (@MyLordBebo) November 14, 2024
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Bizzarria
Ministro svedese afflitto da «bananofobia»
Il ministro svedese per le pari opportunità Paulina Brandberg ha una fobia così acuta per le banane che il suo staff deve lavorare 24 ore su 24 per impedire che lei possa mai posare lo sguardo sul popolare frutto giallo. Lo riporta il quotidiano svedese Expressen.
In un post sui social media del 2020, la Brandberg ha ammesso di avere «la fobia delle banane più strana del mondo». La sua ammissione è stata liquidata come un’esagerazione fino a mercoledì, quando Expressen ha pubblicato e-mail governative trapelate che rivelavano la vera portata del suo terrore per il frutto del banano.
Prima che la Brandberga partecipasse a un pranzo presso l’Agenzia giudiziaria norvegese a febbraio, il suo segretario di gabinetto ha inviato un’e-mail all’agenzia: «Paulina Brandberg ha una forte allergia alle banane, quindi apprezzeremmo che non ci fossero banane negli spazi in cui soggiornerà».
In vista di un incontro con un’autorità locale, più avanti nello stesso mese, la segretaria della Brandberga fu più schietta, dicendo al personale comunale: «nemmeno le banane sono ammesse nei locali».
Quando il presidente del parlamento svedese, Andreas Norlen, aveva invitato la Brandberg a prendere un caffè a settembre, anche lui ricevette un’e-mail che lo informava dell’«allergia» alle banane del ministro.
«Grazie, probabilmente ci sarà una torta con il caffè e ci assicureremo che non contenga banane», ha risposto con cortesia l’ufficio del Norlen. «Tuttavia, abbiamo cesti di frutta con banane negli spazi adiacenti e nelle stanze di passaggio. È sufficiente se li mettiamo via la mattina dello stesso giorno?»
«Sarebbe fantastico se riuscissi a metterli via la mattina dello stesso giorno», aveva puntualmente risposto la segretaria della Brandberga.
Mentre la sua segretaria descrive la fobia come un’allergia, il ministro Brandberg ha detto all’Expressen che «è qualcosa per cui ricevo aiuto professionale» – in pratica il ministro bananofobo si fa vedere da uno specialista. «Si potrebbe dire che è una specie di allergia», ha dichiarato al giornale.
La bananafobia non è riconosciuta dalla maggior parte degli scienziati medici come una condizione legittima, ed è accomunata alla fobia generica di «certi cibi» nella Classificazione Internazionale delle Malattie.
Tuttavia, prove aneddotiche suggeriscono che si tratti di un fenomeno reale, seppur raro. Sul sito web di Mind, un ente di beneficenza britannico per la salute mentale, un malato di bananafobia ha descritto come «vedere una banana nella vita reale mi rende estremamente ansioso, iperventilo e mi sento pietrificato».
«So che le banane non possono farmi male, ma per qualche ragione mi sento piena di paura ogni volta che le vedo o le sento», ha scritto.
Dopo la pubblicazione dell’articolo dell’Expressen, anche la collega parlamentare di Brandberga, Teresa Carvalho, si è dichiarata bananafoba. «Soffro dello stesso disturbo», ha scritto la socialdemocratica su X. «Potremmo aver avuto molti dibattiti difficili sulle condizioni della vita lavorativa, ma su questo tema siamo uniti contro un nemico comune», cioè la banana.
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Non è noto se le politiche svedesi bananofobe reagiscano anche a prodotti culturali legati alla gialla minaccia, come la hit del 2000 L’unico frutto dell’amor è la banana o la canzone del controverso cantante emiliano Gianni Morandi Banane e lampone (1992), il film del nuotatore Carlo Pedersoli (detto Bud Spencer) Banana Joe (1982), o il programma TV di pupazzi Banana Split (1968).
Immaginiamo, ad ogni modo, che nonostante l’impegno politico, l’opera del controverso umorista ebreo Woody Allen Il dittatore dello Stato libero di Bananas (1971) non sia tra le pellicole preferite.
Non è chiaro nemmeno se la famosa legislazione dell’Unione Europea sulla curvatura della banane possa aiutare in questa situazione.
Dopo l’omofobia e la transfobia, a quando leggi e corsi scolastici sulla bananofobia, che potrebbe pure esservi collegata?
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Immagine di Swedish Presidency of the Council of the EU via Flickr pubblicata su licenza CC BY-NC-ND 2.0
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